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ENEA E I SUOI DISCENDENTI

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Eneide, edizione spagnola di Classics Illustrated, 1964
Eneide, edizione spagnola di Classics Illustrated, 1964

Enea: eroe, re e dio

Le vicende di Enea dopo la sconfitta di Turno ci vengono narrate da diverse fonti storiche, tra cui Livio e le Metamorfosi di Ovidio. Secondo Livio, Enea uscì vittorioso dal conflitto con i Latini, ma dovette affrontare la perdita del re Latino in battaglia.

In onore della moglie Lavinia, fondò la città di Lavinio. Successivamente accolse Anna Perenna, sorella di Didone, che si tolse la vita dopo aver appreso della gelosia di Lavinia nei suoi confronti. Enea e Lavinia ebbero un figlio, Silvio.

In seguito, Enea fondò la città di Lavinio, dedicandola alla moglie. Enea regnò per molti anni con saggezza e lungimiranza, portando con sé da Troia le conoscenze e le arti greche che condivise con il suo popolo, elevandone notevolmente le condizioni di vita. Introdusse inoltre numerose cerimonie religiose provenienti dai paesi visitati durante il suo lungo viaggio.

Queste cerimonie si radicarono profondamente nelle tradizioni religiose del Lazio, tramandandosi di generazione in generazione e influenzando notevolmente la fede e il culto del popolo romano.

Continuarono ad essere praticate per secoli e, grazie alla letteratura romana, divennero conosciute e celebrate in tutto il mondo civilizzato.

La morte e la divinizzazione di Enea

Eneide, edizione spagnola di Classics Illustrated, 1964
Eneide, edizione spagnola di Classics Illustrated, 1964

Durante una guerra contro i Rutuli, Enea si trovò in grave pericolo dopo una battaglia. Per sfuggire ai suoi inseguitori, tentò di attraversare a nuoto il fiume Numicio, annegandovi. Il Numicio, un tempo più grande di oggi, sfociava nel mare a nord di Lavinio.

I Troiani al suo seguito nascosero il corpo di Enea e diffusero tra la gente del Lazio la voce che egli fosse stato assunto in cielo. Il popolo, che già lo considerava figlio di una dea, lo elevò ora al rango di divinità. In suo onore furono eretti altari nel Lazio e da quel giorno in poi venne venerato come un dio.

Enea: un’eredità duratura

Joyas de la Mitologia, El triunfo de Eneas, 1965
Joyas de la Mitologia, El triunfo de Eneas, 1965

La figura di Enea rappresenta un eroe leggendario, capostipite della stirpe romana e figura chiave nella fondazione di Roma. La sua storia, ricca di avventure, sacrifici e conquiste, ha ispirato generazioni di artisti, scrittori e poeti, rendendolo un’icona immortale della cultura occidentale.

L’apoteosi di Enea e la sua eredità

Alla tragica scomparsa di Enea, avvenuta durante una battaglia contro i Rutuli, i suoi fedeli seguaci troiani ne occultarono il corpo e diffusero tra la gente del Lazio la leggenda che egli fosse stato assunto in cielo, accolto tra gli dei. Il popolo, che già venerava Enea come figlio della dea Venere, lo elevò ora al rango di divinità, erigendogli altari in tutto il Lazio e venerandolo come un dio.

Joyas de la Mitologia, El triunfo de Eneas, 1965
Joyas de la Mitologia, El triunfo de Eneas, 1965

Commossa dal dolore per la perdita del figlio, Venere supplicò Giove di concedergli l’immortalità. Giove, accondiscendendo alla richiesta della dea, inviò il dio fluviale Numicio a purificare Enea da ogni traccia di mortalità. Venere, a sua volta, lo unse con ambrosia e nettare, consacrandolo definitivamente come dio.

Enea assunse così il nome di Giove Indigete, divinità protettrice del Lazio. Secondo la leggenda, Enea non solo divenne un dio, ma fu anche l’antenato dei fondatori di Roma, i gemelli Romolo e Remo, nutriti da una lupa. Virgilio, nella sua Eneide, narra che Romolo e Remo discendevano da Enea per parte materna, da Rea Silvia, e dal dio della guerra Marte.

Per i Romani, Enea rappresentava il padre fondatore della loro civiltà. La nobile famiglia romana dei Giulii (Julia in latino) vantava addirittura di discendere da Iulo, figlio di Enea.

Tra i membri più illustri di questa stirpe figurano Giulio Cesare (Caio Giulio Cesare) e suo nipote Augusto, primo imperatore romano, che utilizzarono questa prestigiosa discendenza per legittimare il loro potere e dare vita alla dinastia imperiale dei Giulio-Claudi. Nella versione virgiliana del mito, Silvio, figlio di Enea, succedette al fratello ad Alba Longa.

Tutti i re di Alba Longa che seguirono portarono il suo nome come cognomen, ad esempio Numitore Silvio. Romolo e Remo, i fondatori di Roma, discendevano da Ascanio o Silvio, attraverso Enea Silvio (che potrebbe essere lo stesso Silvio) e Latino Silvio. In tal modo, Enea divenne l’antenato mitico del popolo romano.

Joyas de la Mitologia, El triunfo de Eneas, 1965
Joyas de la Mitologia, El triunfo de Eneas, 1965

Ascanio: Erede di Enea e capostipite di Roma

Ascanio, noto anche come Iulo, era figlio dei leggendari Enea e Creusa e nipote di Anchise. Sopravvissuto alla caduta di Troia per mano dei Greci, Ascanio accompagnò il padre Enea nel suo esodo verso l’Italia. Qui, Enea sposò Lavinia, figlia del re Latino del Lazio, e fondò la città di Lavinio in suo onore.

Il giovane Ascanio di Thomas Campbell 1822, National Gallery of Scotland
Il giovane Ascanio di Thomas Campbell 1822, National Gallery of Scotland

Ascanio nell’Eneide

Nella celebre opera di Virgilio, l’Eneide, Ascanio gioca un ruolo significativo. È descritto come un giovane coraggioso e intelligente, destinato a grandi cose. Fin da bambino è sotto la protezione degli dei, come dimostrato dalla fiamma soprannaturale che appare sulla sua testa durante la distruzione di Troia.

Durante il viaggio verso l’Italia, Ascanio assume un ruolo fondamentale in diverse occasioni. A Cartagine, la dea Venere lo sostituisce con Cupido per accendere la passione di Didone verso Enea. In Sicilia, invece, rimprovera le donne troiane per aver dato fuoco alle navi, atto che le priva delle speranze di fondare una nuova patria.

Ascanio e la guerra contro i Latini e i Rutuli

Ascanio in Alba di Mozart, foto di Tyson Vick, fonte: Mozart Reimagined (onedelightfulday.wordpress.com)
Ascanio in Alba di Mozart, foto di Tyson Vick, fonte: Mozart Reimagined (onedelightfulday.wordpress.com)

Dopo l’accoglienza dei Troiani da parte del re Latino, Ascanio si ritrova involontariamente coinvolto in una lite con i figli di Tiro, amministratore del re. Lo scontro degenera in una guerra aperta contro i Latini e i Rutuli, guidati dal re Turno. Ascanio, pur non partecipando attivamente ai combattimenti, si distingue per il suo valore uccidendo Numano Remulo, cognato di Turno.

Ascanio e la gens Iulia

La figura di Ascanio assume un’importanza cruciale per la storia romana. La gens Iulia, celebre famiglia alla quale appartenevano Giulio Cesare e l’imperatore Augusto, considerava Ascanio il capostipite della propria stirpe. Questa discendenza permetteva a Cesare e Augusto di vantare una connessione divina, risalendo a Venere, madre di Enea.

Fondazione di Alba Longa e discendenza

Secondo la versione di Virgilio, Ascanio, dopo un regno di trent’anni su Lavinio, fondò Alba Longa sulle rive del lago Albano. Questa nuova città divenne il centro di una dinastia reale che regnò per ben tre secoli. Alla sua morte, il trono passò al fratellastro Silvio Postumo, figlio di Enea e Lavinia.

La dinastia albana, conosciuta come i Silvii, si protrasse fino a Numitore, nonno di Romolo e Remo, fondatori di Roma. Lavinio, fondata da Enea, Alba Longa, fondata da Ascanio, e Roma, fondata da Romolo e Remo, rappresentano le tre città primordiali del Lazio: le radici della civiltà romana.

Altre tradizioni su Ascanio

Esistono diverse varianti del mito di Ascanio. Alcune lo considerano figlio di Enea e Lavinia, mentre altre lo descrivono come un valoroso guerriero che guidò le battaglie contro i Rutuli e gli Etruschi dopo la morte del padre. Una terza versione narra che Ascanio, insieme al cugino Astianatte, figlio di Ettore, fondò una nuova Troia.

Ascanio: simbolo di continuità e legittimazione

Indipendentemente dalle diverse interpretazioni, Ascanio rappresenta una figura chiave nella mitologia romana. Incarna la continuità della stirpe di Enea e il legame con la dea Venere, legittimando il potere dei suoi discendenti, tra cui Giulio Cesare e l’imperatore Augusto. La sua storia contribuisce a conferire a Roma un’origine divina e gloriosa, facendola erede di una grande tradizione eroica.

Ascanio in Alba di Mozart, foto di Tyson Vick, fonte: Mozart Reimagined (onedelightfulday.wordpress.com)
Ascanio in Alba di Mozart, foto di Tyson Vick, fonte: Mozart Reimagined (onedelightfulday.wordpress.com)

Alba Longa: La città leggendaria fondata da Ascanio

Alba Longa, città avvolta nel mito, si erge maestosa nella storia romana come il baluardo da cui ebbe origine la grandezza di Roma. La sua fondazione è attribuita ad Ascanio, figlio dell’eroe troiano Enea, segnando l’inizio di una dinastia destinata a plasmare il destino del Lazio.

Le origini mitiche:

Diverse narrazioni avvolgono le origini di Alba Longa. Diodoro Siculo narra di due figli di Enea: Ascanio, nato da una donna troiana, e Silvio Postumo, frutto dell’unione con Lavinia, figlia del re Latino. Enea, divenuto re dei Latini dopo la guerra di Troia, regnò per tre anni prima di ascendere al cielo come immortale. Ascanio, suo successore, fondò Alba Longa sulle rive del fiume Alba, poi divenuto Tevere.

Tuttavia, un’ombra oscura si addensa sulla storia di Ascanio. Si narra che, dopo la morte di Enea, tentò di uccidere il piccolo Silvio abbandonandolo sul monte.

Ritrovato da pastori, Silvio crebbe ignaro delle sue origini nobili. Alla morte di Ascanio, re di Alba Longa, i due fratelli, Iulo, figlio di Ascanio, e Silvio, si contesero il trono. Il popolo, con un voto, decretò Silvio come re, mentre Iulo assunse il ruolo di massimo pontefice, figura sacra con poteri quasi regali.

I discendenti di Enea:

Secondo Floro, Iulo, figlio di Enea, diede vita alla stirpe dei re di Alba Longa. Amulio e Numitore, discendenti di settima generazione da Enea e Iulo, rappresentarono figure chiave nella storia di questa dinastia leggendaria.

Alba Longa, seppur avvolta nel mito, rappresenta un tassello fondamentale nella leggenda romana. Essa simboleggia l’eredità di Enea, l’eroe troiano che portò con sé il seme della civiltà romana, e gettò le basi per la nascita della grandezza di Roma.

Bruto di Britannia: il leggendario re troiano e le sue origini

Arazzo della "Spedizione di Bruto in Aquitania". La Serie delle Navi (Tournai, seconda metà del XV secolo)
Arazzo della “Spedizione di Bruto in Aquitania”. La Serie delle Navi (Tournai, seconda metà del XV secolo)

La leggenda di Bruto di Britannia, figura mitica e fondatore del regno britannico, affonda le sue radici nell’antichità, trovando ampia diffusione sia nell’epoca romana che nel Medioevo.

Secondo questa narrazione, Bruto discendeva direttamente da Enea, l’eroe troiano protagonista dell’Eneide di Virgilio. La sua genealogia lo vedeva come figlio di Silvio, a sua volta discendente di Ascanio, figlio di Enea.

La storia di Bruto viene raccontata per la prima volta da Geoffrey di Monmouth nella sua “Historia Regum Britanniae” del 1135, opera che si ispirava alla precedente “Historia Brittonum” di Nennio. Secondo questa leggenda, Bruto visse intorno al 1100 a.C. e regnò per 23 anni.

L’esilio e la fondazione della Britannia

La vita di Bruto fu segnata da un tragico evento: durante una battuta di caccia, uccise accidentalmente suo padre Silvio. Costretto all’esilio dall’Italia, Bruto guidò un gruppo di troiani verso nuove terre, liberandoli dalla schiavitù greca.

In seguito a una visione divina che lo indicava come destinato a fondare un regno, Bruto intraprese un lungo viaggio che lo portò ad affrontare numerose battaglie nella zona di Tours in Gallia. Con l’aiuto del suo compagno troiano Corineo, raggiunse finalmente la Britannia, dove sconfisse i giganti che abitavano l’isola.

Fondò la città di Troia Nova, che sarebbe poi diventata Londra, e diede vita al popolo dei Trinovanti, una tribù celtica che viveva nella zona. Bruto governò per 23 anni, lasciando in eredità ai suoi sudditi un codice di leggi. Alla sua morte, il regno fu diviso tra i suoi tre figli: Locrino, Kamber e Albanactus.

L’eredità di Bruto e la leggenda delle origini troiane

La figura di Bruto di Britannia divenne un simbolo delle origini troiane del popolo britannico, alimentando una leggenda che si diffuse ampiamente in tutta l’Europa. Questa tradizione ebbe un’influenza significativa sulla cultura e l’identità britannica, fornendo una narrazione epica e gloriosa delle origini della nazione.

Il Roman de Brut è una storia leggendaria dell’Inghilterra scritta in lingua anglo-normanna dal poeta Robert Wace intorno all’anno 1155.

Dedicato alla regina Eleonora d’Aquitania, racconta la storia degli antenati del re Enrico II, che risalgono a Bruto, e dello stesso Enea.

Il materiale narrativo del Roman de Brut è tratto dalla Historia Regum Britanniae di Geoffroy di Monmouth, un’abile opera di propaganda volta a stabilire la legittimità della dinastia dei Plantageneti riprendendo la storia dell’isola di Gran Bretagna e riportandola all’epoca del mitico Bruto di Troia.

Enea, attraverso il suo discendente Bruto, si trova così ad essere all’origine del mito fondativo sia di Roma che della Gran Bretagna, e il prototipo della figura anglo-romana di Re Artù.

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