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LA MARATONA EPICA: UNA BATTAGLIA PER LA LIBERTÀ

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490 a.C. – La Prima Guerra Persiana

Maratona, la battaglia
Maratona, la battaglia

Nel lontano 490 a.C., quando il sole danzava sulle acque dell’Egeo e gli dèi scrutavano dall’alto, una minaccia oscura si stagliava all’orizzonte. Il re Dario I di Persia, con occhi infuocati di vendetta, decise di infliggere una punizione implacabile ad Atene ed Eretria. Queste città-stato, audaci e indomabili, avevano osato incendiare Sardi, qualche anno prima (poi sconfitti dai persiani ad Efeso, nel 498 a. C. circa), e ora dovevano pagarne il prezzo.

La spedizione punitiva fu affidata a due generali persiani: Dati e Artaferne. Una flotta di seicento navi, come spettri marini, solcò le onde dell’Egeo, risalendo il canale tra l’Attica e l’Eubea. La loro meta? Eretria, dove gli abitanti furono schiacciati e ridotti in catene, le loro voci soffocate dal grido della conquista.

Ma la vera sfida attendeva sulla terraferma. La pianura di Maratona, un tappeto verde che scendeva verso il mare, si stagliava come l’arena di un destino imminente. Qui, tra le onde di grano e i venti salmastri, si sarebbe consumata una battaglia epica. L’Attica non sarebbe rimasta inerte davanti a tale minaccia.

La Grecia e l'Impero Persiano
La Grecia e l’Impero Persiano

L’Incertezza Ad Atene

Ad Atene, i generali si confrontavano con l’incertezza. Restare e difendere la città o affrontare il nemico? Le mura di marmo tremavano sotto il peso della decisione. Ma un uomo, Milziade, si ergeva come un faro nella tempesta. La sua voce, ferma e implacabile, risuonò tra i colonnati: “Dobbiamo combattere!”

Gli Ateniesi si precipitarono verso Maratona, ma prima di lasciare la città, inviarono un messaggero, Fidippide, il coraggioso, che corse verso Sparta, distante 153 km. La sua missione? Implorare aiuto. Ma gli dèi giocavano con il destino. Gli Spartani, impegnati in una festa religiosa, non potevano partire fino alla luna piena.

La Battaglia di Maratona
La Battaglia di Maratona

La Battaglia Imminente

Maratona si stendeva davanti a loro come un campo di gioco degli dèi. Le truppe persiane, con le loro armature scintillanti, avanzavano. Gli Ateniesi, con il cuore in gola, si preparavano alla resa o alla gloria. Ma c’era un asso nella manica: 1.000 soldati di Plataea, fedeli alleati di Atene, si unirono alla lotta.

Prima missione di Fidippide
Prima missione di Fidippide

I dieci generali, di nuovo divisi tra l’attesa degli Spartani e l’urgenza della resa, si scontravano come onde in tempesta. Ma Milziade, con gli occhi ardenti di chi ha visto il futuro, si alzò. “Combatteremo!” gridò ancora una volta. 

Un undicesimo membro dell’assemblea era il polemarco (guerriero) Callimaco, a cui fu dato il voto decisivo. Milziade si rivolse a lui con una tale persuasione sulla necessità di combattere che Callimaco gli diede il suo pieno appoggio e votò a favore del suo piano d’azione.

E così, con 9.000 opliti, gli Ateniesi si prepararono a scrivere la loro epopea.

Gli Spartani non partecipano
Gli Spartani non partecipano

Schieramento:

L’alba della battaglia svelò un panorama crudele: gli Ateniesi erano in netta minoranza contro le schiere persiane, ma non cedettero di un passo. Per contrastare questa inferiorità, Milziade dispose le sue truppe in una linea sottile, allungando il centro e rafforzando le ali. L’aria brulicava di tensione mentre i due schieramenti si fronteggiavano, pronti a dar vita a un duello epico.

Il sole di settembre illuminava le spade scintillanti, il momento critico giunse con il segnale convenuto. Come un’unica entità, gli Ateniesi, con un grido di battaglia che riecheggiava nelle valli, caricarono contro il nemico, mentre i Persiani li guardavano con disprezzo, convinti della loro superiorità numerica. Ma la determinazione dei Greci era una forza insuperabile. La fanteria oplitica, con le sue armature bronzee e le lance affilate, si scontrò contro la massa di guerrieri persiani, creando un vortice di ferro e sangue.

L'inizio della Battaglia
L’inizio della Battaglia

Battaglia:

Il rapporto fra le truppe Ateniesi e quelle Persiane era forse di circa due a uno, secondo le stime moderne. Callimaco era al comando dell’ala destra, il posto tradizionale del polemarco; i platesi erano all’estrema sinistra dello schieramento.

Le fasi della battaglia di Maratona, da Battles of the Greek and Roman Worlds, John Drogo Montagu, 2000
Le fasi della battaglia di Maratona, da Battles of the Greek and Roman Worlds, John Drogo Montagu, 2000

1 – La fasi, l’attacco:

La fuga dei persiani
La fuga dei persiani

A un dato segnale, l’intero schieramento avanzò di corsa e ingaggiò il nemico che, secondo Erodoto, si trovava a non meno di un chilometro e mezzo di distanza e che riteneva i Greci del tutto folli ad attaccare in quel modo senza cavalleria o arcieri a supporto. 

L’urto fu violento: il centro greco vacillò sotto la pressione persiana, ma sulle ali la situazione si ribaltò. Con furore implacabile, gli Ateniesi respinsero gli assalitori, che si trovarono costretti a una ritirata disordinata.

Schema della battaglia
Schema della battaglia

Nello scontro il centro persiano continuò ad avere la meglio sul sempre più debole centro greco e lo spinse indietro. Su entrambe le ali, tuttavia, i Greci stavano sbaragliando gli avversari, che si voltarono e fuggirono abbandonando definitivamente la lotta, ma i vincitori si astennero dall’inseguire il nemico, più mobile e poco equipaggiato. Erodoto non è chiaro su ciò che accadde in seguito, indicando solo che le ali greche “si unirono”. Alcuni ritengono che ciò significhi che si riformarono e ruotarono verso l’interno per attaccare il centro nemico sui fianchi; altre ritengono che le due ali si unirono alle spalle dei Persiani. Qualunque sia la manovra, il loro attacco fu decisivo.

schema della battaglia
schema della battaglia

Al centro dello schieramento, la pressione persiana era immensa. I Greci avevano ceduto, ma le ali, guidate da Milziade con abile strategia, si erano invece avventate sui fianchi nemici come lupi famelici. I Persiani, colti di sorpresa e sopraffatti, caddero a migliaia, lasciando il campo di battaglia in una macabra disfatta.

2 – L’inseguimento e la marcia forzata verso Atene

Dopo una lotta prolungata, i Persiani sopravvissuti fuggirono verso le loro navi e furono inseguiti e colpiti mentre cercavano di salire a bordo. Sette delle navi furono sequestrate dai Greci. Dopo aver preso il largo, i Persiani fecero rotta verso Atene, sperando di trovare una città non difesa. Ma gli Ateniesi, in anticipo, si mossero rapidamente e arrivarono per primi. I Persiani non tentarono di sbarcare, ma fecero rotta verso l’Asia. Erodoto stima in 6.400 il numero dei Persiani uccisi nella battaglia, mentre le perdite greche ammontarono a 192.

Questa disparità è in gran parte attribuibile alla pesante armatura degli opliti greci, che si trovarono a combattere contro un nemico poco protetto.

La storia si tesseva sul campo di battaglia, mentre il destino dell’Occidente pendeva ad un filo. Erodoto, il cronista di quegli eventi, lasciò molte domande senza risposta, ma una cosa era chiara: la vittoria dei Greci a Maratona era compiuta.

3 – Conseguenze:

La vittoria di Maratona fu una svolta decisiva nella guerra persiana. Dimostrava che i Persiani non erano invincibili e diede ai Greci un grande impulso morale.

Eroi:

Milziade fu l’eroe della battaglia. Fidippide, il messaggero che corse da Maratona a Sparta, è famoso per la sua leggendaria resistenza.

Enigma:

La posizione della cavalleria persiana durante la battaglia rimane un mistero.

Influenza:

La vittoria di Maratona ispirò i Greci a continuare la lotta contro i Persiani e contribuì alla loro vittoria finale.

Note:

  • Le perdite greche furono di circa 192 uomini, contro 6.400 persiani.
  • I Greci seppellirono i loro morti sul campo di battaglia, dove si trova ancora un tumulo.
  • La battaglia di Maratona è la prima battaglia campale della storia occidentale di cui si conosca il nome di tutti i comandanti.

La Corsa di Fidippide

La corsa di Fidippide
La corsa di Fidippide

La luna piena si levò e gli Spartani giunsero troppo tardi. Ma la storia non si fermò. Fidippide, il messaggero, corse ancora. La vittoria era stata conquistata con il sangue e l’astuzia, ma la notizia doveva giungere ad Atene. Fidippide, eroe silenzioso, attraversò colline e valli, corse senza sosta per 42 chilometri, annunciando la vittoria con il suo ultimo respiro: un canto di speranza. Ad Atene, la vittoria era già scolpita nel vento.

E così, nella pianura di Maratona, tra il grano e il sudore, la libertà si levò come un falco e la fama della battaglia di Maratona avrebbe risuonato come un tuono nel mondo antico. Gli Ateniesi, guidati da Milziade, avevano respinto l’orda persiana.

I Greci avevano dimostrato che l’unione, il coraggio e la tenacia potevano tener testa anche il più potente impero sulla terra. La vittoria infuse nei loro cuori la speranza e la forza per continuare la lotta contro la Persia, gettando le basi per la futura libertà della Grecia. La Maratona epica era finita, le onde del mare raccontano ancora oggi la storia di quei giorni lontani, quando il coraggio degli Ateniesi sconfisse l’invincibilità dei persiani. Sulla pianura di Maratona, tra le tombe dei caduti, si staglia un monumento alla resilienza umana e alla speranza: anche di fronte alla più oscura delle minacce, la volontà di resistere può trionfare.

La fasi della battaglia ricostruite in un War Game

(tradotto dal francese da “https://www.wargamer.fr/field-of-glory-ii-aar-bataille-de-marathon/

1 - Da parte greca, ci sono i famosi opliti, una forza di fanteria pesantemente equipaggiata, generalmente inferiore in numero ai persiani, ma i cui attacchi sono più violenti; la funzione principale degli opliti è quella di sfondare le linee avversarie.

1 – Da parte greca, ci sono i famosi opliti, una forza di fanteria pesantemente equipaggiata, generalmente inferiore in numero ai persiani, ma i cui attacchi sono più violenti; la funzione principale degli opliti è quella di sfondare le linee avversarie.

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