L'economia romana è stata per molti secoli tra le più solide del Mediterraneo. Roma era il centro fondamentale di una rete commerciale che in vari periodi si estendeva in quasi tutta l'Eurasia e il Nordafrica. Alcuni studiosi sostengono che, fino al II secolo, l'Impero romano avesse l'economia più potente del mondo. Le invasioni barbariche e la coerenza per l’Italia delle stesse province, tuttavia, avrebbero rappresentato un sostanziale rovesciamento delle sorti, contribuendo a un periodo di declino e stagnazione. Le riforme di Costantino segnarono l'inizio di una parziale rinascita, ma tutto questo muterà già dopo la sua morte. Uno dei fondamenti economici dell'impero era il commercio. Lo Stato controllava strettamente sia il commercio interno che quello internazionale e manteneva il monopolio dell'emissione di moneta.
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Diffusione del Cristianesimo
Il cristianesimo iniziò come setta giudaica del Periodo del Secondo Tempio, nel I secolo a.C., nella provincia romana della Giudea, da dove si diffuse in tutto l’Impero Romano e oltre.
Origini
Il cristianesimo emerse, come abbiamo già detto, in seno giudaismo nella Palestina romana, all’interno del mondo sincretistico ellenistico del I secolo d.C., dominato dalla legge romana e dalla cultura greca. Esso ebbe inizio con il ministero di Gesù, che proclamò l’avvento del Regno di Dio. Dopo la sua morte per crocifissione, si dice che alcuni dei suoi seguaci abbiano visto Gesù e lo abbiano proclamato vivo e risorto da Dio. La risurrezione di Gesù era un segno, per i primi credenti, che i giorni del compimento escatologico erano vicini e ciò diede l’impulso, in alcune sette cristiane, all’esaltazione di Gesù al rango di Figlio divino e Signore del Regno di Dio e alla ripresa della loro attività missionaria.
Età Apostolica
Tradizionalmente, gli anni successivi a Gesù fino alla morte dell’ultimo dei Dodici Apostoli, vengono chiamati Età Apostolica, in riferimento alle attività missionarie degli apostoli. Secondo gli Atti degli Apostoli (la cui attendibilità storica è da alcuni contestata), la Chiesa di Gerusalemme iniziò nella Pentecoste con circa 120 credenti, in una “stanza superiore”, che alcuni ritengono essere il Cenacolo, dove gli apostoli ricevettero lo Spirito Santo ed emersero dalla clandestinità dopo la morte e la risurrezione di Gesù per predicare e diffondere il suo messaggio.
Gli scritti del Nuovo Testamento descrivono ciò che le chiese cristiane ortodosse chiamano la Grande Missione, un evento in cui si descrive Gesù Cristo risorto che istruisce i suoi discepoli a diffondere il suo messaggio escatologico della venuta del Regno di Dio a tutte le nazioni del mondo.
La versione più famosa della Grande Missione è contenuta nel Vangelo secondo Matteo 28:16-20, in cui si legge che dall’alto di una montagna in Galilea, Gesù invita i suoi seguaci a fare discepoli e battezzare tutte le nazioni nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. La conversione di Paolo sulla via di Damasco è registrata per la prima volta negli Atti degli Apostoli 9:13–16. Pietro battezzò il centurione romano Cornelio, tradizionalmente considerato il primo gentile convertito al cristianesimo, in Atti 10. Sulla base di ciò, in quel luogo venne fondata la chiesa di Antiochia. Si ritiene inoltre che sia stato sempre in quel luogo che sia stato coniato il termine “cristiano”.
Attività missionarie
Dopo la morte di Gesù, il cristianesimo emerse per la prima volta come setta del giudaismo praticato nella provincia romana della Giudea. La comunità di Gerusalemme era composta da ebrei che parlavano sia aramaico che greco, e da “ellenisti”, ebrei che parlavano solo greco, forse anche ebrei della diaspora che si erano reinsediati a Gerusalemme. La portata della missione ebraico-cristiana si ampliò col tempo.
Mentre Gesù limitava il suo messaggio a un pubblico ebraico in Galilea e in Giudea, dopo la sua morte, i suoi seguaci estesero il loro raggio d’azione a tutta Israele e infine all’intera diaspora ebraica, credendo che la Seconda Venuta sarebbe avvenuta solo quando tutti gli ebrei avessero ricevuto il Vangelo. La maggior diffusione si ebbe in Asia Minore, come dimostrano le sette chiese dell’Asia, e alcune in Grecia e in Italia. Secondo la storica Paula Fredriksen, quando i primi cristiani ampliarono i loro sforzi missionari, entrarono anche in contatto con i pagani attratti dalla religione ebraica. Alla fine, i gentili vennero inclusi nello sforzo missionario degli ebrei ellenizzati, portando “tutte le nazioni” nella casa di Dio.
Paolo e l’inclusione dei gentili
Paolo fu il protagonista della diffusione del cristianesimo a Efeso, Corinto, Filippi e Tessalonica. Secondo Larry Hurtado, storico delle religioni e teologo statunitense, “Paolo vedeva la risurrezione di Gesù come l’inizio del tempo escatologico predetto dai profeti biblici, in cui le nazioni pagane ‘gentili’ si sarebbero convertite dai loro idoli e avrebbero abbracciato l’unico vero Dio di Israele (come predetto ad esempio in Zaccaria 8:20-23), e Paolo vedeva se stesso come appositamente chiamato da Dio a dichiarare l’accettazione escatologica dei gentili e a chiamarli a rivolgersi a Dio”.
Krister Stendahl, teologo svedese, vede nella preoccupazione principale degli scritti di Paolo sul ruolo di Gesù e sulla salvezza attraverso la fede non tanto la coscienza individuale degli esseri umani circa i loro peccati e i loro dubbi sull’essere o meno stati scelti da Dio, ma piuttosto la preoccupazione principale circa il problema dell’inclusione dei gentili (greci) osservanti della Torah, nell’alleanza di Dio. I cristiani ebrei “ebraici” si opponevano alle interpretazioni di Paolo, come esemplificato dagli Ebioniti, un gruppo di fedeli di orientamento giudaizzante.
L’allentamento dei requisiti previsti nel cristianesimo paolino, aprì la strada a una Chiesa cristiana molto più grande, che si estendeva ben oltre la comunità ebraica. L’inclusione dei Gentili si riflette nel Vangelo di Luca e negli Atti degli Apostoli, che sono un tentativo di rispondere a un problema teologico, ossia come il Messia degli Ebrei sia arrivato ad avere una chiesa prevalentemente non ebraica; la risposta che viene fornita, e il suo tema centrale, è che il messaggio di Cristo fu inviato ai Gentili perché gli Ebrei lo avevano rifiutato.
Separazione dal giudaismo
Piuttosto che una divisione improvvisa, avvenne una spaccatura tra i cristiani gentili, gli ebrei e gli ebrei cristiani, che crebbe lentamente. Anche se si pensa comunemente che Paolo abbia fondato una chiesa gentile, ci sono voluti secoli perché si manifestasse una rottura completa. Le crescenti tensioni portarono a una separazione più netta che divenne praticamente completa quando gli ebrei cristiani si rifiutarono di unirsi alla rivolta ebraica di Bar Khokba del 132 d.C. Alcuni eventi sono percepiti come fondamentali nella crescente spaccatura tra cristianesimo ed ebraismo.
Periodo anteniceno (II-III secolo)
Impero romano
Scissione
Il cristianesimo si diffuse ai popoli di lingua aramaica lungo la costa mediterranea e anche nelle parti interne dell’Impero Romano, e oltre a questo nell’Impero dei Parti e nel successivo Impero Sasanide, inclusa la Mesopotamia, che fu dominata in tempi diversi e in varia misura da questi imperi. Nel 301 d.C., il Regno di Armenia divenne la prima nazione a dichiarare il cristianesimo come religione di stato, in seguito alla conversione della casa reale degli Arsacidi in Armenia. Il cristianesimo divenne la fede dominante in alcuni centri urbani. Secondo alcune stime, nel 300 a.C. i cristiani rappresentavano circa il 10% della popolazione romana.
Entro la seconda metà del II secolo, il cristianesimo si era diffuso a ovest in tutta la Media, la Persia, la Partia e la Battriana. I venti vescovi e molti presbiteri appartenevano più dell’ordine dei missionari itineranti, passando da un luogo all’altro come fece Paolo e provvedendo ai loro bisogni con occupazioni come quella del commercio o dell’artigianato.
Diverse teorie tentano di spiegare come il cristianesimo sia riuscito a diffondersi con tanto successo prima dell’Editto di Milano (313). Nel suo libro, L’ascesa del cristianesimo, Rodney Stark, sociologo e scrittore statunitense, sostiene che il cristianesimo abbia sostituito il paganesimo principalmente perché aveva migliorato la vita dei suoi aderenti in vari modi.
Bart D. Ehrman, biblista e filologo statunitense, attribuisce la rapida diffusione del cristianesimo a cinque fattori:
(1) la promessa di salvezza e di vita eterna per tutti era un’alternativa attraente alle religioni romane;
(2) le storie di miracoli e guarigioni dimostravano che l’unico Dio cristiano era più potente dei molti dei romani;
(3) il cristianesimo iniziò come un movimento di base che offriva la speranza di un futuro migliore nell’altra vita per le classi più basse;
(4) il cristianesimo allontanò i fedeli dalle altre religioni, poiché ci si aspettava che i convertiti rinunciassero al culto di altre divinità, cosa insolita nell’antichità, dove il culto di molte divinità era comune;
(5) nel mondo romano, convertire una persona significava spesso convertire l’intero nucleo familiare: se il capofamiglia si convertiva, decideva la religione della moglie, dei figli e degli schiavi.
Dag Øistein Endsjø, storico delle religioni norvegese, sostiene che il cristianesimo fu favorito dalla sua promessa di una resurrezione generale dei morti alla fine del mondo, che era compatibile con la tradizionale credenza greca secondo cui la vera immortalità dipendeva dalla sopravvivenza del corpo.
Secondo Will Durant – filosofo, saggista e storico statunitense – la Chiesa cristiana prevalse sul paganesimo perché offriva una dottrina molto più attraente e perché i leader della chiesa rispondevano ai bisogni umani meglio dei loro rivali.
Persecuzioni e legalizzazione
Non ci fu alcuna persecuzione dei cristiani in tutto l’impero fino al regno di Decio nel terzo secolo. Il cristianesimo fiorì durante i quattro decenni noti come la ” Piccola Pace della Chiesa “, a cominciare dal regno di Gallieno (253-268), che emanò il primo editto ufficiale di tolleranza nei confronti del cristianesimo.
L’era della convivenza terminò quando Diocleziano lanciò l’ultima e “grande” persecuzione nel 303. L’Editto di Serdica fu emesso nel 311 dall’imperatore romano Galerio, ponendo ufficialmente fine alla persecuzione del Cristianesimo compiuta da Diocleziano in Oriente. Con il passaggio nel 313 d.C. dell’Editto di Milano, in cui il imperatori romani Costantino il Grande e Licinio legalizzarono la religione cristiana, cessò la persecuzione dei cristiani da parte dello stato romano.
Tarda antichità (313-476)
Legalizzazione e religione di stato romana
Nel 313 Costantino e Licinio emanarono, come già detto, l’ Editto di Milano, legalizzando ufficialmente il culto cristiano. Nel 316 Costantino agì come giudice in una disputa nordafricana riguardante la controversia donatista. Più significativamente, nel 325 convocò il Concilio di Nicea, di fatto il primo Concilio Ecumenico (a meno che non si voglia considerare tale anche il Concilio di Gerusalemme), per occuparsi principalmente della controversia ariana, ma che emanò anche il Credo niceno, che tra l’altro professava un fede in una Santa Chiesa Apostolica Cattolica, cioè l’inizio della Cristianità.
Il 27 febbraio 380 l’Impero Romano adottò ufficialmente Il cristianesimo trinitario niceno come religione di stato. Prima di questa data, Costanzo II (337-361) e Valente (364-378) avevano favorito personalmente le forme ariane o semiariane di cristianesimo, ma il successore di Valente, Teodosio I, invece sostenne la dottrina trinitaria esposta nel Credo niceno. Nei diversi secoli che seguirono, col cristianesimo ormai pienamente sostenuto dallo stato, pagani ed eretici cristiani furono sistematicamente perseguitati dall’Impero e dai molti regni e paesi che in seguito occuparono il posto dell’Impero Romano.
Chiesa d’Oriente
Storicamente, la chiesa cristiana più diffusa in Asia era la Chiesa d’Oriente, la chiesa cristiana della Persia sasanide. Questa chiesa è spesso conosciuta come la Chiesa nestoriana, a causa della sua adozione della dottrina del Nestorianesimo, che enfatizzava la disunione della natura divina e umana di Cristo. Essa era anche conosciuta come Chiesa di Persia, Chiesa siro-orientale, Chiesa assira e, in Cina, come “religione luminosa”. La Chiesa d’Oriente si sviluppò quasi interamente in modo separato dalle chiese greca e romana.
Nel V secolo, questa chiesa approvò la dottrina di Nestorio, patriarca di Costantinopoli dal 428 al 431, soprattutto in seguito allo scisma nestoriano dopo la condanna di Nestorio per eresia al Primo Concilio di Efeso. Per almeno milleduecento anni la Chiesa d’Oriente si è distinta per il suo zelo missionario, il suo alto grado di partecipazione laicale, i suoi standard educativi e contributi culturali superiori nei paesi meno sviluppati e la forza d’animo dei suoi adepti di fronte alle persecuzioni.
Imperi persiani
La Chiesa d’Oriente ha avuto il suo inizio molto presto nella zona cuscinetto tra l’ impero dei Parti e quello romano nell’Alta Mesopotamia. Edessa (ora Şanlıurfa ) nella Mesopotamia nordoccidentale è stata fin dai tempi apostolici il centro principale del cristianesimo di lingua siriaca. Quando i primi cristiani furono dispersi all’estero a causa della persecuzione, alcuni trovarono rifugio proprio a Edessa. Iniziò qui il movimento missionario in Oriente che si diffuse gradualmente in tutta la Mesopotamia e la Persia fino 280 d.C.
Mentre i governanti del Secondo Impero Persiano (226-640) seguirono anch’essi all’inizio una politica di tolleranza religiosa, in seguito diedero ai cristiani lo stesso status di popolazione soggetta che avevano anche tutti gli altri. Questi governanti incoraggiarono la rinascita dell’antica fede dualistica persiana dello zoroastrismo e la stabilirono come religione di Stato, con il risultato che i cristiani furono sempre più sottoposti a misure repressive. Tuttavia, solo quando il cristianesimo divenne la religione di Stato in Occidente, l’inimicizia verso Roma si concentrò sui cristiani d’Oriente.
La metropoli di Seleucia assunse il titolo di “Catholicos” (Patriarca) e nel 424 d.C. un concilio della Chiesa di Seleucia elesse il primo patriarca ad avere giurisdizione su tutta la Chiesa d’Oriente, comprese l’India e Ceylon (Sri Lanka). L’istituzione di un patriarcato indipendente con nove metropolie subordinate contribuì a un atteggiamento più favorevole da parte del governo persiano, che non doveva più temere un’alleanza ecclesiastica con il nemico comune, Roma.
Persecuzione del IV secolo
Quando Costantino si convertì al Cristianesimo e l’Impero Romano, che in precedenza era stato violentemente anticristiano, divenne filocristiano, l’Impero Persiano, sospettando un nuovo “nemico interno”, divenne a sua volta fieramente anticristiano. La grande persecuzione cadde sui cristiani in Persia intorno all’anno 340.
Sebbene i motivi religiosi non fossero mai estranei, la causa principale della persecuzione era politica. Fu intorno al 315 che una lettera sconsiderata dell’imperatore cristiano Costantino al suo omologo persiano Shapur II scatenò probabilmente l’inizio di un minaccioso cambiamento nell’atteggiamento persiano nei confronti dei cristiani. Costantino credeva di scrivere per aiutare i suoi compagni di fede in Persia, ma riuscì solo a smascherarli. Scrisse infatti al giovane scià:
Mi rallegro nel sentire che le province più belle della Persia sono popolate da… cristiani… Poiché siete così potenti e pio, li affido alle tue cure e li lascio sotto tua protezione.
Era abbastanza per rendere qualsiasi governante persiano, condizionato da 300 anni di guerra con Roma, sospettoso dell’emergere di una quinta colonna. Ogni dubbio persistente deve essere stato fugato quando, circa vent’anni dopo, Costantino iniziò a radunare le sue forze per la guerra in Oriente. Eusebio riporta che i vescovi romani erano pronti ad accompagnare il loro imperatore a “combattere con lui e per lui, pregando Dio da cui proviene ogni vittoria”. E oltre il confine, in territorio persiano, lo schietto predicatore persiano Afrahat predisse incautamente, sulla base della sua lettura della profezia dell’Antico Testamento, che Roma avrebbe sconfitto la Persia.
Non c’è da meravigliarsi quindi che quando le persecuzioni iniziarono poco dopo, la prima accusa mossa contro i cristiani fu che stavano aiutando il nemico romano. La risposta di Shah Shapur II fu di ordinare la doppia tassazione sui cristiani e di ritenere il vescovo responsabile della riscossione. Sapeva che erano poveri e che il vescovo avrebbe avuto difficoltà a trovare il denaro. Il vescovo Simon rifiutò di farsi intimidire, bollando la tassa come ingiusta e dichiarando: ” Non sono un esattore delle tasse ma un pastore del gregge del Signore “.
Poi iniziarono le persecuzioni vere e proprie. Un secondo decreto ordinò la distruzione delle chiese e l’esecuzione del clero che si rifiutava di partecipare al culto nazionale del sole. Il vescovo Simone fu preso e portato davanti allo scià e gli furono offerti doni per rendere un omaggio simbolico al sole, e quando rifiutò, lo tentarono astutamente con la promessa che se solo avesse apostatato, il suo popolo non sarebbe stato danneggiato, ma che se si rifiutava avrebbe così condannato alla distruzione non solo i capi della chiesa, ma tutti i cristiani.
A quel punto, i cristiani stessi si ribellarono e rifiutarono di accettare tale liberazione come vergognosa. Così secondo la tradizione nell’anno 344, Simone fu condotto fuori dalla città di Susa insieme a un gran numero di sacerdoti cristiani. Cinque vescovi e cento sacerdoti furono decapitati davanti ai suoi occhi, e infine fu messo a morte lui stesso. Per i successivi due decenni e più, i cristiani furono rintracciati e braccati da un capo all’altro dell’impero. A volte lo schema era un massacro generale. Più spesso, come decretò Shapur, fu organizzata intensamente l’eliminazione della guida della chiesa, il clero. La terza forma di soppressione fu la ricerca di quella parte della comunità cristiana più vulnerabile alle persecuzioni, i persiani che si erano convertiti dalla religione nazionale, lo zoroastrismo.
Come abbiamo già visto, la fede si era diffusa prima tra gli elementi non persiani della popolazione, ebrei e siriani. Ma all’inizio del IV secolo, gli iraniani in numero crescente furono attratti dalla fede cristiana. Per tali convertiti, l’appartenenza alla chiesa poteva significare la perdita di tutto: la famiglia, i diritti di proprietà e la vita stessa. I convertiti dalla “fede nazionale” non avevano diritti e, negli anni più bui della persecuzione, venivano spesso messi a morte. Qualche tempo prima della morte di Shapur II nel 379, l’intensità della persecuzione diminuì. La tradizione la chiama “persecuzione quarantennale”, durata dal 339 al 379 e terminata solo con la morte di Shapur.
(Dalla versione inglese e francese di Wikipedia)
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