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CICERONE: HOMO NOVUS

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Catilina, patrizio romano decaduto, coraggioso e ardito, ma senza scrupoli, fomentò una congiura contro il senato, nella quale raccolse tutti quelli che Roma contava come cittadini infami, dissoluti o debitori. Fu denunciato da Cicerone, e nell’anno 63 morì in battaglia a Pistoia. Catilina è rimasto il prototipo del cospiratore e il suo nome è usato per indicare coloro che vorrebbero costruire la propria fortuna sulle rovine della loro patria.

Cicerone: Homo novus

Nell’anno 63 a.C. il consolato fu detenuto da Marco Tullio Cicerone, il nome più illustre negli annali della letteratura romana. Era, come Mario, originario del comune di Arpinum, dove nacque nel 106 a.C. Come molti giovani ambiziosi delle città di campagna, Cicerone si stabilì a Roma, dove la sua eloquenza, la sua cultura, la sua integrità e abilità di avvocato lo misero presto al centro della scena politica romana.

Ebbe persino il coraggio di presentarsi candidato all’ufficio di console, in concorrenza con i membri delle famiglie più nobili. Malgrado le sue umili origini, ottenne il primato quasi senza precedenti, di risultare sempre il più giovane degli eletti, secondo i limiti di età consentiti dalla legge, in ognuna delle cariche principali delle quali fu di volta in volta insignito.

Fu durante la sua pretura che sostenne la legge che dava a Pompeo il comando della guerra contro Mitridate e non appena fu trascorso il necessario intervallo di due anni, fu eletto al consolato.

Ritratto di Cicerone

I suoi scritti

Cicerone pronuncia la sua arringa contro CatilinaCicerone fu uno de più ragguardevoli maestri di stile nella prosa latina: per il suo vigore, l’eleganza e la purezza; raggiunse i livelli più alti in ogni ramo della letteratura, tranne la poesia, con la quale si cimentò senza ottenere un brillante successo. Le sue orazioni sono modelli di eloquenza. La sua corrispondenza, molto voluminosa, è geniale, divertente e ricca di informazioni e di descrizioni sulla vita romana. I suoi scritti retorici combinano i frutti maturi delle sue stesse fatiche oratorie. Le sue opere filosofiche presentano in forma lucida e piena di attrattiva, le dottrine della scuola filosofica accademica o platonica alla quale era legato, meritando un alto grado di apprezzamento, pur essendo la sua esposizione quasi del tutto priva di originalità.

La sua vita pubblica

L’indiscutibile capacità amministrativa di Cicerone gli assicurò, come abbiamo visto, un rapido successo nella vita pubblica. In tempi migliori, con uno standard più elevato di moralità politica, avrebbe potuto diventare uno statista davvero influente e autorevole.

Fu sua sfortuna che le sue migliori qualità, cioè la sua integrità e il suo patriottismo, non fossero più tenuti in gran conto nell’epoca corrotta in cui si trovò a vivere, mentre non possedeva un carattere sufficientemente audace e privo di scrupoli per guadagnarsi quel successo che la società romana, usando questi mezzi, permetteva di ottenere.

Di conseguenza, la sua reputazione presso i posteri è stata oscurata dal giudizio negativo che gravava sulla sua mancanza di coerenza e sul suo attaccamento ai propri interessi, mentre gli è mancato il riconoscimento dei meriti che la sua stessa generazione avrebbe dovuto elargirgli.

La sua vita dopo il suo consolato, fu spesa in sforzi infruttuosi per ritagliarsi un posto nella politica, di fronte al disinteresse o all’ostilità sprezzante riservatagli da parte dei politici di professione. Per ben due volte egli si contrappose al modello del politico-uomo forte: nell’82 a.C., — all’inizio, quando sfidò audacemente i seguaci del tiranno Silla; e poi nel 43, alla fine, quando guidò il Senato in opposizione ai disegni di Marco Antonio. I suoi sforzi furono sconfitti dalla perfidia del giovane Ottaviano, al quale egli aveva affidato la sua vita con una dignità e una nobiltà che gli erano mancate nella maggior parte della sua carriera.

(Trad. dall’inglese da High school Ancient History, Greece and Rome di Philip Van Ness Myers, 1901)

 Nel prossimo episodio – > :   Sul finire della vita repubblicana, nonostante le lotte civili, l’amore per l’arte e l’interesse per la cultura, specialmente nelle classi elevate, non erano diminuiti, benché non influissero granché sull’educazione del popolo. Nel genere della poesia didascalica, troviamo un vero e grande capolavoro: il De Rerum Natura di Tito Lucrezio Caro. La lirica che finora in Roma non aveva avuto cultori, ricevette da Catullo una forma e uno stile che preannunciano l’età Augustea. Nella prosa, abbiamo l’opera storiografica di Sallustio d’Amiterno che narrò la congiura di Catilina e la guerra Giugurtina.

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