Aristide e La Lega di Delo
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Il più illustre contemporaneo e rivale di Temistocle fu Aristide, al quale si è già fatto riferimento. Spirito meno grande di Temistocle, gli era incommensurabilmente superiore per carattere. Prima del periodo di cui stiamo trattando, aveva già reso molti ed eminenti servigi alla sua patria. Fu uno dei dieci generali ateniesi che guidarono le forze greche a Maratona. Non molto tempo dopo quella battaglia, il suo rivale, Temistocle, come abbiamo narrato, si assicurò contro di lui un decreto di ostracismo.
Con uno spirito esattamente opposto a quello mostrato dal romano Camillo, il quale, bandito dai suoi compatrioti, invocò gli dèi perché mandassero su di loro tali calamità affinché pregassero prontamente per il suo ritorno, il patriota Aristide andò in esilio pregando gli dèi che nulla di male accadesse alla sua città natale che avesse dovuto poi indurre coloro che gli avevano procurato l’esilio a piangere per la sua assenza. Tuttavia, tale eventualità si presentò presto. Erano passati solo sei anni da allora, quando il minaccioso pericolo dell’invasione di Serse aveva portato al suo richiamo in patria da parte degli Ateniesi, per aiutare Temistocle nella difesa dello stato. Combatté a Salamina e a Platea, e, dopo la ritirata dei Persiani, divenne ad Atene rivale di Temistocle nel favore e nella stima popolare. Fu l’universale fiducia ispirata dalla sua rettitudine di carattere che gli permise di assicurare alla sua città natale quella supremazia negli affari esteri dell’Ellade che fino a quel momento era stata accordata alla sola Sparta.
La Confederazione di Delo (477 a.C.)
Per poter condurre più efficacemente la guerra contro i Persiani — i quali per molto tempo dopo la disastrosa spedizione di Serse non cessarono mai, con intrighi e con o apertamente, di provocare le comunità greche — gli stati ionici dell’Asia Minore, le isole dell’Egeo e alcuni degli stati della Grecia vera e propria, per lo più a nord dell’istmo, poco dopo la battaglia di Platea, si unirono in quella che è conosciuta come la Confederazione di Delo. Sparta, per la sua reputazione militare, aveva finora goduto un posto di preminenza e di autorità in tutte queste alleanze delle città elleniche. Era arrivata, infatti, a considerarsi la custode di diritto e la guida della Grecia. Ma in quel periodo l’insopportabile arroganza del generale spartano Pausania, che ostentava la grande reputazione che si era guadagnato nella battaglia di Platea, spinse gli stati che avevano stretto l’alleanza a guardare ad Atene affinché assumesse la posizione di leadership nella nuova confederazione.
Pausania non era solo arrogante, ma anche un traditore. In seguito venne alla luce che durante questo periodo era impegnato in trattative cospiratrici con Serse, ed era pronto, per un’adeguata ricompensa, a consegnare tutta la Grecia nelle mani dei Persiani. La nota lettera in cui chiese come prezzo del suo tradimento la mano della figlia di Serse da alcuni è dichiarata un falso; ma non c’è dubbio sulle sue intenzioni di tradimento. Il suo destino si sarà pari al suo crimine. Per evitare l’arresto da parte degli efori, si rifugiò nel santuario di Atena a Sparta. Gli efori, non osando catturarlo lì, fecero rimuovere il tetto del tempio e murando l’ingresso, lasciarono morire di fame il traditore.
Allo stesso risultato contribuirono anche l’alto carattere di Aristide, che era ora il più importante condottiero Ateniese, e la sua grande reputazione di equità e di incorruttibile integrità. Fu eletto primo presidente della lega (477 aC) e l’isola sacra di Delo fu resa depositaria dei fondi comuni. La decisione su quante navi e denaro necessario per realizzare gli scopi dell’unione dovesse essere fornita dai diversi stati, fu lasciata interamente ad Aristide, tale era la fiducia che tutti avevano nella sua equità; e fintanto che ebbe il controllo dell’organizzazione, nessuno dei membri dell’alleanza ebbe mai motivo di lamentarsi.
Così Sparta perse e Atene si guadagnò un posto di preminenza tra gli stati ionici. Gli stati dorici del Peloponneso, in generale, guardavano ancora a Sparta come la loro leader e consigliera. Tutta la Grecia fu così divisa in due grandi leghe, sotto la guida rivale di Sparta e di Atene.
Gli Ateniesi convertono la Lega di Delo in un Impero
La Confederazione di Delo pose le basi del potere imperiale di Atene. Gli Ateniesi abusarono della loro autorità di capi della Lega e gradualmente, nell’intervallo fra la formazione dell’Unione e l’inizio della guerra del Peloponneso, ridussero i loro liberi ed indipendenti confederati alla condizione di tributari.
Atene trasformò la lega in un impero nel modo seguente: I contributi valutati da Aristide come spettanti ai diversi membri della confederazione consistevano in navi ed equipaggi per gli stati più grandi e in pagamento in denaro per quelli più piccoli. Fin dall’inizio, Atene si è occupata di questo compito di amministrazione e fece in modo che ogni membro della lega fornisse il proprio contributo.
Dopo un po’, alcune delle città preferirono effettuare un pagamento in denaro piuttosto che fornire navi, Atene accettò la richiesta, costruendo coi proventi delle navi lei stessa che aggiunse alla propria flotta. Così i confederati si disarmarono e armarono il loro padrone.
Ben presto le restrizioni che Atene imponeva ai suoi alleati divennero insostenibili e questi cominciarono a rifiutarsi, una dopo l’altra, di pagare la loro quota in qualsiasi forma. Naxos, una delle isole Cicladi, fu la prima isola a separarsi, per così dire, dalla lega (466 a.C.).
Ma Atene non ammetteva la possibilità di uno stato di poter uscire dalla lega e con la sua potente flotta, costrinse Naxos a rimanere all’interno dell’unione e a pagare un tributo anche maggiore.
Quello che accadde nel caso di Naxos si ripeté anche con quasi tutti gli altri membri della confederazione. Entro l’anno 449 a.C. solo tre dei membri degli stati della lega nelle isole mantennero ancora la loro indipendenza.
Già prima di questa data (probabilmente intorno al 457 a.C.) gli Ateniesi avevano trasferito il tesoro comune da Delo ad Atene e, deviando il tributo dal suo scopo originario, cominciavano a spenderlo non nel proseguimento della guerra contro i barbari, ma nella realizzazioni di imprese per proprio interesse, come se il fondo comune della lega fosse il loro tesoro statale.
Così quella che era stata semplicemente una confederazione volontaria di città sovrane e indipendenti, si era convertita in pratica in una monarchia assoluta, con la democrazia attica come padrone imperiale.
Ciò che rendeva ancora più irritante questa sottomissione degli antichi alleati di Atene, era il fatto che essi stessi erano stati costretti a forgiare le stesse catene che li imprigionavano; poiché era il loro denaro che aveva reso possibile la costruzione e manteneva la flotta dalla quale erano tenuti in soggezione e costretti a fare qualunque cosa fosse nella la volontà degli Ateniesi.