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CULTURA NEL Iº E NEL IIº SECOLO d.C.

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Alla morte di Marco Aurelio, il figlio Commodo si precipitò a Roma e fu accolto dal Senato e dall'esercito senza opposizioni. Il suo carattere era l'opposto di quello del buon padre. In ferocia e vendetta non aveva eguali, nemmeno tra gli imperatori del periodo più nfelice di Roma. Per mezzo di informatori, ben pagati, si liberò dei migliori membri del Senato. Il suo governo divenne così corrotto, lui stesso così noto per i suoi crimini, da risultare insopportabile. I suoi vanti più orgogliosi erano i trionfi nell'anfiteatro e la capacità di uccidere cento leoni con altrettante frecce. Dopo un regno di dodici anni, i suoi servi, con una congiura liberarono l'Impero dalla sua presenza.
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Incisione di giovane dell'antichità che legge un volume
Incisione di giovane dell’antichità che legge un volume

La grandiosità degli edifici pubblici, la sontuosità dei palazzi, le belle case dei cittadini, delle quali non soltanto Roma, ma anche tutte le città delle provincie si arricchivano, dimostravano chiaramente la ricchezza e la vita prospera durante l’impero. Le grandiose rovine e le più belle tracce delle costruzioni e delle arti romane che oggi ancora possiamo ammirare, spettano in massima parte ai due primi secoli dell’impero; e questi grandiosi ponti, acquedotti, porte cittadine, anfiteatri, archi e templi, che tuttora esistono a Roma, in molte città d’Italia e delle provincie; le colonne, le statue, i sarcofagi e le are arricchite di splendidi bassorilievi, le inscrizioni, i vasi, i domestici utensili, che fra si sono trovati fra i reperti archeologici, sono bella testimonianza della ricchezza, della cultura e del gusto diffusi nei popoli dell’impero romano.

La civiltà ellenica ravvivata dall’unione con la civiltà latina, si destendeva in occidente, e destava a nuova vita le nazioni fin allora rimaste barbariche. Le città o le stazioni romane della Spagna, della Gallia, della Britannia, quelle lungo le sponde del Reno e del Danubio diventarono centri di cultura e d’istruzione, grazie alle quali, le genti vinte, presero l’impronta e le usanze romane e si spogliarono le loro caratteristiche nazionali.

E mentre nell’età più antica, i più ricchi e più forti ingegni erano venuti dalle città romanizzate dell’Italia, ora dalle scuole di Gallia, da Nimes, Lione, Autun, Arles, Treves, da quelle di Spagna, da Cordova, Calagurri, Bilbili, e da quelle d’Africa, di Cartagine e di Lepti, cominciavano a venire molti degli ingegni più eccellenti nella poesia, nella storia, nell’eloquenza, nella retorica, nella filosofia e nell’erudizione; ma questi scrittori introdusseroanche nuovi elementi e gusti provinciali alla purezza del genio greco-latino.

A tanto fiorire di civiltà non seguiva una eguale prosperità morale; troppo spesso la civiltà raffinata apriva la strada alla decadenza morale. Il popolo, che sempre più acquistava una migliore condizione, nel gusto della vita, nelle eleganze, nell’educazione intellettuale, ne perdeva però semplicità, in schiettezza e in forza di carattere; e, mentre da una parte i lussi della vita producevano languore e mollezza di sentimenti, dall’altra i continui cruenti spettacoli del Circo alimentavano non la forza, bensì l’insensata ferocia dell’animo.

Tacito, il grande pittore di caratteri

Statua moderna raffigurante Tacito all'esterno del Palazzo del Parlamento austriaco
Statua moderna raffigurante Tacito
all’esterno del Palazzo del Parlamento austriaco

In Cornelio Tacito di Terni vediamo prima narrate le vicende dell’impero e con terribile vivacità, i ritratti gli imperatori da Tiberio a Nerone (negli Annali), e poi descritte le tumultuose successioni da Galba a Vespasiano (nelle Storie).

Abbiamo di Tacito anche la descrizione della Germania e dei suoi costumi, nella cui semplicità, robustezza e selvaggia virtù pare che lo storico trovasse un ammonimento per la corrotta civiltà romana.

Svetonio, il gossip writer

Svetonio Tranquillo scrivendo le vite dei dodici Cesari (da Giulio Cesare a Domiziano) ci introduce a conoscere i caratteri ed i costumi delle famiglie imperiali.

Con Tacito finisce la grande storia, e con Svetonio incomincia la narrazione biografica, fatta di piccoli aneddoti e storielle, seguitata in gran parte dagli scrittori latini della storia imperiale. L’eloquenza, privata del suo elemento, cioé della pubblica libertà, taceva nel Foro, ma parlava adulatrice nel senato, e si rifugiava in privato come utile esercizio, degenerando a studiato artificio, nelle scuole dei retori.

Il Panegirico a Traiano di Plinio il Giovane, l’oratoria e l’istruzione

Il Panegirico che Cecilio Plinio il giovane pronunciò davanti a Traiano in senato, ci mostra lo stile pomposo, le ricercate finezze e delicatezze dell’oratoria d’allora. E i libri d’ istituzioni oratorie di Fabio Quintilliano, insigne professore d’eloquenza, ci metto al corrente de tipo di istruzione che si impartiva ad un giovane romano, e per via di quali studi si formasse un buon oratore.

Qual fosse il gusto letterario dominante nella prima età imperiale lo abbiamo già visto in Lucio Anneo Seneca, spagnuolo di Cordova, filosofo, precettore di Nerone; i suoi scritti erano molto richiesti e tenuti in gran pregio, sia in materia di filosofia morale e pratica, che per la forma del suo stile rapido, dal breve periodare, tutta fiorita, scintillante di motti, di frasi sentenziose, di efficaci antitesi.

Il diffuso favore che ottenevano gli studi, i costumi, le occupazioni dei letterati appaiono descritti nelle lettere sempre di Plinio Il Giovane di Como; che per noi sono importantissime per conoscere l’amministrazione imperiale, vista che l’autore, onorato di magistrature e titoli e governatore di Bitinia, ebbe coll’imperatore Traiano.

Favourite Poet, Lawrence Alma-Tadema, 1888
Favourite Poet, Lawrence Alma-Tadema, 1888

La poesia

La poesia latina cercò sollevarsi a civile grandezza nell’epica: già Anneo Lucano, spagnolo, aveva cantato nel poema intitolato Farsalia, la guerra civile di Cesare e Pompeo, con ardore di cittadino di libero pensiero. Silio Italico, fece per certi versi un’operazione simile, traendo l’argomento del suo poema dalla seconda guerra punica.

Altri invece, abbandonati gli argomenti nazionali, si volsero alle leggende greche, inesauribile fonte di poesia: Valerio Flacco cantò di nuovo la spedizione degli Argonauti, e Papinio Stazio la guerra di Tebe fra i discendenti d’Edipo; Anneo Seneca aveva lasciato un modello di tragedie romane basate sulle leggende greche, creando un genere che durerà anche nell’età moderna. Ma nel contrasto della vita antica con quella nuova, dell’immensa potenza e ricchezza con la decadenza morale, la poesia trovò maggior materiale e più vivo impulso nella satira.

Persio Flacco di Volterra (a. 34-62), seguace della stoica filosofia, in sei satire, flagellò con aspra gravità e cupa amarezza i costumi della sua età. Giunio Giovenale d’Aquino (a. 50-90) con disdegno e libera mordacia descrisse la vita sociale de tempi. Valerio Marziale, spagnuolo di Bilbilis (a. 40-100), prolifico autore di epigrammi, derise e ferì con felice, ma troppo spesso licenziosa ed oscena arguzia, persone e costumi. Alle rappresentazioni satiriche della vita corrotta dei grandi, faceva da modello letterario il Satyricon di Petronio Arbitro, il famoso romanzo d’epoca forse neroniana, ricco di svariate scene e pieno di finissima acutezza.

Ma l’ispirazione poetica illanguidiva e inaridiva; al posto della nativa fantasia vivace seguiva ora la riflessione e la meditazione, e quindi prevalsero gli studi eruditi e pazienti rivolti ad raccogliere materiali scientifici, a spiegare le opere degli autori antichi, a raccogliere e chiarire le antiche tradizioni, a studiare la lingua nella sua storia; cominciò l’ età dei compilatori enciclopedisti, dei grammatici e dei critici.

L’opera più famosa del periodo è Le Metamorfosi, detta anche L’asino d’oro, di Apuleio. Questo romanzo narra di un giovane che viene accidentalmente trasformato in un asino. La storia è piena di racconti d’amore e di stregoneria.

Plinio in vecchio: il David Attenborough dell’antichità

Una preziosa miniera per la conoscenza del mondo antico nei suoi aspetti più svariati, ci è stata lasciata a Cecilio Plinio seniore, di Verona (a. 23-79), con la sua Storia Naturale, che veramente è una descrizione di quasi tutto il mondo, dei prodotti della natura e dell’arte; una grande enciclopedia scientifica formata sullo studio di ben duemila opere antiche. Altro ma assai minore lavoro di compilazione sono le Notti Attiche di Aulo Gellio, che acquistano importanza non dal merito letterario dell’autore, ma nell’essere appunti ed estratti realizzati durante la lettura di molti autori dell’età classica per noi oggi perduti.

Un’unica filosofia: lo stoicismo

Nella filosofia la dottrina più accetta dai Romani in questa prima età imperiale, fu lo Stoicismo, come quella che rispondeva meglio al carattere pratico romano ed alla natura dei tempi; nell’epoca che va da Nerone a Domiziano visse a Roma il greco Epitteto, schiavo e filosofo, principale maestro delle nuove forme dello stoicismo, che con la parola e con l’esempio insegnò la libertà morale, la fermezza e l’indifferenza contro il dolore, la nobiltà spirituale dell’uomo, I suoi precetti suoi ci sono stati tramandati dagli scritti del greco Arriano, e specialmente grazie ad un celebre trattatello detto appunto Manuale d’Epitteto.

Con Marco Aurelio lo stoicismo fu elevato alla maestà del trono. A lato dello stoicismo si diffondevano però, per opera di scuole greche ed asiatiche, altre filosofiche dottrine di caratiere religioso e mistico.

Ed è un fatto notevole che, mentre l’antica religione nella società greca e romana fossedecaduta e quasi spenta nell’indifferenza e nello scetticismo, sorgevano e si diffondevano credenze e superstizioni nuove, con una generale e prevalente inclinazione al misticismo ed al miracoloso; e dalle eclettiche mescolanze della filosofia greca, con la scuola pitagorica, quella platonica, e la aristotelica con nuovi elementi di credenze e tradizioni orientali, si formò poi la filosofia neoplatonica, che nei secoli seguenti con l’alta idealità delle sue dottrine, ebbe influenza anche sul Cristianesimo.

La Giurisprudenza

È nei primi due secoli dell’impero che la scienza del diritto ebbe suo maggiore sviluppo. Gli imperatori nel formare il consiglio del principe e nel conferire le cariche ebbero gran cura a sostenere la conoscenza del diritto, e così favorirono gli studi giuridici; nell’impero si fondarono scuole ed istituti giuridici, e i cittadini nobili e di famiglie maggiorenti, abbandonando la carriera nella vita pubblica, si volsero agli studi della giurisprudenza.

(Adattamento da Storia romana di Igino Gentile, 1885)

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L'economia dell'Impero è favorita dalla romanizzazione delle province. La Gallia diventa il centro dell'agricoltura in Occidente, la Spagna è un grande esportatore di alimenti e metalli. L'Africa fornisce beni pregiati, grano, schiavi e belve feroci per gli spettacoli del Circo. L'industria non riesce davvero a svilupparsi, come in tutta l'antichità, per via della disponibilità di schiavi. L'Oriente ha una superiorità economica superiore all'Occidente, fornendo prodotti artigianali di squisita fattura e merci preziose, oltre a far da tramite negli scambi con l'India e la Cina. Ma il risultato è che l'Occidente si impoverisce per via della concorrenza delle province e l'Italia ne soffre grandemente. La bilancia commerciale è spesso in deficit e i tributi degli stati sottomessi non bastano a colmare il deficit. A ciò si aggiunge la diffusione della malaria e il calo demografico. Intere aree geografiche d'Italia si spopolano, con conseguente abbandono delle campagne e diffusione del latifondo. I provvedimenti imperiali non bastano a fronteggiare la crisi e si diffonde il colonato.

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