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GLI OCCHI DELLA GRECIA: LA CITTÀ STATO IONICA DI ATENE

LA CITTÀ DI ATENE II - di 4

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Solone: il De Gasperi ateniese

“Nulla di troppo” 

Finora abbiamo visto il declino della vecchia monarchia ateniese e il sorgere di una forma di governo aristocratica, un governo che si basava non solo sui nobili Eupatridi, ma anche su coloro avevano ricchezza sufficiente per munirsi di un’armatura.

Histoires de l’Histoire vol.7 D’Achille à Alexandre Tintin 1956-1967  Da “Histoires de l’Histoire vol.7 D’Achille à Alexandre”
–  Tintin 1956-1967 (clicca qui per ingrandire)

Questo governo aristocratico fu riorganizzato da Solone (uno dei sette savi della Grecia e amico personale di Talete) che lo impostò su una base più ampia, preparando la strada per la futura democrazia. Gli ateniesi consideravano Solone il loro più grande legislatore, con un innato interesse per le questioni sociali e il carattere del vero riformatore politico. Era anche un pensatore e venne annoverato tra i sette saggi della Grecia. Come un vero greco, credeva nella moderazione in tutte le cose. Era, inoltre un filantropo e un patriota e mise tutte le sue capacità al servizio del proprio paese.

Eupatride, discendente da re Codro e quindi da Poseidone, Solone condusse una giovinezza fra gli agi e i privilegi, scrivendo poesie e dedicandosi agli amori, indifferentemente verso i ragazzi o le giovani donne, ma anche viaggiando molto e collezionando diverse esperienze.

Il modo di vivere di Solone era costoso e profuso e se nelle sue poesie parla di piacere con più libertà di quanto non faccia un filosofo, ciò si pensa sia dovuto al fatto che per un certo periodo della sua vita si diede ai commerci; incontrò molti e grandi pericoli e cercò la sua ricompensa in vari lussi e piaceri . –

Plutarco , Solone , § 3.1

Fino a che l’azienda di famiglia non andò in bancarotta e allora, addio agli sfarzi, al lusso e alla vita da superstar.

Solone dovette mettere subito la testa a posto e con piglio manageriale in pochi anni riportò in attivo l’attività ereditata dal padre (che pare fosse un filantropo ingenuo e dalle mani bucate), accumulando un grosso patrimonio e facendosi fama di imprenditore abile e onesto (anche se è difficile credere che queste due qualità possano andare d’accordo insieme).

A parte una sua decisa presa di posizione nella guerra fra Atene e Megara per il controllo di Salamina, che lo pose al centro dell’attenzione, non si era finora mai esposto troppo in politica, restando neutrale anche durante il tentativo di golpe di Cilone, anzi proponendosi come mediatore fra i sostenitori di questi e gli Alcmeonidi, dunque senza apparire né vicino al partito dei radicali né troppo a quello degli ultraconservatori, arrivando perfino a convincere i seguaci di Megacle a subire un processo e poi l’esilio.

Μηδὲν ἄγαν (Mēden agān, “Nulla di troppo”) è un’incisione del tempio di Apollo a Delfi, che veniva attribuita di solito a Solone (ad esempio così ci dice Diogene Laerzio) e potrebbe essere vista come un vero e proprio slogan che sintetizza il suo programma politico e pedagogico.

Solone-classi sociali
 Da “Histoires de l’Histoire vol.7 D’Achille à Alexandre –  Tintin 1956-1967
(clicca sull’immagine per ingrandire)

Proprio per questa sua collocazione al gruppo politico di quelli che oggi potremmo definire “i moderati”, forse, il ceto medio di Atene lo indicò presto come il candidato ad arconte eponimo ideale: Abile uomo d’affari e grande mediatore, divenne il punto di riferimento di artigiani e mercanti che cercavano una figura che potesse ottenere il consenso dell’Areopago e attuare così le indispensabili riforme sociali, ma data la sua fama di onestà, il suo nome non risultava sgradito neppure alle masse popolari. Era l’uomo giusto al momento giusto.

Secondo la terminologia delle politica italiana del dopoguerra, potrebbe essere definito un “democristiano” (comunque si voglia giudicare questa denominazione), una sorta di Aldo Moro in cerca di “convergenze parallele” o “compromessi storici” tra i vari partiti e le classi sociali.

Se vogliamo invece dei riferimenti nella cosiddetta “Seconda Repubblica” potremmo paragonarlo a un Romano Prodi a capo dell’Ulivo e se dovessimo riferirci alla politica degli ultimi anni o a quella attuale…ci dovremmo esprimere con più prudenza, ma i nomi del Presidente emerito Giorgio Napolitano, del Presidente Sergio Mattarella o di Mario Draghi, sono quelli che forse possono reggere meglio il confronto.

Secondo Fania di Lesbo, Solone in realtà promise sottobanco ai nullatenenti la ripartizione delle terre e agli abbienti il mantenimento dei titoli di credito.

Questo fatto, se fosse vero, lo farebbe somigliare più a Giovanni Giolitti:  due volte presidente del consiglio italiano nell’Italia Unita (1892-93,1903-14)  – precedente dunque alla Prima Guerra Mondiale – fu anche uno dei maggiori bersagli dell’Asino, il giornale satirico fondato nel 1892 da Guido Podrecca (che si firmava Goliardo) e Gabriele Galantara. Famosa una vignetta in cui si mostrano due Giolitti; il primo progressista e democratico, quasi socialista, e il secondo borghese e conservatore.

Giolitti-bifronte
La celebre vignetta del giornale Satirico “L’Asino”, che prende di mira la politica ambigua dell’allora Presidente del Consiglio Giovanni Giolitti. Anche Solone sembra aver intrapreso, nell’Atene del V secolo a.C., un’analoga strategia di mediazione per tenere unita la democrazia ateniese.
(Fonte: docsity.com – clicca sull’immagine per ingrandire)

 

Non sappiamo se ciò che riporta Fania sia reale o frutto della propaganda degli avversari, ma tutto ciò è in contrasto con quello che Solone stesso scrisse circa la sua carriera e la sua attività politica. Dunque ci rimane solo il dubbio. Tuttavia è evidente da diverse fonti, che la sua politica, pur riformistica, fu improntata fortemente sul compromesso e la pacificazione sociale; lo dimostra una testimonianza di Plutarco che riporta una sua risposta alla domanda che gli venne rivolta circa il fatto se ritenesse o meno di aver scritto le leggi migliori per gli ateniesi, «Le mie sono le leggi migliori tra tute quelle che avrebbero potuto accettare».

Solone potrebbe essere annoverato per alcuni versi ad una collocazione che oggi diremmo di “centrodestra” ma per altri aspetti anche di “centrosinistra”. Un progressista moderato e allo stesso tempo conservatore…un’espressione più alla Aldo Moro di così!

Necessità di riforma sociale

La legislazione e le riforme di Dracone non avevano alleviato in alcun modo la condizione della gente comune. Il governo era ancora nelle mani di coloro che erano privilegiati per nascita o per possesso di ricchezze. Ma più di questo, le classi più povere erano tenute in uno stato di schiavitù da parte dei più abbienti.

Aristotele ci ha dato un vivido resoconto della condizione del popolo in quest’epoca.

“Tutto il paese, era nelle mani di poche persone; e se i poveri affittuari non pagavano la pigione, rischiavano di essere ridotti in schiavitù e i loro figli con essi. La loro stessa persona veniva ipotecata ai loro creditori, un’usanza che sopravvisse fino al tempo diSolone, che fu il primo a comparire come capo del popolo. Ma la parte più dura e amara della condizione delle masse era il fatto che esse non partecipavano agli uffici esistenti in base alla costituzione. Allo stesso tempo erano scontenti di ogni altro aspetto della loro sorte; poiché, per parlare in generale, non avevano parte né partecipavano a nulla.” (Costituzione degli ateniesi, II)

Solone Attica Atene
Da “Histoires de l’Histoire vol.7 D’Achille à Alexandre –  Tintin 1956-1967
(clicca sull’immagine per ingrandire)

 

Rimozione degli oneri economici 

Solone fu eletto all’arcontato (594 a.C.) con piena autorità per porre rimedio ai mali dello Stato. La sua prima misura fu l’emancipazione degli schiavi debitori. Le persone che erano state vendute come schiave vennero liberate. Coloro che erano fuggiti in esilio per sottrarsi alla crudeltà dei loro padroni, furono richiamati. Le ipoteche sulle terre dei poveri furono condonate ed estinte. Tutti i debiti garantiti dalla moneta ateniese del tempo di Solone e contratti sulle persone o sui beni dei debitori, furono cancellati e tutti i prestiti fatti avendo come garanzia la persona stessa del debitore, furono d’ora in poi proibiti. Questa riforma sociale fu chiamata Seisàchtheia (Σεισάχθεια, Seisáchtheia “scuotimento o scioglimento dei pesi”) ovvero “la rimozione degli oneri”.

Solone-leggi
Da “Histoires de l’Histoire vol.7 D’Achille à Alexandre –  Tintin 1956-1967
(clicca sull’immagine per ingrandire)

In verità le fonti sembrano discordanti sulla norma e pare che Solone, più che cancellare i debiti, si fosse limitato a svalutare la moneta, la dracma. Come riferisce Androzione, Solone avrebbe ridotto il tasso d’interesse variando il cambio tra mina e dracma e svalutando il credito. Fu comunque una rivoluzione che colpì le pesanti speculazioni dei creditori, appartenenti tutti alle classi alte e conservatrici. Plutarco, scrisse che questa svalutazione monetaria, favorì in pratica i debitori senza arrecare alcun danno per i creditori, poiché costoro ricevevano, a conti fatti, la stessa somma di prima. Indro Montanelli, nella sua Storia dei Greci (Rizzoli, Milano, 1959), commenta, col suo solito stile caustico, che a leggerla così non pare un’analisi economica molto acuta né veritiera, quella dell’autore delle “Vite Parallele”. In verità Plutarco accenna, forse con una nota ironica, anche al fatto che Solone avesse chiamato “sgravio” quello che era vista in realtà come un vero e proprio condono del credito, quindi probabilmente egli non era del tutto ignaro del “danno” arrecato agli speculatori da questo provvedimento.

Estensione dei diritti politici

Non consigliare ciò che è più piacevole, ma ciò che è meglio.

(Frase attribuita a Solone e riportata da Demetrio di Falero nei suoi “Apoftegmi dei sette saggi”, citazione tratta da Filosofia greca antica , vol. 2  – Loeb Classical Library , volume 525 -, p. 141)

Le riforme di Solone influirono non solo sulla condizione sociale del popolo, ma anche sui suoi diritti politici. Egli sapeva che la plebe non poteva protegge se stessa, a meno che non ricevesse una quota di partecipazione maggiore nel governo.

Tuttavia non abbatté tutte le distinzioni di classe e non instituì una democrazia pura; assegnò a tutti gli abitanti liberi dell’Attica alcuni privilegi politici secondo l’ammontare delle loro ricchezze. Il popolo era già stato suddiviso ai fini della tassazione in quattro “classi di censimento” come segue: 

  1. Coloro che ricevevano dalla loro terra una rendita di cinquecento misure (medimmi) di grano, cereali o l’equivalente in vino o olio, e venivano perciò chiamati “Uomini delle Cinquecento misure” (Pentacosiomedimni  Πεντακοσιομέδιμνοι / pentakosiomedimnoi, composto di πεντακόσιοι «cinquecento» e μέδιμνος «medimno»)
  2.  
  3. Coloro che avevano una rendita di trecento misure e potevano fornire un cavallo per l’esercito. Venivano quindi chiamati “Cavalieri” (Hippeis, ἱππεῖς daἵππος «cavallo»
  4.  
  5. Coloro che possedevano un reddito di duecento misure e potevano mantenere un giogo, cioè almeno una coppia di buoi da aratro. Costoro erano denominati “Uomini del giogo” cioé dello strumento impiegato come attacco dei bovini per utilizzarli come bestie da tiro (Zeugiti da ζευγίτης / zeugítês, der. di ζεῦγος zèugos «coppia di buoi»), quindi i piccoli proprietari terrieri
  6.  
  7. Tutti gli altri, con un reddito al di sotto delle duecento misure, che possedessero o meno proprietà fondiarie o fossero anche nullatenenti, venivano chiamati “Salariati” (Teti – θῆτες, Tètes – coloro che percepivano un salario, lavoratori a giornata)

Su queste classi censite Solone fondava la distribuzione dei diritti politici, cioè il diritto di ricoprire cariche e il diritto di voto.

Gli arconti potevano essere eletti solo dalla prima classe. Gli ufficiali inferiori potevano essere eletti dalla prima, seconda o terza classe, ma non dalla quarta. I membri di tutte e quattro le classi, tuttavia, potevano votare in assemblea.

Inoltre, per proteggere le classi inferiori dall’ingiustizia, fu istituito un sistema di tribunali con una giuria (Eliea: ἡλιαία, heliaia), situato nell’Agorà. Forse il suo nome deriva dal greco ἥλιος – elios , il sole; quindi l’Eliea è una corte che sedeva all’aperto, in un luogo illuminato dal sole. Secondo un’altra etimologia, Ἠλιαία è da far risalire invece a ἔλος – elos, la pianura; allora essa sarebbe la corte inferiore, che si trova in una pianura, in contrapposizione alla corte suprema, l’Areopago

L’Eliea era la corte del popolo. Composto da 6.000 cittadini di età non inferiore ai 30 anni (gli eliasti ) i suoi membri venivano scelti a sorte ogni anno dall’Ecclesia.  Tutti I cittadini, compresi i teti, potevano sedere come giurati (dikastés, δικαστής, pl. δικασταί – da dicasterion – δικαστήριον «tribunale», der. di δικάζω  – dikazo «giudicare», da δίκη – dice «giustizia»).

Il Nuovo Consiglio dei Quattrocento

Come la Divinità ha dato a noi greci tutte le altre benedizioni con moderazione, così la nostra moderazione ci dà un tipo di saggezza che è timida, con ogni probabilità, e adatta alla gente comune, non una che è regale e splendida. Questa saggezza, così com’è, osservando che la vita umana è sempre soggetta a ogni sorta di vicissitudini, ci proibisce di essere gonfiati dalle cose buone che abbiamo, o di ammirare la felicità di un uomo mentre c’è ancora tempo per cambiare. –

Plutarco Solone , 27

Solone mantenne l’antico Consiglio dell’Areopago, che continuò, come dice Aristotele, ad essere “Il custode della costituzione”, poiché vegliava sulla condotta dei magistrati, sul benessere dei cittadini e puniva i delitti maggiori contro lo stato.

Ma il Consiglio dei Quattrocentouno, istituito da Dracone, fu abolito e fu creato un nuovo Consiglio dei Quattrocento (Boulé dei Quattrocento): cento membri scelti a sorte da ciascuna delle quattro tribù ioniche. Questo consiglio preparava le leggi da sottoporre al popolo in assemblea. In questo, come negli altri tratti della nuova costituzione, possiamo vedere che lo scopo di Solone non era quello di distruggere la componente aristocratica nello stato, ma di dare una maggiore importanza a quella democratica.

Questo organismo non è da confondere con quello omonimo, e forse più famoso, che verrà istituito ad Atene dopo il colpo di stato oligarchico del 411 a.C. e che durò solo quattro mesi.

Riepilogando, potremmo così riassumere l’operato di Solone:

  1. Abolizione della schiavitù per debiti mediante la seisàchtheia (in greco Σεισάχθεια, letteralmente “scuotimento, scioglimento dei pesi”);
  2.  
  3. Riforma timocratica (o del censo);
  4.  
  5. Riforma del sistema di pesi e misure da quello eolico a quello euboico.

 

Solone e la disciplina ateniese

Come gli spartani, Solone credeva che il carattere dello stato dipendesse da una qualche forma di disciplina.

Solone e la disciplina ateniese”

Ma, a differenza degli spartani, riteneva che le fonti delle pubbliche virtù fossero nella famiglia. Riteneva il padre responsabile della formazione del figlio nelle abitudini della vita civile e che l’educazione – fisica, intellettuale e morale – fosse un mezzo per preservare lo stato. Nei ginnasi e nei campi che si estendevano nelle vicinanze della città, i giovani ateniesi dovevano esercitare il vigore dei loro corpi e delle loro menti, e crescere per far parte dello stato, che richiedeva uomini non addestrati alla maniera spartana, ma pienamente formati ed educati liberamente.

Solone riteneva un dovere di ogni cittadino interessarsi agli affari pubblici e privava del diritto di voto l’uomo che rifiutava di prendere parte alla vita politica. Secondo la sua concezione, la libertà individuale dovesse essere inserita all’interno dell’interesse della morale pubblica e puniva coloro che conducevano vite infami o tentavano di corrompere gli altri.

Gli Ateniesi furono così addestrati da una solida disciplina, non meno degli Spartani. Ma era una disciplina più razionale, fondata su idee più ampie della natura umana e alla fine condusse a una forma superiore di cultura.

 

Solone e il sesso

Secondo alcuni autori, Solone diede una sistemazione formale ai costumi sessuali ateniesi. In un frammento dell’opera Fratelli del poeta, drammaturgo e autore della Commedia nuova, Filemone di Siracusa, si allude all’istituzione di bordelli pubblici ad Atene. Questa norma è stata interpretata come un tentativo di Solone di “democratizzare” il piacere sessuale e di promuovere l’idea di un cittadino “padrone dei propri piaceri”.

Solone e il sesso”

Sebbene vi siano diversi autori che mettono in dubbio la veridicità di ciò, è comunque significativo che, diversi secoli dopo Solone, tra l’intensificazione della vita sessuale ateniese e le sue riforme fu visto un collegamento.

Un aspetto importante della sua legislazione in ambito sessuale è stata la regolamentazione della pratica della pedofilia, che, nell’Atene del VII secolo a.C. C., era comunemente praticata, ma che era priva di ogni tipo di regolamentazione.

Solone elaborò alcune norme destinate a governare questa pratica e a tutelare i giovani liberi. All’epoca in cui Solone elabò le sue leggi, infatti, i giovani si esercitavano spesso nudi nelle palestre e venivano sedotti altrettanto spesso da spettatori maturi. Una norma stabilita nell’ambito di queste direttive vietava agli schiavi maschi di entrare in questi recinti e, in generale, proibiva ogni tentativo di relazione amorosa tra schiavi e giovani liberi.

Plutarco trova una spiegazione alla convivenza della legislazione soloniana con l’istituzione della pedofilia negli aspetti della vita intima e nelle esperienze dello stesso Solone:

Eraclide Pontico si riferisce alla madre di Solone come cugina della madre di Pisistrato; e all’inizio vi fu tra i due una grande amicizia per la loro parentela e per la buona disposizione e bellezza di quest’ultimo, essendo Solone innamorato di Pisistrato, secondo alcuni. […]

D’altra parte, Solone non seppe mai difendersi dalle attrattive della bellezza, era impotente contro l’amore; non sapeva combattere come un atleta coraggioso, si può ben dedurre dalle sue poesie tutta questa debolezza, e anche in quelle sue leggi che proibivano agli schiavi l’uso di unguenti per la pelle e di amare i giovani. Era bene mettere un freno a queste inclinazioni, che lui pur considerava oneste e lodevoli, respingendo da esse gli indegni e invitandovi solo coloro che non riteneva tali.

Plutarco, op. cit.

Questa testimonianza sottrae alla figura di Solone il piedistallo del serioso legislatore della tradizione, rendendolo più simile a Gustav von Aschenbach, il protagonista del romanzo di Thomas Mann e dell’omonimo film di Luchino Visconti del 1971 (stimato scrittore, faro dell’umanità o vera istituzione vivente alla Goethe o alla maniera di Victor Hugo, nel libro; insigne compositore composto, classico, borghese, decoroso antidecadente e inviso alle giovani avanguardie, nel film).

Il maturo artista e intellettuale si perde in una senile passione per un bellissimo giovane di nome Tadzio incontrato a Venezia (col quale ha unicamente una relazione platonica, unilaterale e immaginata). Aschenbach sacrifica suo malgrado tutta la sua onorabilità e dignità all’altare di questo amore impossibile (nel film è assai più accentuato il gorgo di decadenza e lo sfioramento del ridicolo in cui egli cade) ma non abbiamo elementi per affermare che Solone sia caduto nello stesso stato del personaggio manniano-viscontiano.

Aristotele, da parte sua, nega ogni relazione amorosa tra SolonePisistrato in particolare modo per la forte differenza d’età fra i due (20 circa Pisistrato, quasi una sessantina Solone).

D’altra parte, la paternità di alcuni aforismi pedofili, attribuita da alcune fonti – tra queste, Plutarco – a Solone, viene invece accreditata anche ad altri, come Teognide

 

Gli ultimi anni di Solone

Gli uomini mantengono i loro accordi, quando è vantaggioso per entrambe le parti non violarli; e formerò le mie leggi in modo che sarà evidente agli Ateniesi, che sarà nel loro interesse osservarle.

Riportato in George Shelley Hughs, Ancient Civilizations (1896), p. 596.

Le riforme di Solone furono guidate dalla saggezza e dalla moderazione. Vennero quindi criticate dagli estremisti di tutti i partiti. Si dice che Solone, alla fine si sentiva giustamente provato dalle aspre critiche, come dalla folla dei sostenitori o dalle continue richieste di consigli. Quindi, dopo aver vincolato gli Ateniesi con un giuramento ad osservare per dieci anni le norme da lui stabilite, sì ritirò a vita privata e  intraprese una serie di viaggi.

Si recò in Egitto, poi a Cipro, e si dice che abbia visitato Creso, re di Lidia. In risposta a una domanda del re, su chi fosse il più felice degli uomini, Solone, conoscendo la volubilità della fortuna, avrebbe risposto che “nessuno può essere considerato veramente felice finché non è morto”.

Se questa storia sia autentica o no, il destino di Creso ha offerto un chiaro esempio della verità di tali parole; poiché in seguito ad una grande sconfitta militare, egli perse il trono e la vita.

In verità, anche Solone  dovette farne esperienza, perché quando tornò ad Atene, trovò la sua città natale, per la cui felicità aveva tanto fedelmente lavorato, ancora turbata da lotte civili e fu portato a credere che tutto il suo lavoro fosse stato un fallimento.

Dal… degrado universale il mondo è stato salvato dalla più dotata delle nazioni. Atene, che come altre città era deviata e oppressa da una classe privilegiata, evitò la violenza e incaricò Solone di rivedere le sue leggi. È stata fatta la scelta più felice che la storia ricordi. 

Solone non fu solo l’uomo più saggio che si trovasse ad Atene, ma il più profondo genio politico dell’antichità; e la rivoluzione semplice, incruenta e pacifica con la quale ha compiuto la liberazione del suo paese è stato il primo passo di un percorso che la nostra epoca si gloria di perseguire, e ha istituito un potere che ha fatto più di ogni altra cosa […] per la rigenerazione della società. L’alta borghesia aveva avuto il diritto di formulare e amministrare le leggi, e lui gliene lasciò in possesso, trasferendo solo alla censo  quello che era stato il privilegio di nascita.

Ai ricchi che soli avevano i mezzi per sostenere l’onere del servizio pubblico nelle tasse e nella guerra, Solone diede una quota di potere proporzionata alle richieste fatte alle loro risorse. Le classi più povere erano esenti dalle imposte dirette, ma erano anche escluse dalla carica. Solone diede loro voce nell’eleggere magistrati dalle classi superiori e il diritto di chiamarli a rendere conto. Questa concessione… fu l’inizio di un potente cambiamento. Esso introdusse l’idea che un uomo dovrebbe avere voce in capitolo nella scelta di coloro alla cui rettitudine e saggezza è costretto ad affidare la propria fortuna, la propria famiglia e la propria vita. 

E questa idea invertì completamente la nozione di autorità umana, poiché inaugurò il regno dell’influenza morale… Il governo per consenso sostituì il governo per costrizione, e la piramide che si ergeva verso un punto fu resa solida nella sua base. Facendo di ogni cittadino il custode del proprio interesse, Solone introdusse nello Stato il fondamento della Democrazia.

Lord Acton, ” La storia della libertà nell’antichità ” (1877)

Per secoli, finché ci fu uno stato ateniese con una vita spirituale indipendente e personale, Solone fu considerato uno dei capisaldi della sua cultura. I ragazzi, all’inizio della scuola, imparavano a memoria le sue poesie, mentre gli avvocati e gli oratori le citavano all’infinito nei tribunali e nei municipi, poiché rappresentavano nella loro forma classica l’anima della cittadinanza ateniese.

Werner Jaeger, Paideia: la formazione dell’uomo greco  (1934)  

  Nella terza parte assistiamo al pericolo che la giovanissima democrazia ateniese non riesca neppure a camminare da sola con le sue gambe: si impone infatti la tirannide di Pisistrato e dei suoi eredi

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