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PROTEO, IL MUTA FORMA

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Proteo, più conosciuto come “Il vecchio del mare”, era un figlio di Oceano e di Teti, la cui dimora era la profondità del mare, che lasciava solo per portare i vitelli di mare o smerigli di Poseidone (Nettuno) a “pascolare” sulle coste e sulle isole del Mediterraneo. Secondo un’altra versione invece, custodiva un branco di foche in fondo al mare, sempre sacre a Poseidone.

Essendo un uomo anziano, si riteneva che possedesse il potere profetico e i segreti della stregoneria, anche se non poteva essere persuaso facilmente ad esercitare il primo se non costringendolo con l’inganno o sotto minaccia di violenza.

Proteo o il Vecchio del mare
Proteo o il Vecchio del mare

Coloro che volevano farsi predire da lui il futuro, vegliavano fino a mezzogiorno, quando Proteo aveva l’abitudine di salire sull’isola di Faro, sulla costa egiziana, con il branco di foche di Poseidone. Circondato da queste creature degli abissi, dormiva sotto l’ombra fresca delle rocce. Questo era il momento favorevole per cogliere di sorpresa l’indovino.

Ma anche allora però, faceva ogni sforzo per eludere i suoi interrogatori, mutando il suo aspetto in una grande varietà di forme: come quelle di un leone, pantera, maiale o serpente, e come ultima risorsa, in forma di fuoco o di acqua. Questa facoltà di trasformazione, che sia Proteo che Teti possedevano, corrisponde alla grande mutevolezza dell’aspetto del mare

Ma il gioco valeva la candela; poiché se veniva trattenuto abbastanza a lungo, alla fine Proteo si stancava e riprendendo la sua vera forma, dava tutte le risposte richieste, dopo di che si tuffava di nuovo in fondo al mare, accompagnato dagli animali di cui si prendeva cura.

Nell’Odissea

Nell’Odissea, Menelao racconta a Telemaco di essere rimasto bloccato a Faro mentre tornava a Sparta dopo la guerra di Troia. La figlia di Proteo gli disse come costringere suo padre a dirgli quale degli dèi aveva offeso e come poteva redimersi per tornare a casa. Egli quindi si nascose tra le foche di Proteo e quando il dio emerse dal mare per dormire tra loro, Menelao riuscì a catturarlo. Per sfuggire al suo assalitore, Proteo prese la forma di un leone, di un serpente, di un leopardo, di un maiale e persino di acqua e di un albero. Ma queste metamorfosi furono vane ed egli dovette rispondere alle domande di Menelao il quale apprese che suo fratello Agamennone era stato ucciso al suo ritorno a casa e che Aiace Oileo era morto in un naufragio.

Luciano di Samosata: la decostruzione del mito

Secondo Luciano di Samosata, nel suo libro “On the Dance” (…ehm non in effetti, non è così; è piuttosto “Sulla danza” il titolo) afferma che Proteo sarebbe stato solo un abile ballerino: insuperabile nella pantomima, assimilava tutto e assumeva ogni sorta di forma; con la velocità dei suoi movimenti, imitava tutto ciò che voleva. Una sorta di Zelig ante litteram

(Libera rielaborazione  e adattamento da “Manual of mythology. Greek and Roman, Norse, and Old German, Hindoo and Egyptian mythology di Alexander Stuart Murray, 1895 e da E. M. Berens. “The Myths and Legends of Ancient Greece and Rome”, 1880)

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