Una patacca rinascimentale?

Il vaso Portland è un'anfora romana in vetro del I secolo d.C., custodito al British Museum a Londra, realizzato con la tecnica della sovrapposizione (vetro a cammeo). 

Il vaso vero e proprio è costituito da vetro blu scuro ed è stato ricoperto da uno strato di vetro bianco. Le immagini sono state tagliate in questo strato bianco utilizzando una tecnica a cameo. Attualmente, il vaso Portland è alto circa 25 cm; forse in origine aveva il piede appuntito previsto in un'anfora ed è stato successivamente munito di una piastra di base.

Sulato (B) del vaso  - secondo l'interpretazione più comune - si può vedere Atia sdraiata sotto un albero di fico. Apollo le si avvicina mentre Artemide assiste alla scena.

L'altro lato (A) mostra l'unione di Azia con il Serpente Apollo, ma allo stesso tempo il dio può essere visto anche in forma antropomorfa. Eros aleggia sulla scena. Quirino-Romolo osserva il concepimento di Augusto.

Presumibilmente rinvenuto in un sarcofago nei pressi del Monte del Granonome popolare del mausoleo di Alessandro Severo, a Roma, all'interno di quello che oggi è il Parco XVII Aprile 1944 - il vaso faceva inizialmente parte della collezione del cardinale italiano Francesco Maria Bourbon Del Monte per poi diventare possesso della famiglia Barberini nel 1642 ed essere custodito a Palazzo Barberini.

Nelle rappresentazioni più antiche è quindi talvolta indicato come Vaso Barberini. Nel 1780 divenne proprietà di uno scozzese e fu poi venduto a Sir William Hamilton, ambasciatore inglese a Napoli.

La successiva proprietaria fu Margaret Cavendish Bentinck, duchessa di Portland, alla quale si fa risalire il nome attuale del vaso, e in seguito passò suo figlio William Cavendish-Bentinck, III duca di Portland. Infine, il reperto venne dato in prestito al British Museum di Londra nel 1810.

Nel 1845 il vaso fu deliberatamente fracassato in 189 pezzi da uno studente irlandese di 19 anni, William Lloyd che, ritenuto insano di mente, fu arrestato (evidentemente non ritennero sufficiente punirlo con una sospensione della paghetta); il restauratore John Doubleday rimise insieme le parti nella loro connessione originaria: era evidentemente un campione di puzzle!. Nel 1945 il British Museum riuscì finalmente ad acquistare il prezioso esemplare.

Dal 1790 il vaso Portland funge anche da logo aziendale del produttore di porcellane Josiah Wedgwood & Sons. Questa azienda ne ha anche prodotto una copia sotto forma di ceramica fine, traslucida, simile alla porcellana, il cosiddetto jasperwareJohn Keats per la sua Ode su un'urna greca, disse di essersi ispirato al Vaso Portland (ma è un vaso romano, non greco! Lo so, lo so. Ma che dirvi? Keats era un filoellenico sfegatato!)

In tempi più recenti l'origine antica del vaso di Portland  è stata messa in discussione. Il mercante d'arte Jerome M. Eisenberg lo attribuisce infatti ad un artista rinascimentale, sostenendo che l'arte della creazione del cammeo risulta molto più sviluppata sul vaso di Portland che su altri vasi antichi che dovrebbero essere contemporanei ad esso. Inoltre, le figure mitologiche raffigurate non possono essere individuate chiaramente; potrebbe trattarsi di una riproduzione imprecisa di una scena con Marte e Rea Silvia che si può vedere su un sarcofago di Villa Mattei a Roma e che era ben noto fin dal Rinascimento. Dopotutto, l'Eros alato e fluttuante è molto insolito in una rappresentazione antica.

La tesi di Eisenberg fu respinta dagli esperti del British Museum e ugualmente non accettata dalla comunità scientifica internazionale. Tuttavia, non è possibile determinare l'età esatta del vaso, poiché ogni esame in questo senso lo danneggerebbe irreparabilmente.

Che sia autentico o no, questo meraviglioso reperto è un esempio della smisurata influenza che l'arte e il design greco-romano hanno avuto nel XVIII secolo e ancora oggi, e di come sia importante, anche adesso, per noi credere che esso sia un autentico oggetto prezioso dell'epoca romana…altrimenti come la mettiamo poi con l'assicurazione?