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DIONISO: UNO SHOTTINO CON BACCO

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Dioniso, nella mitologia classica, era originariamente il dio della natura, della fecondità e della vegetazione, soprattutto della vite (da qui poi, eminentemente, il dio del vino) conosciuto tra i romani come Bacco, e spesso chiamato da loro anche Liber. In Omero, nonostante le frequenti menzione sull’uso del vino, Dioniso non è mai menzionato come suo creatore o associato ad esso, né compare nell’Olimpo; Esiodo è il primo che chiama il vino come dono di Dioniso.

Era figlio di Zeus e Semele, figlia a sua volta del re Cadmo e di Armonia. Il nome di Dioniso, sembra alludesse sia al padre, che al monte Nisa dove era stato allevato. La maggior parte dei Mitolografi però sostengono che la voce Dioniso sia composta da Dion che vuol dire Zeus, e nyxsò , “io ferisco” ; perché Zeus si ferì facendosi una incisione nella coscia per salvare il bambino, di cui Semele era incinta.

Semele, la madre

La nascita di Bacco, Giulio Romano
La nascita di Bacco, Giulio Romano

Hera si vendicò della loro relazione visitando Semele sotto mentite spoglie e inducendola a chiedere a Zeus che le apparisse vestito degli attributi della sua maestà. Nessun mortale poteva sopportare questa vista e Semele ne rimase devastata.

Ecco come andarono i fatti:
Hera, mossa da gelosia contro questa sua rivale, scese giù dal cielo Cielo e vestendo le forme della nutrice di Semele, di nome Beroe, ispirando abilmente dei sospetti nella mente della ragazza nei confronti del suo amante; le fece quindi intendere che se fosse stato veramente Zeus in persona, come egli si vantava, non si sarebbe sempre mascherato sotto la figura di un semplice uomo per venirla a trovare. Per fugare quindi ogni dubbio era necessario che il dio che le apparisse con la stessa maestà con cui si lasciava vedere da Hera medesima. Semele seguì consiglio della falsa nutrice, e quando Zeus venne a trovarla di nuovo, lo indusse a giurarle per il fiume Stige, di concederle qualunque cosa gli avesse chiesto. Dopo che Zeus ebbe giurato, ella gli disse “Quando verrai a trovarmi, la prossima volta, presentati con tutta quella la maestà di cui ti rivesti allorché come sposo ti avvicini ad Hera”.

Zeus avrebbe voluto rimangiarsi la promessa, ma ormai era troppo tardi. Tornò egli dunque a visitarla, circondato da tutto lo splendore e dalla Maestà conveniente al sovrano degli Dei e degli uomini ed armato di Folgore. Pessima idea: appena entrato nel palazzo, involontariamente, il nume lo bruciò tutto e anche Semele perdette la vita nell’incendio.

Efesto trasse dalle ceneri il fanciullo, dal grembo della madre per la precisione, e lo consegnò a Zeus, il quale apertosi una coscia appunto, qui lo custodì, finché lo sviluppo del feto non fosse giunto a compimento. Semele infatti era morta nel settimo mese della sua gravidanza; Zeus quindi portò il nascituro nella propria coscia nel corso degli altri due che restavano al compimento dei nove.

Quando Dioniso divenne adulto, discese nell’inferno per trarne via la madre e ottenne da Zeus che ella fosse posta nell’Olimpo, fra le dee, col nome di Tione.

Pausania ci fornisce una versione del tutto diversa: dice che Cadmo, essendosi accorto della gravidanza di Semele, la quale si era fatta sedurre da un principe straniero, la fece chiudere in un forziere e la fece abbandonare alla mercé delle onde del mare, che la portarono fin presso i Brasiali nella Laconia. Questi soccorsero Semele che ormai era in fin di vita e ne trassero fuori dal grembo il fanciullo che allevarono presso di loro, mentre alla madre fecero magnifici funerali.

Tiresia nelle Baccanti di Euripide fornisce un’altra versione ancora del mito della sua nascita: narra che Zeus volendo nascondere questo fanciullo ai furori della gelosa Hera (Giunone), lo occultò dentro una nuvola, mentre Eustasio dice che Dioniso fu nutrito sul monte Meros nelle Indie.

Giovinezza di Dioniso

Statua romana di Dioniso del II secolo su modello ellenistico (Musée du Louvre)
Statua romana di Dioniso del II secolo su modello ellenistico (Musée du Louvre)

Una volta nato, Zeus diede Dioniso alla sorella di Semele e a suo marito. Quando Hera perseguitò anche loro, fu affidato alle ninfe, per la sua educazione. Le ninfe lo portarono a Nisa in Tracia, dove anche Sileno lo istruì. Dioniso insegnò agli uomini la coltivazione della vite e l’arte della produzione del vino. Gli si attribuisce anche l’invenzione dell’aratro.

Questo giovane dio, presto raccolse man mano folle di adoratori attorno a sé, principalmente donne, e circondato da questi, seduto su di un carro trainato da pantere e leopardi, attraversò molti paesi, penetrando fino in India con un’ armata composta di nomini e di donne che portavano delle piccole lance come armi e dei tamburi. I suoi seguaci, invasati dal vino e dalla furia selvaggia, agitando il tirso, una bacchetta cava intrecciata con edera e foglie di vite, attaccavano furiosamente tutti colo che resistevano all’introduzione della nuova religione, anche quelli che appartenevano alle loro stesse famiglie. D’altronde nell’Iliade (VI. 130), il dio stesso è definito “furioso”, epiteto che indica che già a quei tempi il carattere orgiastico del suo culto era riconosciuto.

Tutto cedeva allo strepito che faceva la sua armata tumultuosa. Egli fu ricevuto come una Divinità in ogni luogo che visitò in Oriente, poiché il suo scopo era quello d’insegnare ai popoli la coltura delle vigne, non quello imporre tributi. Gli sacrificavano la Gazza per simboleggiare che il vino fa parlare tanto, e l’Irco o capro, anche perché questo animale mangia le foglie delle viti. La Pantera era a lui consacrata perché egli si vestiva con la sua pelle secondo l’antico costume dei tempi.

Era spietato con chi gli si opponeva: infatti Penteo di Tebe fu ucciso dalla sua stessa madre, che era tra le Baccanti, in preda alla follia ispirata dal dio. Le leggende greche delle avventure del Dioniso erano innumerevoli: scorticò vivo Damasco che gli si opponeva in Siria; scatenò la follia di Licurgo, re degli Edoni, portandolo ad uccidere il proprio figlio; dopo che il re tornò sano di mente, lo fece dilaniare da due gruppi di cavalli selvaggi. Ad Orcomeno, le tre figlie di Minia rifiutarono di unirsi alle altre donne nelle loro orge notturne e per questo furono trasformate in uccelli

Avventure di Dioniso

La Coppa di Dioniso, una kylix del VI secolo a.C. J.-C. che rappresenta Dioniso che naviga con i pirati che ha trasformato in delfini
La Coppa di Dioniso, una kylix del VI secolo a.C. che rappresenta Dioniso che naviga con i pirati che ha trasformato in delfini

Vinse le Amazzoni. Trasportato in mare mentre dormiva da un gruppo di marinai che intendevano venderlo come schiavo in Egitto, bloccò il vascello facendo crescere delle viti e dell’edera attorno all’albero e ai longheroni e facendo scorrere del vino dal ponte; poi assunse la forma di un leone e infine di un orso: uccise il capitano e trasformò tutti i marinai in delfini, risparmiando solo il pilota, che aveva messo in guardia l’equipaggio dal molestare il dio. La scena è cantanta nel’inno omerico a lui dedicato e venne rappresentata nel monumento di Lisicrate ad Atene.

L’avventura con i pirati avvenne durante il suo viaggio verso Naxos, dove trovò Arianna abbandonata da Teseo. A Naxos, Arianna (probabilmente una dea cretese simile ad Afrodite) venne associata a Dioniso come sua sposa, dalla quale era il padre di Enopione (bevitore di vino), Stafilo (uva) ed Evante (in fiore) e il loro matrimonio era celebrato da una festa annuale.

Le tradizioni che lo riguardano sono riferite in modo molto diverso dai diversi autori. Anche riguardo la sua nascita, le leggende sono contraddittorie, mentre i rituali del suo culto nei diversi paesi erano molto diversi. Fu rappresentato in alcune opere d’arte come un bambino, ma generalmente dai Greci era visto come un bel fanciullo; mentre in Oriente veniva raffigurato come un uomo di mezza età e dalla figura maestosa, vestito di lunghe vesti.

Dioniso Zagreus

Un’altra fase del mito di Dioniso ebbe origine dall’osservazione del decadimento della vegetazione in inverno, per adattarsi alla quale avrebbe dovuto essere ucciso e unirsi alle divinità del mondo inferiore. Questa fase del suo carattere fu sviluppata dai poeti orfici, avendo qui il nome di Zagreus (“fatto a pezzi”), e non essendo più il dio tebano, ma figlio di Zeus e di Persefone.

Il bambino fu allevato di nascosto, vegliato da Cureti; ma la gelosa Hera scoprì dov’era e mandò sul posto dei Titani, i quali, trovandolo, lo fecero a pezzi, cuocendolo nel fuoco e mangiandone le membra, mentre Hera dava il suo cuore a Zeus.

La lacerazione è riferita da alcuni alla tortura subita dall’uva quando viene pigiata per essere trasformata in vino. Forse è più attinente il  riferimento allo squarcio della carne della vittima durante i sacrifici nei quali la divinità o l’animale sacro veniva immolato, e sacramentalmente mangiato crudo (probabilmente indicando dei sacrifici umani.)

Per collegare questo con il mito della nascita tebana di Dioniso, si diceva che Zeus diede il cuore del bambino a Semele, oppure lo inghiottì lui stesso e diede alla luce il nuovo Dioniso (chiamato Iacco dai suoi adoratori, come grido di gioia). Il concepimento di Zagreus, o Dioniso d’inverno, sembra aver avuto origine a Creta, ma fu accettato anche a Delfi, dove veniva mostrata la sua tomba e ogni anno nel giorno più breve, veniva offerto segretamente un sacrificio. La storia è per molti aspetti simile a quella di Osiride. Secondo altri, Zagreus era originariamente un dio della caccia, che divenne un cacciatore di uomini e un dio degli inferi, più simile ad Ade che a Dioniso.

I Baccanali

Le sue feste e i suoi riti religiosi, che, originari della Tracia, divennero orge selvagge e scene licenziose in Grecia e a Roma, furono infine soppressi in quest’ultima città. 

Baccanti, William Adolphe Bouguereau 1825 1905 The Youth of Bacchus 1884
Baccanti, William Adolphe Bouguereau 1825 1905 The Youth of Bacchus 1884

Simile alle Dionisie in Grecia, I Baccanali  dei latini erano praticati principalmente in Etruria e a Roma appunto, divenendo quasi subito, sembra, un pretesto per la dissolutezze e crimini. Rimase un famoso un caso in particolare, un vero e proprio “Affaire-Baccanali” in cui vennero coinvolte oltre settemila persone: ne seguii un’ inchiesta con un gran numero di condannati a morte o in prigione (186 a.C.). I Baccanali furono quindi vietati da un Senatoconsulto, cioé un decreto, il cui testo ci è stato conservato. 

Probabilmente erano in origine semplici cerimonie in onore della ricca e produttiva potenza della natura, che lui, come dio del vino, senza dubbio rappresentava. Fra i poteri che furono attribuiti a Dioniso c’erano quelli della profezia, di guarire alcune malattie e di accrescere la produttività della terra.

(Articolo elaborato dalle seguenti fonti: The American cyclopaedia, di George Ripley and Charles A. Dana, 1879 – Dizionario Mitologico Storico Poetico di F. S. Villarosa ,1841 – Encyclopædia Britannica Eleventh Edition, 1910/11 – Le Larousse pour tous : nouveau dictionnaire encyclopédique, 1909)

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