Orazio (Quinto Orazio Flacco) (65-8 a.C.): figlio di un ex schiavo (un liberto), studia ad Atene e prende parte alla battaglia di Filippi nel 42 aC. Dopo la sconfitta, accetta l'amnistia offerta dal vincitore Ottaviano Augusto e torna a Roma dove l'amico Virgilio, lo presenta a Mecenate, membro della corte dell'imperatore. Quest'ultimo lo rende uno dei suoi protetti e uno dei suoi migliori amici. Orazio scrisse l'Arte Poetica, le Satire (Saturae – opere di critica sociale), le Epistole e le Odi (poesie su fatti quotidiani) e Canto Secolare (Carmen Seculare – che celebrava i Giochi Secolari del 17 a.C.)

"alme Sol...possis nihil urbe Roma visere maius."

"O Sole fonte di vita... che tu non possa mai vedere nulla di più grande di Roma."

(Orazio, Carmen Saeculare)

Dopo la morte di Virgilio, Orazio lo sostituì come voce poetica dello stato.

Nei suoi scritti Orazio affronta i costumi del suo tempo, i problemi morali, la natura della poesia. Reintrodusse a Roma la poesia lirica. Discepolo degli epicurei, credeva che una vita semplice fosse una delle condizioni essenziali per la felicità. Per lui l'ozio produce serenità e libertà interiore. Il piacere si trova nel solo fatto di vivere e non nell'accumulare ricchezze o onori che lasciano sempre insoddisfatti. È lui ad aver coniato l'espressione "Carpe diem".

Livio (Tito Livio) (59 a.C.-17 d.C.): storico romano autore di una monumentale Storia romana (Ab Urbe condita) che racconta appunto la storia di Roma a partire da Romolo fino al periodo a lui contemporaneo. Egli giunse a Roma intorno al 35 a.C.  ed entrò nella cerchia degli amici di Augusto sebbene fosse un repubblicano. Livio aderì al progetto dell'imperatore Augusto di ricostruire la forza di Roma fondandola nelle virtù del suo passato. Lo storico scrive quindi una narrazione patriottica che doveva insegnare ai romani come era nata la loro nazione, quale era la sua essenza e cosa costituisse il suo potere. Dipinge un ideale di romano eroico, laborioso, tenace, innamorato della giustizia. Per Livio l'azione degli uomini è dettata dalla morale, non dalle condizioni economiche o politiche

L'opera di Livio era composta da 142 libri e copriva la storia romana dalle sue origini al 9 a.C. La sua composizione iniziò intorno al 27 a.C. La narrazione è cronologica ma è interrotta da episodi drammatici, ritratti e discorsi, che evitano la monotonia. Lo stile è molto vivo. La documentazione è di seconda mano e spesso utilizzata senza spirito critico (dimenticando episodi poco favorevoli ai romani, e privilegiando leggende lusinghiere alla propaganda imperiale o ad alcune grandi famiglie). L'opera ci è pervenuta incompleta (ne restano solo 35 libri). Rimane comunque per noi una fonte inestimabile per ricostruire la storia romana.

Ovidio (Publius Ovidio Nasone) (43 A.c-17 d.C): Poeta latino e grande seduttore, infatti fu autore de L'arte di amare (Ars amatoria), in cui elargisce agli uomini i suoi consigli per aver successo con le donne, è conosciuto soprattutto per Le Metamorfosi (Metamorphosĕon), che esercitarono una notevole influenza nella civiltà occidentale dal Medioevo all'età moderna e contemporanea. Ovidio, nativo di Sulmona, visse anche lui nel periodo che vide la nascita dell'Impero Romano. Trascorse l'ultima parte della sua vita in esilio a Tomi (l'attuale Constanza in Romania) confinatovi dall'imperatore, sembra per via di uno scandalo di corte…e di donne. Il suo soprannome Nasone, deriva forse proprio dal suo naso prominente. Nelle sue Metamorfosi, la mitologia greca e romana si uniscono per svelare, una volta per tutte, i rapporti inestricabili tra gli dei.

Seneca (Lucius Annaeus Seneca) (4 a.C.– 65 d.C.) retore, filosofo, drammaturgo e politico. Spagnolo, nato a Cordoba, studiò a Roma. Ambiva alla carriera oratoria, ma la sua salute lo costrinse a dedicarsi alle lettere. L'imperatrice Agrippina lo nominò tutore di suo figlio, l'imperatore Nerone. Durante i primi anni di regno di quest'ultimo, Seneca fu suo consigliere, ma, di fronte ai suoi eccessi, preferì ritirarsi a vita privata. Coinvolto in una congiura che venne scoperta dall'Imperatore, Nerone gli manda l'ordine di scegliere tra il suicidio e l'esilio: fedele al suo pensiero, il filosofo stoico preferisce togliersi la vita, come era in uso all'epoca. Strenuo difensore della libertà politica e della giustizia sociale, Seneca vede nella saggezza il fine ultimo di ogni uomo. Questo grande oratore riteneva che tutti dovrebbero affidarsi alla natura e alla provvidenza per vivere felici. La pace dell'anima dipende dunque dalla capacità di allontanarsi dalle proprie passioni per tendere a questo ideale. È su questo principio moralistico che scrive un vero e proprio manuale di vita nelle 'Lettere a Lucilio', capolavoro destinato a diventare il suo più grande successo. Lasciò nove tragedie (molto cruente e sanguinarie, che furono d'ispirazione per i drammi shakespeariani) e preziosi scritti morali che ispirano molti autori, tra cui Rousseau e Montaigne. Riconosciuto come uno dei più grandi filosofi romani, Seneca tenta di orientare il mondo verso una ricerca spirituale in modo che l'umanità sia in armonia con il suo vivere quotidiano.

Plinio il Vecchio (Gaio Plinio Secondo) (23-79 d.C.): la sua Storia Naturale (Historia Naturalis) è una colossale opera enciclopedica, antenata di Wikipedia, Superquark e del National Geographic; una sorta di opera di riferimento che intende raccogliere tutte le conoscenze scientifiche del tempo. Plinio il Vecchio era un membro dell'ordine equestre, nel secondo grado della gerarchia romana e intraprese la carriera militare. Affamato di conoscenza, parente ideale di Piero e Alberto Angela, si interessò di tutto: dalla geografia all'architettura, dalla medicina alle pietre preziose. Ma come dice il proverbio "curiosity killed the cat" (la curiosità ha ucciso il gatto): morì infatti soffocato mentre cercava di osservare da vicino l'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.

Plinio il Giovane (Gaius Plinius Secundus) (61-113 d.C.): nipote di Plinio il Vecchio, elevato al rango di senatore, Plinio il Giovane è noto soprattutto per la sua ricca corrispondenza, che è stata letta e studiata per secoli: un vivo ritratto della vita nelle alte sfere romane all'inizio del II secolo d.C. Dobbiamo a lui il resoconto dettagliato dell'eruzione del Vesuvio del 79 aprile. d.C. in cui Plinio il Vecchio perse la vita, e una descrizione completa della sua villa. Il suo scambio epistolare con l'imperatore Traiano (98 - 117 d.C.) ci fornisce testimonianze che ci rendono in grado di ricostruire il modo in cui veniva gestita una provincia romana. Rimangono famose in particolare due lettere, una di Plinio e l'altra che è la risposta di Traiano, note come Rescritto di Traiano a Plinio il Giovane, circa il comportamento da seguire nei confronti dei Cristiani: a domanda precisa di Plinio, Traiano risponde con una certa vaghezza, affermando che comunque i cristiani andavano puniti come nemici dello stato se denunciati o individuati singolarmente, ma senza proclamare grandi persecuzioni di massa. Il Rescritto divenne un importante riferimento per gli imperatori successivi come Adriano, Antonino Pio fino a Valeriano. Tertulliano, autore cristiano, osserverà come Traiano alla richiesta di chiarimenti di Plinio, se ne sia tutto sommato "lavato le mani" (la metafora non è casuale), un vizio che i romani avevano di frequente quando si parlava di questioni spinose come il cristianesimo!

Svetonio (Gaius Suetonius Tranquillus) (69-120 d.C.): Svetonio fu un autore molto prolifico, ma l'unica sua opera giunta fino a noi  completa è uno degli evergreen dell'antichità: Le Vite dei dodici Cesari (De vita Caesarum), che è una serie di biografie che vanno da Giulio Cesare (il quale era Cesare solo di nome perché non era un imperatore…non fece in tempo a diventarlo) e poi i primi 11 imperatori che vennero dopo, fino al 96 d.C. Scandali di corte, intrighi, gossip e salaci pettegolezzi, Svetonio è indubbiamente tutto questo, ma anche una fonte inesauribile di informazioni storiche. Le Vite dei Dodici Cesari sono ancora oggi una formidabile occasione per scoprire sotto una luce inedita alcuni dei più straordinari personaggi della storia romana e mondiale.                    

Tacito (Cornelius Tacitus) ( 55-117 d.C.): Tacito scrisse due opere principali : gli Annali (Annales) e le Storie (Historiae), nonché un reportage sulle tribù barbare del nord, intitolato la Germania (De origine et situ Germanorum) e una biografia elogiativa di suo suocero Giulio Agricola (De vita et moribus Iulii Agricolae) un senatore nato in Gallia e tribuno militare della Britannia, alla cui conquista contribuì in modo notevole (per questo viene dipinto in una luce del tutto negativo nel film Centurion del 2010, con Michael Fassbender : per forza! È un film di produzione britannica!). Forse Agricola riuscì a navigare fino in Irlanda, esplorando zone e scoprendo popolazioni sconosciute prima di allora: una sorta di Cristoforo Colombo o Magellano ante litteram. Un possibile forte romano è stato rivenuto a Drumanargh vicino a Dublino, che potrebbe essere quello che venne usato da Agricola per una sua spedizione esplorativa in quella che i romani chiamavano Hibernia (appunto l'Irlanda).

Gli Annali coprono il periodo che va dal 14 al 68 d.C., cioè il regno di Tiberio, Claudio, Caligola e Nerone. La maggior parte di quest'opera ci è giunta integra. Le Storie riprendono la narrazione da dove si erano interrotti gli Annali, ma ne possediamo solo la prima sezione. Tacito era un genio, anche letterario (autori come Racine riconobbero il proprio debito nei suoi confronti) oltre che storico, e ci fornisce un resoconto senza precedenti del I secolo d.C. Era però sfacciatamente di parte: repubblicano convinto e sostenitore del potere senatoriale, maltratta nella sua opera quasi tutti gli imperatori, avendo solo un occhio di riguardo per Nerva e pochi altri. Tacito purtroppo contribuì a diffondere su molti dei Cesari delle leggende, calunnie e maldicenze (come fa del resto anche Svetonio) che diventeranno canoniche e verranno poi acriticamente ripetute nei secoli.

Un esempio? Nerone! Il suo bersaglio preferito! Da Tacito discende quasi  tutta la cattiva fama che avvolge questo personaggio e che verrà fissata definitivamente nell'immaginario collettivo dal romanzo "Quo Vadis?" Scritto da Henryk Sienkiewicz nel 1894, e dal film kolossal hollywoodiano omonimo del 1951. Oggi molte di queste falsificazioni sono state confutate, ma presso il grande pubblico diversi stereotipi sono ancora duri a morire, complice anche il cinema che adora il cliché dell'imperatore pazzo, erotomane e sanguinario. Lo stile di Tacito è conciso, un modello di sintesi, e suoi scritti sono pieni di pennellate magnifiche  e acute osservazioni.

Cassio Dione (Cassius Dio Cocceianus) (150-235 d.C. ): Dione era un senatore di Roma ma proveniva da Nicea in Asia Minore (Turchia). Scrisse una storia di Roma in lingua greca ma con numerose influenze latine, che iniziava dall'arrivo di Enea in Italia e la successiva fondazione di Roma fino al 229 d.C. Purtroppo ci rimane solo una parte di quest'opera, che copre il periodo che va dal  65 al 12 a.C. e quello che va dal 9 al 54 d.C. Parte del resto dello scritto ci è noto solo attraverso frammenti o riassunti di autori successivi. Ma resta ancora oggi per noi un testo di vitale importanza.

Appiano di Alessandria (Appianus Alexandrinus) (95-165 d.C.): storico greco, vissuto sotto i regni di TraianoAdriano e Antonino Pio. Di lui ci è pervenuta una Storia romana (Ῥωμαικά, Rhomaiká), che va dalle origini all'età di Traiano, e che era nella versione integrale suddivisa in 24 libri. Ce ne restano solo 11 che narrano i fatti del I secolo a.C. mentre del resto dell'opera possediamo solo frammenti. Autore riscoperto in età umanistica, Appiano non si interessa solo alle campagne militari e alle guerre, ma anche allo studio delle società e delle culture, con una spiccata attenzione nei confronti dei conflitti sociali e della condizioni degli umili, dei servi e degli schiavi, cosa che lo farà apprezzare successivamente da Karl Marx il quale ne suggeriva la lettura al suo amico Engels

"La sera per passare il tempo stavo leggendo Le guerre civili romane di Appiano, nel suo originale testo greco. Un libro di gran valore." Lettera di Marx a Engels, Londra 27 febbraio 1861

Plutarco di Cheronea (Ploútarchos) (48–127 d.C.), greco ma cittadino romano; biografo, scrittore, filosofo e sacerdote greco; autore assai prolifico, nella cui produzione spiccano in particolare modo le Vite Parallele (Βίοι Παράλληλοι) una serie di biografie di personaggi celebri divisi in coppie, uno greco e uno romano, per mostrare le virtù morali e i vizi o gli aspetti controversi comuni ad entrambi. Dopo l'eclissi del mondo antico, le Vite parallele continueranno a raccogliere grande fortuna, venendo molto apprezzate da Shakespeare - che si ispirerà ad esse per i suoi drammi Giulio Cesare, Antonio e Cleopatra, Coriolano - e poi da Napoleone, Montesquieu e poeti come Vittorio Alfieri o Friedrich Schiller .

Sallustio (Gaius Sallustius Crispus) (86 - 34 a.C.) autore di due reportage: uno sulla congiura di Catilina (De coniuratione Catilinae) in cui descrive il tentativo fallito di golpe contro la repubblica, da parte di Lucio Sergio Catilina, appunto, uomo di famiglia nobile, ma decaduta; che vistasi tagliata dagli ottimati, cioè dai nobili la strada verso il consolato, decise di raccogliere attorno a sé un esercito di disperati e scontenti del governo e tentare una rivolta dagli esiti tragici. L'altro suo lavoro è la Guerra di Giugurta, principe della Numidia, il quale, nel 118 a. C., alla morte dello zio e re Micipsa, dovette dividere il regno con i suoi cugini, Iempsale e Aderbale. La sua sfrenata ambizione lo spinse ad assassinare Iempsale, e poi a scacciare Aderbale, conquistando Cirta (112 a. C.) e massacrando molti romani civili. Le spedizioni militari dal Senato romano non condussero a nulla, anche perché Giugurta faceva piovere generose mazzette e bustarelle tra i rapaci nobili romani. Nel 107 a. C., il console Mario gli diede una caccia inesorabile, costringendo Giugurta a scappare in Mauretania. Qui venne tradito e consegnandolo a Silla, questore di Mario, e dopo il trionfo di quest'ultimo, Giugurta verrà giustiziato. Nel Bellum IugurthinumSallustio dipinge la fosca figura di  Giugurta con efficacia, utilizzandola per stigmatizzare anche la corruzione stessa dei romani: "o città venale" - fa dire ad un certo punto Sallustio al suo personaggio riferendosi a Roma (come se l'opera fosse un romanzo o un dramma teatrale) - "pronta a venderti al maggior offerente"

Altre fonti preziose per noi sono Diodoro Siculo, uno storico greco del primo secolo a.C. che scrisse una Bibliotheca historica; Dionigi di Alicarnasso (60 a.C. circa – 7 a.C.) altro storico e critico greco che visse a Roma, La cui opera più importante fu le Antichità romane; Cornelio Nepote (100- 27 a.C.) che scrisse una raccolta di biografie di personaggi celebri romani e non romani; ci sono giunte solo quelle degli stranieri, ma alcuni di essi, come Annibale, fanno parte della storia romana. Rimangono due sole biografie di retori romani: Catone ed Attico; Velleio Patercolo, uno storico romano che visse dal 19 a.C. a dopo l'anno 30. Scrisse le Historiae Romanae, una storia romana dalla fondazione della città all'anno 30. Flavio Giuseppe (37-100 d.C.) storico ed apologeta ebreo, tra le sue opere la Guerra giudaica (dal 75 al 79) e le Antichità giudaiche (nel 93). Ammiano Marcellino con la sua storia composta da 31 libri (Res gestae libri XXXI).  Infine la Historia Augusta, biografie di imperatori romani dal 117 al 284 e le opere di Zosimo e Procopio di Cesarea.