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LA GUERRA DI TROIA – 12 – ACHILLE E AGAMENNONE LITIGANO

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Crise, sacerdote di Apollo e padre di Criseide, venne da Agamennone per chiedere la restituzione della figlia. Agamennone rifiutò e insultò Crise, che pregò Apollo di vendicare i torti subiti dai greci. Infuriato, Apollo afflisse con un'epidemia di peste l'esercito acheo. L'indovino Calcante, sostenuto da Achille, rivelò l'oracolo secondo il quale Apollo ha voluto punire Agamennone perché si era rifiutato di restituire Criseide ora prigioniera. Costretto a cedere, la furia di Agamennone richiede un'altra preda in suo onore.
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A questo proposito Agamennone, che aveva sempre nutrito rancore contro Calcante fin dal sacrificio di Ifigenia, rimproverò il sacerdote, accusandolo anche in questo caso di essere in combutta con Achille, accusa che quest’ultimo avrebbe respinto con la forza, arrivando perfino ad uccidere Agamennone stesso, se non fosse intervenuta la dea Atena che improvvisamente apparve accanto a lui, invisibile agli altri, richiamandolo al senso del dovere e di obbedienza verso il suo comandante.

“Profeta del male”, esclamò, “non mi hai mai detto niente di buono! E ora dici che devo rinunciare alla fanciulla? Lo farò, poiché non desidero la rovina dell’esercito, ma un’altra devo averla , poiché non è giusto che io solo tra tutti gli Argivi rimanga senza un premio!».

Achille rispose che in quel momento non c’era premio che Agamennone potesse avere. “Come possiamo darti un premio”, disse, “visto che tutto il bottino è già stato diviso? Non possiamo chiedere al popolo di restituire ciò che è stato dato loro. Accontentati quindi di lasciare andare la fanciulla! Quando avremo preso la forte città di Troia ti risarciremo quattro volte”.

“Non è così”, rispose Agamennone. “Se i Greci mi daranno un premio adeguato, sarò contento, ma in caso contrario prenderò il tuo o quello di Aiace o di Ulisse. Di questo, però, ci occuperemo in seguito. Per ora la serva sia rimandata indietro a suo padre, affinché l’ira di Apollo possa essere placata.”

A queste parole Achille si arrabbiò molto e disse:

“Uomo impudente e avido! Come possono i Greci combattere valorosamente sotto il tuo comando? Quanto a me, non sono venuto qui per fare guerra ai Troiani a causa di una mia lite! I Troiani non mi hanno fatto alcun male! È per ottenere soddisfazione per tuo fratello siamo venuti qui con le nostre navi, e stiamo sempre a combattere, mentre a te viene data la maggior parte del bottino. Io me ne torno a casa a Ftia. Forse allora avrai pochi tesori da condividere. ”

Infuriato a causa di questo discorso, Agamennone rispose con parole adirate: “Vattene a casa, con le tue navi e i tuoi Mirmidoni! Ci sono altri capi qui che mi onoreranno, e non mi preoccupo della tua ira!”.

(Libera riduzione e traduzione da Michael Clarke, The Story of Troy, 1897)

Mi stai mancando di rispetto!

Agamennone sentì la sua dignità di re e capo dell’esercito insultata dalla minaccia di Achille, e per questo chiese come soddisfazione la persona della bella Briseide, affinché prendesse il posto di Criseide, a cui era stato costretto a rinunciare.

“Così, a mia volta, ti minaccio; prima di sera  
Criseide, verrà riportata indietro sulla mia nave. 
Ma i miei soldati, andranno alla tua tenda,
E porteranno via la fanciulla dalle belle guance,
il tuo premio, Briseide, affinchè tu impari
fino a che punto mi trovo al di sopra di te,
e che tutti gli altri capi non ci provino nemmeno
a misurare la loro forza con me e a sfidare il mio potere”.

Omero, Iliade, Libro I.

Non l’avesse mai detto…

La disputa tra Agamennone e Achille

La disputa tra Agamennone e Achille

Io questo l’ammazzo!

Furioso per via di questa minaccia, Achille mise una mano alla sua spada con l’intenzione di uccidere Agamennone, e aveva mezzo estratto l’arma dal suo fodero, ma proprio in quel momento la dea Atena si fermò dietro di lui e lo afferrò per i suoi capelli biondi. Era stata mandata dal cielo da Hera per pacificare l’eroe, poiché Hera e Atena erano alleate dei Greci. Fin dal giudizio sul monte Ida odiavano Paride, la città e il paese a cui apparteneva, e perciò desideravano che non vi fosse alcuna contesa tra i capi greci, che impedisse loro di prendere e distruggere l’odiata città.

Achille rimase stupito quando vide la dea, che gli apparve sola, invisibile a tutti gli altri. Capì subito chi era e le disse: “O dea, sei venuta a testimoniare l’insolenza del figlio di Atreo? Assisterai anche tu al castigo che gli infliggerò per la sua superbia. ”

(Michael Clarke, op. cit.)

Interviene Atena

L’ira di Achille (Achilles trattenuto da Athena). 1881. Louis Edouard Fournier

L’ira di Achille (Achilles trattenuto da Athena). 1881. Louis Edouard Fournier

Ma Atena rivolse all’eroe parole rassicuranti:

“Sono venuta dal cielo per placare la tua ira,
Se vuoi ascoltare il mio consiglio. Vengo inviata
Da Hera, dea dalle bianche braccia, alla quale voi due
Siete cari e che veglia sempre su entrambi.
Astieniti dalla violenza; non lasciare che la tua mano
sfoderi la spada, ma rispondi con la tua lingua
ai rimproveri, a seconda dell’occasione,
Poiché io ti predico ciò che il tempo farà accadere;
Un triplice risarcimento ti sarà ancora offerto,
con doni di grande valore, per il torto di questo giorno.
Ora calma il tuo spirito arrabbiato e obbedisci”.».

Omero, Iliade, Libro I.

Così parlò dunque Atena, e Achille, rispondendole, disse:

“Volentieri, o dea, osserverò il tuo comando, sebbene l’anima mia sia molto infuriata; ma così è meglio, poiché gli dèi sono sempre favorevoli a coloro che gli obbediscono”.

Così dicendo ripose la spada nel fodero, mentre la dea tornò rapidamente nell’Olimpo. Allora l’eroe si rivolse di nuovo ad Agamennone con parole amare, e fece giuramento solenne sullo scettro che teneva in mano, che si sarebbe rifiutato di aiutare i Greci qualora avessero cercato il suo aiuto nella battaglia contro i Troiani.

(Michael Clarke, op. cit.)

Non bussate più alla mia porta…non vi aprirò!

Achille dunque, cui Atena aveva ordinato di mantenere la calma, confessò la sua impossibilità di opporsi all’ordine di Agamennone, ma da quel momento si ritirò con tutti i suoi uomini dall’accampamento.

“Giuramento tremendo! inviolato ai re;
Su questo giuro: quando sanguinando di nuovo la Grecia
Chiamerà Achille, chiamerà invano».

Omero, Iliade, Libro I.

Nestore prova a fare da paciere

Nestore

Nestore

Allora il venerabile Nestore si alzò per parlare, e pregò i due capi che smettessero di litigare tra loro, perché i Troiani, disse, si sarebbero rallegrati enormemente di sapere che tra i più valorosi dei Greci regna la discordia. Consigliò ad Achille, pur essendo nato da una dea, di non contestare un’autorità superiore, e pregò Agamennone di non disonorare Achille, baluardo dei Greci, togliendogli il premio che gli era stato assegnato.

Ma il saggio Nestore consigliò e supplicò invano. Agamennone non volle cedere al suo proposito di sottrarre il suo premio ad Achille, e così il consiglio dei capi venne sciolto.

Achilles deprived of Briseis. Achille privato di Briseide, disegno di Hubbell

Achilles deprived of Briseis. Achille privato di Briseide, disegno di Hubbell

Chi consolerà Briseide abbandonata?

La bella Briseide, era talmente legata al suo gentile e nobile rapitore, che pianse amaramente quando fu portata via. Poi la schiava scrisse ad Achille una disperata lettera piena di passione:

“La lettera che stai leggendo, proviene da Briseide, prigioniera: è scritta in un pessimo greco per mano di una barbara. Qualunque cosa leggerai, sarà bagnata di lacrime:ma sono anche lacrime che portano il peso della mia voce. 

Se è giusto lamentarsi un po’ di te amore mio, e mio padrone: di te come padrone e amante, io un po’ mi lamento. Non è colpa tua se sono stata consegnata al re Agamennone; ma è invece colpa tua se io, tua compagna, sono stata affidata subito ad Euribate e a Taltibio. 

Guardandosi in faccia, sembravano chiedersi, silenziosamente, dove poteva essere andato a finire il nostro amore. Avrei potuto guadagnare tempo: la punizione ritardata può forse essere più gradita. Ah io! Non ti ho dato nessun bacio andando via! Ma ho pianto all’infinito e mi sono strappata i capelli: Sono infelice perché mi  trovo, ancora una volta, prigioniera. 

Avrei voluto tornare da te, ingannando la mia guardia: ma il nemico era lì, pronto a soprendere una donna timida. Se solo fossi riuscita a cavarmela subito…però, temevo di essere beccata di notte …e magari spedita come un dono a qualche donna della casa di Priamo. Ma sono stata consegnata a destinazione. Senza dubbio dovevo esserlo. 

Nonostante tante notti trascorse lontano da me, tu non mi reclami. Io aspetto, ma la tua rabbia tarda a scoppiare. Lo stesso Patroclo, quando fui consegnata, mi sussurrò all’orecchio: ‘Perché piangi? Sarai di nuovo qui tra poco!’ È un peccato non aver chiesto di me. Ti opponi al mio ritorno, Achille. Vai, ora porta il nome di amante appassionata… Dove è fuggito così presto da me il tuo volubile amore? La sorte avversa perseguita incessantemente gli sfortunati? Non soffierà più un vento più favorevole per me?…Chi consolerà Briseide abbandonata? Che la terra si apra all’improvviso e mi divori, che il fulmine, cadendo su di me, mi consumi con il suo fuoco splendente!

…Se vuoi già tornare a casa di tuo padre, non sarò un peso per il tuo viaggio. Sarò la schiava che segue un vincitore, e non la moglie che segue un marito…Ma io… le mie parole sono senza potere, e cadono inutili. Non ne sono offesa, comunque. Non sono considerata tua moglie, ed è come una schiava che più spesso sono stata chiamata a condividere il letto del mio padrone.

Ricordo che una prigioniera mi diede il titolo di padrona: “Alla mia servitù,” le dissi, “aggiungi il peso di un nome”… Le mie grazie, i colori del mio viso sono scomparsi. Tuttavia, l’unica speranza di possederti sostiene ciò che resta della mia vita. Se devo rinunciare, mi unirò ai miei fratelli e a mio marito, e non sarà glorioso per te aver voluto la morte di una donna.

Ma perché volerlo? Immergi nel mio petto la tua spada nuda! Ho sangue che sgorgherà quando mi trafiggerai il seno! Aprilo con quella spada che, se una dea lo avesse permesso, doveva colpire quell’assassino di un Atride!

Piuttosto, preserva la mia vita, che è una delle tue benedizioni. Ciò che, vittorioso, lo hai concesso a un nemico, ora è un’amica che te lo chiede. Pergamo, opera di Poseidone, offre alla tua ira vittime più degne di soddisfarla. Sconfiggere un nemico placherà meglio la tua sete di sangue. Ma o ti prepari a consegnare la tua flotta agli sforzi dei remi, o rimani e richiamami a te, come un padrone fa col suo schiavo.”

Ovidio, Heroides, III

 Mamma, pensaci tu!

Achille, disgustato della condotta ingenerosa del suo capo, rifiutava ostinatamente di prendere quindi parte ulteriore alla guerra.

Addolorato e abbattuto si rifugiò sulla riva del mare, e là invocò la presenza della sua divina madre. In risposta alla sua preghiera Teti emerse dalle onde e confortò il suo valoroso figlio con la certezza che avrebbe supplicato il potente Zeus di vendicare i suoi torti dando la vittoria ai Troiani, affinché i Greci potessero rendersi conto della grande perdita che dovevano sostenere, dopo averlo costretto a ritirarsi dall’esercito.

“Sali al cielo e porta la tua preghiera a Zeus,
Se mai con le parole o con le azioni gli hai dato aiuto.
Perché mi ricordo, nelle sale di mio padre
Ti ho sentita spesso, gloriandoti, dire come tu,
Sola fra tutti gli dèi, ti sei interposta
Per salvare il dio dei nembi, figlio di Crono,
Dal vergognoso ammutinamento; quando tutti gli dèi
Che abitano sull’Olimpo, avevano cospirato
Per incatenarlo: Hera, Poseidone e con loro
Pallade Atena. Sei giunta da lui e hai sciolto
I suoi lacci, e hai richiamato alle vette olimpiche
Il mostro dalle cento mani, che gli dèi immortali
chiamano Briareo.”

Omero, Iliade, Libro I.

Achille e Teti, disegno di chillyravenart, deviantart.com

Achille e Teti, disegno di chillyravenart, deviantart.com

(Libera riduzione e traduzione da Michael Clarke, The Story of Troy, 1897)

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Zeus invia un sogno ad Agamennone, esortandolo ad attaccare Troia. Agamennone dà ascolto al sogno ma prima decide di mettere alla prova il morale dell'esercito acheo, dichiarando loro di voler tornare a casa. Il piano fallisce e solo l'intervento di Ulisse, ispirato da Atena, interrompe una disfatta. Odisseo affronta e picchia Tersite, un soldato semplice che esprime malcontento per aver combattuto la guerra di Agamennone. Dopo aver consumato il loro pasto, gli Achei si schierano in compagnie nella pianura di Troia. Il poeta Omero coglie l'occasione per descrivere la provenienza di ogni contingente acheo.

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