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I BUONI IMPERATORI SOLDATO: DA TACITO A CARINO

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Aureliano intraprese una campagna contro la famosa Zenobia, regina di Palmira. In lei trovò un degno avversario, la cui abilità politica era resa più brillante dalla sua giustizia e dal suo coraggio. Sconfitta sul campo, si fortificò a Palmira, che fu presa dopo un assedio e distrutta. Zenobia fu trasportata a Roma, dove accolse il trionfo del suo conquistatore, ma in seguito le fu concesso di ritirarsi a vita privata. Aureliano fu il primo a costruire le mura di Roma nella loro posizione attuale.
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Tacito (275-276)

Busto dell'imperatore Marco Claudio Tacito
Busto dell’imperatore Marco Claudio Tacito

Alla morte del valoroso imperatore Aureliano, il trono restò vacante per otto mesi in una nobile gara fra l’esercito e il senato: nessuno dei due voleva nominare l’imperatore. Nobile gara si fa per dire, almeno così la definiscono le fonti, perché in realtà le legioni si sentivano in forte imbarazzo per aver fatto morire Aureliano, che era un imperatore capace come non se ne vedevano da tempo. Consapevoli di aver combinato un bel casino (tra l’altro in una situazione internazionale a sua volta talmente incasinata che un imperatore bravo a governare magari ci fosse stato!), i militari rimisero allora tutto nelle mani del Senato: fate un po’ voi! (D’altronde Ponzio Pilato, il santo laico patrono di tutti gli scansa responsabilità non era forse un prefetto, dunque un militare?)

“Facciamo un po’ noi?” – devono aver pensato i senatori – “è dai tempi di Nerva che non ci fate più scegliere un imperatore! E se poi quello che decidiamo non vi va bene?”

E così il tira e molla andò avanti per un po’, come succede anche ai giorni nostri in politica: se esce fuori uno troppo bravo a governare, lo si fa presto fuori con la scusa della deriva dittatoriale, prima che metta troppo in ombra tutti gli altri; poi, quando un altro capace non si trova oppure nessuno si vuole assumere la responsabilità di governo, ecco allora che cominciano le riunioni infinite, i dibattiti in Parlamento e in Senato, le discussioni dentro e fuori i partiti, i litigi e gli scambi di accuse, le alleanze che si rompono prima ancora che si siano create. È la politica, bellezza, e tu non ci puoi fare niente!

Finalmente il senato si piegò ed elesse Tacito vecchio consolare, ricchissimo e mite d’animo. Tacito sconfisse con successo i Goti in Asia Minore, però non piaceva ai soldati. Poco dopo morì di crepacuore, se non addirittura ucciso da loro, dopo soli 200 giorni di impero, nell’estate del 276. L’elezione di Tacito fu l’ultimo atto politico del senato romano.

Floriano (276), Probo (276-282)

Denario di Floriano
Denario di Floriano

Alla morte di Tacito pareva dovesse scoppiare la guerra civile. Infatti le legioni d’Occidente avevano sollevato al trono Floriano fratellastro dell’estinto prefetto del pretorio, mentre quelle d’Oriente s’erano pronunciate sul nome di Probo. Alla vigilia del conflitto le legioni di Floriano si ribellarono assassinandolo e riconoscendo anche loro Probo.

Ottenuta la ratifica del senato, egli ne volle restaurare l’autorità conferendo ad esso molte prerogative: la nomina dei proconsoli, il giudizio in ultima istanza, la conferma delle istituzioni imperiali.
Quindi partì per la Gallia e ne scacciò i Franchi e gli Alemanni (arruolando persino alcuni dei suoi prigionieri di guerra come soldati per rafforzare le proprie schiere) sottomettendone varie tribù e obbligandole al tributo. Di qui passò in Pannonia e vinse gli Alemanni, i Borgognoni, i Vandali, i Sarmati, i Goti e i Ligi; poi si recò in Asia e sottomise gli Isauri dell’Asia Minore; stipulò la pace con i Persiani, ed espulse dall’Egitto le orde etiopiche che lo avevano invaso.

Probo teneva occupati i propri soldati con progetti di edilizia pubblica e persino piantando vigneti quando non combattevano. Tornato nella Tracia, per ripopolare le regioni illiriche, accolse 100.000 Bastarni entro i confini dell’ impero, ma il fatto di voler obbligare le milizie al lavoro durante la pace, fomentò varie insurrezioni locali. Sembra infatti che si fosse diffusa la notizia che Probo pensasse che la situazione stesse migliorando a tal punto che presto l’esercito, o comunque gran parte di esso, avrebbe potuto essere congedato. La cosa non piacque per nulla ai soldati, già non molto felici di fare gli operai edili, per cui Probo fu ucciso dalle truppe nelle province di Raetia e Noricum, a Sirmio (presso Sremska Mitrovica) in una delle solite rivolte.

Marco Aurelio Caro (282-283)

Antoniniano dedicato al Divo Caro
Antoniniano dedicato al Divo Caro

Dopo l’assassinio di Probo, regnò di nuovo il caos.  Fino a che non fu acclamato dalle truppe Caro, come nuovo imperatore, era anche esso illirico d’origine. Poiché la morte di Probo aveva dato nuova baldanza ai Barbari, affidò a suo figlio Carino il governo delle province occidentali mentre egli, col secondogenito Numeriano, si recò in oriente. Qui ottenne grandi vittorie sui Quadi e Sarmati, presso il Danubio, e sui Persiani sassanidi, a cui tolse Seleucia e Ctesifonte (Al Madain); ma i suoi soldati non volendo procedere più avanti, lo uccisero e sparsero la voce che fosse stato colpito da un fulmine. Ad ordire la congiura sembra fosse stato il suocero di Numeriano, il prefetto pretoriano Aper, che aveva ambizioni al trono per sé e i suoi figli. Con Caro si chiude la serie talvolta detta, dei nuovi “buoni imperatori” (da non confondere con quelli della dinastia che va da Nerva a Marco Aurelio).

Numeriano, disegno di Hubert Goltz
Numeriano, disegno di Hubert Goltz

Marco Aurelio Numeriano (283-284) e Marco Aurelio Carino (283-285)

I due fratelli furono allora salutati imperatori, il primo Numeriano, si dice che preferiva scrivere poesie piuttosto che fare l’imperatore e il generale, e tornò a Roma. Fu ucciso nella sua lettiga nel 284 in circostanze alquanto misteriose; forse anche qui c’era lo zampino di Aper, o probabilmente fu messo a morte dalle legioni, le quali, in Calcedonia (Kadıköy, moderno quartiere di Istanbul), avevano già eletto in sua vece il comandante delle guardie del corpo dell’imperatore, Diocle, (anche lui istigatore probabilmente del regicidio), il quale ufficialmente dichiarò di voler vendicare la morte di Numeriano, addossandone la responsabilità a Carino. Diocle si diresse quindi verso ovest e si scontrò con l’esercito di Carino presso il Danubio. Carino non era per nulla amato dai suoi uomini, e venne dunque cordialmente trucidato a Margo da un tribuno. Allora l’esercito d’Occidente sospese la guerra e le milizie passarono tutte dalla parte di Diocle.

Ma chi è mai questo misterioso Diocle? Presto lo scoprirete…

Busto di Marco Aurelio Carino
Busto di Marco Aurelio Carino
(Libero adattamento da Manuale di Storia Romana di G. Bragagliolo, 1896)

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Con Diocleziano sovrano scompare l'ultimo residuo dell'antica forma di governo repubblicana di Roma. La vecchia Roma era morta. Il suo Senato aveva perso l'ultimo residuo di rispettabilità. Vedendo la necessità di un Paese più unito e di un governo più saldo, Diocleziano associò a sé Massimiano, un gigantesco soldato, che segnalò la sua ascesa sottomettendo una pericolosa rivolta in Gallia. Nominò anche due ufficiali, Galerio e Costanzo, che chiamò Cesari, uno responsabile dell'Oriente e l'altro dell'Occidente. Per mezzo di questi aiutanti, egli represse tutte le rivolte, rafforzò il potere in declino dell'Impero e impose al mondo la pace e il buon ordine. In seguito, Diocleziano e Massimiano si dimisero e permisero ai loro due Cesari di assumere il rango di Augusti, e questi nominarono a loro volta dei Cesari come assistenti. Poco dopo la sua ascesa Costanzo morì e suo figlio Costantino fu proclamato Cesare, contro la volontà di Galerio. Seguì un'aspra lotta, durante la quale Costantino superò tutti i suoi avversari e fu dichiarato unico imperatore. Per i suoi successi fu chiamato il Grande.

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