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LA LEGGENDA DI CADMO

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Cadmo che attacca il Drago

Ecco il racconto leggendario della fondazione di Tebe.

Dopo il rapimento della figlia Europa da parte di Zeus, Agenore, re di Fenicia, incapace di darsi pace per via della sua perdita, inviò il figlio Cadmo alla sua ricerca, chiedendogli di non tornare senza la sorella.

Per molti anni Cadmo continuò a cercarla in vari paesi, ma senza successo. Non osando tornare a casa senza di lei, consultò l’oracolo di Apollo a Delfi; il responso fu che doveva abbandonare il suo compito e assumersi un nuovo dovere, cioè quello di fondare una città, il cui sito gli sarebbe stato indicato da una giovenca che non aveva mai sopportato il giogo e che si sarebbe sdraiata sul luogo in cui quella città avrebbe dovuto essere costruita.

Cadmo aveva appena lasciato il tempio sacro, quando notò proprio una giovenca che non portava segni di servitù sul collo e che camminava lentamente davanti a lui. Seguì l’animale lungo un tratto di strada considerevole, finché la vacca improvvisamente si fermò sul luogo dove poi sarebbe sorta Tebe. La giovenca rivolse lo sguardo verso il cielo e, abbassandosi dolcemente, si sdraiò nella folta erba.

Grato per questo segno del favore divino, Cadmo decise di offrire l’animale in sacrificio e mandò i suoi seguaci a prendere l’acqua per la libagione da una sorgente vicina. Questa fonte, sacra ad Ares, si trovava in un bosco ed era sorvegliata da un drago feroce che, all’avvicinarsi dei seguaci di Cadmo, si avventò improvvisamente su di loro e li uccise.

Cadmo che semina i denti del drago, Rubens

Dopo aver atteso per un po’ di tempo il ritorno dei suoi servi, Cadmo si spazientì e, armato di lancia, si mise alla loro ricerca. Giunto sul posto, vide i resti maciullati dei suoi sfortunati seguaci e, vicino a loro, lo spaventoso mostro, ancora grondante del sangue delle sue vittime.

Afferrando un enorme masso, l’eroe lo scagliò con tutte le sue forze contro il drago; ma protetto dalla sua pelle nera e dura e dalle sue scaglie d’acciaio come da uno scudo, il mostro rimase illeso.

Cadmo provò allora con la lancia, ed ebbe maggior successo, poiché con essa riuscì a trafiggere il fianco della bestia, che, furiosa per il dolore, si scagliò contro l’avversario. Fu allora che Cadmo, balzando di lato, riuscì a conficcare la punta della lancia tra le sue fauci: questo colpo fatale pose fine allo scontro.

Mentre Cadmo osservava il nemico sconfitto, Atena gli apparve e gli ordinò di seminare nel terreno i denti del drago morto. Egli obbedì e dai solchi emerse una banda di uomini armati (Gli Sparti, cioè i “seminati”), che iniziarono subito a combattere tra loro, finché tutti, tranne cinque, rimasero uccisi.

Questi ultimi guerrieri sopravvissuti si unirono in pace l’uno con l’altro e fu con il loro aiuto che Cadmo costruì la famosa città di Tebe. In tempi successivi, le più nobili famiglie tebane rivendicarono con orgoglio la loro discendenza da questi potenti guerrieri nati dalla terra.

Ares si infuriò quando scoprì che Cadmo aveva ucciso il suo drago e avrebbe voluto vendicarsi, ma Zeus intervenne in favore dell’eroe mettendo il nume della guerra in condizioni di non nuocere: infatti lo imprigionò per ben otto anni.

Alla fine di questo periodo Ares rinunciò ai suoi propositi di vendetta e si riconciliò con Cadmo e, in segno di perdono, gli concesse la mano della figlia Armonia. Le loro nozze furono celebrate quasi come quelle di Peleo e Teti.

Tutti gli dèi li onorarono della loro presenza e offrirono ricchi doni, porgendo al tempo stesso alla coppia i propri omaggi. Cadmo stesso regalò alla sua bella sposa una splendida collana creata da Efesto, che però, dopo la morte di Armonia, si rivelò sempre fatale per chi la l’avesse posseduta.

I figli di Cadmo e Armonia furono un maschio, Polidoro, e quattro femmine, Autonoe, Ino, Semele e Agave.

Per molti anni il fondatore di Tebe regnò felicemente, ma alla fine diventati troppo vecchi, lui e sua moglie abdicarono a favore del nipote Penteo.

Sempre accompagnato dalla fedele Armonia, Cadmo si ritirò in Illiria e, dopo la morte, entrambi i coniugi furono trasformati da Zeus in serpenti e portati nei Campi Elisi.

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