Nella maggior parte dell'antica Grecia, la casa era costruita attorno a un cortile all'aperto. Le case erano costruite in pietra, legno e mattoni di argilla. Erano robuste e confortevoli. Le case più grandi potevano avere diverse camere da letto, una cucina, un bagno, un salotto per le donne, una sala da pranzo per gli uomini e una o due stanze per il deposito. Il cortile centrale era un luogo meravigliosamente privato. Poiché le donne potevano uscire di casa solo per brevi periodi e solo con il permesso del marito, potevano sempre sedersi fuori nella privacy del cortile. Probabilmente si sedevano all'ombra, perché una carnagione chiara era un segno di bellezza per gli antichi greci, ma almeno prendevano aria fresca. Madri e figlie si sedevano nel cortile e cucivano, cucinavano o spettegolavano. I pasti venivano spesso consumati nel cortile. La sera la famiglia si riuniva lì e condivideva ciò che era accaduto loro quel giorno e raccontavano storie e favole. Il cortile era il centro della vita familiare.
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“È meglio che tutti gli animali domestici siano gestiti dall’uomo. Perché è così che si mantengono in vita. Allo stesso modo, la relazione tra l’uomo e la donna è per natura tale che l’uomo è superiore e la donna inferiore, che l’uomo guida e la donna è guidata”. Aristotele, Politica, 1254 b 10-14.
Cominciamo male! E dobbiamo mettere in guardia le nostre lettrici perché il resto non sarà migliore. Nella grandissima e civilissima nazione ellenica dell’antichità, patria del libero pensiero e della democrazia, la situazione era la seguente:
La posizione delle donne ad Atene nel V secolo, e in realtà in tutta la Grecia tranne che a Sparta, era scesa ad un livello assai più basso rispetto ai tempi in cui scriveva Omero.
Cittadine di serie B
Le donne greche, erano nella migliore delle ipotesi, cittadine di serie B, o anche qualcosa di meno in molte poleis. Ad esempio, le donne ateniesi non erano considerate come tali, ma erano invece genericamente classificate come “Donne dell’Attica” (l’Attica è la regione della Grecia orientale dove si trova Atene). La differenza era che esse venivano così escluse dalla città: erano sì associate ad essa, ma non facevano parte delle assemblee dove si prendevano le decisioni.
“La regina della casa”
Le donne avevano pochissima libertà. La casa era la loro sfera d’azione e la vita per loro si estendeva ben poco al di fuori di essa. Era considerato inopportuno per le donne rispettabili condividere i divertimenti sociali degli uomini.
Potevano girare per le strade solo se accompagnate da uno schiavo o da un altro addetto. Era loro compito, come disse Pericle in un discorso riportato da Tucidide, “parlare il meno possibile, sia in bene che in male”.
Ci si aspettava che trascorressero la maggior parte del loro tempo all’interno dell’oikos ed erano scoraggiate dall’interagire con chiunque altro. Ad esempio, se degli ospiti maschi venivano a casa e visitavano l’andron, era improbabile che alle donne venisse chiesto di unirsi a loro. Nelle famiglie più tradizionali, se le donne erano invitate a sedere con estranei (caso molto raro), dovevano indossare sempre il velo o addirittura stare dietro una specie di paravento.
Esiodo il misogino
Il poeta Esiodo aveva un po’ il dente avvelenato contro le donne. Nel suo poema Le Opere e giorni, riserva spesso delle stoccate al genere femminile e ai problemi che esso può causare:
Perché un uomo non può ottenere niente di meglio di una moglie, se è buona, ma non c’è niente di peggio di una cattiva sposa, di una parassita, che anche se il marito è forte, ella lo brucia come una torcia e lo conduce ad una cruda vecchiaia.
Un controllo continuo
Gli antichi greci ritenevano che le donne necessitassero di un controllo continuo, infatti per tutta la sua giovinezza, una ragazza ateniese rimaneva costantemente sotto l’occhio vigile della madre e imparava ad adempiere ai suoi doveri domestici. Non avrebbe mai potuto, come le robuste fanciulle spartane, condividere gli sport e i divertimenti dei ragazzi.
Le sue apparizioni in pubblico si limitavano probabilmente a portare un cesto di fiori o una brocca d’acqua in qualche processione religiosa. Il matrimonio era l’obiettivo inevitabile a cui tendeva tutta la sua vita.
Veniva insegnato loro anche che la politica e le questioni sociali dovevano essere lasciate agli uomini.
Le occupazioni femminili dunque, – filatura, tessitura, ricamo e coltivazione della propria bellezza personale – non erano ovviamente favorevoli a sviluppare in una ragazza un’alta levatura intellettuale. Le donne di Atene erano quindi spesso oggetto della satira da parte di alcuni poeti comici e di scrittori.
Eppure erano apprezzate
Ma dobbiamo ricordare anche gli Ateniesi adoravano Atena come custode della loro città, e veneravano le loro dee tanto quanto i loro dèi; la donna fu uno dei più esaltati soggetti della migliore arte classica; e caratteri femminili, come l’Antigone di Sofocle, sono tra i più nobili tra quelli presenti nell’intera letteratura ellenica.
Platone scrive ne La Repubblica:
“Non c’è alcuna pubblica funzione che sia riservata alla donna in quanto donna, o all’uomo in quanto uomo, ma fra i due sessi la natura ha distribuito equamente le attitudini, cosicché la donna, appunto per la sua natura, può svolgere tutti gli stessi compiti che svolge l’uomo…“
Questi fatti mostrano che i Greci non erano del tutto insensibili alle attrazioni della bellezza femminile e delle virtù delle donne.
Diritto di proprietà
Rimanere zitella era la peggiore disgrazia che potesse capitare a una donna. Quando i due sessi si vedevano così poco, gli incontri amorosi erano fuori discussione e il fidanzamento era organizzato dai genitori come un contratto strettamente commerciale.
Alle donne veniva limitato persino il tipo e la quantità di beni che potevano avere. Ad esempio:
- Le donne non erano tecnicamente autorizzate a possedere proprietà superiori al valore di un medimno di orzo, che era circa la quantità sufficiente a sfamare una famiglia per una settimana.
- Qualsiasi proprietà usata da una donna, come vestiti o gioielli, faceva parte dell’oikos e come tale apparteneva al marito.
Una volta morto il marito, una donna non manteneva le proprietà di famiglia: aveva bisogno di risposarsi rapidamente (preferibilmente con un membro dell’anchisteia) in modo che i beni della casa potessero essere rilevati dal nuovo consorte.
Mitologia e misoginia
Le donne nel mito greco e nei drammi sono descritte spesso con più ombre che luci. La maggior parte vengono presentate come inaffidabili e capricciose. Alcuni esempi:
- Clitennestra: moglie di Agamennone. Uccise suo marito con la complicità del suo amante, Egisto, quando tornò a casa dalla guerra di Troia.
- Medea: fuggì con Giasone, l’eroe leggendario della spedizione degli Argonauti. Quando egli la lasciò per un’altra donna, uccise i loro figli che aveva avuto da lui e la sua nuova sposa.
- Pandora: la prima donna in assoluto. Fu responsabile di aver portato tutti i mali nel mondo per via della sua curiosità, aveva infatti aperto il vaso dove essi erano contenuti.
- Fedra: innamoratasi del proprio giovane figliastro, Ippolito, fu da questi respinto. Per vendetta, la dona lo accusò davanti al marito Teseo di aver abusato di lei. L’uomo invocò l’ira di Poseidone contro il figlio e il nume scatenò un mostro marino che uccise il giovane. Piena di rimorso per il proprio gesto, Fedra si uccise, rivelando a Teseo tutta la verità in punto di morte.
In realtà la maggior parte degli uomini nella mitologia e nelle tragedie, rivela comportamenti ben più vergognosi. Ma è l’immagine della donna che esce dal mito che ha influenzato i pregiudizi degli antichi greci. Gli uomini erano molto sospettosi nei loro confronti e cercavano di tenerle sempre sotto stretto controllo.
Maggior libertà se sei nobile e benestante
Sebbene la posizione che le donne dovevano assumere nell’antica società greca fosse assai restrittiva, tuttavia poteva essere per alcune di loro in qualche modo gestibile, soprattutto nelle famiglie benestanti dove numerosi schiavi gestivano l’ oikos.
Ma se sei povera, lavori per quattro
Le donne delle famiglie più povere, invece, dovevano essere molto più attive, perché svolgevano tutti i compiti necessari al mantenimento della casa. Alcune donne lavoravano anche accanto ai mariti nel mestiere di famiglia o al mercato. Nonostante il loro duro lavoro, le donne erano ancora legate agli uomini e finanziariamente dipendenti da loro. Le uniche donne emancipate, sia dal punto di vista materiale che delle libertà e dei costumi, erano alcune delle prostitute più altolocate.
(Fonti: Ancient Greece – L. F. Hobley, Every Day Life in Ancient Greece, C. F. Robinson, The Ancient Greeks For Dummies – Stephen Batchelor, Outlines of Greek History – William C. Morey)