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ASCESA DI POMPEO, RIVOLTA DI SPARTACO, PROCESSO A VERRE

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< – Nelle puntate precedenti:

Lucio Cornelio Silla è il nuovo indiscusso padrone di Roma. Di origine patrizia, i suoi successi militari e diplomatici gli valsero l’ostilità del suo condottiero Mario. Dal 93 a.C. diventa capo del partito senatoriale e si oppone a Mario che è il capo del partito popolare. La guerra civile condotta dall’88 all’82 a.C. ha visto vincitore di Silla. Il nuovo dittatore massacra i sostenitori del suo ex leader. Dopo aver combattuto vittoriosamente in Oriente contro Mitridate, nominato dittatore perpetuo nell’anno 82 a.C. esercita un potere personale assoluto, accrescendo il ruolo del Senato e riducendo le capacità dei magistrati. 

Pompeo il Grande in Spagna

I fuochi della guerra civile, anche se spenti in Italia, stavano ancora bruciando in Spagna. Sertorio, un seguace di Mario, vi aveva sollevato le tribù bellicose della Lusitania e li aveva incitate ad una rivolta generale contro il potere del governo aristocratico di Roma. – Gneo Pompeo, un giovane leader in ascesa dell’oligarchia, al quale era già stato conferito il titolo di “Grande” come ricompensa per aver schiacciato il partito mariano in Sicilia e in Africa, fu inviato in Spagna per svolgere un servizio simile.

Per diversi anni la guerra fu portata avanti con alterne fortune. A volte il potere di Roma nella penisola sembrava sull’orlo della totale estinzione. Alla fine il coraggioso Sertorio fu assassinato (72 a.C.) e l’intera Spagna fu rapidamente riconquistata. Pompeo si vantava di aver forzato le porte di più di ottocento città in Spagna e nella Gallia meridionale. In tutte le regioni conquistate stabilì delle colonie militari e riorganizzò i governi locali, mettendo al potere coloro che sarebbero stati non solo amici e alleati dello stato romano, ma anche suoi sostenitori personali. Come abbia usato questi uomini come strumenti della sua ambizione, lo apprenderemo’ più avanti.

Spartaco: guerra dei gladiatori (73-71 a.c.)

Locandina del film, Spartacus con Kirk Douglas, Laurence Olivier, Jean Simmons, Charles Laughton, Peter Ustinov. Diretto da Stanley Kubrick, scritto da Dalton Trumbo. 1960

Locandina del film, Spartacus con Kirk Douglas, Laurence Olivier, Jean Simmons, Charles Laughton, Peter Ustinov, Tony Curtis. Diretto da Stanley Kubrick, scritto da Dalton Trumbo. 1960

Mentre Pompeo stava sottomettendo la fazione mariana in Spagna, un nuovo pericolo scoppiò nell’Italia centro-meridionale. I combattimenti tra gladiatori erano diventati in quest’epoca lo sport preferito negli stadi. A Capua si trovava una specie di scuola di addestramento, dalla quale venivano ingaggiati abili combattenti per intrattenimenti pubblici o privati. Qui c’era uno schiavo trace, conosciuto con il nome di Spartaco, che incitò i suoi compagni alla rivolta. Gli insorti si rifugiarono sul cratere del Vesuvio e ne fecero la loro roccaforte. Lì furono raggiunti da gladiatori di altre scuole e da schiavi e da uomini scontenti da ogni parte. Alcuni piccoli successi permisero loro di rifornirsi con le armi dei loro nemici. Alla fine il loro numero salì a 150.000 uomini. Per tre anni sfidarono il potere di Roma e ottennero persino il controllo della maggior parte dell’Italia meridionale. Quattro eserciti romani inviati contro di loro furono fatti a pezzi.

Ma Spartaco, che era un uomo di vera abilità e discernimento, prevedeva che una prolungata lotta con Roma doveva inevitabilmente portare al trionfo della Repubblica. Perciò consigliò ai suoi seguaci di combattere oltre le Alpi, e poi di disperdersi nelle terre di provenienza in Gallia, Spagna e Tracia. Ma loro, resi euforici dai successi già ottenuti, immaginarono di poter conquistare Roma e di avere tutta l’Italia come preda. Il loro campo era già pieno di bottino, che gli insorti vendevano agli speculatori. In cambio di queste prede di guerra, prendevano solo ottone e ferro, che le loro fucine trasformavano rapidamente in armi.

Una scena della serie TV, Spartacus, la vendetta, 2012
Una scena della serie TV, Spartacus, la vendetta, 2012

Alla fine M. Crasso riuscì a far scendere gli insorti a Reggio Calabria, dove Annibale al tempo della sua campagna, era rimasto così a lungo bloccato. Spartaco decise ora di passare in Sicilia e riaccendere il fuoco della vecchia guerra servile in quell’isola. Contrattò con i pirati che infestavano i mari vicini per trasportare le sue forze attraverso lo stretto; ma appena ricevuto il prezzo pattuito, essi salparono a tradimento e lasciarono Spartaco e i suoi seguaci al loro destino. Crasso eresse un muro attraverso l’istmo, per impedire la fuga degli insorti; ma Spartaco sfondò di notte la linea romana e si affrettò verso nord con il suo esercito. Seguendolo a ruota, Crasso prese i fuggitivi al Silaro e li sottopose a una sconfitta decisiva. Spartaco stesso fu ucciso, ma 5000 degli insorti fuggirono e si diressero verso le Alpi. Questa banda in fuga fu intercettata e annientata da Pompeo, che tornava dalla Spagna.

Agli schiavi che avevano preso parte alla rivolta fu data una caccia spietata attraverso le montagne e le foreste, e vennero poi sterminati come belve feroci e pericolose. Il cammino della via Appia fu interamente fiancheggiato da seimila croci sulle quali erano stati inchiodati altrettanti corpi, un terribile ammonimento sul destino che attendeva gli schiavi che avessero osato combattere per la libertà.

Gli abusi di Verre 

Se lo stato della società in Italia pareva terribile, ancora peggiore era la condizione fuori della penisola. All’inizio il dominio dei governatori romani nelle province, sebbene severo, era stato sempre onesto e prudente. Ma durante il periodo di sregolatezza e corruzione in cui siamo ora entrati, l’amministrazione di questi possedimenti stranieri divenne vergognosamente disonesta, incredibilmente crudele e smisuratamente rapace. Il processo contro Verre, il governatore della Sicilia, mise a nudo lo scandaloso dominio dell’oligarchia, nelle cui mani era caduto il governo. Per tre anni Verre saccheggiò e devastò quell’isola impunemente. Gli uffici del governo della provincia erano aperti ad ogni tipo di corruzione e tutte le decisioni dei tribunali erano in vendita al miglior offerente. Verre esigeva dai contadini la maggior parte dei loro raccolti, che poi vendeva, così da arricchire la sua già enorme fortuna. L’agricoltura in questo modo andò in rovina e le fattorie furono abbandonate. Verre aveva anche un certo gusto per l’arte, e durante i suoi giri per l’isola confiscò gemme preziose, vasi, statue, dipinti e altri oggetti che colpivano la sua fantasia, sia nei templi che nelle abitazioni private.

Arringa di Cicerone in Senato, da The Comic History of Rome, 1850
Arringa di Cicerone in Senato, da he Comic History of Rome, 1850

Egli non poteva essere chiamato a risponderne mentre era in carica; ed era dubbio che, dopo la fine del suo mandato, potesse essere condannato, tanto corrotti e venali erano ormai diventati i membri del Senato, davanti ai quali tutti questi trasgressori dovevano essere processati. Infatti, lo stesso Verre si vantava apertamente di destinare due terzi dei suoi guadagni ai suoi giudici e avvocati, mentre il restante lo riservava per sé stesso.

Alla fine, dopo che la Sicilia era ormai ridotta come una terra che fosse stata devastata da conquistatori barbari, l’infame ladro fu trascinato in tribunale. L’accusatore era Marco Tullio Cicerone, il brillante oratore, che a quel tempo stava appena salendo alla ribalta di Roma. La tempesta di indignazione sollevata dagli sviluppi del processo fece fuggire Verre in esilio volontario a Massilia, dove portò con sé gran parte delle sue ricchezze illecite.

(Trad. dall’inglese da High school Ancient History, Greece and Rome di Philip Van Ness Myers, 1901)

 Nel prossimo episodio – > :   Pompeo, proveniente da una famiglia di recente nobiltà, ricco proprietario terriero nel Piceno, partecipò giovanissimo alla lotta contro i partigiani di Mario in Sicilia e in Africa; fu proclamato imperatore dalle sue truppe, che gli diedero il soprannome di Magnus (il Grande); Silla non poteva rifiutargli il beneficio del trionfo a 25 anni. Combatte Sertorio in Spagna , poi schiaccia con Crasso le bande di Spartaco. Fu eletto console senza aver completato la carriera tradizionale della magistratura. Nel 67, riuscì in una campagna contro i pirati. Nel 66, gli fu affidata la guida della guerra contro Mitridate, che si trasformò in una conquista dell’Impero Seleucide. 

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