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DIECI PIETRE MILIARI DELLA STORIA ROMANA

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Indice dei contenuti
Timeline della storia di Roma – 1 – clicca qui o sull’immagine per ingrandire

Dalla leggendaria cacciata dei re alla drammatica caduta di Roma, questo articolo ripercorre dieci eventi cruciali che hanno plasmato la storia romana. Un viaggio epico attraverso conquiste e sfide, innovazioni e decadenza, che ci permette di conoscere le radici della nostra civiltà e l’eredità lasciata da una delle più grandi potenze del mondo antico.

Preparatevi a rivivere le battaglie epiche, gli intrighi politici, le innovazioni culturali e le grandi personalità che hanno reso la storia romana un’epopea senza tempo.

1. Addio ai re, benvenuta la Repubblica! (509 a.C.)

La leggendaria cacciata di Tarquinio il Superbo segna la fine della monarchia romana e l’inizio della Repubblica. Un evento che rappresenta la nascita di una nuova era politica, basata sulla partecipazione del popolo e sul principio di sovranità popolare. La Repubblica durò per oltre cinque secoli e rappresentò un periodo di grande prosperità e stabilità per Roma. Il sistema repubblicano si basava sulla divisione del potere tra diverse magistrature e sul principio di sovranità popolare. Anche se in seguito Roma divenne un impero, la figura dell’imperatore si inseriva all’interno del sistema repubblicano. Un esempio lampante è Augusto, che pur essendo un monarca, si sforzò di mantenere le apparenze della Repubblica.

2. La legge delle dodici tavole (451-449 a.C.)

Le prime leggi scritte della Repubblica romana, conosciute come Leggi delle XII Tavole, furono redatte nel V secolo a.C., redatte per limitare l’arbitrio dei patrizi e tutelare i diritti dei plebei. Un passo fondamentale verso l’uguaglianza giuridica e la costruzione di una società più giusta. In un contesto di acceso conflitto tra patrizi e plebei, i primi, discendenti dalle antiche famiglie aristocratiche, detenevano il monopolio del potere politico e giuridico, relegando i secondi a una posizione di subalternità. Le leggi non erano scritte, ma tramandate oralmente, creando un sistema opaco e suscettibile di interpretazioni arbitrarie a favore dei patrizi. Le continue proteste dei plebei li spinsero a richiedere la codificazione delle leggi, in modo da renderle pubbliche e uguali per tutti. Dopo anni di tensioni, nel 451 a.C. fu creata una commissione di dieci magistrati, i decemviri, incaricata di redigere delle leggi che furono esposte su dodici tavole di bronzo e collocate nel Foro Romano, accessibili a tutti i cittadini. Esse coprivano diversi aspetti della vita romana, dalla proprietà privata ai diritti di successione, dai reati alle procedure giudiziarie. Sebbene non fossero perfette e non garantissero una completa uguaglianza tra patrizi e plebei, le Leggi delle XII Tavole rappresentarono un passo fondamentale verso la costruzione di una società più giusta e democratica.

3. La fine della seconda guerra punica (201 a.C.)

La vittoria di Roma su Cartagine dopo un estenuante conflitto segna l’ascesa della Repubblica come potenza mediterranea dominante. Un trionfo che consolida la sua posizione e apre la strada all’espansionismo imperiale. La rivalità tra Roma e Cartagine dominò tutta questa epoca, ergendosi come il più grande conflitto del tempo. La Prima Guerra Punica aveva già sfiorato l’annientamento di Cartagine, proiettando Roma sulla scena internazionale. Ma fu la Seconda Guerra Punica a connotare la lotta di una dimensione autenticamente globale, con una posta in gioco immensamente più alta. Le disastrose sconfitte al Lago Trasimeno (217 a.C.) e a Canne (216 a.C.) avrebbero dovuto cancellare Roma dalla carta geografica. Eppure, la tenacia della città eterna si rivelò in tutta la sua forza. Roma non solo mantenne saldi i legami con i suoi alleati, ma seppe riorganizzarsi e tornare alla carica, ottenendo la definitiva vittoria a Zama nel 202 a.C. Questo trionfo non solo suggellò il destino di Roma come potenza dominante, ma trasmise al mondo intero un messaggio indelebile: la stoffa di cui era fatta la città eterna. La capacità di riemergere dalle ceneri, la tenacia incrollabile e la ferrea determinazione impressero il nome di Roma nella storia, consegnandola all’eternità.

4. L’anno 146 a.C.: Cartagine e Corinto distrutte

La distruzione di Cartagine e Corinto simboleggia l’affermazione definitiva del dominio romano nel Mediterraneo. Un momento di grande potenza e prestigio per la Repubblica, ma anche di crescente decadenza morale e politica. Il 146 a.C. rappresenta un anno cruciale nella storia romana, segnando l’apice della sua potenza nel Mediterraneo e, al contempo, l’inizio di una parabola discendente. Con la distruzione di Cartagine, Roma eliminò definitivamente il suo principale rivale. La guerra che portò alla sua caduta fu aspra e vendicativa, non certo un vanto per la Repubblica Romana, ma dimostrò la sua schiacciante potenza militare. Nello stesso anno, la Grecia perse la sua indipendenza, diventando un protettorato romano. Con l’acquisizione di un potere così immenso, Roma si avviò verso un periodo di turbolenze interne. Come spesso accade alle nazioni di grande successo, la ricchezza e l’influenza alimentarono lotte intestine e corruzione. Per oltre un secolo, la Repubblica fu dilaniata da guerre civili e lotte sociali. L’ascesa degli imperatori, a partire da Augusto, rappresentò un tentativo di restaurare l’ordine e la stabilità, ma non arrestò il declino inesorabile che avrebbe portato alla caduta dell’Impero Romano.

5. L’instaurazione del Principato (27 a.C.)

Con l’ascesa di Augusto al potere, la Repubblica si trasforma in Principato, un regime autocratico mascherato da facciata repubblicana. Una svolta epocale che segna l’inizio dell’era imperiale romana. Il 27 e il 19 a.C. segnarono due date cruciali nella storia romana, con la stipula degli accordi tra Augusto e il Senato. Questi accordi rappresentarono una svolta epocale, non solo per Roma, ma per l’intera storia occidentale. Augusto, pur essendo di fatto un imperatore, si vantava di aver restaurato la Repubblica Romana. Con un abile stratagemma politico, rinunciò a tutti i suoi poteri per poi riceverli nuovamente dal Senato. Questa mossa geniale gli permise di mantenere il controllo del potere, pur mascherandolo sotto le spoglie di un sistema repubblicano. Egli definiva il suo ruolo come una serie di cariche all’interno della Repubblica, creando una finzione che sarebbe stata adottata dai successivi imperatori romani per secoli. La sua intuizione fu quella di mantenere l’illusione di una Repubblica ancora viva, garantendo al contempo la stabilità e la continuità del potere imperiale.

Le conseguenze di questa scelta furono di grande portata:

  • Sopravvivenza della Repubblica: La finzione repubblicana creata da Augusto permise alla Repubblica di sopravvivere, seppur in una forma molto diversa.
  • Stabilità e continuità: Il sistema imperiale garantì stabilità e continuità al governo romano, evitando il caos e le guerre civili che avevano caratterizzato il periodo precedente.
  • Modello per il futuro: La formula di Augusto divenne un modello per i successivi imperatori romani, che si basarono sul compromesso tra potere imperiale e facciata repubblicana.

6. I primi imperatori acclamati fuori da Roma (69 d.C.)

Lo storico Tacito colse l’essenza della guerra civile del 68-69 d.C.: la nascita di un nuovo paradigma imperiale. Non era più necessario che gli imperatori fossero scelti a Roma. Bastava il sostegno di un esercito sufficientemente potente per reclamare il trono. Da quel momento in poi, l’Impero Romano sarebbe stato vulnerabile alle ambizioni di uomini forti con risorse militari a disposizione. Sembra quasi paradossale, quindi, che i successivi 120 anni siano stati relativamente stabili. Ma dalla morte di Commodo nel 192 d.C., la lezione del 68-69 tornò a dettare il corso della storia romana.

Ecco alcuni punti salienti di questo periodo:

  • Fine del Principato: La guerra civile del 68-69 pose fine al Principato di Augusto, inaugurando un periodo di incertezza e instabilità.
  • Ascesa degli imperatori militari: La successione imperiale divenne spesso una questione di forza militare, con eserciti che proclamavano i loro generali come imperatori.
  • Declino e caduta dell’Impero: L’instabilità politica e militare contribuì al declino e alla caduta dell’Impero Romano nel V secolo d.C.

7. La fine dell’espansionismo (117 d.C.)

Massima espansione dell’impero Romano – clicca qui o sull’immagine per ingrandire

Con l’imperatore Traiano l’Impero Romano raggiunge la sua massima espansione, ma la conquista della Dacia segna anche l’inizio di un periodo di stallo e di difficoltà militari. Adriano, figura affascinante tra gli imperatori romani, era un esteta, un architetto e un viaggiatore instancabile. A lui si devono alcuni dei monumenti più iconici dell’Impero, come il Pantheon a Roma. Tuttavia, prese una decisione fondamentale che si contrapponeva ai principi stessi su cui l’Impero era stato fondato: consapevole della vastità e della difficoltà di gestione e difesa del territorio imperiale, decise di ritirarsi e fortificare le frontiere, decretando un “altrove” all’espansione. Da quel momento in poi, l’Impero Romano si mantenne a galla, ma assunse una posizione difensiva, combattendo talvolta con accanimento per la propria sopravvivenza.

Le conseguenze della scelta di Adriano furono profonde:

  • Fine dell’espansione: L’Impero Romano rinunciò alla sua vocazione di conquista e si concentrò sulla difesa dei territori già acquisiti.
  • Rinforzo delle frontiere: Il Vallo di Adriano in Britannia e altre fortificazioni lungo i confini imperiali testimoniano la nuova strategia difensiva.
  • Declino e caduta: L’incapacità di espandersi e la pressione delle invasioni barbariche determinarono il declino e la successiva caduta dell’Impero.

La decisione di Adriano segnò una svolta epocale nella storia romana. L’Impero, da potenza in costante crescita, si trasformò in una fortezza assediata, combattendo una battaglia di resistenza che ne avrebbe decretato il destino.

8. La divisione dell’impero (395 d.C.)

L’imperatore Teodosio I divide l’Impero in due parti, occidentale e orientale, per facilitarne il controllo e la difesa. Una decisione che prelude alla definitiva caduta della parte occidentale nel 476 d.C. Ma era stato prima ancora Diocleziano, ultimo imperatore soldato del III secolo, a distinguersi dai suoi predecessori per la lucida consapevolezza che l’Impero Romano necessitava di un cambiamento per fronteggiare le sfide del futuro. La vastità del territorio e le numerose problematiche ai confini rendevano ormai ingestibile il potere nelle mani di un solo uomo. Fu così che Diocleziano prese la decisione epocale di dividere l’impero in quattri parti (è la cosiddetta tetrarchia), che in realtà significava di fatto dividere l’Impero in due: Oriente e Occidente (cosa che ufficialmente farà più tardi appunto l’imperatore Teodosio). All’epoca, il significato dirompente di questa scelta non era del tutto chiaro, ma di fatto egli creò la linea di faglia lungo la quale l’Impero si sarebbe poi definitivamente diviso nel V secolo. L’Occidente, soccombendo alle pressioni interne e alle invasioni barbariche, sarebbe crollato miseramente. L’Oriente, invece, sarebbe sopravvissuto per un altro millennio, perpetuando la gloriosa eredità romana.

Le conseguenze della divisione voluta da Diocleziano furono profonde e di vasta portata:

  • Fine dell’unificazione imperiale: La spaccatura in due entità distinte sancì la fine dell’idea di un Impero Romano unito e coeso.
  • Decentralizzazione del potere: La creazione di due corti imperiali distinte, una a Roma e una a Costantinopoli, determinò una decentralizzazione del potere e una maggiore autonomia delle due metà.
  • Diversificazione culturale: L’evoluzione indipendente delle due parti dell’Impero portò a una progressiva diversificazione culturale, linguistica e religiosa.

La scelta di Diocleziano, seppur volta a rafforzare l’Impero, ne decretò inesorabilmente la futura divisione e il declino.

9. L’editto di Milano (313 d.C.)

Con Costantino I il Cristianesimo ottiene la libertà di culto, evento che avrà un impatto rivoluzionario sulla società romana e sulla sua cultura. Roma, la città eterna, il cui destino era stato “preordinato” dagli dei pagani. Un destino narrato nell’Eneide di Virgilio, un poema epico che celebra la fondazione della civiltà romana. Eppure, nel IV secolo d.C., un uomo avrebbe cambiato il corso della storia, indirizzandola verso un futuro inedito: Costantino ICostantino, imperatore dal 307 al 337 d.C., comprese il potenziale del Cristianesimo come forza unificante per l’Impero Romano. In un’epoca di divisioni religiose e lotte intestine, egli intuì che la tolleranza verso questa nuova fede poteva essere la chiave per la stabilità. L’Editto di Milano, promulgato nel 313 d.C., rappresentò una svolta epocale. Con esso, Costantino dichiarò la tolleranza per tutte le religioni, aprendo le porte al Cristianesimo e ponendo fine alle persecuzioni che ne avevano caratterizzato i primi secoli. La conversione di Costantino al Cristianesimo, avvenuta poco prima della sua morte, suggellò il nuovo corso dell’Impero. Da quel momento, la religione cristiana assunse un ruolo centrale nella vita politica e sociale, permeando la cultura e l’identità stessa dell’Impero Romano. La scelta di Costantino non fu priva di conseguenze. Le nuove gerarchie ecclesiastiche acquisirono potere e influenza, determinando talvolta tensioni con il potere imperiale. Inoltre, la cristianizzazione dell’Impero creò una frattura con le tradizioni pagane, alimentando scontri e contrasti. Tuttavia, l’eredità di Costantino I rimane immensa. La sua intuizione di abbracciare il Cristianesimo come elemento di coesione permise all’Impero Romano di superare le divisioni interne e di proiettarsi verso un nuovo futuro. Un futuro che, per l’Impero Romano d’Oriente, sarebbe durato ancora per oltre un millennio. L’impatto della svolta costantiniana si estese ben oltre il IV secolo. Essa influenzò la natura del potere imperiale, che si avvalse della legittimazione religiosa, e contribuì a definire l’identità dell’Impero Romano d’Oriente, caratterizzata dalla simbiosi tra potere politico e fede cristiana.

10. Il sacco di Roma (410 d.C.)

Il saccheggio della città da parte dei Visigoti rappresenta un momento di profonda crisi e decadenza per l’Impero Romano, simbolo della sua fragilità e della sua inarrestabile caduta.

Anno 410 d.C.: Alarico il Goto varca le porte di Roma e la città eterna cade (anche se L’impero avrà ancora poco più di cinquant’anni di vita). Un evento che scuote le fondamenta del mondo conosciuto, provocando un’onda d’urto psicologica di proporzioni colossali. Immaginiamo la scena: il caos e la devastazione di una città saccheggiata, il terrore e l’angoscia dei cittadini inermi di fronte all’invasore. Ma al di là delle immediate conseguenze pratiche, ciò che sconvolge maggiormente è la sensazione di vulnerabilità che pervade l’animo di tutti. Un mondo che si sgretola: l’Impero Romano, un tempo potenza incontrastata, si mostra fragile e impotente di fronte al barbaro. Decenni di guerre e invasioni hanno già indebolito la struttura imperiale, ma la caduta di Roma rappresenta un punto di non ritorno. Un’epoca che volge al termine: anche se la fine ufficiale dell’Impero Romano d’Occidente avverrà solo nel 476, con la deposizione di Romolo Augustolo, la caduta di Roma segna una svolta irreversibile. Il mondo che si era conosciuto fino ad allora non sarà mai più lo stesso.

Le conseguenze di questo evento epocale sono profonde e di vasta portata:

  • Crisi politica e sociale: l’Impero Romano perde la sua centralità e si avvia verso un lento declino.
  • Trasformazioni culturali: il crollo delle certezze del passato apre la strada a nuove forme di pensiero e di espressione.
  • Ascesa del Cristianesimo: la religione cristiana si afferma come nuova forza dominante nel panorama religioso.

La caduta di Roma rappresenta un momento di rottura nella storia, un evento che segna la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova era.

Timeline della storia di Roma – 2 – Clicca qui o sull’immagine per ingrandire

Questi dieci eventi, solo una parte della ricca storia romana, ci offrono una panoramica delle sue tappe più significative, dalle lotte interne alle conquiste esterne, dai cambiamenti politici alle innovazioni sociali.

Un viaggio affascinante attraverso i secoli che ci permette di comprendere le radici della nostra civiltà e l’eredità lasciata da una delle più grandi potenze della storia.

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