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LA COMMEDIA GRECA

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E fattela ‘na risata!

[È] dello stesso uomo saper trattare la commedia e la tragedia, […], quando uno è poeta tragico per arte, è anche poeta comico.

(Platone, Simposio)

Cratere campanario a figure rosse da Paestum 360-340 a.C. In una scena della commedia greca, Dioniso è raffigurato con un attore comico che tiene in equilibrio un cesto sulla testa. L'attore è in costume tipico: pancia imbottita, fallo aggiunto e maschera barbuta.
Cratere campanario a figure rosse da Paestum 360-340 a.C. In una scena della commedia greca, Dioniso è raffigurato con un attore comico che tiene in equilibrio un cesto sulla testa. L’attore è in costume tipico: pancia imbottita, fallo aggiunto e maschera barbuta.

La tragedia aveva rivelato il meglio della civiltà ateniese: il nobile, il generoso, il sensibile. La commedia avrebbe fornito una prospettiva complementare, a volte dissonante, spesso audace, sempre veritiera. Scrive Aristotele nella sua Poetica:

È la stessa differenza che distingue la tragedia dalla commedia: la tragedia vuole ritrarre gli uomini come superiori rispetto alla realtà, la commedia vuole ritrarli invece come inferiori agli uomini veri.

Aristotele era indubbiamente un’ottimista se riteneva davvero che gli uomini che si incontrano nella vita di tutti i giorni fossero davvero così superiori ai personaggi della commedia (spesso è anzi vero semmai il contrario), ma tuttavia egli ha senz’altro ragione volendo intendere che la commedia opera sempre una forzatura caricaturale, là dove la tragedia invece, dona a qualunque personaggio un bel paio di coturni.

È tempo di festa in paese!

Particolare, lato A di un calice-cratere siciliano a figure rosse (350-340 a.C. circa).
Particolare, lato A di un calice-cratere siciliano a figure rosse (350-340 a.C. circa).

Nata dopo la tragedia, la commedia non sarà riconosciuta prima del V secolo. Le sue origini rimangono poco chiare. Sappiamo semplicemente che la commedia è legata, come la tragedia, al culto di Dioniso, dio del vino, del torchio e della vendemmia. In occasione delle processioni burlesche, la folla si lanciava reciprocamente battute dall’alto dei carri. Gli attacchi personali erano parte integrante della fiera, dovevi solo stare al gioco e incassare o scherzare a tua volta. La commedia manterrà sempre questa dimensione satirica e festosa: “La chiamiamo commedia perché la gente festeggiava. »

Le prime commedie attestate sembrano essere le farse megaresi, quelle pantomime buffonesche della Laconia, recitate da attori con il volto coperto di edera e timo selvatico, a meno che non siano imbrattati di feccia di vino:
La commedia attica tardava ad emergere, perché non vi si prestava attenzione; i poeti solo più tardi ottennero dall’arconte un coro per eseguire le loro commedie; prima erano i volontari a pagare il coro.

Aristotele

Storia della commedia

Ci sono tre periodi distinti nella storia della commedia greca:

La commedia antica (archaia) con il suo rappresentante Aristofane (450-386 a.C.).

La commedia di mezzo (mese), di cui non sono sopravvissute opere complete tranne 607 frammenti di 57 autori. La maggior parte sono di Antifane di Rodi, il maggiore esponente. Altri commediografi attestati sono Alessi, Anassandride ed Epigene di Atene.

La commedia nuova (nea) (323-260 a.C. ca.), di cui Menandro rimane il caposcuola.

Lo spirito della commedia

Maschera del teatro comico in terracotta, IV/III secolo a.C. (Stoà di Attalo, Atene)
Maschera del teatro comico in terracotta, IV/III secolo a.C. (Stoà di Attalo, Atene)

La vecchia commedia è un misto di farsa e satira sottilmente velata. Lo spirito dei comici di oggigiorno, dalle origini nei cabaret fino agli attuali show in TV, la satira politica e gli sketch che si vedono ormai persino su Youtube o sui social: tutti sono inconsapevoli eredi della commedia attica.

Con il tempo, la commedia si è evoluta e ha cercato nuovi soggetti: le avventure erotiche e parodistiche di dei ed eroi e la rappresentazione della vita quotidiana. Apparvero personaggi tipici, più o meno consolidati: il Soldato, il Contadino, il Fanfarone, e così via.

Il coro, le canzoni e la parabasi furono gradualmente eliminati. In breve, nacque la nuova commedia.

La struttura di una commedia

Le commedie greche hanno una loro struttura:

La commedia nasce cinquant’anni dopo la tragedia, ma si afferma solo quando essa è già decaduta. Si divide in 5 parti:

  • Un prologo più lungo e vario di quello di una tragedia;
  • Il parodos, cioè l’ingresso nel coro; sempre molto spettacolare: era accompagnata da attori che ballavano e cantavano allo stesso tempo;
  • un agone (ago), cioè l’introduzione del fulcro della narrazione, dove si udivano le due opinioni contrastanti dei protagonisti, con canti e discorsi interposti;
  • Una parabasi; nella commedia, corrispondeva al momento in cui il coro era al centro della scena
  • Un esodo, cioè il canto di uscita del coro, e un epilogo molto vivace. Il corifeo sfidava il pubblico pronunciando un lungo discorso sull’argomento sollevato dallo spettacolo. L’autore di solito a questo punto si riservava un piccolo posto per esaltare la sua operadavanti ai giudici e per ottenere la vittoria!

Aristofane: l’antico genio comico greco

Maschera teatrale. Marmo pentelico. Rinvenuta presso la porta del Dipylon. Potrebbe trattarsi dello "schiavo dominatore", il "primo schiavo" un personaggio della Nuova Commedia. II secolo a.C.
Maschera teatrale. Marmo pentelico. Rinvenuta presso la porta del Dipylon. Potrebbe trattarsi dello “schiavo dominatore”, il “primo schiavo” un personaggio della Nuova Commedia. II secolo a.C.

Aristofane (447-385 aC) è il più famoso degli autori di commedie. La sua brillantissima carriera è stata coronata da numerosi premi. Molti dei suoi pezzi sono fortunatamente sopravvissuti.

Dei quarantaquattro pezzi a lui attribuiti, ne restano undici. I più importanti sono:

  • Gli Acarnesi (425)
  • I cavalieri (424)
  • Le nuvole (423)
  • Le vespe (422)
  • Lisistrata (411)
  • Rane (405)

Le sue commedie, crude e sofisticate al tempo stesso, attaccano i difetti del regime democratico di Atene. Castigat ridendo mores, come successivamente si troverà scritto sulle facciate dei teatri, ecco cosa faceva Aristofane, castigava i costumi del suo tempo e il demagogo Cleone era uno dei suoi bersagli preferiti.

La sua satira era talmente pungente, che Cleone stesso citò in giudizio Aristofane per aver calunniato nientemeno che Atene nella sua commedia I Babilonesi (425 a.C.). Il caso fu respinto e Aristofane si vendicò facendone una spietata caricatura del politico ateniese nelle quattro commedie che mise in scena successivamente. L’ironia è che Cleone fu tra il pubblico in ognuna di esse.

Ma perché Aristofane ce l’aveva tanto con Cleone?

Questo ex conciatore divenne uno dei politici più influenti del suo tempo: la sua condotta politica, improntata sulla demagogia più spinta, era lontanissima da quella degli aristocratici della vecchia scuola come Pericle.

Tuttavia, Cleone, capo del partito che si opponeva alla pace, era un coraggioso generale che conseguì diverse vittorie in battaglia e morì in in una di esse vicino ad Anfipoli nel 422 a.C.

Agli occhi della maggior parte dei suoi contemporanei, appariva come uno dei primi personaggi ad aver approfittato della nuova democrazia ateniese per la sua gloria personale. La sua cattiva reputazione ci deriva dagli unici riferimenti che abbiamo su di lui, tutti negativi, contenuti nelle commedie di Aristofane e in alcuni passi dello storico Tucidide. Entrambi sono stati implacabili nel diffamare questo politico guidato veemente e vanaglorioso.

I capolavori di Aristofane

Figurina di attore che indossa la maschera di un uomo calvo, II secolo a.C.
Figurina di attore che indossa la maschera di un uomo calvo, II secolo a.C.

Aristofane ha prodotto tutta una serie di capolavori comici indimenticabili, con tutto il loro armamentario di battute e trovate fantasiose :

Ad esempio, in una delle sue commedie, prende di mira i tribunali popolari di Atene e la retribuzione dei giurati, ritenuta eccessiva. Questi ultimi appaiono travestiti da vespe nell’omonima commedia:

Siamo furiosi all’idea che coloro che non hanno mai mosso un dito o rischiato una vescica per difendere il proprio Paese debbano essere pagati come tutti gli altri. A mio avviso, la regola dovrebbe essere: niente pungiglione, niente paga!

Ma il nostro autore ne ha anche per la smania bellicosa degli ateniesi. A capo delle donne di Atene, Lisistrata (“colei che smobilita l’esercito”) incita tutte le donne a rifiutare di avere rapporti sessuali con i loro mariti finché  questi non pongano fine alla lunga guerra del Peloponneso. Il loro grido di protesta è: “Non faremo più l’amore finché sarete in guerra”.

Un altro bersaglio dell’implacabile satira Aristofane è Il drammaturgo Euripide, giudicato uno scrittore meschino, accusato di aver fatto perdere alla tragedia tutta la sua grandezza e nobiltà portando in scena spettacoli ritenuti immorali che sminuivano i grandi eroi della tradizione mitologica e mettevano in dubbio l’esistenza degli dei:

Nobili mogli, unite a nobili mariti, sono state ridotte a bere la cicuta per essersi sentite disonorate a causa del tuo dramma su Bellerofonte,

dice Aristofane ne Le rane.

La sua lingua, per lo più “attica”, si presta perfettamente a espressioni pittoresche, colorite o gergali. La sua inventiva verbale non è meno ammirevole della sua immaginazione comica.

Menandro: la commedia nuova

La morte di Aristofane non segna la fine della commedia greca. Menandro (341-291 aC) gli dà un nuovo volto. Questo ricco ateniese è autore di cento commedie. Ma sfortunatamente esse ci rimangono solo allo stato di frammenti.

Si dice che fosse imparentato con il poeta comico Alessio, allievo di Teofrasto e compagno del grande filosofo Epicuro. Un ambiente favorevole per questo drammaturgo che scrisse tutte le sue opere in versi. Il grammatico latino Quintiliano consigliava di leggere le sue commedie a chi pretendeva di studiare retorica

Le commedie di Menandro abbandonano la dimensione satirica che era il punto di forza di Aristofane, si concentra sulla vita ordinaria degli ateniesi. Nei suoi intrecci, gli equivoci si moltiplicano generando altri equivoci.

L’unica sua pièce teatrale che è sopravvissuta nella sua interezza è il Dyskolos (Il misantropo o Il bisbetico; rappresentata nel 316 a.C.). Questa spiritosa commedia mette in scena un vecchio irascibile il cui carattere insopportabile ha fatto allontanare da casa sua moglie e suo figlio.

L’influenza della commedia greca

Orazio prese a modello Menandro per la sua satira romana di stampo cortese.

La Nuova Commedia influenzò gran parte della letteratura europea occidentale, soprattutto attraverso Plauto e Terenzio: in particolare il dramma comico di Shakespeare e Ben Jonson, Congreve e Wycherley e, in Francia, Molière e poi in Italia, Goldoni.

La struttura in 5 atti che si ritroverà in seguito nelle opere moderne è visibile per la prima volta nelle commedie di Menandro. Laddove nelle commedie delle generazioni precedenti c’erano intermezzi corali, qui c’è il dialogo con il canto. L’azione delle sue commedie aveva delle pause, le situazioni erano convenzionali e le coincidenze erano convenienti, mostrando così lo sviluppo fluido ed efficace delle sue commedie.

Gran parte della commedia romantica e situazionale contemporanea discende dalla sensibilità della Commedia nuova, in particolare le commedie generazionali come quelle di molte Sitcom televisive o di film brillanti come Vi presento i miei.

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