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I DIECI MALVAGI DELLA STORIA ROMANA

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La storia romana, ricca di fascino e di avvenimenti epici, annovera anche una serie di personaggi che, per le loro azioni nefaste, sono passati alla posterità come figure di inaudita cattiveria. In questo articolo, ci avventureremo in un viaggio oscuro per conoscere dieci di questi individui, esplorando le loro nefandezze e il loro impatto sulla società romana.

Tarquinio il Superbo: Un tiranno nella Roma Antica

Tarquinio il Superbo, Livio Mehus, 1569
Tarquinio il Superbo, Livio Mehus, 1569

Tarquinio il Superbo, settimo e ultimo re di Roma, regnò dal 535 al 509 a.C. Il suo nome è indelebilmente associato alla tirannia e all’oppressione, tanto da essere considerato uno dei più grandi cattivi della storia romana.

Etrusco di origine, Tarquinio salì al trono grazie all’assassinio del suocero, Servio Tullio. Il suo soprannome, “Superbo”, non era casuale: egli governava con arroganza e insolenza, ignorando il Senato e le assemblee pubbliche, che lo detestavano. Le sue ingenti spese per opere grandiose e la sua avidità svuotarono le casse dello Stato.

Le condizioni del popolo sotto il suo regno erano terribili. Molti cittadini venivano forzati a lavorare in condizioni estenuanti nelle fogne, dove alcuni si suicidavano per la disperazione. I loro corpi, si narra, venivano crocifissi e lasciati in pasto agli animali selvatici.

La goccia che fece traboccare il vaso fu il “Ratto di Lucrezia”, un atto di violenza compiuto dal figlio di Tarquinio, Sesto. Questo evento scatenò la rivolta del popolo romano, che cacciò Tarquinio e abolì la monarchia per sempre, instaurando la Repubblica.

Tarquinio il Superbo rimane un simbolo emblematico della tirannia. La sua storia è un monito contro l’abuso di potere e l’oppressione, e sottolinea l’importanza della libertà e della democrazia.

Oltre al suo carattere tirannico, Tarquinio viene ricordato per alcune opere grandiose realizzate durante il suo regno, come il Tempio di Giove Capitolino e la Cloaca Massima, un sistema fognario ancora in uso ai giorni nostri.

La figura di Tarquinio il Superbo è stata oggetto di numerose opere letterarie e artistiche nel corso dei secoli, contribuendo a consolidare la sua fama di tiranno crudele e arrogante.

Se desiderate approfondire la storia di Tarquinio il Superbo, vi consiglio di consultare le seguenti fonti:

  • Tito Livio, “Ab Urbe Condita”
  • Dionigi di Alicarnasso, “Antichità Romane”
  • Ovidio, “Fasti”

Caio Marcio Coriolano: Eroe tradito, nemico vendicativo

Coriolano, statua a Plau am See di Wilhelm Wandschneider (1903
Coriolano, statua a Plau am See di Wilhelm Wandschneider (1903

Caio Marzio Coriolano, figura controversa della Roma Antica, visse tra il 527 e il 490 a.C. La sua fama è legata sia al suo valore in battaglia che al suo tragico esilio e al tradimento della patria.

Eroe militare, Coriolano si distinse nella battaglia del lago Regillo contro la Lega Latina, salvando un romano ferito e respingendo un attacco nemico. Il suo coraggio gli valse il soprannome “Coriolano”, in riferimento alla città di Corioles che egli contribuì a conquistare.

Nonostante le sue imprese, Coriolano era un patrizio che disprezzava la plebe. Si oppose alla distribuzione del grano ai cittadini bisognosi, creando un forte risentimento nei loro confronti. Accusato di aspirare alla tirannia, fu condannato all’esilio.

Esacerbato e assetato di vendetta, Coriolano si alleò con i Volsci, nemici giurati di Roma. Guidò il loro esercito fino alle porte della città, minacciando di distruggerla. Solo l’intervento supplichevole della madre e della moglie lo convinse a risparmiare Roma e a ritirarsi.

La storia di Coriolano, con il suo intreccio di eroismo, tradimento e perdono, ha ispirato numerosi artisti e letterati. William Shakespeare ne ha tratto una delle sue opere più famose, “Coriolano” (1607), esplorando le complesse sfumature della sua personalità e le contraddizioni della società romana.

Ancora oggi, la figura di Coriolano rimane ambigua e affascinante. Eroe tradito o nemico vendicativo? La sua storia invita a riflettere sulla natura del potere, sull’amore per la patria e sul difficile equilibrio tra le classi sociali.

Oltre alle fonti storiche, come Tito Livio e Plutarco, per approfondire la figura di Coriolano si possono segnalare :

  • William Shakespeare, “Coriolano”, dramma (1607), 
  • Bertolt Brecht, “Coriolano”, adattamento tedesco incompiuto del grande drammaturgo modernista dell’omonima tragedia inglese del XVII secolo di William Shakespeare (1953)
  • Il film peplum “Coriolano, eroe senza patria” di Giorgio Ferroni. (1964)
  • Coriolanus un altro film del 2011 diretto da Ralph Fiennes, ispirato lla tragedia di William Shakespeare

Silla: Dittatore sanguinario o salvatore della Repubblica?

Busto e moneta di Silla
Busto e moneta di Silla

Lucio Cornelio Silla (138-78 a.C.), figura controversa della storia romana, è spesso dipinto come un tiranno sanguinario che usurpò il potere e condusse la Repubblica verso la sua rovina. Tuttavia, la sua complessa figura sfugge a facili etichette.

Silla emerse sulla scena politica romana durante un periodo di turbolente ascesa sociale e lotte intestine. Oppose il potente generale Gaio Mario, accusandolo di demagogia e di aver alimentato le tensioni tra patrizi e plebei. Nel 88 a.C., Silla marciò su Roma con le sue legioni, evento che segnò l’inizio di una sanguinosa guerra civile.

Dopo aver sconfitto Mario e i suoi seguaci, Silla si proclamò dittatore a vita nel 82 a.C.. Il suo regime fu caratterizzato da epurazioni sanguinose e dalla proscrizione di migliaia di oppositori politici, che vennero uccisi o esiliati. Silla riformò la costituzione romana, rafforzando il potere del Senato e limitando quello dei tribuni della plebe.

Eredità controversa:

Silla è stato senza dubbio un uomo di potere spietato e autoritario. Tuttavia, alcuni storici lo considerano anche un salvatore della Repubblica, che arrestò il declino della classe dirigente romana e scongiurò una rivoluzione popolare. Le sue riforme, pur se repressive, permisero un periodo di stabilità e prosperità per Roma.

Le sue azioni rimangono controverse: da un lato, la sua brutalità e il suo disprezzo per la democrazia lo rendono un personaggio inviso. Dall’altro, il suo pragmatismo e la sua capacità di ristabilire l’ordine dopo un periodo di caos gli conferiscono una certa statura di statista.

Conclusione:

Silla rimane una figura complessa e sfuggente, la cui eredità è ancora dibattuta. La sua ascesa al potere e le sue azioni come dittatore hanno avuto un impatto profondo sulla storia romana, lasciando un segno indelebile sulla politica e sulla società del tempo.

Fonti:

  • Appiano di Alessandria, “Storia romana”
  • Plutarco, “Vite parallele”

La congiura di Catilina: Un complotto contro la Repubblica o un tentativo di riforma?

Joseph-Marie Vien, La congiura di Catilina
Joseph-Marie Vien, La congiura di Catilina

Lucius Sergius Catilina, noto come Catilina, è una figura controversa della storia romana, spesso dipinto come un uomo sanguinario e ambizioso, la cui congiura contro la Repubblica romana è stata sventata da Cicerone. Tuttavia, un esame più approfondito rivela un ritratto più sfumato e complesso.

Le origini e la carriera politica:

Catilina proveniva da una famiglia patrizia decaduta e si distinse come ufficiale sotto il comando di Silla, noto per la sua brutalità durante la guerra civile romana. Catilina stesso non era estraneo alla violenza: si finanziò la carriera politica ripudiando la moglie per sposare un’ereditiera e, come governatore provinciale, si arricchì attraverso il saccheggio.

La congiura:

Nel 63 a.C., Catilina, candidato al consolato, venne accusato di appropriazione indebita e si vide costretto ad abbandonare la sua corsa. Per risolvere i suoi problemi finanziari e politici, decise di ordire una congiura contro la Repubblica romana. Il suo piano prevedeva l’assassinio dei senatori e l’instaurazione di una dittatura.

Cicerone e la fama di Catilina:

Le orazioni di Cicerone contro Catilina, le “Catilinarie”, alimentarono la sua fama di uomo malvagio e pericoloso. Cicerone lo dipinse come un demagogo corrotto e violento, una minaccia per la stabilità della Repubblica.

Un ritratto più complesso:

Tuttavia, la figura di Catilina non è così semplice. La sua congiura può essere vista come un tentativo di riformare un sistema politico corrotto e oligarchico. Inoltre, la sua brutalità era in linea con gli standard del tempo.

Conclusione:

Catilina rimane un personaggio enigmatico, la cui eredità è ancora dibattuta. La sua congiura è stata un evento cruciale nella storia romana, ma il suo ruolo e le sue motivazioni continuano ad essere oggetto di studio e di interpretazioni diverse.

Fonti:

  • Sallustio, “La congiura di Catilina”
  • Cicerone, “Le Catilinarie”
  • Plutarco, “Vite parallele”

Gaio Verre: Un governatore rapace e spietato

Cicerone, il grande avvocato accusatore di Verre
Cicerone, il grande avvocato accusatore di Verre

Gaio Verre (circa 109 – circa 43 a.C.) è tristemente noto per la sua avidità e crudeltà come governatore romano. Le sue malversazioni nelle province che amministrava sono rimaste impresse nella storia come un esempio lampante di corruzione e abuso di potere.

Saccheggi e ingiustizie:

Verre sfruttava la sua posizione per arricchirsi a spese dei cittadini sottoposti al suo governo. Confiscava eredità, emanava leggi per estorcere denaro agli agricoltori, accettava tangenti per赦免criminali e persino torturava e giustiziava cittadini romani come se fossero schiavi. Le sue azioni rappresentavano una grave perversione del sistema di governo romano, che si proclamava protettore dei territori conquistati.

Processo e condanna:

Nel 70 a.C., l’avvocato Marco Tullio Cicerone (vedi capitolo 14) intentò un processo contro Verre per i suoi crimini. Nonostante i tentativi di corruzione da parte dell’accusato e dei suoi complici, le prove contro di lui erano schiaccianti. Verre, consapevole della sua condanna imminente, fuggì in esilio prima della fine del processo. Fu dichiarato fuorilegge e condannato a pagare ingenti ammende in contumacia. La sua parabola di disonore si concluse con la sua esecuzione per mano di Marco Antonio intorno al 43 a.C.

Un esempio emblematico:

La storia di Gaio Verre rappresenta un monito contro la corruzione e l’abuso di potere. La sua condanna, seppur tardiva, dimostrò che la Repubblica romana, nonostante le sue debolezze, non era disposta a tollerare tali nefandezze da parte dei suoi rappresentanti.

Fonti:

  • Cicerone, “Verrine”
  • Plutarco, “Vite parallele”
  • Appiano di Alessandria, “Storia romana”

Caligola: Un regno di follia e crudeltà

Ricostruzione dell'aspetto originale di ritratto romano di Caligola, Museo archeologico di Istanbul
Ricostruzione dell’aspetto originale di ritratto romano di Caligola, Museo archeologico di Istanbul

Gaio Cesare Germanico, meglio conosciuto come Caligola (37-41 d.C.), è considerato uno dei più efferati imperatori romani. Le sue azioni sconsiderate e il suo governo tirannico hanno lasciato un’onta indelebile sulla sua memoria.

Un’eredità impossibile:

Caligola era il terzo imperatore romano, succedendo a due figure di grande levatura: Augusto, il fondatore dell’Impero, e Tiberio, un abile condottiero. Non possedendo le loro stesse qualità, Caligola si trovò schiacciato dal peso della responsabilità. La pressione del ruolo, aggravata da una probabile malattia, lo portò a una deriva di follia e paranoia.

Un regno di terrore:

Il regno di Caligola fu caratterizzato da una serie di eccessi e atrocità. Si abbandonò a perversioni sessuali, sperperò le ricchezze dell’Impero in lussi sfrenati e ordinò l’esecuzione di numerosi senatori e cittadini innocenti. La sua paranoia lo spinse a vedere nemici ovunque, alimentando un clima di terrore e repressione.

Un miracolo di sopravvivenza:

Nonostante le follie di Caligola, il nuovo sistema del principato, basato sul potere di un unico imperatore, riuscì a sopravvivere. La sua morte violenta nel 41 d.C. per mano dei pretoriani pose fine al suo regno di terrore, ma la sua eredità rimase a lungo a macchiare la storia romana.

Fonti:

  • Svetonio, “Vite dei dodici Cesari”
  • Cassio Dione, “Storia romana”

Commodo: La fine di un’epoca d’oro

Atleta Narciso strangola Comodo. Incisione di G. Mochetti da B. Pinelli.
Atleta Narciso strangola Comodo. Incisione di G. Mochetti da B. Pinelli.

Marco Aurelio Commodo Antonino (180-192 d.C.) è ricordato come l’imperatore che pose fine all’era dei cinque buoni imperatori. Un periodo di prosperità e stabilità che durò quasi un secolo (dal 96 al 180 d.C.) e che si concluse bruscamente con la sua ascesa al trono.

Un regno in declino:

Figlio del celebre Marco Aurelio, Commodo era mal preparato al ruolo di imperatore. Privo delle capacità e del carattere del padre, si dimostrò un sovrano debole e inetto. Abbandonò le redini del governo a funzionari corrotti, preferendo dedicarsi ai piaceri effimeri e ai combattimenti nell’arena come gladiatore.

Le conseguenze nefaste:

Il regno di Commodo fu un disastro per l’Impero romano. La sua inettitudine e la sua corruzione portarono al declino economico e sociale. La sua morte violenta, avvenuta nel 192 d.C., innescò un periodo di guerre civili e instabilità che durò per un secolo.

Un lascito funesto:

Commodo rappresenta l’emblema del declino dell’Impero romano. La sua incapacità di governare e la sua dissolutezza segnarono la fine di un’epoca d’oro e l’inizio di un periodo di turbolenze e decadenza.

Fonti:

  • Svetonio, “Vite dei dodici Cesari”
  • Cassio Dione, “Storia romana”
  • Erodiano, “Storia dell’Impero romano dopo Marco Aurelio”

Caracalla: Un regno di sangue e follia

Caracalla uccide Geta tra le braccia di sua madre di Jacques Pajou - Staatsgalerie - Stoccarda
Caracalla uccide Geta tra le braccia di sua madre di Jacques Pajou – Staatsgalerie – Stoccarda

Marco Aurelio Severo Antonino Bassiano, meglio conosciuto come Caracalla (211-217 d.C.), è ricordato come uno degli imperatori romani più brutali e sanguinari. Il suo breve regno fu segnato da omicidi, intrighi e follia, contribuendo ad un periodo di declino per l’Impero romano.

Un’ascesa al potere macchiata di sangue:

Nominato co-imperatore insieme al fratello Geta dal padre Settimio Severo, Caracalla si rivelò subito un uomo ambizioso e spietato. Alla morte del padre nel 211, fece assassinare Geta e i suoi sostenitori, consolidando il suo potere con il sangue.

Un regno di terrore:

Il regno di Caracalla fu caratterizzato da una serie di atrocità. Eliminò chiunque considerasse una minaccia, compresi membri della sua famiglia e senatori. Si dedicò a guerre costose e inutili, opprimendo il popolo con tasse esorbitanti.

Un’ossessione fatale:

Caracalla era ossessionato dalla figura di Alessandro Magno, al punto da considerarsi la sua reincarnazione. Si vestì come il condottiero macedone e imitò le sue gesta, con scarso successo.

Sangue ai posteri:

Il regno di Caracalla terminò bruscamente nel 217, quando fu assassinato dai suoi pretoriani. La sua morte violenta non fu che l’epilogo di un regno di terrore e follia.

Un esempio funesto:

La brutalità di Caracalla non rimase senza conseguenze. Il suo regno contribuì ad un periodo di instabilità e declino per l’Impero romano, inaugurando un secolo di guerre civili e imperatori effimeri.

Fonti:

  • Erodiano, “Storia dell’Impero romano dopo Marco Aurelio”
  • Cassio Dione, “Storia romana”

Eliogabalo: Il regno breve e scandaloso di un imperatore adolescente

L'imperatore adolescente Eliogabalo, 218-222 d.C., Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen
L’imperatore adolescente Eliogabalo, 218-222 d.C., Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen

Eliogabalo, noto anche come Varius Avitus Bassianus, regnò come imperatore romano dal 218 al 222 d.C. La sua ascesa al potere, all’età di soli 14 anni, fu favorita dalle ambizioni di sua madre, Giulia Soemia, che sfruttò la sua discendenza dalla dinastia dei Severi per legittimare la pretesa della sua famiglia al trono.

Il regno di Eliogabalo fu breve ma turbolento, caratterizzato da scandali, intrighi e una profonda crisi politica. Il giovane imperatore si dimostrò dissoluto, stravagante e incapace di gestire il potere. Le sue abitudini sessuali controverse, tra cui il matrimonio con una vestale, e la sua devozione al dio solare siriano Elagabalo, lo resero inviso al Senato e al popolo romano.

Egli eresse un imponente tempio al dio Elagabalo sul Palatino a Roma, e tentò di imporre il culto di questa divinità come religione ufficiale dell’Impero. Questo atto sacrilego, unito al suo disprezzo per le tradizioni romane, alimentò l’instabilità religiosa e politica.

Inoltre, Eliogabalo ignorò completamente i doveri e le responsabilità del governo imperiale, preferendo dedicarsi a frivolezze e piaceri personali. La sua dissolutezza morale contribuì a indebolire l’autorità imperiale e a minare la fiducia del popolo nelle sue istituzioni.

La sua insofferenza e noncuranza nei confronti di Roma e dell’Impero lo condusse inesorabilmente a una fine violenta. Nel 222 d.C., fu assassinato dai pretoriani, che lo sostituirono con il cugino, Alessandro Severo.

Elagabalo rimane una figura enigmatica e controversa nella storia romana. La sua breve e turbolenta ascesa al potere rappresenta un capitolo oscuro dell’Impero romano, un monito contro i pericoli dell’assolutismo e della tirannia.

Le sue azioni ebbero un impatto significativo sull’Impero romano:

  • Alimentarono l’instabilità religiosa e politica.
  • Indebolirono l’autorità imperiale.
  • Minarono la fiducia del popolo nelle sue istituzioni.

Elagabalo rappresenta l’antitesi del modello di imperatore romano auspicato da Augusto. Al posto di un leader saggio e abile, il giovane imperatore si dimostrò dissoluto, stravagante e incapace di gestire il potere. Il suo regno fu breve e turbolento, segnato da scandali, intrighi e una profonda crisi politica. La sua morte violenta, seppur tragica, fu vista da molti come una liberazione e un ritorno all’ordine.

Questi dieci personaggi rappresentano solo alcuni esempi della cattiveria che ha macchiato la storia romana. Le loro nefandezze ci insegnano che il potere, se non controllato, può facilmente corrompersi e sfociare in atti di crudeltà e oppressione. È importante ricordare queste figure negative per non dimenticare gli errori del passato e per costruire un futuro migliore, basato sulla giustizia, sulla tolleranza e sul rispetto dei diritti umani.

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