Asclepio, il dio dell’arte curativa, era figlio di Apollo e della ninfa Coronide. Fu educato dal nobile Centauro Chirone, che lo istruì in tutta la conoscenza, ma soprattutto in quella delle proprietà delle erbe. Asclepio studiò i poteri nascosti delle piante e scoprì le cure per le varie malattie che affliggono il corpo umano. Portò la sua arte a tale perfezione, che non solo riuscì a scongiurare la morte, ma anche a riportare in vita i morti stessi. Si credeva comunemente che nelle sue meravigliose guarigioni fosse materialmente assistito dal sangue della Medusa, donatogli da Atena.
I santuari di questa divinità, che di solito venivano costruiti in luoghi salubri, su delle alture fuori città, o vicino a pozzi ritenuti dotati di poteri curativi, offrivano allo stesso tempo mezzi di cura per i malati e per i sofferenti, combinando così influenze religiose e sanitarie. Era consuetudine che il sofferente dormisse nel tempio, quando, se era stato fervente nelle sue devozioni, gli apparve in sogno Asclepio, e gli rivelava i mezzi da impiegare per la cura della sua malattia. Alle pareti di questi templi erano appese tavolette, incise dai diversi pellegrini con i particolari delle loro malattie, i rimedi praticati e le cure operate dal dio: — un’abitudine indubbiamente produttrice dei risultati più benefici.
Boschi, templi e altari furono dedicati ad Asclepio in molte parti della Grecia, ma Epidauro, la sede principale del suo culto – dove, in effetti, si dice abbia avuto origine – conteneva il suo tempio principale, che serviva allo stesso tempo come ospedale.
La statua di Asclepio nel tempio di Epidauro era fatta di avorio e d’oro e lo rappresentava come un vecchio con la barba folta, appoggiato a un bastone attorno al quale si arrampica un serpente. Il serpente era il simbolo distintivo di questa divinità, in parte perché questi rettili erano molto usati dagli antichi nella cura delle malattie, e in parte anche perché tutta la prudenza e la saggezza del serpente erano ritenute indispensabili al medico giudizioso.
I suoi attributi abituali sono un bastone, una coppa, un libro, un mazzo di erbe, pinoli, un cane e un serpente.
I suoi figli hanno ereditato, per la maggior parte, i talenti distinti del padre. Due di essi, Macaone e Podalirio, accompagnarono Agamennone nella guerra di Troia, spedizione nella quale divennero famosi non solo come eroi militari, ma anche come abili medici.
Le loro sorelle, Hygeia (salute) e Panacea (che guarisce tutto), avevano templi a loro dedicati e ricevevano gli onori divini. La funzione di Igea era di mantenere la salute della comunità, la cui grande benedizione doveva essere portata da lei come dono diretto e benefico degli dei.
Esculapio
Il culto di Asclepio fu introdotto a Roma da Epidauro, da cui la statua del dio della guarigione fu portata al tempo di una grande pestilenza. Grati per la loro liberazione da questa piaga, i romani eressero un tempio in suo onore, chiamandolo Esculapio, su un’isola vicino alla foce del Tevere.
(Libera rielaborazione e adattamento da E. M. Berens. “The Myths and Legends of Ancient Greece and Rome”, 1880)