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LA CIVILTÀ MINOICA II – PALAZZI E SOCIETÀ

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< – Nelle puntate precedenti:

Siamo partiti alla scoperta del misterioso e affascinante popolo minoico. Abbiamo raccontato la storia di Sir Arthur Evans, l’archeologo che scoprì per primo gli splendidi reperti di questa antichissima civiltà. Abbiamo visto il problema della datazione delle epoche della storia minoica e abbiamo illustrato le loro credenze religiose e la possibilità che i cretesi praticassero i sacrifici umani.

L’architettura minoica

Ricostruzione del Palazzo di Cnosso
Ricostruzione del Palazzo di Cnosso a Creta

I minoici costruivano case di pietra e mattoni, ma i loro edifici più elaborati erano palazzi e santuari di pietra. Unico caso nel Mediterraneo, i minoici non costruirono mai mura difensive intorno alle loro città. Le loro regge invece, avevano diversi portici aperti, sostenuti da rosse colonne e numerose finestre per far entrare la luce del sole mediterraneo.

I palazzi di Creta, come le Piramidi d’Egitto, dovevano avere sui contemporanei lo stesso effetto che facevano ai visitatori europei i primi grattacieli di New York o oggi quelli superbi di Abu Dhabi o delle principali metropoli asiatiche.

Il Principe dei Gigli, affresco del Palazzo di Cnosso

La splendida reggia di Cnosso, come altre dell’isola, aveva una pianta piuttosto complicata, cosa che richiama subito alla memoria il Labirinto del mito o il dedalo – dal nome del leggendario architetto che lo progettò (Dedalo appunto) – un termine che ancora oggi, nel nostro linguaggio comune, indica un luogo nel quale non è facile orientarsi. Le residenze erano munite di portici, archivi, magazzini, appartamenti, sale del trono, luoghi di culto… Tutti ambienti che si sovrapponevano e si intersecavano per poi spalancarsi all’improvviso verso ampie terrazze dalle quali si apriva il paesaggio circostante avvolgendo il visitatore. In questi grande cortili aperti, si tenevano celebrazioni con danze e giochi atletici.

I minoici adornavano i bordi dei loro tetti con ornamenti ricurvi che ricordavano le corna di un toro, come abbiamo già detto.

Molte delle pareti dei loro edifici, erano ricoperte di affreschi o dipinti, in cui la vernice è mescolata con l’intonaco. Alcuni di tali affreschi mostravano uomini e donne, navi, contadini, pescatori, ballerini, nobili e persone di ogni altro genere che vivevano una vita molto elegante e, almeno all’apparenza, felice. Le donne sono caratterizzate sempre da una pelle di color pallido, gli uomini invece sono quasi sempre abbronzati.

Altri dipinti ancora mostravano dei delfini che saltavano sul mare o degli animali immaginari come i grifoni, metà leoni e metà aquile.

Dipeno e Scilli, i primi grandi scultori greci, erano entrambi originari di Creta.

Lo sport: Tauromachia o non Tauromachia? Questo è il problema

Walter Plitt Quintin - Minoan tauromachy
Walter Plitt Quintin - Minoan tauromachy

Diverse raffigurazioni mostrano un loro sport comunemente noto come il “salto del toro”, nel quali gli atleti volteggiavano  sopra un toro appunto, che correva in carica.

Probabilmente definire questa loro disciplina “Tauromachia” è alquanto improprio, perché non sembra avere alcuna somiglianza con la moderna Corrida spagnola.

Non risulta infatti esserci stato alcunché di cruento in questo antico sport cretese (tranne nel caso in cui, presumibilmente, l’animale riuscisse ad incornare l’atleta), ma pare che si trattasse piuttosto di un esercizio di acrobazia, praticato sia da giovani uomini che da ragazze, e che appunto consistesse nell’afferrare le corna di un toro inferocito e compiere un salto mortale sopra di esso, ricadendo poi in piedi dietro l’animale. In altre raffigurazioni sembra che gli atleti saltino proprio in groppa al toro e in altre ancora pare che il salto avvenga di schiena, all’indietro.

Volteggio avvitato Tsukahara su tavola

Sembra esser stato qualcosa di assai simile al volteggio sulla tavola praticato nella ginnastica artistica moderna, come la vediamo ad esempio ancora oggi alle Olimpiadi: il ginnasta prende la rincorsa, salta su una pedana, appoggia le mani sull’attrezzo, esegue il volteggio in aria e atterra infine in piedi.

L’unica differenza non da poco, è che il ginnasta moderno salta sopra una tavola e non sopra un toro inferocito!

Se proprio di sfida tra l’uomo e il toro si vuol continuare a parlare o anche di vaga somiglianza con la Corrida spagnola, essa consisteva unicamente nell’evitare, come abbiamo già detto, di farsi incornare dall’animale, sfidando e schivando la sua furia con un elegante gesto acrobatico e dunque ribadendo la superiorità e la vittoria dell’uomo sulla bestia, senza tuttavia arrivare ad uccidere quest’ultima.

Non si sa se questa pratica fosse di natura religiosa o semplicemente sportiva.

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Alcuni studiosi ritengono che queste immagini rappresentino una semplice evocazione mitologica, senza alcuna attinenza con un’impresa di tal tipo realmente avvenuta.

Saltatore in azione durante una course landaise

La Taurocatapsia (dal gr. (τὰ) ταυροκαϑάψια, composto da ταῦρος «toro» e καϑάπτω «afferrare») era praticata anche dagli ittiti, nel Medio Oriente, nella Battria (oggi corrisponde all’incirca all’Hindu Kush, Afghanistan) e nella Valle dell’Indo (subcontinente indiano).

La disciplina viene eseguita ancora oggi nella Francia Sud-occidentale, usando però mucche al posto dei tori, e viene chiamata la “Course Landaise”.

La velocità e l'audacia di Juanito Apiñani nell'Arena di Madrid (1815-16). Incisione e acquatinta di Francisco de Goya.
La velocità e l'audacia di Juanito Apiñani nell'Arena di Madrid (1815-16). Incisione e acquatinta di Francisco de Goya.

Abbiamo anche un disegno di Francisco Goya che ritrae un salto del toro avvenuto ai suoi tempi in un’arena di Madrid, ma l’atleta in questo caso utilizzava dei bastoni per volteggiare sopra l’animale.

Lo sport: Boxe o MMA?

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I boxeur o i pugili di Akrotiri (Creta), affresco.

La boxe era già conosciuta nell’età minoica ed era designata coi nomi di pýx o pygmḗ. L’ Affresco dei pugili di Akrotiri, antica città nell’isola di Thera (oggi Santorini), scoperto nel 1967, è un dipinto murale risalente all’età del bronzo, cioè al 1700 a.C.

Raffigura due giovani ragazzi che praticano la boxe, documentando l’utilizzo, già all’epoca, di guantoni e cinture.
Le teste dei due pugili sono rasate ai lati, ma non completamente: ciocche di capelli fluenti scendono sulle loro spalle, indicando la loro giovane età (molti ragazzi portano una capigliatura simile ancora oggi), mentre il tono della pelle, più scuro, indica che si tratta appunti di due maschi.

Il ragazzo a destra è completamente nudo, ma porta una cintura, mentre il giovane a sinistra sfoggia dei gioielli, indicando forse la sua appartenenza ad uno status più elevato.

La giovane età dei due atleti dell’affresco di Akrotiri, suggerisce che essi devono aver iniziato ad allenarsi molto presto, fornendo l’idea che questo sport fosse estremamente importante per la società minoica. È stato ipotizzato che competizioni atletiche di questo tipo avessero un ruolo anche religioso nella società, cosa che spiegherebbe la loro grande diffusione.

La boxe forse veniva considerata dai cretesi anche un vero e proprio rito di passaggio all’età adulta.

Non è chiaro se i guanti che i ragazzi indossano nell’affresco, fossero destinati a proteggere le loro nocche o ad infliggere maggiori danni all’avversario (i greci dell’età successiva utilizzeranno invece delle fasce).

Fatta eccezione per questi guanti, i gioielli e le cinture, i concorrenti indossavano comunque il minor numero di indumenti possibile, quasi come nelle competizioni odierne.

Probabilmente talvolta venivano utilizzati dei caschetti, come avverrà in epoche successive e come avviene ancora oggi in alcune competizioni; quel che non si sa con certezza è se venissero utilizzati anche i piedi oltre che le mani, facendola più assomigliare ad un’arte marziale vera e propria o alla moderna MMA (Mixed Martial Arts), piuttosto che al pugilato in senso stretto.

Boxe minoica – Clicca sull’immagine per vedere la galleria foto

Nata forse come mezzo per risolvere le controversie, la boxe si era poi evoluta in vera e propria disciplina atletica già dai tempi dei Sumeri.

Come passavano il tempo i Cretesi?

Donne in una casa minoica
Donne in una casa minoica

Non ne sappiamo molto, ma dai dipinti e dai bassorilievi rimasti i loro passatempi sembra che non dovessero essere molto diversi da tutti quelli praticati nel mondo antico.

La caccia innanzitutto, non alla volpe come in Inghilterra, ma all’orso o al cinghiale, ma come quella britannica appannaggio esclusivo anche questa delle classi nobili e ricche.

In alcune raffigurazioni vediamo i cretesi in compagnia de loro agili segugi, probabilmente addestrati anche a questo scopo oltre che alla guardia e alla compagnia, e perfino dei felini, selvatici, forse, che non siamo sicuri se si tratti invece solo di normali gatti domestici.

Conoscevano sicuramente un antichissimo gioco da tavolo, simile alla dama o meglio al backgammon (qualcuno sostiene sia anche un antenato dei futuri scacchi), probabilmente lo stesso di cui parlerà Omero nell’Odissea, la Petteia e o Kubeia; in alcune immagini i cretesi sembrano rappresentati proprio seduti a giocarlo.

Abbiamo già parlato della boxe, mentre per il resto il loro tempo libero doveva trascorrere tra celebrazioni e belle serate di feste e banchetti.

Economia minoica: produzione agricola e artigianato

La processione delle navi o il fregio della flottiglia ad Akroteri, Thera (particolare)
La processione delle navi o il fregio della flottiglia ad Akroteri, Thera (particolare)

L’isola di Creta era ricca di risorse naturali. C’era abbondanza di legno e rame, era ricca di terreni agricoli e presentava vaste aree costiere.

I Minoici ebbero molto successo con l’agricoltura e la coltivazione del grano, dell’orzo, delle erbe (come la menta, il sesamo e il finocchio selvatico), dell’olivo e della frutta in genere (soprattutto i fichi).

Producevano miele (lo zucchero dell’antichità, che infatti sin dalla preistoria era utilizzato per addolcire cibi e bevande) e grazie ai loro grossi allevamenti di bestiame, potevano fornire sia a proprio vantaggio che per il mercato globale di allora, nel Mediterraneo, una cospicua offerta di pelli, latte e formaggio.

Gran parte della loro produzione agricola in eccesso, infatti, veniva scambiata con altri beni, al di fuori dell’isola.

Ceramica minoica – Clicca sull’immagine per vedere la galleria foto


Gioielleria minoica – Clicca sull’immagine per vedere la galleria foto

I sovrani cretesi erano degli oculati manager che avevano già capito l’importanza della diversificazione della produzione e degli investimenti. L’economia minoica era infatti assai differenziata, e si basava sullo sfruttamento delle materie prime, sulle opere di alto artigianato, sul commercio e sulla produzione di spezie e si può classificare più dettagliatamente in questo modo:

  • Ceramica: la produzione di origine minoica di queste opere di artigianato era un vero e proprio grande brand dell’antichità; quasi dei precursori della Richard-Ginori. A Creta si producevano infatti enormi quantità di ceramiche e oggetti decorativi, articoli che venivano esportati in molte aree geografiche, tra cui la Grecia, l’Asia Minore e ad ovest fino ad arrivare in Spagna. Questi elementi erano sia oggetti indispensabili che articoli di design, realizzati secondo un’estetica semplice ma elegante, con decorazioni che rappresentavano alberi, pesci e animali.
  • Oro e argento: da sempre considerati i metalli più preziosi nella storia dell’umanità, l’oro e l’argento erano assai apprezzati ma utilizzati prevalentemente per la creazione di gioielli destinati all’élite. Forcine per capelli, placche per vesti, orecchini elaborati, bracciali da polso e da caviglia, collane, diademi, cinture, anelli. Ma anche statuette votive o comunque sacre e le famose asce bipenne. Il campionario era davvero vasto e i rappresentanti e gli agenti delle gioiellerie o i commessi viaggiatori dell’epoca non dovevano avere troppi problemi di insufficienza di merce da vendere. Anche in questo campo gli artigiani di Creta erano famosi in tutto il Mediterraneo per la loro abilità e la grande raffinatezza dei loro manufatti, utilizzando all’occorrenza anche l’ametista, la corniola e il cristallo di rocca. Le tecniche di lavorazione erano di vario genere: a sbalzo, a granulazione, in lamina e in grani. I due maggiori metalli nobili, cioè l’oro e l’argento, venivano utilizzati anche nello scambio dei beni, poiché fu solo intorno al 600 a.C. che i greci iniziarono a usare la moneta.
  • Legname: durante l’Età del Bronzo, le montagne di Creta erano ricoperte di fitti boschi, dunque i minoici avevano a disposizione una quantità enorme di legname per costruire le loro navi e anche per esportalo all’estero; ad esempio in Egitto, paese in cui il legno era molto richiesto.
  • Zafferano: questa spezia era una rarità e costituiva quasi una sorta di monopolio dell’industria minoica nel mondo antico. Lo Zafferano era assai apprezzato e assai costoso; veniva utilizzato sia in cucina per dare l’aroma alle pietanze (come si fa ancora oggi) o per la  conservazione degli alimenti, sia in medicina per il trattamento di alcune patologie.
  • Lana: la lana sarà sempre, in tutta la storia greca, il fiore all’occhiello dell’economia antica e l’era della civiltà Egeo-cretese non fa eccezione. La lana di pecora eran quella più comunemente usata, presa appena tosata dall’animale veniva poi tinta e filata usando un mandrino.

Una parigina a Creta: la Haute couture minoica

La Parigina, affresco di Cnosso, Creta
La Parigina, affresco di Cnosso, Creta

“Una parigina a Creta”. No, non si tratta di una nuova commedia romantico musicale, magari a metà strada fra “Mamma mia!” Degli ABBA e “Un americano a Parigi” di Gershwin, con protagonista una giovane turista francese che incontra un bel ragazzo greco e scocca subito tra loro la scintilla dell’amore tra canzoni, balli, e musiche indimenticabili.

“La Parigina” ovvero “La Parisienne” è soltanto il soprannome assegnato dai primi archeologici al frammento di un affresco proveniente dal Palazzo di Cnosso, e raffigurante una Gran Dama, dall’aspetto molto curato (“in tiro” diremmo oggi), con trucco impeccabile e un’acconciatura raffinata.

Tanto charme non mancò di far quasi innamorare perfino gli studiosi, da sempre troppo interessati ai reperti e ai libri più che alle belle ragazze, cui questa fanciulla dovette ricordare le avvenenti “Mesdames” e “Mesdemoiselles” che si potevano incontrare nella Ville Lumière.

La moda maschile cretese non si discostava molto da quella di diversi altri popoli del Mediterraneo, un po’ come i vestiti da sposo che ancora oggi sono tutti più o meno uguali fra loro.

Ma se diamo uno sguardo alle varie collezioni femminili dell’Alta Moda minoica, allora sembra di stare a Milano o a Parigi!

Non c’é dubbio che gli Armani, i Versace, i Valentino e gli Yves Saint Laurent di Creta, produssero creazioni che possono tranquillamente rivaleggiare con le maison odierne: larghe gonne sui fianchi, corsetti molto scollati con maniche a sbuffi, crinoline, volant, drappeggi, veli, tessuti multicolore, ricami, gonne pieghettate, trasparenze, perfino il topless…senza dimenticare i gioielli!

La moda Cretese fu indubbiamente innovativa, elegante, creativa, spregiudicata, audace…insomma cara Coco Chanel, non sei nessuno!

Peccato che i greci delle età successive, noti estimatori della bellezza in tutte le sue forme, non rimasero minimamente folgorati da tutto questo glamour minoico e forse per mancanza di validi influencer, l’industria della moda cretese cadde nel dimenticatoio con la fine di questa civiltà.

Ci vorranno gli scavi archeologici dell’inizio del secolo scorso a riportare in passerella quella che forse è la più antica top model della storia: la Parisienne appunto.

Ceramica minoica – Clicca sull’immagine per vedere la galleria foto

Scrittura

Lineare A e B (clicca sulle immagini)

I minoici utilizzavano uno stile di scrittura che gli studiosi oggi chiamano Lineare A. Verso la fine della civiltà minoica iniziò ad apparire un nuovo stile di scrittura a Creta e altrove sulla Grecia continentale. Questo altro sistema è stato denominato Lineare B. Sfortunatamente non ci sono abbastanza esempi di Lineare A per permetterci di decifrare la scrittura, al momento. La lineare B, tuttavia, fu decifrata negli anni ’50 del XXº da Michael Ventris che scoprì trattarsi in realtà di una forma molto arcaica del greco antico, utilizzata a quel tempo dai Micenei. La presenza di tavolette d’argilla con la scrittura in Lineare B a Creta, suggerisce la presenza appunto di Micenei sull’isola già durante l’ultimo periodo della civiltà minoica, sebbene non si possa affermare con certezza se essi vi fossero presenti già in veste di conquistatori. È possibile che solo dopo il crollo della civiltà minoica, i micenei abbiano quindi invaso Creta e si siano impossessati dell’isola.

I minoici scrivevano li loro testi su lunghe e sottili tavolette di argilla utilizzando uno stilo o un bastoncino. La loro scrittura presenta molti simboli diversi e gli studiosi ritengono che sia di tipo sillabico, in cui ogni simbolo rappresenta appunto una combinazione di una consonante con una vocale. Ci sono tuttavia anche molti simboli nella Lineare A che sembrano rappresentare invece intere parole.

Molte di queste tavolette piene di iscrizioni sono state trovate in magazzini dove i minoici conservavano scorte di cibo, bevande e materiale vario, a dimostrazione quindi che la scrittura era utilizzata anche per gestire i registri dei commerci, gli inventari ecc. oltre che per scopi religiosi.

Tutte queste tavolette ci sono pervenute perché sono state accidentalmente “cotte” dalle alte temperature create dagli incendi che distrussero i principali palazzi della Creta minoica, rendendole dure e dunque durevoli.

Storia

Cerimonia di apertura in stile minoico, ai giochi olimpici di Atene nel 2004.
Cerimonia di apertura in stile minoico, ai giochi olimpici di Atene nel 2004.

Alcune tribù primitive vivevano sull’isola di Creta, in piccoli insediamenti, già sin dal 6000 a.C. circa. Tuttavia le prime tracce della più antica civiltà europea risalgono al 2000 a.C. La ragione di questa improvvisa impennata non ci è nota, ma alcuni studiosi ritengono che forse gli egiziani potessero essere entrati in contatto con Creta e che qui abbiano poi tramandato ai residenti alcune loro conquiste che hanno contribuito a far progredire gli indigeni dell’isola.

Evans rinvenne anche oggetti di origine egizia a Creta, cosa che lo spinse a prendere la cronologia dei faraoni come punto di riferimento temporale per delineare tre periodi nello sviluppo della civiltà minoica:

  • Minoico Antico (2500-2000 a. C.)
  • Minoico medio (2000-1570 a. C.)
  • Minoico recente (1570-1050 a. C.)

I minoici erano molto dediti all’agricoltura e alla pesca e non sembrano aver mai sviluppato una vera e propria potenza militare. Controllavano anche il commercio nel Mar Egeo e questo aumentò di molto le loro ricchezze.

Esibizione del Teatro Minoico di Creta
Esibizione del Teatro Minoico di Creta

Pure essendo un popolo pacifico, la loro flotta era una delle più potenti del mondo all’epoca, per questa ragione non sentirono alcuna necessità di costruire mura o torri sulla loro isola.

Tuttavia il potente nemico che li minacciava era un altro: Creta è infatti una zona altamente sismica o comunque esposta alle calamità naturali.

Il palazzo di Cnosso, fu infatti distrutto da un terremoto nel 1700 a.C. circa e quindi ricostruito.

Intorno al 1550 a.C. l’eruzione del vulcano Thera, situata a nord di Creta – forse insieme a quella del Vesuvio nel 79 d.C. uno dei più grandi eventi catastrofici dell’antichità – potrebbe aver causato lo tsunami che verosimilmente ha devastato tutta la costa del regno minoico:  si calcola che l’eruzione abbia ridotto circa due terzi dell’intera isola in cenere, facendo piovere su di essa grossi quantitavi di pietra pomice, avvolgendola in una fitta nube di vapore e portando l’atmosfera a temperature roventi, anche se non tutti gli studiosi concordano sull’effettiva portata di questo cataclisma.

Il vulcano causò anche un forte terremoto che abbatté molti edifici a Creta, provocando la morte di centinaia di persone. In seguito, un’enorme marea si è riversò sempre sull’isola spazzando via tutto ciò che si trovava nell’entroterra. Gli altri palazzi e e tutto il resto dei monumenti minoici furono ulteriormente danneggiati e ci furono nuove vittime; il bilancio dell’intero disastro dovette essere quasi incalcolabile.

Da allora in poi, il loro controllo sul commercio ovviamente si indebolì e la loro civiltà attraversò un’inarrestabile decadenza.

Molti studiosi ritengono che i minoici furono alla fine invasi dai barbari che attaccarono prima la Grecia continentale e poi la stessa Creta. La civiltà doveva essere già estinta nel 1000 a.C.

Intorno al 1480 a.C., infatti, un’altra civiltà della Grecia continentale attraversò il mare e invase Creta. Achei o Micenei. I Minoici si stavano ancora riprendendo dalle calamità naturali che li avevano piegati, ed erano del tutto inconsapevoli che altre popolazioni stessero arrivando da loro per distruggerli definitivamente. Si impegnarono in una strenua e disperata resistenza per difendere la loro patria, ma il loro esercito era ormai debole e quindi capitolarono. I conquistatori si impadronirono delle città in rovina e costruirono propri palazzi in sostituzione di quelli distrutti dagli eventi naturali.

I nuovi padroni assimilarono anche le conquiste della più evoluta civiltà di Creta, come l’alfabeto minoico per scrivere testi nella propria lingua, dando inizio a quella che fu denominata appunto scrittura lineare B, e assunsero il controllo anche dei campi e delle zone di pesca che appartenevano ai sottomessi.

Secondo un’altra teoria, i minoici non sarebbero stati invasi se non molto più tardi e avrebbero continuato a sopravvivere a lungo dopo lo stato di calamità, anche se la loro civiltà non avrebbe più raggiunto i fasti della loro epoca d’oro.

Comunque sia andata, soprattutto nel periodo conclusivo della loro storia, non possono certo essere definiti un popolo fortunato.

Ricostruzione di un ipotetico tsunami a Creta, in epoca minoica
Ricostruzione di un ipotetico tsunami a Creta, in epoca minoica

Due terremoti, un’eruzione vulcanica, uno tsunami e infine un’invasione di barbari…a Roma diciamo “Fatte benedì” quando uno sembra perseguitato dalla sventura.
E alla fine i poveri minoici sembrano a noi davvero dei Fantozzi perseguitati dall’eterna nuvoletta… anche se la loro fu più una nuvolona, fatta di gas e pietra lavica.

E siccome al destino non manca davvero l’ironia, come il sarcasmo, dobbiamo brevemente di parlare di nuovo della loro divinità maschile, Velchanus. Questo dio ha un nome assai simile (anche troppo per essere solo un caso) a quello appartenente ad uno dei principali numi della mitologia romana, Vulcano appunto.

Ed è stato infatti proprio un vulcano, quello di Santorini, a decretare la fine della civiltà minoica.

L’eredità di Creta

La religione e civiltà: I Cretesi tramandarono agli Achei e ai Dori, come alla successiva società micenea, le basi della loro civiltà. I riti religiosi, il culto dei morti, la scrittura e altro.

Le arti: La lavorazione della ceramica e i principi architettonici per le costruzioni delle grandi regge, furono conquiste minoiche che vennero assimilate in tutta la Grecia continentale e non solo.

L’economia e l’agricoltura: da Creta si diffuse in tutta l’Ellade e in molte altre zone del Mediterraneo, sia la coltivazione dei vigneti che quella dei fichi. I maestri della metallurgia minoica fecero scuola a lungo nel mondo antico e l’isola insegnò per prima a molti popoli occidentali anche l’arte della navigazione, la pratica del commercio, l’uso dei pesi e delle misure.

Affresco minoico
Affresco minoico

 Nel prossimo episodio – > :   Dopo la fine della civiltà minoica, un’altra potenza sorge e si lancia alla conquista dell’Egeo. La storia e il mito continuano a intrecciarsi: è l’epoca della Guerra di Troia.

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