Ti presento gli dei dell’Olimpo
Benvenuti nel meraviglioso mondo dell’Olimpo, dove gli dei non solo dominavano il cielo, ma anche la scena del dramma come veri protagonisti di una soap opera celeste! Questa stravagante famiglia divina era infatti un perfetto incrocio tra un reality show e una telenovela, con tanto di litigi, intrighi e colpi di scena che terrebbero ancora oggi gli spettatori moderni incollati alle loro sedie.
La nostra carrellata inizia con Zeus, il re degli dèi e il re dei flirt celestiali. Non solo teneva un’abbondanza di fulmini in tasca (anche se gli antichi greci non avevano le tasche), sempre pronti per ogni evenienza, ma aveva anche una collezione di amori da far invidia a qualsiasi Casanova di Hollywood. E chi è la regina di tutto questo dramma? Niente di meno che Era, non solo moglie di Zeus, ma anche sua sorella! Non c’è niente di male a tenere le cose in famiglia, giusto?
La loro relazione si risolve spesso nello schema classico dei litigi fra marito e moglie, dove forse manca solo il lancio di piatti, e questo solo perché sarebbero stati inceneriti dai fulmini di Zeus. Cosa succede infatti quando il re degli dèi incontra una dea con un caratterino esplosivo? Ecco, avete capito! Litigate epiche, lancio di strali verbali e scontri a volontà da far tremare l’Olimpo!
Ma aspettate, c’è di più! Gli dèi dell’Olimpo sono in realtà un intero cast di personalità eccentriche da far impallidire qualsiasi show moderno. C’è Ares, il dio della guerra, con un ego grande quanto una montagna; Apollo, l’affascinante dio del sole e della poesia, che sa come catturare l’attenzione di tutti; E, poi c’è lei, quella che fa sobbalzare i cuori e fa venire le farfalle nello stomaco sia agli dèi che ai mortali. Stiamo parlando niente di meno che della regina indiscussa dell’amore, Afrodite! Questa dea è il tocco magico di ogni storia romantica, l’artista di ogni flirt celestiale..
Telenovelas e reality show scansatevi! In un’epoca in cui tutte queste forme di intrattenimento non c’erano, gli dèi dell’Olimpo si stagliavano come le superstar originali del dramma divino e accendono la fantasia degli spettatori ancora oggi. Con tanta rivalità, gelosia e giochi di potere, non c’è da stupirsi che queste antiche divinità avrebbero fatto il pieno di audience anche nella nostra Tv. Quindi, accomodatevi e godetevi lo spettacolo: gli dèi dell’Olimpo sono pronti a farvi sognare e ridere, e se avessero un profilo social non potreste non dare loro il vostro follow.
Zeus il Tonante, re degli dei
Zeus, re dell’universo e di tutti gli dei, è proprio come Mufasa, una sorta di re leone dell’Olimpo, anche se vista la sua fama successiva, dovrebbe forse essere paragonato più a un Don Giovanni, ma andiamo con ordine.
Nacque in una grotta sul Monte Ida a Creta, nascosto da sua madre Rea come un tesoro proibito. Infatti, lei non voleva che suo padre Crono lo trasformasse in un altro dei suoi spuntini, come già aveva fatto con i fratelli, per timore di essere spodestato da un erede. Come si dice? “Bisogna ammazzarli da piccoli!”
Ma non è finita qui! Zeus, il futuro re dell’Universo, crebbe allevato da una ninfa e da una capra. Sì, avete letto bene, una capra di nome Amaltea, che peraltro pare che fosse di una bruttezza epica. Ma probabilmente il latte di capra è proprio ciò che ci vuole per diventare un grande dio! Forse si trattava di uno sponsor!
Attorno al bimbo c’era un divertente team di sacerdoti, i Cureti, che ballavano, urlavano e facevano baccano con le loro lance. Avevano un compito ben preciso: tenere nascosto il pianto del bambino a Crono. E questo spettacolo con le lance, chiamato danza pirrica, divenne famoso in tutta la Grecia, non facendo sospettare nessuno che si trattasse invece solo di un diversivo.
Ma e l’apoteosi di Zeus? Oh, sì! Diventato grande e forte, Zeus aveva un piano infallibile per buttare giù il vecchio e cattivo Crono. Con l’aiuto dei Titani, un gruppo di dèi ribelli, Zeus scatenò un’epica rivolta contro il suo paparino. E cosa fece dopo aver vinto? Obbligò Crono a buttare giù un bel sorso di una pozione imbevibile che gli fece rigurgitare tutti i fratellini e le sorelline di Zeus che egli aveva spazzolato via in precedenza. È proprio un modo per ribadire bene: “Ho vinto!”
Ma non dimentichiamoci del suo talento per le avventure amorose. Zeus, il playboy o meglio il Play-Dio, aveva un debole per le fanciulle, i fanciulli, gli immortali e i mortali…diciamo che quanto a gusti sessuali non si formalizzava molto. Era un artista della trasformazione, cambiando aspetto più spesso di un attore fantasista. Si trasformava in ogni sorta di esseri e animali, rendendo difficile persino per le ragazze o i ragazzi sedotti dire esattamente a chi avessero appena dato …il cuore.
In ogni modo, Zeus era il re dell’Olimpo e anche se alcune sue scelte romantiche possono sembrare discutibili, egli rimane il seduttore divino per antonomasia, l’inventore del “flirt cosmico”.
Poseidone, il signore dei mari
Poseidone è il fratello di Zeus, il signore delle onde e il sovrano dei calamari: Poseidone! Con la sua chioma di alghe e il suo tridente come accessorio iconico, sembra proprio il frontman di una band musicale marina.
Ma la sua storia ha più intrecci di una rete da pesca! Si narra che dopo la detronizzazione di Crono, abbia partecipato a una sorta di lotteria divina con suo fratello Zeus e Ade per vedere chi pescasse la cosa migliore dal mondo. Zeus manco a dirlo vinse il cielo (di cui divenne re), Ade prese una bella fregatura, cioè l’oltretomba e Poseidone divenne il dio della terra (era lui, per esempio, a scatenare i terremoti) e soprattutto dei mari! Un premio impegnativo, considerando quanto l’una e gli altri possano essere difficili da pulire.
L’etimologia del nome di questa antichissima divinità resta molto incerto, ma forse aveva qualcosa a che fare proprio con due degli epiteti con cui veniva invocato: “signore delle acque” e “signore della terra”.
E poi c’è la storia della sua “relazione speciale” con i cavalli. Si dice che abbia creato il primo cavallo facendo scattare il suo tridente sulla terra, dando così inizio a una carriera secondaria come “allenatore di destrieri divini” e infatti era considerato il nume tutelare degli ippodromi.
Forse, in un’epoca più arcaica, era una sorta di dio-cavallo che violentò Medusa, ancora fanciulla, prima che diventasse un’orrenda Gorgone. Quando Perseo uccise Medusa, Pegaso, il famoso cavallo alato, emerse dal sangue del mostro.
Il tridente (una specie di coda di pesce a tre punte) era il suo feticcio, col quale veniva sempre rappresentato (gli serviva per scuotere la terra).
Durante la guerra di Troia, Poseidone si schierò dalla parte dei Greci ma non smise mai di contrastare i tentativi di Ulisse di tornare nella sua isola di Itaca. Ulisse aveva infatti accecato suo figlio, il ciclope Polifemo.
Se l’abito non fa il monaco, indubbiamente però fa il dio! Quindi, immaginare Poseidone con la sua folta barba in stile marinaresco e il suo tridente divino, pronto a far un tuffo nel suo regno marino…tutto questo non può non farci pensare ad una sorta di Aquaman dell’antichità. Magari ancora oggi si potrebbe incontrare un vecchio barbuto con un tridente in spiaggia, confuso tra i surfisti, che potrebbe non essere solo un pescatore… potrebbe trattarsi invece proprio di Poseidone in cerca di qualche onda da cavalcare!
A Capo Sunio, in Grecia, gli venne consacrato un tempio, i cui resti si ergono ancora oggi maestosi davanti agli occhi dei visitatori e dei naviganti.
Era, la regina del cielo e la moglie gelosa
Era, regina degli dei dell’Olimpo moglie e sorella maggiore di Zeus, con i suoi occhi lampeggianti, assisa sul suo un trono dorato, era la spina nel fianco di tutti gli dèi, di molte fanciulle e di alcuni eroi. Il suo nome in italiano pone non pochi problemi, perché è inevitabile che descrivendola si finisca per scrivere qualche frase del tipo “Era era la dea..” con una conseguente ripetizione o effetto eco. Infatti, in certi casi, forse sarebbe più opportuno scrivere il suo nome “Hera” con l’acca davanti, come in greco.
La dea Era, era (ci risiamo! che vi dicevo?) nota per essere una donna gelosa e possessiva. Suo marito, Zeus, come abbiamo già detto, era un donnaiolo incallito, ed Era non perdeva occasione di punire le sue amanti e i figli che erano nati da queste relazioni adulterine con il re del cielo. Il loro rapporto era davvero complicato, si possono solo immaginare le liti celestiali (che di celestiale nel senso di divino o di sublime avevano ben poco) che debbono essere scoppiate fra i due: Da “Chi ha mangiato l’ambrosia nel frigorifero?” a “Dove sei stato tutta la notte?”, Era sapeva sempre come far tremare l’Olimpo con i suoi scatti d’ira.
Ma non ci si deve lasciare ingannare dalla sua aria austera. Era aveva uno spirito competitivo in ogni cosa, come se fosse sempre impegnata in un’eterna gara a rincorrersi fra dèi. Era nota anche come organizzatrice di concorsi di bellezza divini, spesso finiti in discussioni altrettanto divine su chi fosse la più affascinante fra le dame celesti (vedi il giudizio di Paride). Ma se ad una dea del genere le si dicevano cose del tipo “avresti bisogno di qualche ritocchino per le tue rughe..”, beh…una tempesta di saette e fulmini contro il malcapitato, sarebbe stato il minimo…
Una delle storie più famose su Era è quella di Europa. Zeus si innamorò della giovane principessa fenicia e, per conquistarla, si trasformò in un toro bianco. Europa fu così incantata dal toro che lo seguì fino alla spiaggia, dove Zeus la rapì e la portò sull’isola di Creta.
Secondo alcune versioni di questa storia, Era, furiosa per l’ennesimo tradimento di Zeus cercò di inseguire Europa. La giovane riuscì a sfuggire alla dea irata, ma Zeus invece la trovò comunque e la sposò.
Era perseguitò con tutto il suo odio anche un’altra ninfa, Io, che Zeus aveva trasformato in giovenca per proteggerla proprio dall’ira della moglie, che tuttavia, fingendo di non sospettare nulla, la volle in dono e le diede un vigile guardiano, un gigante di nome Argo, dicendogli “Mi raccomando! La devi sorvegliare con cento occhi!” E non era solo un modo di dire, perché Argo di occhi ne aveva davvero cento, come ci racconta la storia. Allora Zeus inviò il dio Ermes per liberarla, e quest’ultimo, dopo aver carpito la fiducia del mostro e dopo averlo fatto addormentare, gli tagliò la testa. Ma Era scoprì tutto e fece inseguire Io da un tafano infuriato per tormentarla, finché ella non giunse in Egitto, dove partorì Epafo, riacquistando il suo aspetto di fanciulla.
Era si accanì anche con Latona che perseguitò con rabbia proprio nel momento in cui quest’ultima stava per dare alla luce gli dei gemelli, Apollo e Artemide. Nessun paese voleva accoglierla. Fu un’isola galleggiante, che poi divenne Delo, il luogo dove avvenne la divina nascita. E ancora una volta fu un’impresa difficile, perché Era tentò perfino di impedire l’arrivo sull’isola della dea del parto, Ilizia.
Nell’Iliade, nel Canto XIV, assistiamo a delle scene domestiche che sembrano prese dalla classica commedia all’italiana del cinema o dalle sit-com in Tv. Era mostra tutta la sua malignità verso il suo tenero e caro Zeus che riesce a sedurre con queste parole:
Allora vuoi davvero assaporare l’amore tra le mie braccia a quest’ora sulle vette dell’Ida e che tutto avvenga in pieno giorno? Cosa accadrebbe se un dio eterno, vedendoci addormentati, scappasse a raccontare la storia a tutti gli altri dei? […] Andiamo a letto lì, che il letto ti attira.
Era non si fermava davvero davanti a nulla. Continuò sempre a perseguitare le amanti di Zeus e i loro figli. Una delle sue vittime più famose fu Semele, una mortale che Zeus amava. Era, gelosa di Semele, la convinse a chiedere a Zeus di mostrarle la sua vera forma divina. Zeus, che non poteva rifiutarsi, acconsentì, ma la sua luce soprannaturale ridusse in cenere Semele.
Come si può evincere da questo episodio, Era trovava spesso mezzi molto crudeli per punire le amanti di una notte di Zeus, soprattutto quando erano delle semplici mortali.
Era è una figura complessa e affascinante. È una dea potente e temuta, ma è anche una donna fragile e vulnerabile. La sua gelosia è un suo punto debole, ma è anche ciò che la rende umana.
Ebbe tre figli da Zeus, tra cui Ares, il re della guerra. Era è un personaggio fisso nelle storie mitologiche, schierata dalla parte dei greci nella Guerra di Troia e contro Enea nei suoi tentativi di approdare in Italia, implacabile persecutrice di Eracle (quando l’eroe è ancora in fasce gli manda come regalino nella culla due bei serpenti) o benevola protettrice di Giasone che aiuterà ad impossessarsi del vello d’oro.
Ecco alcune curiosità su Era:
- Era è anche conosciuta come Giunone nella mitologia romana.
- Il suo simbolo è il pavone.
- Era è la dea del matrimonio, della famiglia e della casa; i Greci e i romani la onoravano come tale.
Circolava anche una barzelletta su Era: “Perché Era è sempre arrabbiata? Perché Zeus è sempre in ritardo per cena.”
Una cosa è certa però: non c’è mai stato un momento noioso con la regina Era in scena!
Hera Fun Facts
Il Cigno Incantato
Un giorno, Era sospettò che suo marito Zeus avesse un altro dei suoi “momenti di debolezza” con una bella ninfa. Decisa a scoprire la verità, si trasformò in un cigno e si avvicinò alla ninfa in modo discreto. Tuttavia, anziché scoprire un tradimento, Hera assistette a un romantico concerto di cigni che cantavano all’unisono. Si dice che abbia trascorso il resto della giornata come cigno, cercando di impressionare gli altri con il suo canto.
La Storia del Pomo D’Oro
Era, non proprio famosa per la sua flemma, nutriva una rivalità accesa con la dea dell’amore, Afrodite. Un giorno, per mettere alla prova la bellezza delle dee, Era organizzò una gara nella quale la vincitrice avrebbe avuto come premio una mela d’oro con su scritto “alla più bella” come premio (questa mela era stata gettata dalla dea della Discordia sulla tavola di un banchetto di un matrimonio al quale non era stata invitata). Ora, si immagini di vedere tre delle dee più belle dell’Olimpo, Afrodite, Atena e Era, litigare per una mela. La situazione divenne così caotica che Zeus dovette intervenire per decidere il verdetto, o meglio, lo fece fare ad un mortale, Paride, perché lui non era certo così scemo da andare ad impantanarsi in una questione del genere! Alla fine la spuntò Afrodite che si ritrovò come eterna nemica proprio la dea Era. Ah! Questo fatto generò anche quella cosetta da nulla che fu la guerra di Troia!
Il Terribile Sospetto
Una volta, Era sospettò che suo marito Zeus stesse passando troppo tempo con la dea del mattino, Eos. Così, decise di fare una visita inaspettata proprio ad Eos all’alba. Ma quando vide Eos illuminare il cielo e annunciare il giorno, capì che le sue preoccupazioni erano infondate. Era si ritirò velocemente, maledicendo la sua gelosia mattutina e promettendosi di lasciare perdere in futuro le sue visite a sorpresa.
In breve, la gelosia di Era ha dato vita ad aneddoti che ancora oggi fanno sorridere gli dèi e gli umani. La sua personalità impulsiva e il suo temperamento focoso l’hanno resa una figura indimenticabile nell’Olimpo delle emozioni.
Demetra, colei che dà la vita
Se c’è una cosa che gli antichi dei dell’Olimpo sapevano fare bene, era mettere su festini e banchetti – ma nulla sarebbe arrivato in tavola senza i doni della magnifica Demetra, la dea greca dei raccolti e dell’agricoltura, dell’abbondanza, della terra nutriente e, come tale, della vita. Ma c’è molto di più in questa dea di quanto possa sembrare a prima vista.
Demetra era un’altra delle sorelle di Zeus, con cui generò una figlia di nome Kore, poi chiamata Persefone. È nota soprattutto per leggenda della disavventura accaduta a sua figlia. Rapita da Ade mentre coglieva fiori in un prato in Sicilia, Kore fu portata nelle profondità degli Inferi.
Demetra nelle sue ricerche e peregrinazioni ebbe occasione di donare al figlio del re del paese di Eleusi, un certo Trittolemo, il primo chicco di grano, come ringraziamento per la sua ospitalità. Grazie al suo legame con i raccolti, era molto venerata dai Greci. Soprattutto in occasione de del culto dei Misteri Eleusini.
Un’Olimpionica dell’Umorismo
Mentre molti dei erano noti per le loro intrighi amorosi, le lotte di potere e le vendette spietate, Demetra si distingueva per il suo senso dell’umorismo e la sua abilità nell’organizzare feste degne di ricordo. Questo perché era sempre in compagnia della sua fida amica, Iambe, figlia di Pan ed Eco. Si dice che quando Demetra, in viaggio alla ricerca della figlia, giunse in Attica, Iambe fece divertire la dea dolente con i suoi scherzi e le sue battute, motivo per cui le si attribuiscono le fragorose risate che contagiavano la gente durante le feste di Demetra in Attica. Sembra che da Iambe derivi anche la forma poetica del verso giambico, un tipo di poesia comica dell’Antica Grecia
Non c’è da stupirsi dunque che ogni volta che c’era una di queste feste, anche sull’Olimpo, tutti gli dei erano ansiosi di vedere cosa avrebbe preparato Iambe. Le feste di Demetra erano così allegre e spensierate che persino il severo Zeus non poteva fare a meno di sorridere.
Un’Artista dell’agricoltura
Ma la vera passione di Demetra risiedeva nell’agricoltura. Proteggeva le messi e i raccolti, ed era anche la dea delle stagioni, producendo frutti e primizie deliziose che andavano ad imbandire le tavole dei suoi banchetti stravaganti, apprezzati anche dagli dei. Il suo piatto forte? I cereali. Demetra era conosciuta per creare le coltivazioni dei raccolti più succulenti e gustosi. Dalle spighe dorate di grano all’orzo nutriente, il cibo diventava un’opera d’arte sotto le sue abili mani.
L’Enigma dei Misteri Eleusini
Ma non tutto era solo divertimento e festa per Demetra. Aveva anche un lato misterioso e profondo. I “Misteri Eleusini” erano un antico rito religioso segreto dedicato a Demetra e sua figlia Persefone. Quelli che partecipavano a questi riti speravano di guadagnare la benedizione delle dee e l’accesso alla vita dopo la morte. Il segreto di ciò che realmente accadeva durante questi riti è rimasto tale, ma dimostra che Demetra aveva molte sfaccettature, dall’umorismo alla spiritualità.
Il Cuore di una Madre
Uno dei momenti più toccanti nella storia di Demetra è il rapimento di sua figlia Persefone da parte di Ade, il dio dell’Oltretomba. La disperazione di Demetra nell’aver perso sua figlia si rifletteva nell’aridità della terra, poiché la dea rifiutava di far crescere qualsiasi pianta finché Persefone non le fosse stata restituita. Demetra dovette allora venire a compromessi con Zeus per riavere la figlia al suo fianco almeno per un periodo dell’anno. L’accordo alla fine, fu raggiunto: i sei mesi che Demetra condivide con Kore o Persefone costituiscono la primavera e l’estate. L’autunno e l’inverno corrispondono agli altri sei mesi che la giovane trascorre tristemente sotto terra. Questo mito rappresenta non solo l’avvicendarsi delle stagioni, ma anche il legame eterno tra madre e figlia, dimostrando che anche le dee olimpiche possono essere guidate dall’amore e dall’affetto.
In sintesi, Demetra è molto più di una dea dei raccolti – è una forza della natura che sapeva come vivere la vita al massimo. Dalle sue feste divertenti dell’abbondanza, alla spiritualità profonda fino al legame materno, Demetra ci insegna che la vita dovrebbe essere vissuta con passione e gioia. Ogni volta che un greco dell’antichità raccoglieva i frutti del suo duro lavoro nell’orto o si godeva poi un banchetto gustoso, si ricordava sempre di alzare il bicchiere a Demetra, la dea che rendeva ogni momento un’occasione di festa.
Estia: La Dea del Focolare che “Scalda” Cuori e Cibi nell’Olimpo
Mentre gli dèi dell’antica Grecia, si scontravano, si innamoravano e si contendevano il potere, c’era una dea che pensava invece a fare solo la brava casalinga – Estia, la dea del focolare e del cuore della casa. Estia era un’altra delle sorella di Zeus, dea vergine figlia di Crono e Rea, divinità del focolare e della casa, è spesso rappresentata mentre veglia su una fiamma immortale. Rinunciò all’amore e scelse di vivere in castità, vivendo in pace sull’Olimpo.
La regina della cucina
Mentre gli altri dei potevano vantarsi di gesti grandiosi e avventure epiche, Estia portava la sua maestosità nelle piccole cose. Era la regina indiscussa della cucina e del focolare domestico. Non c’era modo migliore per guadagnarsi il favore di Estia che sedersi accanto al fuoco con un piatto fumante in mano e raccontare storie, sperando che le piacesse la vostra compagnia tanto quanto il vostro cibo.
Il “Calore” dei Relazioni Familiari
Estia incarna il concetto di “casa dolce casa” come nessun altro. Il focolare di Estia, era il cuore di ogni casa, dalla più umile abitazione sino all’Olimpo, un rifugio dove gli dei e gli uomini potevano dimenticare le loro dispute e godersi l’atmosfera accogliente dell’ambiente domestico. Le riunioni familiari e le cene erano la sua specialità, e le sue feste erano così calorose che poteva far sciogliere anche l’essere più freddo che esistesse nel pantheon o fra i mortali.
L’Arte di “Scaldare” gli Spiriti
Gli antichi Greci spesso facevano offerte a Estia per ottenere la sua benevolenza, sperando di avere il suo favore per le attività quotidiane. Ma Estia non era solo una dinità che riceveva offerte, era anche una dispensatrice di saggezza. Si racconta che, ogni tanto, quando qualcuno faceva un’offerta ridicolmente piccola alla dea, Estia si producesse in uno scintillante rimprovero in una fiammata, procurandogli una piccola scottatura, per far sì che la persona in questione si ricordasse poi del suo “caldo” rimprovero.
Cuore di Fiamma
Un’altra dimostrazione del potere di Estia si trova nella lingua greca stessa. La parola “esti” in greco significa “è”. Questo è un omaggio alla centralità di Estia nella vita di ogni casa. Era il cuore pulsante di ogni famiglia, infatti il braciere era anche detto l’omfalós, l’“ombelico di casa”, l’elemento che teneva tutto insieme e garantiva che ogni cosa funzionasse senza intoppi.
Estia è molto più di una dea del focolare – è il cuore stesso del concetto di “casa”. Con il suo calore e la sua saggezza sottile, Estia ha reso ogni casa e ogni focolare un luogo speciale.
Era senza dubbio la divinità più apprezzata dai Greci. In qualità di dea del focolare, riceveva la parte migliore di tutti i sacrifici domestici compiuti quotidianamente. Era a lei che le preghiere erano rivolte in primo luogo. I romani, la onoravano se è possibile anche più dei greci.
Che voi siate un dio o un umano, l’importanza di mantenere vivo il fuoco di Estia nell’anima e nell’ambiente domestico è un insegnamento senza tempo che può rendere ogni giorno un po’ più caloroso.
La volta che Priapo ci provò con Estia (ma poi anche Afrodite)
Ad Estia (il cui nome latino era Vesta) viene attribuito un altro episodio, non presente nella tradizione greca, dal poeta romano Ovidio nel suo poema Fasti: durante un banchetto degli dei, Estia viene quasi violentata nel sonno dal dio Priapo, ed evita questo stupro vero e proprio solo quando un asino grida, sveglia la stessa Estia e spinge tutti gli altri dei ad attaccare Priapo in sua difesa.
Persino l’asino, simbolo della passione, emette un verso di condanna contro la follia criminale di Priapo, che conferisce all’episodio il carattere di monito aneddotico per coloro che presumono (se accettati in casa come ospiti) di poter maltrattare le donne al riparo del focolare familiare.
Zeus, apprezzando la purezza della dea, decretò che d’ora in poi la prima vittima di ogni sacrificio doveva essere giustamente offerta a lei. Tuttavia, anche gli asini ebbe il loro riconoscimento: il 15 giugno di ogni anno venivano addobbati con fiori e fatti sfilare fino al tempio della dea nell’ambito delle celebrazioni delle Vestalia a Roma.
Tanto per la cronaca, come ci racconta Omero, Estia dovette resistere anche alle avances di Afrodite, che tuttavia dovettero sicuramente essere più cortesi e meno “fisiche” per così dire, di quelle di Priapo.
Apollo, dio della luce, signore dell’arco d’argento
Apollo, fratello gemello di Artemide, fu concepito sull’isola di Delo da Zeus e Leto (figlia di uno dei Titani). Numerosi appellativi, come “colui che tira lontano” e “dio dell’arco d’argento”, attestano il suo status di patrono degli arcieri. Prima dei 20 anni aveva già compiuto molte imprese, tra cui l’uccisione del serpente Pitone, di cui successivamente utilizzò la sua pelle per adornare il tripode del seggio della sacerdotessa di Delfi, nota come Pitonessa, proprio per la sua associazione con il serpente.
Quando Niobe, regina di Tebe, si vantò con Leto della sua discendenza, Apollo trafisse con le sue frecce ciascuno dei suoi sette figli e figlie. Durante la guerra di Troia, furono le frecce di Apollo a fare più danni, diffondendo malattie in tutto il campo greco. Per vendicare l’assassinio del figlio Asclepio, dio della medicina, che Apollo aveva avuto dalla ninfa Coronide e al quale aveva impartito tutta la sua saggezza (tramite il centauro Chirone), questa divinità scatenò la sua rabbia di arciere anche contro i Ciclopi, forgiatori di fulmini. A causa di questa sua orribile vendetta, fu bandito dall’Olimpo per un po’ di tempo.
Come mai Asclepio che era un dio, si ritrova a morire? In realtà Asclepio era più propriamente un semidio e divenne così bravo nella medicina da riuscire a far resuscitare i morti, ad esempio Ippolito (anche se in questo fu aiutato da Artemide). Zeus, giudicando estremamente pericoloso che un mortale potesse avere un simile potere, che perfino gli dei potevano esercitare solo col contagocce, punì Asclepio fulminandolo.
Apollo non la prese per niente bene e per ripicca fece il tiro a segno con i ciclopi che fornivano i fulmini al re del cielo. Zeus esiliò dunque suo figlio dall’Olimpo. Dopo un po’ avvenne una riconciliazione fra i due e si decise un compromesso: Asclepio non poteva proprio tornare in vita e non poteva diventare propriamente un dio, per cui si decise di tramutarlo nella costellazione di Ofiuco. Asclepio sarebbe diventato immortale come una sorta di “angelo di seconda classe” (come nel film “La Vita è meravigliosa” con James Stewart) e sarebbe comunque stato adorato come una divinità
Oltre a essere il dio del sole, della luce, della sapienza e dell’illuminazione divina, Apollo è anche venerato come divinità della profezia. A lui si deve la creazione dell’oracolo delfico. Quando viene raffigurato nell’arte greca, è sempre rappresentato all’apice degli standard della bellezza maschile (Infatti si dice ancora oggi “Bello come un Apollo”).
Afrodite, la dea dell’amore fisico
Il nome Afrodite (Ἀφροδίτη, Aphrodítē) deriva dal termine ἀφρός (aphros, spuma del mare) significa appunto “nata dalla schiuma del mare”, che è un poetico eufemismo, per non dire che nacque, stando a quel che ci racconta Esiodo, dai genitali di Urano, mutilati da Crono. È la dea della bellezza, del desiderio e della sessualità. Sposata con Efesto, non ha mai avuto figli da lui e gli è sempre stata infedele.
La troviamo coinvolta in molte storie: va a letto indifferentemente con gli dei e i mortali, così come con suo figlio, Eros. È all’origine del conflitto che diede origine alla guerra di Troia, perché per vincere la gara in bellezza con Era e Atena, bara spudoratamente, corrompendo il giudice, Paride, promettendogli la donna più bella del mondo. Peccato che si trattasse di Elena di Sparta, già sposata con Menelao, e dato che non esisteva ancora il divorzio, c’era un solo modo per averla: rapirla. Afrodite nel conflitto parteggiò per i troiani di Paride: era il minimo, visto tutto il casino combinato per vincere a tutti i costi il titolo di Miss Universo!
Era celebrata con vari nomi come Cipride/Ciprigna (Κύπρις), Citerèa (Κυϑέρεια), Pafia (Πάϕια), che corrispondono ai luoghi del suo culto (Cipro, Citera, Pafos).
Si diceva che possedesse una cintura magica in grado di rendere seducente e desiderabile qualsiasi donna; persino Era a volte la prese in prestito nel caso in cui volesse riaccendere il desiderio di Zeus, suo sposo, o come accade nel libro XIV dell’Iliade, per distrarlo dalla guerra di Troia. Oltre ad essere la dea dell’amore era anche una dea guerriera e protettrice dei marinai.
Platone, nel Simposio, assegna ad Afrodite due attributi distinti, attraverso le parole di uno dei personaggi presenti al Convito stesso: Pausania che distingue tra un tipo di amore più nobile e uno più basso. Quest’ultimo è quello che spinge l’amante basico che è alla ricerca della sola gratificazione sessuale e i suoi oggetti del desiderio sono donne e ragazzi. Si ispira ad Afrodite Pandemos. L’amante nobile invece dirige il suo affetto verso i giovani uomini, stabilendo relazioni che durano tutta la vita e che producono benefici descritti in precedenza da Fedro, un altro personaggio del dialogo, e cioè aiutare gli uomini a ottenere onore e beatitudine – perché sacrificare se stessi per amore porterà a ricompense da parte degli dèi. Questo amore è legato ad Afrodite Urania (Afrodite Celeste) e si basa sull’onorare l’intelligenza e la saggezza del partner.
Ares, il dio della guerra
Ares è l’unico figlio di Zeus ed Era, era il dio della guerra. I romani lo chiamavano Marte. Era davvero un dio terribile; provava infatti piacere tanto nel seminare paura e caos in battaglia quanto nell’ispirare ai mortali desideri assetati di sangue. Aveva due figli che andavano con lui in battaglia e i cui nomi sono tutto un programma: Phobos “Terrore” e Deimos” Paura “.
Ares non aveva moglie, anche se secondo alcuni autori era sposato con la dea Enio. Tuttavia, il dio della guerra ha avuto molte amanti:
Afrodite: con la dea Afrodite, fu padre di numerosi figli, detti gli Eroti, divinità dell’amore (Eros, Anteros, Pothos, Imero, Imene e Edilogo), i gemelli Deimos e Phobos, Terrore e Paura, cui abbiamo già accennato, nonché Armonia, regina di Tebe .
Aglauro: questa figlia di Cecrope gli diede Alcippe, principessa di Atene.
Cirene: moglie di Apollo, questa ninfa fu violentata da Ares e gli diede un figlio, Diomede.
Altea: gli diede un figlio, Meleagro.
Durante la guerra di Troia, Ares venne ferito in battaglia da Atena mentre veniva in aiuto dei Troiani. Ares non combatteva in modo sensato, ma per puro divertimento e per l’insano gusto della lotta e della carneficina, senza schierarsi apertamente dall’una o dall’altra parte, a differenza di Atena che combatteva usando sempre la saggezza e l’intelligenza e schierandosi con i greci.
La sua relazione con Afrodite, che l’aedo Demodoco ama narrare nell’Odissea, sicuramente fu il titolo di prima pagina dei giornali scandalistici del suo tempo. Efesto venne a sapere molto tempo dopo che Ares aveva una relazione con sua moglie. Quindi fabbricò una rete magica nella quale imprigionò i due amanti e poi li espose al pubblico ludibrio degli altri dei dell’Olimpo. Una sera, infatti quando Efesto aveva finto di andare al lavoro come al solito (era infatti l’unico degli dei che lavorasse, perché gli altri non facevano assolutamente nulla), Ares, accompagnato da una guardia incaricata di sorvegliare l’ingresso, si presentò a casa di Afrodite e fece l’amore con lei, ma intanto la guardia si era addormentata. Quindi Efesto scoprì la moglie e suo fratello fare l’amore e li imprigionò con la sua rete magica. Poseidone dovette pagare una somma molto elevata per liberare Afrodite e Ares. Zeus poi punì Ares in maniera esemplare.
In ogni caso, ciò valse ad Ares il fatto di essere il padre di Eros, il dio dell’amore e dei rapporti sessuali.
Atena, l’intelligenza fatta donna
Atena è la dea greca della saggezza, della strategia bellica (quindi della guerra), delle arti, delle scienze e dei mestieri, della giustizia e del combattimento, nonché patrona degli artigiani e della città di Atene. I Romani l’assimilarono a Minerva. Era figlia di Zeus e Metis (un’oceanina, personificazione della saggezza e dell’astuzia).
Messo in guardia da Gaia che il figlio (o figlia) che avrebbe avuto da Metis avrebbe rischiato di detronizzarlo, Zeus divorò l’oceanina che era incinta (come suo padre Crono aveva divorato i fratelli e tentato di divorare lui stesso per il medesimo motivo). Subito dopo il pasto, gli venne un bel mal di testa. Chiese quindi a Efesto (dio dei fabbri e del fuoco) di spaccargli il cranio. Un rimedio un po’ radicale e brutale per una semplice emicrania, direte voi, eppure avvenne proprio così. Dal suo cervello uscì Atena che lanciò un terribile grido di battaglia. Era completamente armata, già adulta e in età giusta per combattere, il che le permise di aiutare gli dei nella loro lotta contro i Titani. Quanti punti ci vollero per ricucire la povera testa di Zeus, non è dato sapere, perché nessun mito ci riferisce la cosa.
In molte città era la dea protettrice degli artigiani (filatori, ricamatori, ceramisti) e passava per una dea della pace ma era in effetti anche una dea guerriera. Ma differenza di Ares, Atena incarnava il modo sobrio e legittimo di difendere le città attraverso la guerra. L’arte greca la raffigura con l’elmo, la lancia e l’egida (una corazza o uno scudo) con l’immagine della Gorgone Medusa.
Atena è spesso considerata il simbolo dell’intelligenza e come animale le è associata la civetta. Patrona della città di Atene, da qui il suo soprannome di Atena Poliàs, è anche la protettrice dell’eroe Ulisse nel Odissea di Omero. Era detta anche “la dea dagli occhi glauchi”,
dal greco “glauco” γλαυκός «brillante, lucente» cioè appunto dagli occhi lucenti e di colore a metà tra il celeste con sfumature chiare e un verde che poteva tendere al grigio. Occhi quasi cerulei, un colore rarissimo e prezioso. Era detta anche ‟glaucopide” che significa ‟dagli occhi di civetta”.
Artemide, la cacciatrice
Artemide è un’antica dea greca che i Romani identificarono con Diana.
Artemide è figlia di Zeus e di Leto, una titanide. Sorella gemella di Apollo, era la dea della natura selvaggia e della caccia: Omero la chiamava “signora delle fiere” o “sovrana degli animali”. Simbolo della verginità femminile, Artemide ebbe solo relazioni disastrose con uomini, come il giovane Atteone.
Artemide, che era molto pudica e un giorno andò a nuotare con le sue amiche. Ma ecco che vide qualcuno tra i cespugli: era Atteone, un famoso cacciatore, che osservava spudoratamente Artemide che faceva il bagno nuda e rimase a guardarla. Artemide avvertì le amiche che uno sconosciuto le stava osservando. Le sue compagne corsero a coprire il corpo della dea, gridando forte contro l’intruso, ma Atteone non aveva nessuna intenzione di perdersi lo spettacolo, e allora Artemide si arrabbiò così tanto che trasformò Atteone in un cervo. L’uomo fuggì via terrorizzato scappò, ma l’incantesimo aveva irrimediabilmente preso forma su di lui e venne divorato dai suoi stessi cani, che non lo riconobbero.
Efesto, il dio della fucina
Efesto o Efesto (nell’antico greco Ἥφαιστος / Hếphaistos) è, secondo la mitologia greca, il dio del fuoco, della forgiatura, della metallurgia e dei vulcani.
Secondo le fonti è figlio di Era e Zeus o della sola Era. Di solito è raffigurato come un fabbro zoppo e barbuto. È un inventore e creatore di oggetti magici. I romani lo identificarono con il loro dio Vulcano.
Nell’Iliade, Omero attribuisce a Efesto due consorti: Caride, una delle tre Grazie, e Afrodite, la dea dell’amore e della bellezza. Secondo Esiodo, Efesto non aveva invece nessuna moglie.
Efesto è un marito infelice ma innamorato. Afrodite è invece una consorte molto infedele e tradisce regolarmente suo marito. L’episodio più famoso è quando Efesto intrappola Afrodite e il suo amante Ares, il dio della guerra, fabbricando una rete invisibile che getta sul letto dei due amanti. Quindi egli poi invitò tutti gli dei dell’Olimpo a deridere i due fedifraghi
In un’altra storia della mitologia greca, Efesto insegue ardentemente la dea Atena, ma lei lo respinge. Dallo sperma di cui Efesto cosparge la coscia di Atena nasce il re Erittonio, uno dei leggendari primi re di Atene .
Un inventore e un artigiano
La fucina di Efesto si trova nelle profondità vulcaniche della Terra. Ha come aiutanti nel suo lavoro dei Ciclopi, e fu l’inventore di molti oggetti magici e di armi per dei ed eroi:
- La corazza e le armi di Achille
- La cintura di Afrodite
- Il fulmine di Zeus
- I sandali alati di Perseo
- La corazza d’oro di Eracle
- Le frecce di Artemide e di Apollo
- Il gigante di bronzo Talos, guardiano dell’isola di Creta
- Le frecce di Eros
- Il trono per intrappolare Era (sua madre)
- Il palazzo di Helios
Creò anche Pandora, la prima donna, modellandola con argilla e acqua. Alcuni miti raccontano anche che avrebbe aiutato Zeus a dare alla luce Atena spaccando il cranio del re degli dei affinché la dea stessa potesse uscirne.
Hermes, il dio dei postini e dei ladri
Nella mitologia greca, Hermes o Ermete, era il messaggero degli dei nonché protettore dei viaggiatori, dei commercianti e dei ladri, aveva anche il difficile compito di condurre i morti negli Inferi.
Hermes è il figlio di Zeus, il dio degli dei, e di Maïa, la figlia del titano Atlante. Sarebbe nato in Arcadia sul monte Cyllene. Fin da piccolo dimostrò di essere un grande ladro, molto astuto. L’equivalente romano di Hermes è Mercurio. I greci pregano Hermes per avere fortuna e successo nei viaggi e negli affari.
Fin dalla nascita, Hermes mostrò doti di astuzia e predisposizione al furto. Ancora bambino, rubò la mandria di buoi custodita dal fratellastro Apollo. Per ingannarlo, fece camminare all’indietro i buoi e lui stesso calzò degli zoccoli rovesciati. Apollo tuttavia, seppur con molta difficoltà, finisce per scoprire Hermes. Portatolo a giudizio dal loro padre, Zeus, Hermes fu costretto a restituire il gregge al fratello. O meglio, ne scambiò metà con una lira che egli stesso aveva realizzato utilizzando un guscio di tartaruga per il telaio e un budello di giovenca per le corde.
Apollo vide come Hermes amasse il suo gregge e allora lo rese suo pastore ufficiale, donandogli un bastone attorno al quale Hermes avvolse due serpenti, nacque così il caduceo.
Gli dei e i loro attributi
Ogni Di questi di dei leggendari aveva un proprio emblema o simbolo:
- Zeus: la quercia e l’aquila
- Era: il melograno e il pavone
- Apollo: la lira e l’alloro
- Afrodite: il mirto, la rosa e la conchiglia
- Ares: il cane e l’avvoltoio (senza dimenticare il suo arco e il suo elmo, ovviamente)
- Atena: la civetta e l’olivo
- Artemide: l’orso e l’arco
- Demetra: il grano e il papavero, il serpente e la scrofa
- Ermete: una bacchetta alata (il caduceo)
- Efesto: il martello e le tenaglie
- Estia: il fuoco e il focolare
- Poseidone: il tridente
Ade, re dei morti
L’altro fratello di Zeus, Ade, fu scelto per governare gli inferi e divenne re dei morti. I Greci (e ancor più spesso i Romani) lo designano anche con il nome di Plutone, termine che in greco significa “ricco”, tanto è vero che regna su un popolo immenso, e che le profondità della terra sono particolarmente copiose di cadaveri. In realtà il vero dio dell’opulenza era Pluto (gr. Πλοῦτος), dunque una divinità distinta, figlio di Demetra e di Iasione. Il suo nome, era legato in origine alla prosperità dei campi e indicò poi ogni forma di ricchezza e di benessere. Alla fine venne spesso identificato con Plutone (Πλούτων), il dio degli inferi, ma sembra più che altro una confusione tra i due nomi.
Etimologicamente, Ade significa “l’invisibile”, infatti il destino gli ha concesso un dominio sotterraneo, mentre i suoi due fratelli, Zeus e Poseidone, hanno condiviso la terra e il mare. Nel suo feudo sotterraneo regnano il dolore e la disperazione e si odono solo imprecazioni gemiti e lamenti. Una triste vita quella che si trascorre nell’Ade, meglio nasconderla nelle viscere della terra!
L’impresa più nota di Ade è il rapimento di Persefone (la figlia concepita da Zeus con Demetra). La trascinò nel suo regno sotterraneo per farla sua moglie. Ma Zeus impone ad Ade di liberare la sua prigioniera per almeno sei mesi all’anno, periodo in cui Persefone ritrova sua madre e durante il quale ella porta ancora una volta calore e fertilità alla terra. A lei quindi dobbiamo le stagioni della primavera e dell’estate.
Dioniso, il dio della bisboccia
Dioniso, altro figlio di Zeus e di una principessa tebana, Semele, figlia del re Cadmo, è il dio del vino e dell’ubriachezza, dell’estasi e delle orge.
Grazie ai suoi presunti effetti benefici sull’alleviamento dell’ansia e delle preoccupazioni del vivere quotidiano, l’ebbrezza era lodata come qualcosa di cui godere. Aveva perfettamente senso che egli fosse anche il dio del teatro, dove le persone potevano godere dell’anonimato delle maschere e che al tempo stesso fosse il dio della baldoria e degli ubriachi.
Deve il suo altro soprannome Bacco, con il quale era noto presso i romani, e che significa “urlo”, ai molteplici schiamazzi dei bevitori che egli nutriva con la sua linfa. Accompagnato da un rumoroso corteo di allegri indemoniati, tra i quali troviamo Pan, i Satiri, Sileno, le Menadi (donne furiosamente devote al suo culto), le Baccanti, è lui il dio licenzioso e liberatore.
A volte veniva rappresentato come un vecchio dalla barba fiorita, che indossa il tirso coronato d’edera, a volte come un giovane effeminato dai capelli lunghi. Ispirava i ditirambi (una forma di coro cantato) e qui torna il suo carattere di dio del teatro, della maschera della perdita della propria identità.
Gli dei sono divertenti… ma non fateli arrabbiare!
Gli dèi potevano sembrare molto divertenti, ma in realtà erano anche molto pericolosi e imprevedibili. Dioniso ne è un’eccellente esempio. Sembra essere una divinità che promuove la gioia e i festeggiamenti, e in effetti era questa la sua principale occupazione. Tuttavia la gente poteva impazzire a causa sua. Le persone si comportavano in modo orribile e crudele quando si trovavano sotto l’incantesimo di Dioniso.
Quando il re Penteo di Tebe cercò di dissuadere i suoi sudditi dall’adorare Dioniso, il dio lo fece impazzire; il tutto è raccontato nel dramma Baccanti di Euripide, dove ad un punto, Penteo interrompe accidentalmente i rituali delle Menadi e queste lo fanno a pezzi.
Ecco come Dioniso condanna Penteo, che ha oltraggiato e osteggiato il suo culto:
Nessun dio può vedere disprezzato il suo culto, sentire profanare il suo nome e non vendicarsi fino all’estremo limite. Così gli uomini devono imparare che gli dei sono più potenti di loro.
I Greci veneravano i loro dei sia per paura che per devozione, nonostante il fatto che molte divinità si comportassero da veri e propri idioti o in maniera molto infantile e commettessero errori molto umani, troppo umani e assai poco divini.
Dagli dei greci… agli dei romani
I romani si appropriarono degli dei più cari al cuore dei greci. Li assimilarono, così come assorbirono la Grecia entro i confini del loro impero.
Gli dei greci e romani sono molto simili e hanno gli stessi attributi. A volte cambiano solo i nomi. Ecco una tabella comparativa per orientarsi.
Divinità greche e romane
Nome greco | Nome romano | Funzioni |
Zeus | Giove | Dio del cielo, delle tempeste, della luce |
Era | Giunone | Dea del matrimonio e nascita |
Poseidone | Nettuno | Dio degli oceani e dei terremoti |
Ade | Plutone | Dio della morte e degli inferi |
Estia | Vesta | Dea della casa |
Apollo | Apollo | Dio della profezia, della divinazione, delle arti |
Afrodite | Venere | Dea della bellezza, dell’amore e del sesso |
Atena | Minerva | Dea della guerra e della saggezza |
Efesto | Vulcano | Dio del fuoco, dei metalli, della fucina e della forgia |
Ares | Marte | Dio della guerra |
Ermete | Mercurio | Messaggero degli dei, dio dei ladri e del commercio |
Demetra | Cerere | Dea dei raccolti |
Artemide | Diana | Dea della caccia |
Dioniso | Bacco | Dio del vino e dell’ebrezza |
Ci furono però delle leggere differenze nel passaggio dagli dei greci a quelli romani: Marte (Ares) era molto più caro ai romani, popolo di guerrieri, che ai greci, e Vesta (Hestia) acquistò una maggiore importanza fra i latini come dea delle famose Vestali.
La vita privata degli dei
Tra gli antichi dèi greci non potevano certo mancare le storie d’amore. Seduzioni, gelosie, vendette, adulteri, erano il pane quotidiano di questi straordinari amanti!
Le innumerevoli scappatelle di Zeus…
Zeus, “re degli uomini e degli dei”, come abbiamo visto, aveva come moglie legittima Era, dalla quale ebbe due figli: Ares ed Ebe (dea della giovinezza). Ma Zeus era anche un seduttore formidabile a cui piace divertirsi e passare di conquista in conquista. Praticamente ebbe relazioni adulterine con dee, ninfe, mortali e anche con i ragazzi. È quasi impossibile stilare un elenco esauriente delle sue avventure di letto
- Meti, madre di Atena (Zeus inghiottì Meti quando questa era incinta e si appropriò così della sua saggezza)
- Themis, madre delle Ore
- Eurinome, madre delle Grazie
- Demetra, madre di Persefone
- Mnemosyne, madre delle nove Muse
- Latona, madre di Apollo e Artemide
Ma Zeus esercitò il suo potere di seduzione anche sulle comuni mortali:
- Europa, sotto le sembianze di un toro
- Leda, travestito da cigno (Elena e i Dioscuri saranno i frutti di questa unione)
- Danae, che riuscì a possedere scendendo su di lei come pioggia d’oro (lei gli darà Perseo)
- Semele, che darà alla luce Dioniso
- Alcmena, con la quale concepì Eracle dopo aver abusato di lei fingendo di essere suo marito Anfitrione
Gli amori di Zeus non furono tutti eterosessuali: non esitò infatti a rapire Ganimede, il bel principe troiano, per farne non la sua concubina, ma il suo coppiere ufficiale nel Monte Olimpo.
Zeus non è l’unico a usare lo Ius primae noctis o il droit de seigneur sui suoi sudditi mortali. Apollo, degno figlio di suo padre, corteggerà anche lui molte ninfe:
- la naiade Dafne che dovrà la sua salvezza solo alla metamorfosi in alloro per mano dello stesso Zeus
- la ninfa Climene, dalla quale concepirà, tra gli altri figli, Fetonte
- un mortale di nome Giacinto, che era conteso fra lui e il Vento Borea
Anche le dee si dilettavano nei giochi d’amore. Afrodite viveva pienamente il suo status di dea dell’amore e della bellezza intrecciando numerose relazioni. Suo padre Zeus le aveva scelto per marito un dio storpio e brutto, Efesto, che lei tradiva di continuo e spudoratamente.
Afrodite amò anche lei dei comuni mortali, eccone un paio:
- Adone, giovane di leggendaria bellezza (ancora oggi si dice “bello come un Adone”)
- Anchise, il padre dell’eroe Enea
Come si può ben vedere, gli antichi greci sono all’origine anche di tutto quel repertorio di intrighi, amori, passioni e tradimenti, che oggi è possibile trovare in quantità industriali in Soap Opera, Telenovelas e Reality Show che riempiono i palinsesti delle Tv e delle piattaforme di streaming, solo che nella loro epoca i vari Netflix e Amazon Prime erano piuttosto gli aedi e i mitografi.