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IL SANTUARIO DI ASCLEPIO

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Ricostruzione del tempio di Asclepio
Ricostruzione del tempio di Asclepio

Un centro di assistenza sanitaria (quasi)

Uno dei luoghi più noti del culto greco, il santuario di Epidauro, era dedicato ad Asclepio, il dio della salute. I Greci si recavano all’altare e qui pregavano per guarire dalle loro malattie.

Epidauro era una piccola città dell’antica Grecia, nella penisola di Argolide, presso il Golfo Saronico. Due città moderne portano il nome di Epidauro: Palaia Epidavros e Nea Epidavros. Dal 2010 appartengono al nuovo comune di Epidauro, parte dell’unità regionale dell’Argolide. La sede del comune è la città di Lygourio. Il vicino santuario e il teatro antico sono stati iscritti nel 1988 nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO per la loro architettura esemplare e l’importanza nello sviluppo e nella diffusione dei santuari e dei culti di guarigione nel mondo greco e romano antico.

Nome ed etimologia

Il nome “Epidauro” è di origine greca. Prende il nome dall’eroe Epidauros, figlio di Apollo. Secondo Strabone, la città si chiamava originariamente Ἐπίκαρος sotto i Cari, prima di prendere il nome di Ἐπίταυρος quando la città fu conquistata dagli Ioni e, infine, diventare Ἐπίδαυρος dopo che i Dori conquistarono la città.

Ricostruzione della facciata del tempio
Ricostruzione della facciata del tempio

Storia

Epidauro era indipendente da Argo e non era inclusa nell’Argolide fino all’epoca dei Romani. Con il suo territorio di supporto, formava il piccolo territorio chiamato Epidauria. Si ritiene che sia stata fondata o che abbia preso il nome dall’eroe Epidauro e che sia il luogo di nascita del figlio di Apollo, Asclepio, il guaritore.

Epidauro è nota soprattutto per il suo santuario curativo (asclepieion) e per il santuario di Asclepio, situato a circa 8 km dalla città, con il suo teatro, tuttora in uso. Il culto di Asclepio a Epidauro è attestato nel VI secolo a.C., quando il più antico santuario di Apollo Maleatas, situato sulla collina, non era più abbastanza spazioso. Era il centro di guarigione più famoso del mondo classico, il luogo in cui i malati si recavano nella speranza di essere guariti. Per trovare la cura giusta per i loro disturbi, trascorrevano una notte nell’enkoimeteria, una grande sala per dormire. In sogno, il dio stesso consigliava loro cosa fare per ritrovare la salute. All’interno del santuario c’era una foresteria (katagogion) con 160 camere per gli ospiti. Nelle vicinanze si trovano anche sorgenti minerali, che potrebbero essere state utilizzate per le pratiche finalizzate alla guarigione.

Asclepio, il più importante dio guaritore dell’antichità, portò prosperità al santuario, che fiorì fino alla prima metà del I secolo a.C., quando subì ingenti danni. Fu restaurato dopo una visita di Adriano nel 124 d.C. e godette di una rinnovata prosperità nei secoli successivi.

Nel 395 d.C. i Goti fecero irruzione nel santuario. Anche dopo l’introduzione del cristianesimo e la messa a tacere degli oracoli, il santuario di Epidauro era noto fino alla metà del V secolo come centro di cura cristiano.

Statua di Asclepio, esposta nel Museo del Teatro di Epidauro.
Statua di Asclepio, esposta nel Museo del Teatro di Epidauro.

Che Asclepio fosse o no direttamente collegato a Epidauro, i sacerdoti di quella regione comunque si appropriarono dell’immagine del dio e la gestirono in monopolio. Era il secondo sito più visitato dopo Delfi. Nonostante la sua fama, i Greci non si aspettavano di trovare rimedi miracolosi in questo luogo sacro. Qui, come a Delfi, i sacerdoti, che erano tutt’altro che medici, interpretavano gli oracoli del dio.

In generale,i consigli dei sacerdoti erano contrari alle prescrizioni dei medici ippocratici dell’epoca. Eppure si pagavano continuamente ingenti somme di denaro per chiedere il loro parere.

Non è un caso che il caduceo, il lungo bastone da pellegrino con due serpenti arrotolati intorno, sormontati da due ali, sia diventato l’emblema stesso della professione medica. Nelle versioni moderne del simbolo è talvolta raffigurato un solo serpente.
Inoltre ad Epidauro, piccoli gruppi religiosi si riunivano per dedicare il culto a delle  divinità particolari e le regole di questo culto erano a dir poco strane.

L’abaton

L’àbaton, (“impenetrabile”) era un luogo dove i fedeli potevano recarsi per essere guariti, ma solo dopo aver eseguito le opportune lustrazioni per purificarsi. L’abaton si trovava nel cuore del santuario, sulla spianata dove si trovano le altre strutture con uno scopo più dichiaratamente religioso (il tempio e la tholos). Non tutti i visitatori di Epidauro soggiornavano nell’abaton; questa struttura aveva solo uno scopo sacro, mentre il katagogion (dal verbo katàg, “ospitare”) si trovava a nord del santuario ad essere utilizzato per l’ospitalità dei forestieri.

Il katagogion

Il katagogion è una struttura di forma quadrata tagliata in quattro sezioni uguali. Le stanze, di dimensioni e disposizione diverse, circondano un cortile centrale. I pellegrini dormivano nelle aree non occupate delle stanze, mentre i klìnai servivano come tavoli per i pasti comuni. Anche se il katagogion fu costruito originariamente nel III secolo a.C., le rovine attuali sono frutto di una ristrutturazione avvenuta nel I secolo a.C. I pellegrini che ogni anno, in primavera, giungevano da tutta la Grecia per celebrare Asclepio erano assai più numerosi di quelli che potevano trovare alloggio nel katagogion; infatti, questo edificio era una sorta di albergo di carattere elitario, mentre la grande massa dei fedeli dormiva nelle tende fuori dal tèmenos, il recinto del tempio di Asclepio.

Asclepio, taumaturgo dei miracoli

In una delle sue commedie, Aristofane presenta l’incontro tra il vecchio cieco Cremilo e il dio Pluto (titolo eponimo della commedia), incaricato di dispensare i suoi benefici in modo del tutto casuale a coloro che vengono a consultarlo. Cremilo porta Pluto al santuario di Asclepio, nel tentativo di ridarli la vista e renderlo perciò più chiaroveggente. Passano la notte lì, in incubazione, “dormendo”. Ed è così che lo schiavo Carion lo riferisce alla moglie di Cremilo, spiando attraverso i buchi del suo mantello

…Si sedette accanto a Ploutos, toccandogli prima la testa e poi pulendogli le palpebre con un panno pulito. Panacea gli coprì la testa e tutto il viso con un panno viola. Poi la divinità cominciò a sibilare. Due serpenti di dimensioni prodigiose balzarono dal tempio. […] Entrambi strisciarono sotto il velo e gli leccarono le palpebre. E in un tempo inferiore a quello necessario per bere dieci bicchieri di vino, Pluto si alzò e vide chiaramente. […] Ero felicissimo di svegliare il mio padrone. Il dio scomparve subito nel tempio, insieme ai serpenti.

Plutus, commedia greca antica in una rappresentazione del 1531
Pluto, commedia greca antica in una rappresentazione del 1531

Il tempio

Il tempio era dorico, con sei colonne per undici, e misurava circa 24 metri di lunghezza. Un’iscrizione scavata nei pressi del tempio (Inscriptiones Graecae IV2 n. 102) fornisce un resoconto pubblico della costruzione del tempio. L’iscrizione nomina Teodoto come architetto. Il progetto richiese quasi cinque anni per essere completato. Il tempio aveva sculture pedimentali, davanti e dietro, e acroteri figurati. Questi, opera di maestri scultori dell’epoca, occupano una sala importante del Museo Archeologico Nazionale di Atene.

Ricostruzione del santuario di Epidauro
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