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PERIODO DI SUPREMAZIA ATENIESE (479-431 a.C.)

La leadership di Cimone

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La guida di Cimone

Busto di Cimone sulla spiaggia di Larnaca, Cipro
Busto di Cimone sulla spiaggia di Larnaca, Cipro

Uno dei più abili e più illustri generali che comandarono le forze degli Ateniesi in questo stesso periodo in cui essi schiavizzavano i loro confederati, fu Cimone, figlio di Milziade. Era uno di quelli il cui spirito era stato esaltato dagli eccitanti eventi legati all’invasione persiana.

Aveva richiamato l’attenzione su di sé e acquisito una certa reputazione, al tempo della fuga da Atene, per essere stato il primo ad appendere le briglie al santuario dell’Acropoli, esprimendo così la sua risoluzione di riporre tutta la sua fiducia nella flotta, come consigliava Temistocle.

Dopo la cacciata dei Persiani dalla Grecia, divenne uno dei generali greci di maggior successo al quale fu affidato il comando degli armamenti destinati a strappare dalle mani del nemico le isole dell’Egeo e le città elleniche della costa asiatica.

Il ricco bottino delle sue numerose vittorie sui Persiani, la più importante delle quali fu quella alla foce dell’Eurimedonte, in Panfilia (465 a.C.), gli permise di arricchire il tesoro di Atene, e anche di accumulare un’ampia fortuna per sé stesso. I suoi mezzi privati li distribuì con mano generosa in beneficenza ai poveri, nell’erezione di magnifici edifici pubblici e all’abbellimento delle passeggiate pubbliche e dei parchi di Atene. L’Accademia, la località preferita dagli ateniesi, doveva gran parte della sua bellezza alla sua munificenza.

Una delle cerimonie più interessanti in cui prese parte da protagonista fu la traslazione di quelle che furono dichiarate le ossa dell’eroe nazionale Teseo dall’isola di Sciro – dove si narra che il re esiliato morì – in un luogo di sepoltura ad Atene. Sulle sacre reliquie fu eretto un magnifico tempio, che alcuni archeologi ritengono identico all’edificio straordinariamente ben conservato vicino all’Areopago, noto come il Theseum.

Rivolta degli Iloti. La perdita del favore di Cimone

La popolarità di Cimone alla fine diminuì e subì l’ostracismo, come Aristide e Temistocle prima di lui.

La perdita del favore pubblico di Cimone avvenne in seguito a questi fatti. Nell’anno 464 a.C., un terribile terremoto distrusse gran parte di Sparta e seppellì un gran numero di abitanti sotto le rovine della loro città. Nel panico del terribile disastro, gli Spartani furono indotti a credere che il male fosse caduto su di loro come punizione per la loro recente violazione del Tempio di Poseidone, dal quale erano stati strappati via alcuni Iloti che erano si erano chiusi nel santuario per rifugiarsi. Gli Iloti, da parte loro, si erano affrettati a interpretare l’evento, come un intervento degli dei in loro favore e come un segno inequivocabile dell’appoggio divino alla loro rivolta.

La rivolta degli iloti
La rivolta degli iloti

Dall’una e dall’altra parte si corse subito alle armi e gli Iloti, raggiunti da alcuni dei Periceci, attaccarono furiosamente i loro padroni. Gli Spartani, dopo aver sostenuto per diversi anni l’aspra lotta, trovandosi incapaci di ridurre di nuovo alla sottomissione i loro ex schiavi, furono costretti a chiedere aiuto agli altri stati greci.

Il grande statista ateniese Pericle implorò i suoi compatrioti di non prestarsi al gioco di  favorire il potere della loro rivale. Ma l’aristocratico Cimone, che aveva sempre nutrito per gli Spartani il più amichevole favore, esortò gli Ateniesi a mettere da parte tutti i sentimenti di inimicizia o di gelosia e di porgere soccorso ai loro alleati in questa situazione disperata. «Non lasciate che la Grecia divenga  zoppa», disse, «e che così Atene stessa sia privata della sua spalla nei fardelli». I grandi servizi che Cimone aveva reso allo stato, gli davano il diritto di essere ascoltato.

L’assemblea votò come da lui consigliato e così le forze ateniesi combatterono per qualche tempo fianco a fianco con gli Spartani.

Ma gli Spartani diffidavano della sincerità dei loro alleati, finché questo sentimento a poco a poco crebbe in aperto timore che gli Ateniesi approfittassero della loro posizione nel paese e passassero dalla parte degli Iloti. 

Preoccupati per questa eventualità, probabilmente del tutto infondata, essi congedarono quindi le forze ateniesi. La scortesia di questo atto suscitò il più amaro risentimento ad Atene. Il partito di Pericle, che si era sempre opposto alla risoluzione di aiutare i propri rivali, in quanto non interessati alla politica e troppo volubili di carattere, approfittò dei sentimenti esasperati del popolo per apportare alcune importanti modifiche alla costituzione a favore dei cittadini, cosa che portò ad un’istituzione più democratica, e per assicurarsi che Cimone fosse colpito da ostracismo come capo del partito aristocratico e come amico di Sparta (459 a.C.).

Le riforme chieste da Pericle furono le seguenti: La corte dell’Areopago, roccaforte dell’aristocrazia, fu spogliata della maggior parte dei suoi poteri censori, che, con le sue funzioni giudiziarie, furono conferiti a tribunali (detti dicasteri) ciascuno composto da cinquecento cittadini. Questo cambiamento trasferì le funzioni più importanti dello stato da un corpo aristocratico al popolo in generale. Anche il senato del cinquecento fu privato della maggior parte dei suoi poteri giudiziari. Efialte, amico e sostenitore di Pericle, fece inoltre portare nell’agorà le tavole delle leggi di Solone, che erano state conservate sull’Acropoli, a simbolo del fatto che la conservazione e il mantenimento della costituzione era ora affidata a delle persone.

Epopeya, El siglo de Pericle, 1962
Epopeya, El siglo de Pericle, 1962

(Trad. dall’inglese da High school Ancient History, Greece and Rome di Philip Van Ness Myers, 1901)

 Nel prossimo episodio – > :   Pericle (il cui nome, Περικλῆς / Periklēs, significa “circondato dalla gloria”), figlio del politico Xanthippe e Agariste, fu un generale e statista ateniese del V secolo a.C. J.-C., nato intorno al 495, morì nel 429 a.C. della peste. Leader del partito democratico, dominò la vita politica di Atene tra il 443 e il 429 a.C. J.-C. Pericle usa la lega di Delo e il suo tesoro per deviarne il consenso legale, ma fortunatamente non pregiudica la funzione economica ateniese. Tuttavia tradì il patto che per 5 anni unì Sparta e Atene pianificando una mossa politica semplice ma efficace. Con i fondi della Lega di Delo, abbellì Atene, dando così lavoro a gran parte dei suoi elettori, in particolare ordinando la costruzione del Partenone. Tuttavia la sua dura politica nei confronti degli alleati di Atene provocò una forte insoddisfazione. Alcuni alleati cambiano schieramento e si mettono sotto la protezione di Sparta. 

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