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IL PANTHEON DEGLI DEI DELL’ANTICA ROMA

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Il Consiglio degli Dei, Raffaello, Affresco Villa Farnesina, 1518
Il Consiglio degli Dei, Raffaello, Affresco Villa Farnesina, 1518

Un pantheon affollato:

Immaginate un cielo gremito di divinità, ognuna con il suo ruolo e la sua storia. Al centro di questo affollato pantheon romano troviamo Giove, il padre degli dei, regnante incontrastabile. Attorno a lui gravitano figure familiari come Giunone, Marte, Minerva e Venere, divinità dai tratti simili ai loro corrispettivi greci, ma con una sfumatura romana unica.

Oltre l’Olimpo:

Ma il pantheon romano non si esaurisce nelle divinità classiche. Accanto a queste figure conosciute, si affacciano una miriade di dei e dee minori, spesso legati a specifici territori o attività. Fauno, dio italico della foresta, veglia sulle terre selvagge, mentre Bourdiga, dea protettrice di Bordeaux, veglia sulla città. Divinità domestiche e spiriti locali completano il quadro, creando un universo religioso ricco e sfaccettato.

Un ritratto divino:

Le divinità romane assumono sembianze umane, con caratteristiche fisiche e personalità ben definite. Giove, con la sua folgore, rappresenta il potere e la regalità; Minerva, armata di lancia e scudo, incarna la saggezza e la strategia; Vulcano, dio del fuoco e fabbro divino, forgia armi e utensili con la sua abilità artigianale. Le loro storie e i loro intrecci amorosi, simili a quelli degli umani, li rendono ancora più accessibili e coinvolgenti.

Il Dio romano Giove, dal II al III secolo d.C.
Il Dio romano Giove, dal II al III secolo d.C.

Un destino incerto:

Il destino di Roma era nelle mani di queste divinità, creature capricciose e spesso litigiose. Il loro favore non era mai scontato, e andava conquistato con offerte, preghiere e gesti di devozione. Il rapporto tra umani e dei era quindi permeato da un senso di incertezza e sfida, che rendeva la vita ancora più ricca di significato.

Un invito alla scoperta:

L’universo religioso romano è un mondo affascinante e complesso, tutto da esplorare. In questo articolo abbiamo solo intravisto la sua vastità, offrendo un primo sguardo alle figure divine che lo popolano. Vi invitiamo ad approfondire la conoscenza di queste divinità, scoprendone le storie, i rituali e il ruolo fondamentale che hanno avuto nella vita quotidiana e nella cultura romana.

Principali divinità dei Pantheon greco e romano (in ordine alfabetico)

Nome greco Nome romano Descrizione
Afrodite  Venere La famosa e bellissima dea dell’amore, colei che ricevette il Pomo della Discordia che fu determinante nell’inizio della guerra di Troia e per i romani, la madre dell’eroe troiano Enea. 
Apollo  Apollo  Fratello di Artemide/Diana, condiviso sia dai romani che dai greci. 
Ares  Marte Dio della guerra sia per i romani che per i greci, ma così distruttivo da non essere molto popolare tra i greci, anche se Afrodite lo amava. D’altra parte, era ammirato dai romani, dove era associato alla fertilità e all’attività militare, ed era una divinità molto importante.
Artemide Diana Sorella di Apollo, era una dea della caccia. Come suo fratello, è spesso abbinata alla divinità responsabile di un corpo celeste. Nel suo caso, la luna; in quello di suo fratello, il sole. Sebbene fosse una dea vergine, assisteva al parto. Sebbene cacciasse, poteva anche essere la protettrice degli animali. In generale, è piena di contraddizioni. 
Atena Minerva Era una dea vergine della saggezza e dell’artigianato, associata alla guerra poiché la sua saggezza portava alla pianificazione strategica. Atena era la dea protettrice di Atene. Ha aiutato molti dei grandi eroi.
Demetra Cerere Una dea della fertilità e madre associata alla coltivazione del grano. Demetra è legata a un importante culto religioso, i misteri eleusini. È anche la portatrice della legge.
Ade Plutone Sebbene fosse il re degli Inferi, non era il dio della morte. Questo ruolo era riservato a Thanatos. È sposato con la figlia di Demetra, che ha rapito. Plutone è il nome romano convenzionale, ma in realtà il vero Plutone era un dio della ricchezza ed era l’equivalente di un dio greco della ricchezza chiamato Dis.
Efesto Vulcano La versione romana del nome di questo dio era prestata a un fenomeno geologico e richiedeva di essere placato di frequente. È un dio del fuoco e un fabbro in entrambi i casi. Le storie su Efesto lo mostrano come il marito zoppo e cornuto di Afrodite.
Era Giunone La dea del matrimonio e moglie del re degli dei, Zeus.
Ermete Mercurio Il messaggero degli dei dai molti talenti e talvolta un dio imbroglione e dio del commercio.
Estia Vesta Era importante mantenere accesi i fuochi e il focolare era il dominio di questa dea casalinga. Le sue sacerdotesse vergini romane, le Vestali, furono vitali per le fortune di Roma. 
Crono Saturno Un dio antichissimo, padre di molti altri. Crono o Kronos è noto per aver inghiottito i suoi figli, finché il suo figlio più piccolo, Zeus, non lo costrinse a rigurgitarli. La versione romana è molto più benevola. La festa dei Saturnalia celebra il suo piacevole governo. Questo dio è talvolta confuso con Chronos (tempo).
Persefone Proserpina La figlia di Demetra, la moglie di Ade e un’altra dea importante nei culti misterici religiosi.
Poseidone Nettuno Dio del mare e dell’acqua dolce scaturisce il dio, fratello di Zeus e Ade. È anche associato ai cavalli. 
Zeus Giove Dio del cielo e del tuono, capo supremo e uno degli dei più promiscui nelle sue relazioni adulterine.

 Dei minori dei Greci e dei Romani

Nome greco Nome romano Descrizione
Erinni Furie Le Furie erano tre sorelle che, per volere degli dei, cercavano vendetta per i torti subiti.
Eris Discordia La dea della discordia, che causava problemi, soprattutto se eri così sciocco da ignorarla.
Eros Cupido Il dio dell’amore e del desiderio.
Moire Parche Le dee del destino.
Cariti Gratiae Le dee del fascino e della bellezza.
Helios Sol Il sole, titano e prozio o cugino di Apollo e Artemide.
Orai Ore Le dee delle stagioni.
Pan Fauno Pan era il pastore dai piedi caprini, portatore di musica e dio dei pascoli e dei boschi.
Selene Luna La luna, titanessa e prozia o cugina di Apollo e Artemide.
Tyche Fortuna La dea del caso e della buona fortuna.
Triade Capitolina - Museo Archeologico Nazionale di Palestrina
Triade Capitolina – Museo Archeologico Nazionale di Palestrina

La Triade Capitolina e le divinità domestiche romane Al centro del culto romano:

La Triade Capitolina, formata da Giove, Giunone e Minerva, rappresentava il cuore della religione romana. Il Tempio di Giove Capitolino, il più antico santuario di Roma, era dedicato a questa triade e sorgeva sul Campidoglio, una delle sette colline di Roma.

Un culto diffuso:

Il culto della Triade Capitolina era diffuso in tutto l’Impero Romano. Il Foro, la piazza principale delle città romane, spesso ospitava un tempio dedicato a queste tre divinità. Inoltre, ogni membro della triade aveva anche un proprio luogo di culto specifico.

Divinità domestiche e familiari:

Affresco raffigurante due lari che versano il vino da un corno potabile (rhyton) in un secchio (situla), Museo Archeologico di Napoli
Affresco raffigurante due lari che versano il vino da un corno potabile (rhyton) in un secchio (situla), Museo Archeologico di Napoli

Oltre alle grandi divinità, la religione romana era ricca di divinità legate alla famiglia e alla casa. Tra queste, le più importanti erano:

Geni: spiriti protettori che vegliavano su ogni individuo, dalla nascita alla morte.
Parche: tre divinità che controllavano il destino umano, filando, tessendo e tagliando il filo della vita.
Dee Madri: divinità associate alla fertilità e alla protezione della famiglia.
Un pantheon vastissimo:

L’elenco completo delle divinità romane sarebbe lunghissimo. Ogni luogo, ogni attività e ogni aspetto della vita quotidiana aveva il suo dio o la sua dea protettrice.

Eredità e influenze:

Il culto delle divinità domestiche e familiari ha avuto un’influenza significativa sulla religione cristiana. La figura dell’angelo custode, ad esempio, deriva in parte dal concetto di genio. Inoltre, la Trinità cristiana ha alcune somiglianze con le triadi divine romane, come le Parche e le dee madri.

Divinità domestiche e onnipresenti: un affresco della vita romana

Spiriti protettori della casa:

Ogni casa romana era custodita da una serie di divinità domestiche, tra cui i Lares e i Penates. Il capofamiglia, in qualità di sacerdote domestico, officiava rituali e offerte in loro onore presso un altare dedicato, il lararium, situato nell’atrio della casa.

Divinità per ogni angolo della vita:

I Lares, come i Geni, potevano vegliare anche su incroci e città. A Roma, ogni incrocio dei duecentosessantacinque presenti era sotto la protezione di un Lare specifico. La vastità del pantheon romano si estendeva a divinità specializzate in ogni ambito della vita quotidiana.

Divinità per la porta di casa:

Prendiamo l’esempio di una semplice porta romana: tre diverse divinità vegliavano su di essa:

  • Forculus proteggeva le ante;
  • Cardea i cardini;
  • Limentinus la soglia.

Un pantheon vastissimo:

Divinità come Fabulinus, che insegnava ai bambini a parlare, Fornax, che proteggeva il grano dalla combustione nei forni, o Robigus, che lo difendeva dalla ruggine, offrono un’idea della miriade di divinità che permeavano la vita quotidiana romana.

Il culto imperiale:

L’apoteosi, la divinizzazione degli imperatori dopo la loro morte, rafforzò il sistema religioso romano. Culti personali, come quello del “divus Vespasianus”, si diffusero, creando un legame divino tra il sovrano regnante e il suo predecessore. Il “numen” (spirito) e la “domus divina” (casa divina) dell’imperatore defunto diventavano oggetto di venerazione, rafforzando la lealtà dei sudditi.

La divinizzazione dei sovrani: un’antica pratica dalle sfumature politiche

Un denaro coniato intorno al 18 a.C. Dritto: CAESAR AVGVSTVS; Rovescio: DIVVS IVLIV(S), con cometa a otto raggi, coda verso l'alto
Un denaro coniato intorno al 18 a.C. Dritto: CAESAR AVGVSTVS; Rovescio: DIVVS IVLIV(S), con cometa a otto raggi, coda verso l’alto

Dalle radici antiche alle ambizioni ellenistiche:

La divinizzazione dei sovrani affonda le sue radici nell’antichità. Nell’antico Egitto, il faraone era considerato l’incarnazione di Horus, figlio di Iside e Osiride, durante la sua vita, e di Osiride, dio della morte e della risurrezione, dopo la morte.

Nell’Oriente greco, la pratica assunse una connotazione politica. Alessandro Magno si proclamò figlio di Zeus-Ammone, chiedendo di essere venerato come un dio vivente.

L’atteggiamento romano:

L’idea della divinizzazione imperiale non trovò grande favore tra i Romani e i primi imperatori. Augusto, pur accettando il culto nelle province orientali per assecondare le usanze locali, lo rifiutò a Roma. Tiberio si oppose fermamente a qualsiasi forma di divinizzazione durante il suo regno.

Un’ostentazione di potere con risvolti tragici:

Coloro che osavano spacciarsi per dei, come l’imperatore Elagabalo, spesso ne pagavano le conseguenze con la vita. La maggior parte della popolazione, infatti, non era incline a credere nella natura divina dei sovrani. Solo i cristiani si opposero apertamente a questa pratica, considerata idolatrica.

Un’alternativa alla divinizzazione diretta:

Augusto e i suoi successori scelsero un modo alternativo per associarsi agli dei senza pretendere di esserlo durante la loro vita. Il mito del destino romano, che narrava la discendenza di Enea da Venere, dea dell’amore e della bellezza, permetteva loro di associarsi alla sfera divina in modo più sottile.

Assimilazione e sincretismo: la chiave del successo religioso romano

Un impero di culti:

Augusto in stile egiziano, sul tempio di Kalabsha nella Nubia egiziana.
Augusto in stile egiziano, sul tempio di Kalabsha nella Nubia egiziana.

L’ampio respiro dell’Impero Romano si traduceva in una straordinaria varietà di culti e divinità. Una delle chiavi del successo della romanizzazione fu proprio la capacità di integrare le religioni locali, creando un sistema religioso policentrico e inclusivo.

Il sincretismo: unire le divinità:

L’arte del sincretismo permise ai Romani di creare nuove divinità combinando figure romane e locali. Questo processo di assimilazione religiosa permise di creare un pantheon comune, favorendo l’integrazione dei popoli conquistati.

Esempi di sincretismo:

  • In Germania, il dio guaritore locale Lenus venne associato a Marte, dando origine al culto di Lenus-Mars nel santuario di Treviri.
  • Il dio celtico Grannus, associato alla guarigione, si fuse con Apollo, creando la divinità Apollo-Grannus, il cui culto si diffuse ampiamente.
  • In Egitto, i faraoni tolemaici combinarono Osiride e Apis per creare Serapide, una divinità degli Inferi capace di miracoli e guarigioni, molto venerata dai Romani, in particolare dagli imperatori Settimio Severo e Caracalla.

Libertà religiosa e assimilazione:

Le divinità autoctone venivano spesso equiparate a quelle romane. In Gallia, ad esempio, Taranis, dio del tuono, era associato a Giove, mentre Teutates, dio della guerra, era assimilato a Marte.

Questa flessibilità religiosa permise ai Romani di mantenere la pace e l’ordine in un impero multiforme, garantendo una notevole libertà di culto ai popoli conquistati. Un esempio di tolleranza religiosa che ha avuto pochi eguali nella storia.

Culti misterici: un’attrazione verso l’ignoto nella Roma antica

Oltre il pantheon ufficiale:

Nonostante la vastità del pantheon romano, alcune persone desideravano qualcosa di più. Si rivolgevano ai “culti misterici”, caratterizzati da riti segreti, iniziazioni riservate e la promessa di una rinascita spirituale.

La Villa dei Misteri:

Rituale di iniziazione ai Misteri. Dettaglio dell'affresco della Villa dei Misteri a Pompei
Rituale di iniziazione ai Misteri. Dettaglio dell’affresco della Villa dei Misteri a Pompei

Un esempio emblematico è la Villa dei Misteri a Pompei. I suoi affreschi raffigurano una cerimonia iniziatica del culto di Bacco, con scene di estasi, flagellazione e terrore, alternate a figure felici di aver superato le prove. Questi riti, a tratti cruenti e controversi, sfidavano la tolleranza religiosa romana.

Culti orientali e fascino esotico:

Iside:

La dea Iside, dipinto della tomba di Seti I nella Valle dei Re
La dea Iside, dipinto della tomba di Seti I nella Valle dei Re

L’antico Egitto esercitava un fascino irresistibile sui Romani. Iside, dea della fertilità, della rinascita e della navigazione, conquistò il loro culto. Il suo tempio a Pompei, distrutto dall’eruzione del 79 d.C., testimonia la sua popolarità. L’immagine di Iside che allatta il figlio Horus venne addirittura adottata dai cristiani.

Cibele:

Cibele, illustrazione da  Greek mythology systematized, 1880
Cibele, illustrazione da Greek mythology systematized, 1880

La “Grande Madre” Cibele, originaria della Frigia, era associata alla dea Cerere e inclusa nel pantheon romano. Il suo culto includeva l’autocastrazione da parte dei suoi seguaci maschili, in onore del suo amante Attis. Le processioni frenetiche e cruente che ne derivavano spinsero lo Stato romano a intervenire per mantenere l’ordine pubblico.

Mitra:

Riproduzione policroma della scena del banchetto mitraico con Mitra e il sole, Lobdengau-Museum, Ladenburg, Germania
Riproduzione policroma della scena del banchetto mitraico con Mitra e il sole, Lobdengau-Museum, Ladenburg, Germania

Il culto persiano di Mitra era diffuso tra soldati e mercanti. I suoi templi, privi di finestre, rievocavano la grotta dove si svolgeva la mitica battaglia tra Mitra e un toro primordiale. Il sacrificio del toro simboleggiava la nascita della vita. Le cerimonie, con iniziazioni dolorose e pasti rituali, presentavano alcune somiglianze con il cristianesimo, suscitando l’ostilità dei cristiani.

Un’eredità controversa:

I culti misterici, con i loro riti segreti e la promessa di una vita ultraterrena, rappresentavano un’alternativa alle religioni tradizionali. La loro influenza sulla società romana è ancora oggetto di dibattito, ma la loro eredità rimane viva nella cultura occidentale.

L’esplorazione di questi culti ci permette di approfondire la complessità della religiosità romana, le sue contraddizioni e la sua evoluzione. Un viaggio affascinante nel cuore delle credenze e dei rituali dell’epoca, che ci aiuta a comprendere meglio le radici della nostra cultura.

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