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L’ASCESA DI ZEUS…L’INGANNO

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< – Nelle puntate precedenti:

Crono diventa il Tiranno odiato del Cosmo e vuole governare da solo. Teme la profezia de padre Urano, secondo la quale sarebbe stato spodestato da uno dei suoi figli e costringe la propria sposa, Rea, a giacere con lui e dopo averla ingravidata si macchia ogni volta di abominio. Ma la donna medita vendetta…

L’inganno

Amaltheazeusforweb
Zeus e AmalteaEllen Tanner – www.ellentanner.com

Gea e Urano avevano asciugato le lacrime della loro figlia e ascoltarono il terribile suo racconto dei figli divorati da Crono. La consolarono e le rivelarono lo splendido destino riservato al fanciullo che ora portava in grembo.
Quindi la invitarono, dopo aver partorito di nascosto, a recarsi a Litto, nell’isola di Creta; qui Gea avrebbe raccolto il neonato.

Ma quale era il piano? Una pietra! Ecco l’idea di Gea! Un frammento di magnetite delle dimensioni di un grosso uovo di struzzo, che si trovava vicino al monte Otri. Era un meteorite, chiamato Omphalos e che successivamente sarà sacro ad Apollo e segnerà il luogo dell’Oracolo di Delfi. Il monte Otri sorge in una zona della Grecia Centrale, chiamata Magnesia appunto, regione nota per essere ricca di magnetite e dalla quale deriveranno poi i termini magnete, magnetismo, magnesio e manganese.

Rea – “D’accordo, ma che ci facciamo con una pietra meteoritica? “

Gea – “La darai a Crono non appena avrai finto di aver partorito, e lui la inghiottirà, convinto di aver divorato l’ennesimo pretendente al trono!”

Ecco il piano! Geniale! Rea dunque partorì di nascosto, In una notte buia, e portò il fanciullo nel luogo stabilito, nascondendolo in una grotta tra i boschi del monte Aigaion.

Crono sapeva che Rea era di nuovo incinta e si preparava a divorare anche questo suo ultimo figlio, come aveva fatto con tutti gli altri. La profezia di Urano, la sua maledizione, per meglio dire, gli risuonava ancora e continuamente nelle orecchie come un eco o un sibilo continuo, terribile, insopportabile…

Rea sapeva che tutte le mattine, Crono faceva il giro della Grecia, ufficialmente per far visita ai propri fratelli, i Titani, ma in realtà per tenerli sotto controllo e prevenire le congiure e stroncarle sul nascere. 

Era il momento giusto! Rea si recò dove le aveva detto la madre, trovò la pietra e la portò a casa, avvolgendola in fasce come un neonato. L’inganno era pronto…


Crono beffato

La sera, Crono rientrò nella reggia dopo aver concluso gli affari della giornata. Trovò Rea in preda alle doglie del parto. Le sue grida di dolore erano acute come il verso di un intero stormo di uccelli, tutt’intorno tremava ogni cosa, come in preda ad un uragano. Poi, il silenzio. Non si sa chi l’avesse aiutata: Rea, la madre, il padre Urano o chissà quale altro dio…ma sì udì il vagito di un neonato.
A sentire quel verso, Crono si avvicinò al letto della moglie, senza dire una parola, e neppure lei provò a dire qualcosa. Forse simulava l’orrore di vedere un suo nuovo figlio divorato, o forse era impietrita dal terrore che tutto l’imbroglio fosse scoperto.

Crono Mitologia

Sta di fatto che  Crono non volle neppure guardare il fagotto che Rea si teneva in grembo: si limitò a strapparglielo dalle braccia con gesto forte, deciso e meccanico e lo ingoiò con tutte le fasce.

La donna poté vedere la sagoma rotonda del sasso, scendere giù nella gola del despota, ingrossandogli temporaneamente il collo con un bozzo…giù…giù…poi, sparì.

Un rutto e poi se ne andò. Come dopo aver fatto l’amore con lei…l’amplesso, l’orgasmo e quello poi si alzava dal letto e se ne andava, senza dire una parola. Aveva soddisfatto un bisogno, ecco tutto. Ogni volta era così…nessuna dolcezza, nessuna tenerezza. E anche ora…nessun rimorso.

Ma stavolta, Rea non pianse, mentre lo guardava andarsene via. E il fatto che Crono non se ne preoccupasse, dà l’idea di quanto poco ormai egli tenesse a lei e quanto poco la conoscesse. 

Non appena fu sicura che ormai lo sposo tiranno se ne era andato, la Dea saltò giù dal letto, e in una rapida corsa, che solo gli Déi o le madri in pena per i propri figli sanno fare, raggiunse Creta...

La parola Titano, in greco antico: Τιτάν, plurale Τιτάνες, deriva dalla mitologia greca e, nel linguaggio comune, denota un essere gigantesco e potente. Nella mitologia, Titano è appunto uno dei dodici Titani e Titanidi. Sono insieme ai Ciclopi e agli Ecatonchiri (giganti dalle cento braccia), figli e figlie di Urano, il dio del cielo, e Gea, la terra, anche se altri miti narrano che Gea o Gaia li generò di sua spontanea volontà. Urano e Gea erano la seconda coppia di divinità più arcaiche dell'antichità classica, dopo Nyx ed Erebo. I Titani erano giganti, veri e propri assaltatori del cielo. Furono gettati nell'abisso del Tartaro, dal loro padre Urano, quando iniziò a sentirsi minacciato da loro. Gea covò un profondo rancore per questo gesto. Quando Urano fu mutilato, con le sue gocce di sangue la dea concepì e produsse in lei i Giganti.

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