Alcune cose hanno dimostrato di saper sfidare l’ineluttabilità del tempo, attraverso i secoli, persistendo sin da epoche davvero remote fino ai giorni odierni.
Tra queste ci sono indubbiamente i miti greci; storie antiche che hanno attraversato tutte le ere dell’umanità, ispirando artisti e scrittori di tutte le epoche. I Romani, che ereditarono la cultura greca, adottarono molti dei miti greci, ma li trasformarono per adattarli alle loro proprie convinzioni e ai loro gusti.
Gli artisti del Rinascimento, come Michelangelo e Botticelli, furono affascinati dai miti greci e li utilizzarono come ispirazione per le loro opere. I poeti europei, come William Shakespeare e John Milton, scrissero opere basate sui miti greci. Anche i registi del XX secolo, come Jean Cocteau, Stanley Kubrick e Pier Paolo Pasolini, hanno tratto ispirazione dai miti greci per i loro film.
I miti greci sono una parte importante del nostro patrimonio culturale e continuano a affascinare e ispirare le persone di tutto il mondo. Quelle che sembrano ingenue tradizioni orali appartenenti ormai all’infanzia dei popoli, sono invece storie piene di autenticità che pur senza averne la verosimiglianza, ci parlano di emozioni umane universali. Gli dei e gli eroi dei miti greci provano amore, gelosia, rabbia, eroismo o codardia, proprio come gli esseri umani. Questi miti splendono come una luce, offrendoci una profonda comprensione di ciò che noi stessi siamo.
I miti al di fuori del mito
I miti greci sono un pilastro della cultura ellenica e dunque di quella occidentale. Li troviamo dovunque nella letteratura, nella poesia, nelle cerimonie religiose, nella filosofia, nell’arte in generale.
Prima degli storici pionieri dell’antica Grecia, come Erodoto, Tucidide e Senofonte, la storia ellenica era in gran parte sconosciuta.
In un mondo pieno di misteri, i Greci si affidarono ai miti per spiegare l’origine del mondo e dell’umanità, attraverso una visione del mondo, del cosmo, della natura e dell’esistenza ancora priva di una mentalità scientifico-razionale, e giunsero a conclusioni sorprendenti e affascinanti.
I miti greci sono la chiave per comprendere la cultura ellenica. Sono al centro della vita di questo popolo, dalla religione alla letteratura e alla poesia. Permettevano ad essi di comprendere meglio chi fossero, fornendo spiegazioni sulle origini del mondo, dell’umanità e delle loro stesse istituzioni.
Erodoto, Tucidide e Senofonte hanno dato forma alla storia greca. Prima di loro, i Greci raccontavano il passato appunto attraverso i miti, che erano storie fantastiche e spesso contraddittorie. Questi storici, invece, hanno cercato di trattare la narrazione della storia in modo accurato e imparziale, basandosi su fonti attendibili e sull’analisi critica degli eventi. Il loro lavoro ha permesso ai Greci di comprendere meglio la propria eredità e il proprio ruolo nel mondo.
Ma sono i miti greci a rimanere le storie più affascinanti che essi ci hanno raccontato e che ci rivelano davvero come essi vedessero il mondo. In un’epoca in cui la scienza, si ricordi, non era affatto sviluppata, i Greci si affidarono alla fantasia per spiegare l’origine dell’universo e dell’umanità, giungendo a spiegazioni perfino ingegnose, ma che oggi ci servono più che altro a capire meglio meglio la cultura greca, sia nel suo complesso che quella più antica.
La trasmissione dei miti
I miti greci vennero tramandati oralmente per secoli, fino a quando i Greci scoprirono la scrittura, nell’VIII secolo a.C. Nel corso del tempo, questi racconti si sono trasformati in un insieme di credenze condivise. Gli dei e gli eroi dei miti erano inizialmente figure lontane e misteriose, ma con il passare del tempo divennero sempre più familiari e tangibili.
I miti sull’aldilà e sui primi esseri umani erano particolarmente popolari, e spesso vedevano le divinità assegnare ai loro eroi preferiti, mortali ma prediletti dagli dei, in missioni e avventure incredibili.
Questi miti hanno ispirato canzoni e poesie più complesse, che hanno contribuito a diffondere la conoscenza di queste materiale mitologico in tutta la Grecia
Poeti ed epopee
I miti greci erano originariamente storie orali, tramandate di generazione in generazione. Nell’VIII secolo a.C., i Greci iniziarono a scrivere queste storie, e nacquero le opere di poeti come Omero ed Esiodo. Questi poeti hanno contribuito a rendere i miti greci più popolari e diffusi, e le loro storie sono diventate parte della cultura greca.
I miti greci sono spesso raccontati in forma di epopea, un lungo racconto che narra la vita di un eroe, racconti che poi sono stati spesso fonte di ispirazione per artisti, poeti e scrittori.
Tuttavia, i miti greci non sono sempre chiari e definiti. Ci sono molte versioni diverse di ogni singolo mito, e queste versioni possono variare a seconda della regione e del periodo storico. Per esempio, diverse città greche rivendicano la paternità di un eroe o di un evento, nel caso del dio Pan poi, si ritiene, a seconda delle fonti, che suo padre sia da identificarsi in non meno di quattordici diversi personaggi mitologici.
Questa confusione è dovuta al fatto che i miti greci, come abbiamo detto, sono stati tramandati oralmente per secoli, prima di essere scritti. In questo modo, le storie sono state interpretate e adattate in modi diversi da persone diverse.
Tuttavia, questa confusione non diminuisce il fascino dei miti greci, ma anzi ne accresce la capacità di essere fonte di ispirazione e di riflessione per un pubblico ormai sparso per tutto il mondo
Per ricostruire le storie della mitologia greca, ci affidiamo a una serie di testi antichi greci e latini che ci forniscono dettagli sui miti, le divinità e le leggende dell’antica Grecia. Alcuni dei testi più importanti includono:
- Omero – “Iliade” e “Odissea”: Questi epici greci narrano le gesta degli eroi durante la guerra di Troia (“Iliade”) e il viaggio di Ulisse verso casa (“Odissea”). Le storie di questi poemi sono ambientate in un mondo in cui gli dei e gli eroi interagiscono tra loro, e forniscono una visione approfondita della mitologia greca.
- Esiodo – “Teogonia” e “Le opere e i giorni”: Esiodo racconta l’origine degli dèi e del mondo nel poema “Teogonia” (“ La nascita degli dei”), mentre “Le opere e i giorni” tratta della vita quotidiana, morale e agricola degli uomini. Esiodo fu un poeta greco vissuto nel VII secolo a.C., e le sue opere forniscono un resoconto sistematico della mitologia greca.
- Apollodoro – “Biblioteca”: Apollodoro fu un filologo greco vissuto nel II secolo a.C., e la sua opera è una raccolta di miti greci. Quest’opera offre un riassunto di molte storie mitiche, dalle origini degli dèi all’eroismo dei semidei.
- Euripide, Sofocle, Eschilo – Tragedie Greche: Le opere teatrali di questi autori contengono spesso miti e leggende greci, dando vita a personaggi come Edipo, Medea, Prometeo e molti altri.
- Pindaro – “Odi Olimpiche” e “Odi Pitiche”: Le odi di Pindaro celebrano gli eroi e le vittorie atletiche attraverso l’uso di miti.
- Ovidio – “Metamorfosi”: Ovidio fu un poeta latino vissuto nel I secolo a.C., e le sue opere forniscono una versione romana della mitologia greca, raccogliendo una vasta gamma di miti greci e romani, concentrati sulla trasformazione e il cambiamento.
- Virgilio – “Eneide”: Sebbene sia una poema epico romano, l'”Eneide” contiene molti riferimenti e adattamenti dei miti greci, integrando la tradizione greca in quella romana.
- Iginio – “Fabulae”: Quest’opera presenta una serie di miti e leggende greche in forma narrativa.
- Fonti Letterarie Varie: tra gli altri autori antichi ci sono Pausania, con alcune opere tra cui Descrizione della Grecia. Pausania fu un geografo greco vissuto nel II secolo d.C., e la sua opera descrive i santuari e i luoghi sacri della Grecia, fornendo anche informazioni sulla mitologia greca. Inoltre sono da citare Diodoro Siculo, Callimaco e molti altri scrittori che fanno riferimento ai miti greci nelle loro opere, contribuendo alla nostra comprensione di questa ricca tradizione.
Questi testi ci offrono un prezioso scorcio delle credenze, delle storie e delle pratiche religiose dell’antica Grecia e costituiscono la base per la ricostruzione delle complesse trame mitiche del mondo ellenico.
In principio…i miti della creazione
Allora ti chiedi: come è iniziato tutto? Non ti sorprenderà apprendere che esistono diverse versioni del mito della creazione, delle origini.
La versione di Esiodo
I Greci chiamavano le storie della creazione, “cosmogonia”, cioè “nascita del mondo (o del cosmo se preferite)”. La cosmogonia più antica è quella di Esiodo. Leggiamo come descrive il momento della creazione.
In principio fu il Caos, poi ben presto apparve la Terra dai larghi fianchi, terra sicura offerta ai viventi […] Dal Caos nacquero l’Erebo e la Nera Notte. E dalla nera Notte vennero a loro volta il Giorno e l’Etere […]
Il mondo, secondo Esiodo, ebbe origine dal Caos, intesa questo voce non nel senso di una rudis indigestaque moles, cioè una confusa miscela di tutte cose, che è un concetto posteriore, ma nel senso etimologico d’uno spazio vuoto, quasi voragine immensa e tenébrosa. Dal Caos sorse primamente, non si dice come, Gea, la terra, dalla quale subito si staccò il Tartaro o Inferno; poi comparì Eros, l’amore che unisce, ossia il principio della forza attrattiva che spinge gli elementi a combinarsi. Di poi mentre il Caos generava ancora l’Erebo, le prime tenebre, e la Notte, i quali a lor volta ebbero figli in tutto diversi, l’Etra e il Giorno, Gea da sè produceva Urano ossia il cielo, le montagne, e il Ponto o mare. Qui cominciano i connubi; si raccontò che Gea si fosse unita prima con Urano e poi con Ponto; evidentemente si traduceva in linguaggio mitico il fenomeno naturale della terra fecondata dall’acque.
Mitologia classica illustrata, Felice Ramorino
I Greci personificavano realtà che per noi sono rappresentazioni astratte. Ad esempio, l’amore e la notte possedevano qualità umane e avevano persino un genere maschile o femminile. Questo è ciò che noi chiamiamo l’antropomorfismo dei greci. Credevano che la creazione del mondo potesse essere spiegata dall’interazione di varie forze che sarebbero state meglio comprese se legate alle forme umane.
Altre versioni
Esiodo raccontò la sua versione della creazione, ma ce n’erano altre, non meno affascinanti:
Il Mito Pelasgico: Il più antico mito della creazione è chiamato Pelasgico; è di origine senza dubbio straniera ed anteriore al tempo dei Greci.
Il mito della creazione pelasgico racconta l’origine del mondo attraverso le figure di Eurinome ed Ofione. Questo mito è uno dei molti racconti della creazione presenti nelle antiche tradizioni mitologiche.
Secondo il mito, all’inizio c’era solo il Caos, uno stato di confusione primordiale e indefinito. Da questo Caos emerse Eurinome, una dea dalle ali nere e il busto di serpente. Danzando sola nell’oscurità, Eurinome creò l’ordine dal caos attraverso il suo movimento ritmico. Si mosse verso est e, in quella direzione, separò le acque del mare, creando il giorno e la luce.
Eurinome continuò a danzare, questa volta verso ovest, separando le acque del mare in due parti. Da queste acque emerse Ofione, una divinità serpentina. Eurinome e Ofione si unirono e generarono tutte le creature, popolando la Terra con esseri viventi.
Tuttavia, il mito non si ferma qui. Ofione tentò di usurpare il potere di Eurinome e lei lo sconfisse, scacciandolo dal regno divino. Dopo la sua vittoria, Eurinome depose l’uovo cosmico, dal quale emerse tutto ciò che costituisce il mondo, dal cielo e dalla terra agli dei e agli esseri umani.
Il mito omerico: Nelle opere di Omero, come l'”Iliade” e l'”Odissea”, non si trova un vero e proprio mito dettagliato della creazione del mondo. Omero si concentra principalmente sulle gesta degli eroi, in particolare durante la guerra di Troia (“Iliade”) e le avventure di Ulisse nel suo viaggio di ritorno a casa (“Odissea”).
Tuttavia, in alcuni passaggi delle sue opere, Omero fa riferimenti agli dèi, alla loro origine e al loro coinvolgimento nella creazione del mondo. Secondo lui sarebbero stati una coppia di Titani – Teti e suo fratello Oceano – a dare alla luce tutti gli dei.
Nyx – la Notte: All’inizio dei tempi, non c’era nulla. Solo un’immensa distesa di vuoto, chiamata Caos. Dal Caos nacque Nyx, la Notte. Nyx era una dea oscura e silenziosa, che regnava sul mondo della notte.
Un giorno, Nyx si unì a suo fratello Erebo, il Dio delle Tenebre. Dall’unione di Nyx ed Erebo nacquero Etere, la Luce, ed Emera, il Giorno. Etere ed Emera separarono la Notte dal Giorno, e il mondo iniziò a prendere forma.
Nyx diede alla luce anche altri figli, tra cui Erebus, la Notte Oscura, Hemera, il Giorno Chiaro, Thanatos, la Morte, Hypnos, il Sonno, Moros, il Destino, Nemesis, la Giustizia, Eris, la Discordia, Erigone, la Vendetta, Caco, il Demone del Caos, e Mnemosine, la Memoria.
Nyx era una dea potente e temuta. Era la signora della notte, e la sua presenza era spesso associata alla morte e alla paura. Tuttavia, Nyx era anche una dea rispettata, e gli uomini la veneravano come la custode del mondo della notte.
Orfeo la dice madre del cosmo e di Eros dall’Uovo cosmico.
Queste tre versioni (a parte quella di Esiodo) sono un buon esempio della natura fluida e ibrida della mitologia greca e di come storie identiche possano essere raccontate in mille modi.
Arrivano Titani
Nella versione fornitaci da Esiodo, Gaia (Terra) e Urano (Cielo) generarono:
a) i Titani;
b) i Ciclopi;
c) gli Ecatonchiri o Centimani, giganti dalle cento braccia.
I Titani erano dodici, sei maschi e sei femmine, e venivano per lo più accoppiati a due a due. Le coppie più notevoli erano: Oceano, il gran fiume che circonda la terra ed è padre degli altri fiumi, e Teti (Tethys) l’umidità che tutto pervade e nutre; Iperione, l’errante dio della luce e Tea (Theia), l’irradiante, da cui nacquero i tre esseri datori di luce, Elio cioè il Sole, Selene ovvero la Luna, Eos ossia l’Aurora; infine Crono (Kronos) e Rea (Rhea), che sarebbero un ringiovanimento dalla coppia Urano-Gea, più tardi interpretati come il tempo. (Kronos confuso con Chronos) e quella che scorre, personificazione del movimento degli esseri e della durata. Oltre queste coppie vanno ricordati tra i Titani Giapeto (Iapetos), padre di Prometeo, e due divinità che personificavano concetti morali, Temi (Themis), la legge per eccellenza, e Mnemosine (Mnemosyne), la memoria. – I Ciclopi, così detti dall’unico occhio tondo, che si diceva avessero in mezzo alla fronte, erano tre, Bronte, Sterope e Arge, evidente personificazione dei fenomi elettrici, del tuono e del lampo. Anche gli Ecatonchiri eran tre, Cotto, Briareo e Gige, e rappresentavano le forze distruttrici della natura, il terremoto e le tempeste.
Mitologia classica illustrata, Felice Ramorino
Crono: Master of the Universe
La presa del potere del dio Crono è uno degli episodi mitici più noti nella mitologia greca, e coinvolge una serie di eventi drammatici e cruciali all’interno del pantheon degli dèi.
All’inizio, come abbiamo detto c’era il Caos, uno stato primordiale indistinto. Da questo Caos emersero Gaia (la Terra) e Urano (il Cielo), che divennero le prime entità divine. Urano generò una prole di titani, ciclopi ed altre creature, ma divenne noto per il suo trattamento tirannico e crudele nei confronti dei suoi figli. Egli imprigionò alcuni di essi nelle profondità della Terra, rifiutando loro la libertà e l’opportunità di emergere sulla superficie.
La madre degli dèi, Gaia, non tollerò più l’oppressione di Urano. Decise di agire e cercò l’aiuto dei suoi figli, i Titani. Tra i Titani, Crono si distinse per il suo coraggio e la sua ambizione. Con l’aiuto di Gaia, Crono si rivoltò contro Urano, evirandolo con una falce appositamente forgiata.
Quanto ai genitali (borse), appena tagliati con l’acciaio e gettati da terra nel mare inquieto, furono portati in mare […] tutt’intorno al membro divino, da cui nasceva una schiuma bianca una fanciulla […] Di lì sorge la dea bella e venerata, dai piedi leggeri, che gli uomini chiamano Afrodite.
Le ultime righe hanno ispirato all’artista rinascimentale Sandro Botticelli il famoso dipinto La nascita di Venere. Da qui è derivato uno degli epiteti della dea: Venere Anadiomene ( dal greco anadyomenē, vale a dire “nata dalla schiuma del mare”).
Arrivano gli olimpici
Dopo aver spodestato Urano, Crono assunse il controllo del potere divino. Tuttavia, i Titani, che lo avevano aiutato nella sua ascesa, erano sempre più preoccupati per il suo regno e la sua tirannia. Crono, timoroso di subire la stessa sorte di suo padre, decise di assicurarsi che i suoi figli non potessero mai rovesciarlo.
Ogni volta che sua sorella Rea dava alla luce uno dei suoi figli, Crono li divorava subito dopo la nascita per impedire che crescessero e minacciassero il suo dominio. Tuttavia, Rea non poteva sopportare questa tragedia e decise di agire. Quando diede alla luce il suo sesto figlio – Zeus – nascose il bambino e presentò a Crono una pietra avvolta in fasce, che lui divorò credendo fosse suo figlio.
Zeus cresce in segreto, diventando potente e determinato a rovesciare suo padre. Con l’aiuto degli dei e delle creature sottomesse da Crono, Zeus scatenò una guerra contro suo padre e i Titani, nella nota battaglia chiamata la Titanomachia. Dopo una lunga lotta, Zeus e i suoi alleati riuscirono a sconfiggere Crono e i Titani, imprigionandoli nell’abisso sotterraneo del Tartaro.
Crono fu costretto a bere una bevanda velenosa che gli fece rigurgitare gli altri suoi figli divorati. Zeus radunò così i suoi fratelli e sfidò Crono ad affrontarlo. La nuova generazione di dei vinse e i Titani furono definitivamente imprigionati.
Con la vittoria di Zeus, iniziò un nuovo regno, quello degli dèi olimpici. Questi miti raccontano una serie di eventi intricati e spesso drammatici all’interno del pantheon mitologico, rivelando dinamiche di potere, ribellione e trasformazione
L’era degli dei e quella degli uomini
Gli antichi greci credevano che tutti questi eventi, cioé la creazione del mondo e degli dei, e tutte le successive lotte ancestrali, fossero avvenuti molto prima della comparsa dell’uomo. Pur credendo fermamente nell’esistenza delle divinità, ritenevano che esse si manifestassero realmente solo in alcune determinate occasioni, come durante i temporali.
Per spiegare il lungo periodo di tempo che intercorse tra l’epoca dei Titani e la loro, i Greci raccontavano che nel frattempo fosse esistita un’altra epoca, un’epoca in cui gli dei e gli uomini avevano vissuto insieme.
In realtà, anche questo periodo fu suddiviso in altre epoche, che Esiodo suddivideva a sua volta in questo modo;
1. L’età dell’Oro
Ci fu dapprima un’aurea generazione di uomini mortali, creati dagli Immortali abitatori dell’Olimpo ai tempi di Crono. Essi vivevano come Dei, avendo il cuore tranquillo e libero da sventure; né incombeva la miseranda vecchiaia, ma sempre, pieni di forza, lungi da tutti i malanni, si rallegravano nei conviti, finché non morivano ignari, come presi dal sonno.
(Esiodo, Teogonia 106-126)”
2. L’età dell’Argento
Una seconda generazione argentea fu poi creata dagli abitatori dell’Olimpo. Essa era peggiore e per nulla simile a quella dell’oro, sia nell’aspetto che nelle qualità d’animo. Gli uomini non veneravano gli Dei, né volevano compiere i dovuti sacrifici, ragione per cui il Cronide Zeus, sdegnato, un dì li fece sparire.
(Op. cit. 127-142)
3. L’età del Bronzo
Il padre Zeus creò la terza età, quella del bronzo. Trattavasi di uomini mortali, violenti e terribili. A essi stavano a cuore solo le opere luttuose e le violenze di Ares. Erano orrendi: immane vigore e invincibili braccia nascevano dalle spalle sopra i loro corpi possenti. Di bronzo avevano le armi e di bronzo le case.
(Op. cit. 143-155)
4. L’età degli Eroi
Una volta seppellita la terza generazione, il Cronide Zeus ne creò una quarta, più giusta e migliore, stirpe celeste di uomini-eroi, simili a semidei. Ma la guerra malvagia li distrusse: alcuni mentre combattevano sotto Tebe dai sette portali, e altri sotto le mura di Troia per Elena dalla chioma fluente. Oggi essi abitano felici nelle Isole dei Beati, avendo il cuore privo di affanni, presso l’Oceano dai gorghi profondi, tra frutti fiorenti e dolci di miele.
(Op. cit. 156-173)
5. L’età del Ferro
Mai avrei voluto appartenere a questa quinta generazione dove non c’è più rispetto per i genitori, per gli ospiti, per i compagni, e dove il fratello non è più caro come lo era una volta. Ora, infatti, è la stirpe del ferro. O generazione di sciagurati che non ha timore degli Dei! Essi non onorano il giusto, l’uomo leale o neppure il buono, ma danno maggiore onore al cattivo e al violento. La giustizia risiede nella forza e non v’è più pudore!
(Op. cit. 174-201)
I greci lo consideravano la loro (l’età del ferro), un’epoca in cui gli uomini erano costretti a lavorare duro per guadagnarsi da vivere, un periodo difficile, e credevano fermamente che invece la vita nell’età dell’oro fosse stata di gran lunga migliore. Nella poema Le Opere e giorni, dai versetti 112 al 119, Esiodo ne presenta una visione idilliaca:
Vivevano come dei, i loro cuori liberi da preoccupazioni, liberi dal dolore e dalla miseria. La misera vecchiaia non gravava loro sulle spalle; braccia e gambe sempre giovani, banchettavano felici, lontani da ogni disgrazia. La morte veniva per loro come il sonno. Tutti i beni erano per loro; la terra fertile produceva da sé raccolti abbondanti. Vissero felici, in pace, tra innumerevoli beni.
Come si è rotto l’incanto?
Se tutto era così perfetto durante l’Età dell’Oro, perché i Greci ora si sentivano come scacciati dal paradiso terrestre? La causa fu il comportamento empio e tracotante dell’umanità durante l’Età dell’Argento. Indignato dunque dai costumi corrotti della razza umana da lui creata, Zeus decise allora di sterminarla.
Zeus scelse allora il diluvio come arma di distruzione di massa. Ma come nella storia di Noè nell’Antico Testamento, anche qui solo un uomo e la sua famiglia ebbero la possibilità di sopravvivere alla catastrofe imminente.
L’Arca di Deucalione e Pirra
La storia inizia quindi con Zeus, il re degli dèi, che decide di punire l’umanità per la sua malvagità e corruzione. Decide di farlo inviando un grande diluvio sulla Terra, che distruggerà tutto ciò che è vivente. Tuttavia, Zeus si commuove per la pietà e l’innocenza di Deucalione e Pirra, una coppia di umani giusti e devoti.
Zeus avvisa Deucalione e Pirra dell’approccio del diluvio (secondo altre versioni fu il titano Prometeo ebbe pietà degli uomini e andò ad avvertire Deucalione, che altri non era che suo figlio) e li guida a costruire una grande cassa o barca, simile a quella dell’archetipo biblico di Noè, come dicevamo. Deucalione e Pirra si rifugiano nella cassa insieme a un certo numero di animali, in modo da preservare la vita sulla Terra. All’interno di essa, i due sposi sopravvissero alla pioggia per nove giorni prima di arrivare in cima al Monte Parnaso vicino a Delfi.
Dopo che il diluvio si è placato e le acque si sono ritirate, Deucalione e Pirra sono le uniche persone rimaste. Tuttavia, sono preoccupati per la possibile estinzione dell’umanità. Si rivolgono all’oracolo di Temi, la dea della giustizia e dell’ordine, per chiedere consiglio su come ripopolare la Terra.
L’oracolo di Temi li istruisce a gettare le ossa delle loro madri dietro di loro. Confusi da questa istruzione enigmatica, Deucalione e Pirra comprendono infine che le “ossa delle loro madri” si riferiscono alle rocce della Terra. Così, gettano pietre dietro di loro, e da queste pietre nascono nuovi esseri umani. Questi esseri umani sono diversi dalle generazioni precedenti, poiché sono creati dalla Terra stessa.
Uno di questi si chiamerà Elleno e sarà all’origine della stirpe Ellenica. Da Deucalione e Pirra discende quindi il popolo greco, e la loro storia riflette la rinnovazione e la sopravvivenza dell’umanità dopo una catastrofe. Il mito di Deucalione e Pirra sottolinea l’importanza della giustizia, della pietà e della sopravvivenza nell’ambito della mitologia greca.
Prometeo: non scherzare col fuoco!
A questo punto arriva il mito di Prometeo e del furto del fuoco che è davvero una delle storie più belle della mitologia! Si pensi che il nome di Prometeo vuol dire “Il Lungimirante”, ma in realtà non mostrò di esserlo poi tanto, come testimonia la terribile ira di Zeus. Immaginate questa situazione: nell’antica Grecia, gli dèi dell’Olimpo avevano il fuoco tutto per loro, in regime di monopolio, e solo loro poteva scaldarsi, accendere la luce in salotto o cucinare. Ma un giorno, ecco che compare Prometeo, un tipo furbo e coraggioso.
Prometeo guardò gli uomini che rabbrividivano di freddo e pensò: “Hei, questi poveri diavoli dovrebbero anche avere un po’ di tepore!” Quindi, si mise in testa di compiere una missione rischiosa e rubò il fuoco divino direttamente dal falò degli dèi. Si può immaginare la scena: lui che si intrufola di nascosto, prende un po’ di fuoco e scappa a gambe levate, sperando che Zeus non lo scopra.
Ma come si sa, gli dèi sono noti esattamente per due cose: non potrai mai farli essi e non potrai mai far conto sul loro senso dell’umorismo. Zeus, poi, re degli dèi, non era proprio il tipo che si faceva sfuggire le cose, scoprì il furto e si incazzò come un fulmine… letteralmente! Chiamò un meeting di famiglia dell’Olimpo e iniziò a scagliare fulmini a destra e a manca. Prometeo, però, aveva ancora un’astuzia da spendere. Si nascose dietro una siepe e si tirò il cappello sugli occhi, facendo finta di non aver avuto nulla a che fare con tutto quel casino.
Ma Zeus sapeva che in realtà il ladro era stato proprio lui e aveva un piano speciale in serbo per Prometeo. Decise di punirlo legandolo a una roccia e facendo sì che un’aquila lo sbranasse ogni giorno, o meglio il suo fegato, solo per farlo poi ricrescere e far ricominciare il processo il giorno successivo. Sarà per questo che si dice “rodersi il fegato?” Brutta giornata storia, eh? E tutto perché aveva aiutato gli umani a ottenere un po’ di calore!
Fortunatamente, questo brutto scherzo di Zeus ebbe una finale felice (almeno per Prometeo). Alla fine, fu salvato da Ercole, che era lì di passaggio dalle sue fatiche, e che sfidò l’aquila e liberò il povero Prometeo dalla sua pena. E così, gli umani continuarono a godere del calore del fuoco, anche se con un po’ meno spettacolo e fuochi d’artificio divini.
La storia di Prometeo mette perfettamente in luce la ferocia delle punizioni di cui gli antichi greci credevano capaci i loro dei. Il drammaturgo tragico Eschilo compose una trilogia dedicata a Prometeo, di cui solo la prima opera, Prometeo incatenato, è sopravvissuta fino a noi. Nel vibrante brano seguente, Prometeo ignora superbamente le sanzioni decretate da Zeus.
Possano gli uragani sradicare la base della Terra, possano le onde nella loro furia più selvaggia confondere il corso delle stelle celesti, possa io essere travolto nell’aria e precipitato nell’oscuro Tartaro sulle onde spietate di un destino irresistibile: io sono lui che non può essere ucciso.
La storia di Prometeo è un mito che rafforza il sentimento che i Greci avevano dei rapporti tra i uomini e dei. Sfidare gli dei significava esporsi alla giusta punizione. I drammi tragici sono piene di esempi di personaggi che hanno superato i limiti, si sono mostrati troppo audaci, troppo arroganti e hanno dovuto subire punizioni spaventose per questo.
Il fratello scemo
Ora ci prepariamo ad una storia davvero comica con Prometeo, Epimeteo, Pandora e il famigerato vaso!
Allora, sia Prometeo che Epimeteo erano figli di Giapeto e Temi, e abbiamo visto che questo Prometeo (“Il Lungimirante”), che era un po’ come il MacGyver dell’Olimpo, sempre in cerca di modi geniali per aiutare gli umani. Poi c’era appunto suo fratello, Epimeteo (“quello che è lento”, “quello che ci arriva sempre dopo” potremmo dire anche “quello che non è proprio un’aquila”, ma forse è meglio non nominare questo uccello in presenza di Prometeo”), che non era esattamente il tipo più sveglio dell’antica Grecia. Ma non preoccupatevi, le risate stanno per arrivare!
Prometeo aveva messo in guardia questo suo fratello scemo dal non accettare nulla da Zeus, il quale lui ce l’aveva a morte con lui (è bene ricordarlo) per aver donato il fuoco agli uomini, e proprio Epimeteo poi nella sua scarsa lungimiranza, aveva donato questo fuoco a tutti, ma proprio tutti indiscriminatamente.
Ma giorno, Epimeteo invece che ti fa? Decide di sposare Pandora (letteralmente “qualsiasi dono”). E questa chi è? La prima donna mai creata! Ma attenzione, la storia è appena iniziata. Zeus, il re degli dèi, aveva infatti deciso di fare uno scherzo a Prometeo. Aveva infatti chiesto ad Efesto, il dio fabbro del fuoco, di creare Pandora, la donna più affascinante di sempre, anzi la prima donna in assoluto come abbiamo detto, e Zeus diede alla fanciulla anche un regalino: un misterioso vaso, o meglio, una scatola, e le disse di non aprirlo per niente al mondo.
“L’inclito Ambidestro, allora, plasmò con la terra un’immagine simile a candida vergine; la glaucopide Atena le donò la cintura, le Cariti e la veneranda Persuasione le ornarono il corpo con aurei monili, le Ore dai capelli fluenti le donarono una corona di fiori, il messaggero Argifonte, per volere di Zeus, le mise in petto l’indole ingannatrice, le menzogne e gli astuti discorsi. Questa donna fu chiamata Pandora.
(Esiodo, le Opere e i giorni, 69 sgg.)”
Epimeteo non ci vide nulla di male in tutto ciò, non era un regalo capita tutti i giorni! Accettò in dono dagli dei la seducente creatura che Efesto aveva fatto realizzare su ordine di Zeus.
Pandora, come tutte le donne curiose (si sa, la curiosità è femmina), non riusciva proprio a farne a meno di chiedersi che ci fosse dentro quel dannato vaso. Lasciate perdere che Zeus aveva messo quel vaso proprio lì con un cartello enorme “Non aprire!”. Pandora, naturalmente, non poteva resistere alla tentazione e BAM! Aprì il vaso. E sapete cosa uscì? Tutti i guai del mondo! Tipo malattie, inganni, gelosie e altri pasticci.
“Fino a quel giorno la stirpe mortale aveva vissuto lontana dai mali, senza essere costretta a lavorare e senza che le malattie traessero gli uomini alla morte. Ma la donna, togliendo di sua mano il coperchio dal Vaso, disperse i mali, procurando agli uomini eventi luttuosi. Piena di mali, infatti, è la terra, e pieno è anche il mare, e i morbi si aggirano fra i mortali, silenziosi, perché l’accorto Zeus tolse loro la voce.
(Esiodo, le Opere e i giorni 90 sgg.)”
Tutto stava andando a rotoli e gli dèi stavano andando nel panico. Ma aspettate, c’è di più! Pandora si rese conto che stava per lasciar fuoriuscire l’ultima cosa dal vaso: la Speranza! Sì, la speranza era rimasta in fondo al vaso. Ecco perché le persone dicono che “la speranza è l’ultima a morire”. Grazie a Pandora, abbiamo ancora quella piccola scintilla di speranza anche nei momenti più difficili.
E cosa abbiamo imparato la storia? Che Epimeteo avrebbe dovuto ascoltare meglio suo fratello Prometeo e Pandora avrebbe dovuto tenersi alla larga da quel maledetto vaso! Ma almeno adesso sappiamo da dove provengono tutti i guai del mondo. E chissà, forse è meglio aprire un vaso di biscotti invece di un vaso pieno di guai!
Esiodo presenta in questo modo Pandora ne le Opere e giorni:
Nel suo seno il Messaggero [Ermete], uccisore di Argo, creò menzogne, parole ingannevoli, cuore astuto […]
Tutti gli dei al loro posto
Dire che gli antichi greci adoravano i loro dèi sembrerebbe dire un’ovvietà, ma con ciò intendiamo dire che erano talmente attaccati a loro da popolare il mondo con una vasta schiera di divinità che spaziava persino tra oggetti inaspettati come fiumi e montagne. Ecco come i dèi, con i loro vari poteri e compiti, venivano percepiti dal cittadino greco comune.
Il ruolo degli dei
La vita quotidiana degli antichi greci era profondamente influenzata dalla loro fede e dal culto degli dei, che venivano rappresentati nell’arte e raccontati nella letteratura.
La gente di allora offriva anche sacrifici e offerte agli dei nella speranza di ottenere il loro favore e di migliorare la propria sorte nella vita. Nei film mitologici hollywoodiani e italiani degli anni ‘60 viene fornita una rappresentazione molto tradizionale degli dei: si aggirano in un tempio posto fra cielo e terra con vesti fluenti, osservano la Terra da lontano e giocano una partita a scacchi con vite umane. Gli effetti speciali e i costumi sono molto pacchiani, ma l’intero concetto fornito degli dei come adorabili e magnifici, sovrumani rockstar o divini influencer, capaci di esercitare un potere immenso, è abbastanza vicino all’idea che ne avevano anche i greci.
Il politeismo
Gli dèi riconosciuti dagli antichi greci salirono al potere e mantennero per sempre il loro trono, dopo la guerra di ribellione che vide Zeus contro il padre Crono e che si concluse con sconfitta dei Titani nella famosa battaglia.
Il politeismo, ovvero la credenza in diversi dei o divinità, era centrale nell’antica religione greca. Gli dei più importanti della religione greca erano raggruppati tutti nel pantheon.
Spiegare il divino
Gli dèi greci avevano forma umana. Pertanto, i Greci raffiguravano i loro dèi come umanoidi nell’aspetto e nel modo di parlare, nonostante i loro poteri fantastici e le loro capacità magiche.
Gli uomini hanno sempre attribuito caratteristiche umane a entità non umane. (L’antropomorfismo si può trovare in molte forme nelle fedi ebraica, cristiana, musulmana e indù). In parole povere, come diceva il filosofo e poeta Senofane:
I mortali si immaginano che gli dei sian nati
e che abbian vesti, voce e figura come loro.
Ma se i bovi e i cavalli e i leoni avessero le mani,
o potessero disegnare con le mani, e far opere come quelle degli uomini,
simili ai cavalli il cavallo raffigurerebbe gli dei,
e simili ai bovi il bove, e farebbero loro dei corpi
come quelli che ha ciascuno di loro.
Superpoteri
Gli dèi dell’antica Grecia erano dotati di una vasta gamma di superpoteri e abilità sovrannaturali, che li rendevano figure straordinarie nel mondo mitologico. Alcuni dei loro poteri includevano:
- Onniscienza e Onnipotenza: Gli dèi erano spesso considerati onniscienti e onnipotenti, in grado di conoscere tutto e controllare gli eventi naturali e umani.
- Trasformazione: Molto spesso gli dèi potevano cambiare forma, trasformandosi in diverse creature o oggetti.
- Controllo degli Elementi: Molti dèi avevano il potere di controllare gli elementi naturali, come il fuoco, l’acqua, la terra e l’aria.
- Guarigione e Risurrezione: Alcuni dèi avevano il potere di guarire le ferite o riportare in vita i morti.
- Viaggi Veloci: Gli dèi potevano attraversare grandi distanze in un attimo, spostandosi istantaneamente da un luogo all’altro.
- Invisibilità: Alcuni dèi potevano rendersi invisibili o nascondersi dalla vista degli umani e degli altri dèi.
- Manipolazione Mentale: Gli dèi potevano influenzare e manipolare la mente degli umani.
- Creazione e Distruzione: Alcuni dèi avevano il potere di creare e distruggere, plasmando il mondo e la vita stessa.
- Abilità Artistiche e Creative: Dèi come Apollo, il dio delle arti, erano noti per le loro abilità musicali, poetiche e artistiche.
- Connessione con il Soprannaturale: Gli dèi erano intrinsecamente collegati agli aspetti soprannaturali dell’universo.
Questi sono solo alcuni esempi dei molti poteri e abilità sovrannaturali attribuiti agli dèi greci. La loro varietà di poteri li rendeva figure affascinanti e centrali nelle storie e nelle credenze dell’antica Grecia.
Fai come prete dice, non come prete fa
Ovviamente, i Greci ipotizzavano anche che le loro divinità avessero le stesse motivazioni e gli stessi sentimenti delle persone. Secondo questo punto di vista, gli dei dell’Olimpo agivano spesso in modo duro, infantile e immorale. Secondo i racconti, spesso commettono adulteri, stupri e omicidi e provano un brivido malato nell’infliggere terribili dolori a esseri umani indifesi.
Scrive sempre Senofane:
Omero ed Esiodo hanno attribuito agli dei tutto ciò che per gli uomini è onta e biasimo: e rubare e fare adulterio e ingannarsi a vicenda.
I Greci non consideravano le azioni degli dei come soprannaturali. Né Zeus né Apollo erano considerati modelli o guide morali nell’antica Grecia. Gli antichi greci non traevano le loro idee sul peccato e sul male da fonti religiose. La libertà d’azione non era limitata da un potere superiore, ma piuttosto da vincoli creati dall’uomo come le leggi e le convenzioni sociali. Ovviamente col tempo, anche nella religione greca queste cose cominciarono a mutare
Visita guidata del Monte Olimpo: un palazzo fatto per gli dei!
Secondo la tradizione mitologica, gli dei vivevano in cima al Monte Olimpo, nel nord della Grecia. È qui che trascorrevano la maggior parte del tempo banchettando e degustando ambrosia e il nettare. Rigeneravano così il loro sangue divino e preservarono i loro immensi poteri.
Olimpo
Il Monte Olimpo è la montagna più alta della Grecia, domina la pianura della Tessaglia dai suoi 2.917 metri, a pochi chilometri dal Mar Egeo. Separato dal massiccio dell’Ossa dalla valle del Tempe, è uno dei pochi luoghi in cui la siccità non brucia tutta la vegetazione. Coperto di neve per gran parte dell’anno, offre un paesaggio grandioso, che Omero ama idealizzare in questo brano dell’Odissea:
L’Olimpo, dove, si dice, si trovano le solide dimore, dove la pioggia non scorre, dove la neve non si abbassa, ma dove la serenità aleggia senza nuvole ma è avvolta da uno splendore abbagliante; è lì che gli dei conducono una vita eternamente felice.
La loro esistenza, ovviamente, sembra idilliaca. Eppure accadeva spesso che gli dei cercassero la felicità altrove, visitando altre parti del mondo e mescolandosi con gli uomini, loro sudditi. Troviamo nell’ Odissea un eccellente esempio di questa interazione tra l’umano e il divino. Riuniti in assemblea segreta, gli dei intendono approfittare della partenza di Poseidone, andato a far visita agli Etiopi, per aiutare Ulisse a ritornare nella sua terra natale. Conoscono infatti l’ostilità di Poseidone verso il loro eroe, e pensano che l’Etiopia (nome con cui designavano tutta la parte dell’Africa oltre il Nilo) fosse il luogo più remoto del mondo. Così remoto che nemmeno Poseidone poteva sapere cosa stava succedendo nel Mediterraneo mentre si trovava in quelle terre lontane.
Attributi degli dei
Quando gli dei dell’Olimpo non festeggiano o non si rilassano, hanno comunque delle responsabilità. Ognuno ha la propria area di competenza e gli oneri che ne derivano.
Quasi ogni settore dell’attività umana ha il suo dio tutelare. Ad esempio, Demetra si occupa dei lavori della fattoria, Poseidone, della navigazione in mare e Asclepio, della medicina e della guarigione.
In molti casi, gli dei hanno più di un attributo. Alcuni addirittura, come Apollo e Atena, ne hanno dozzine. Da lì, a volte, conflitti di interessi. Atena è la dea dell’artigianato, della saggezza e della guerra.
Le Muse
Nella mitologia greca, le Muse erano divinità femminili che ispiravano gli artisti e i pensatori nelle diverse forme dell’arte, della poesia e della conoscenza. Erano considerate le figlie di Zeus, il re degli dei, e di Mnemosine, la personificazione della memoria. È Apollo, il dio delle arti, a guidare queste nove divinità femminili, ciascuna con il proprio dominio artistico. Le Muse erano spesso raffigurate come giovani donne affascinanti, ognuna con una specifica area di competenza. Inizialmente, erano tre, ma successivamente il loro numero crebbe a nove.
Ecco un elenco delle nove Muse, insieme alle loro rispettive sfere di influenza:
- Calliope: Musa della poesia epica e della retorica. Era spesso rappresentata con una tavoletta da scrittura o un libro.
- Clio: Musa della storia. Era solitamente raffigurata con una pergamena o un rotolo di papiri.
- Erato: Musa della poesia lirica e dell’amore. Era associata anche alla musica e alla danza.
- Euterpe: Musa della musica e della poesia lirica. Portava con sé uno strumento musicale, spesso un flauto.
- Melpomene: Musa della tragedia. Indossava maschere tragiche e teneva una mazza da teatro.
- Tersicore: Musa della danza e del canto corale. La sua immagine spesso la raffigurava con una lira o un’arpa.
- Talia: Musa della commedia e del divertimento. Portava una maschera comica e un bastone di pastorale.
- Polinnia: Muse dell’eloquenza sacra, della poesia sacra e della mimica. Solitamente era raffigurata con un dito sulla bocca, simboleggiante la riflessione profonda.
- Urania: Muse dell’astronomia e della poesia astrale. Era spesso raffigurata con uno strumento scientifico o una sfera celeste.
Le Muse avevano un ruolo cruciale nell’ispirare gli artisti, i poeti, i musicisti e gli studiosi a creare opere magnifiche e significative. Spesso venivano invocate dagli individui che cercavano ispirazione prima di intraprendere un’opera creativa o un’impresa intellettuale. La loro influenza sulla cultura e sulle arti si estende ancora oggi, e il concetto delle Muse è stato tramandato attraverso i secoli come una fonte di ispirazione per coloro che si dedicano alla creatività e alla ricerca della conoscenza.
Gli antichi greci credevano che ciascuna Musa ispirasse nel proprio campo gli artisti. È per questo motivo che tutti i poemi epici iniziano con una invocazione del poeta alle muse. La Teogonia di Esiodo ne è un buon esempio; Ecco l’incipit:
“Con le Muse del Monte Elicona cominciamo il nostro canto […]”
I Greci credevano che le Muse abitassero sull’Olimpo e trascorressero il loro tempo lì intrattenendo gli dei. A volte scendevano sulla terra per ispirare questo o quell’artista.
Non è chiaro come furono distribuite le loro competenze e secondo quali criteri; anche quando tutto ciò viene riportato, a volte le stesse fonti discordano tra di loro. In ogni caso, ciascuna di queste, come di altre divinità, si trovò a governare un campo dell’esperienza umana o del cosmo, come Poseidone, a cui Zeus stesso diede il mare come regno.
Gli esseri umani onoravano gli dei e offrivano loro doni nella speranza di ottenere benefici in cambio. Per quanto riguarda specifiche occupazioni poste sotto l’egida di un dio protettore (come quelle legate al campo della medicina o della costruzione navale), i greci erano portati a formare corporazioni e ad organizzare feste e commemorazioni pubbliche dedicate alla gloria delle loro divinità.
Il destino e la fortuna
Gli antichi greci credevano che fosse sufficiente onorare gli dei per vivere una vita serena ed evitare disgrazie. Tuttavia, a parte gli dei, i greci credevano anche nel destino, nel fato, il che significava che sapevano che loro vita era tutta fissata in anticipo, secondo un piano prestabilito. Così, il momento della loro nascita, come quello della loro morte, era stato fissato dalla triade delle Moire, quelle che saranno poi le Parche dei romani.
Secondo Esiodo le Moire erano divinità antichissime, figlie della Notte che tessevano il filo delle esistenze umane a loro disposizione come ritenevano opportuno. E secondo alcune fonti, anche gli dei dell’Olimpo ne avevano paura.
Il ruolo degli dei era valutare e amministrare il destino degli uomini in una certa situazione, anche se le fonti, ancora una volta, non sono sempre concordi a riguardo. Nell’Iliade, Omero ad esempio descrive Zeus, con la bilancia in mano, che soppesa le anime dei combattenti, mentre decide chi quel giorno sarebbe vissuto o chi sarebbe morto, andando quasi ad invadere il campo proprio delle Moire. Anche se Zeus si occupa del destino degli uomini, tuttavia non gli è dato di cambiarlo: così il suo stesso figlio, il mortale Sarpedonte, verrà ucciso sul campo di battaglia. Per un attimo Zeus pensò di poter impedirne il destino fatale, ma in realtà non poté fare nulla per lui.
Nell’Odissea, Atena illustra un altro, forse migliore, esempio del rapporto che potrebbe esistere tra gli dei e il Destino o Fato:
Ma dalla Morte, che è la nostra sorte comune, gli dei non possono proteggere nessun uomo, nemmeno se lo amano; il giorno in cui arriva il Destino della morte, lo si mette a morte.
I greci raramente si appellavano agli dei per richieste legate alla propria morte o alla durata della vita. Generalmente accettavano che gli dei governassero la loro esistenza mortale, ma sapevano che essi non potevano in alcun modo influire su quando sarebbe avvenuto il momento fatale.
Sfottere gli dei, si può!
Sebbene i Greci fossero convinti dello straordinario potere degli dèi sugli uomini, ciò non impediva loro di prendersene gioco, nel campo dell’arte e della letteratura, in particolare nel teatro. A volte vediamo perfino nell’Iliade comportamenti infantili da parte degli dei ed episodi ed episodi comici che li riguardano e che fanno da contrappunto alle storie delle feroci e sanguinose battaglie della guerra di Troia.
Molti brani del repertorio comico greco poi prendono in giro apertamente gli dei. Nella commedia di Aristofane, le Rane, due dei personaggi più importanti, Dioniso ed Eracle, per quanto immortali possano essere, vengono derisi né più né meno del resto dei personaggi. Così Dioniso chiede ad Eracle informazioni sul viaggio verso la terra dell’Ade:
Mi chiedevo se mi dareste qualche consiglio: dove prendere la barca, dove trovare i migliori ristoranti, panetterie, taverne, bordelli… e, soprattutto, i posti dove ci sono meno pulci.
Aristofane tuttavia sembra andarci molto piano con le divinità; schernisce più che altro non i loro poteri straordinari, ma i deride quando essi si comportano come gli esseri umani e si fa beffe solo gli dei minori, mai di Zeus o Apollo.
Ciò dimostra in ogni caso fino a che punto i Greci stabilissero una gerarchia tra gli dei.