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I Dioscuri (Dr. greco. Διόσκοροι . "Figli di Zeus"), nell'antica mitologia greca e romana, erano i fratelli gemelli Castore e Polluce, figli di Leda e di due padri differenti: Zeus e Tindaro, un mortale. Nel corso della loro vita, compirono una serie di imprese, come la spedizione degli Argonauti, e ripresero la loro sorella Elena rapita. Dopo la morte di Castore in battaglia, Polideuce o Polluce pregò di ricongiungersi con suo fratello. Come ricompensa per tale sincero amore fraterno, Zeus pose l'immagine dei Dioscuri nel cielo nella costellazione dei Gemelli. Nell'antica Grecia, i fratelli erano considerati i patroni dei viaggiatori e dei marinai. Godevano di una venerazione speciale nella loro presunta patria, Sparta, dove erano considerati i difensori dello stato. Il culto dei Dioscuri fu adottato nell'antica Roma. Qui erano principalmente considerati la personificazione dell'abilità militare. Secondo antiche credenze, erano protettori della classe dei cavalieri equestri.
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Elena: il colpo di fulmine
Dopo aver trascorso un po’ di tempo con i Dioscuri, Paride, accompagnato da Enea, partì per Sparta, dove fu ricevuto dal re Menelao e da sua moglie Elena, con lo stesso spirito di gentile ospitalità che avevano mostrato i fratelli di quest’ultima ad Amicla.
Menelao era un principe discendente da Atreo. La stupefacente bellezza e grazia di sua moglie Elena, fin quando ella era molto giovane, avevano affascinato il cuore di molti uomini, tra gli altri Teseo, che l’aveva portata via dal tempio in cui si trovava per una cerimonia sacra. I Dioscuri, però, la trovarono presto e la riportarono indietro, portando con sé come prigioniera Etra madre di Teseo, assegnandola come serva ad Elena.
Man mano che Elena divenne donna adulta, i nobili corteggiatori che chiedevano la sua mano, erano così numerosi e così pressanti, che Tindaro, suo padre adottivo, si allarmò alla prospettiva di provocare l’ostilità di così tanti principi, scegliendo uno di loro per lei.
Decise, quindi, di lasciare ad Elena stessa la scelta. Ma prima invitò tutti i pretendenti a prestare giuramento, che non soltanto avrebbero accettato il fatto che solo uno sarebbe stato preferito agli altri, ma anche che avrebbero assistito colui che tra di loro sarebbe suo marito, da quel momento e in poi, in qualsiasi pericolo o difficoltà egli fosse trovato.
Elena scelse quindi Menelao, fratello di Agamennone, marito di sua sorella, e il matrimonio fu celebrato con grande sfarzo. Tindaro, tuttavia, aveva omesso di offrire un sacrificio ad Afrodite, la quale, per punirlo, rese prontamente accessibile all’amore più sfrenato il cuore della sua figlia adottiva.
Non esageriamo, è solo questione di corna
Quando Paride arrivò a Sparta e cercò ospitalità nel palazzo reale, fu gentilmente ricevuto dal re Menelao. Al banchetto dato in suo onore, lui incantò tutti per i suoi modi aggraziati e per la sua conversazione brillante, e si ingraziò specialmente la bella Elena, alla quale donò poi alcuni rari e casti gioielli di manifattura Asiatica.
Mentre Paride era ancora ospite alla corte del re di Sparta, quest’ultimo ricevette un invito dal suo amico Idomeneo, re di Creta, a unirsi a lui in una battuta di caccia; e Menelao, essendo di temperamento non sospettoso e neppure geloso, accettò l’invito, lasciando ad Elena il dovere di intrattenere il distinto straniero.
Affascinato dalla sua insuperabile bellezza, il Principe Troiano dimenticò ogni senso dell’onore e del dovere, e decise di rapire la bella moglie al suo legittimo consorte ora assente.
Figlia di Leda, io, figlio di Priamo, auguro a te ogni bene,
Che invece a me che solo tu puoi concedermi.Devo parlare o non c’è bisogno di rivelare una passione già nota,
e il mio desiderio ormai più che evidente, forse più di quanto io voglia?Anzi lo preferirei rimanesse celato, fino a quando il tempo non sarà concesso
Che il timore non sia più confuso con la gioia.Ma dissimulo male: chi in verità avrebbe potuto nascondere un fuoco
che si tradisce sempre per via di una luce propria?Comunque se è questo che ti aspetti, ti dico apertamente quel che mi succede:
Brucio, ardo – ecco, ora possiedi la parola che ti dichiara il mio cuore!Perdonami per averlo confessato, ti prego, e non leggere il resto di questa lettera
Con un’espressione aspra, ma piuttosto con una più dolce, che si addice alla tua bellezza.Ti sono molto grato: per fatto di non aver respinto la mia lettera
mi ha dato la speranza che, per questo stesso motivo, tu potessi anche accettarmi.(…)
Ti cerco, te che la bella Venere guida verso il mio letto:
Ti ho desiderata prima di conoscerti.Il tuo viso era nella mia mente prima che ti vedessi con i miei occhi:
Il solo sentir parlare di te mi era già bastato a subire la dolce ferita.Eppure non c’è da meravigliarsi se amo, proprio come se fossi stato colpito
Dalle frecce di un arco, scoccate da lontano.(Ovidio, Heroides XVI)
Di conseguenza, Paride raccolse i suoi seguaci, e con il loro aiuto prese d’assalto il castello reale, si impadronì dei ricchi tesori che conteneva, e riuscì quindi a portare via la sua bella padrona, che non era del tutto contraria a questo suo rapimento.
Salparono subito, ma furono spinti dalle condizioni del tempo fino all’isola di Crania, dove gettarono l’ancora; e fu solo dopo alcuni anni – durante i quali, presi entrambi dalla passione, avevano vissuto nel lusso e nello splendore orientali, dimenticando del tutto a patria e i loro doveri – che Paride ed Elena si recarono a Troia. Giunti alla costa col favore della notte, si imbarcarono, e dopo aver resistito a una tempesta mandata da Hera (Giunone), giunsero sani e salvi a Troia, e si sposarono in gran pompa e magnificenza.
Guerra ai fedifraghi
Menelao, che si trovava alla corte di Idomeneo a Creta, ricevette la visita di Iris, la divina messaggera, che gli portò la notizia del disonore caduto sulla sua casata.
Tornato subito, e dopo aver consultato il suo potente fratello, Agamennone, si recò quindi a Pilo, per chiedere consiglio al vecchio Nestore, la cui reputazione di prudenza e saggezza era nota in tutta la Grecia, acquisita dai suoi servigi svolti in molte guerre nel corso delle due generazioni precedenti; tanto avanzata era la sua età.
Il suo consiglio in questa occasione, fu niente meno che organizzare una lega di tutti gli eserciti della Grecia. Questo sarebbe stato sufficiente per punire il crimine che era stato commesso e riprendere possesso di Elena.
Agendo in base a questo suggerimento, Menelao e Agamennone visitarono tutti i principi e gli eroi del paese, per ottenere il pegno della loro alleanza.
Coloro che erano stati i corteggiatori di Elena erano già vincolati dal giuramento di assistere Menelao ogni volta che fossero stati chiamati da lui a farlo, ed erano ora tutti pronti a tener fede alla parola data.
Altri offrirono prontamente i loro servigi, per risentimento nei confronti della viltà dell’atto di Paride. Solo in due casi furono riscontrate delle difficoltà, ma si trattava di due casi davvero molto importanti, come narreremo meglio tra poco.
(Libera traduzione e adattamento, da Myths and Legend of Ancient Greece and Rome di E. M. Berens, 1880 con aggiunte e integrazioni)
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I re greci, discendenti di Pelope, sono costretti dal giuramento di Tindaro a unirsi alla causa di Menelao, marito di Elena. Quest'ultimo, accompagnato da Nestore, viaggia attraverso la Grecia per ricordare a tutti loro la loro promessa. Accompagnato dal fratello Agamennone e Palamede, Menelao troverà Odisseo ad Itaca, riluttante a causa di un oracolo che ha sentito. Per evitare di dover partire, egli simula la follia: vestito da contadino, ara un campo con un asino e un bue attaccati allo stesso aratro, e si getta il sale sulle spalle. Palamede pone quindi il giovane Telemaco, figlio di Ulisse, davanti all'aratro in movimento. Odisseo tira forte le redini, dimostrando di essere sano di mente. A questo episodio possiamo attribuire un significato metaforico: il bue e l'asino rappresentano Zeus e Crono, ogni solco seminato di sale indica un anno perduto, e Telemaco segna la “vittoria decisiva”. Secondo gli scrittori successivi, il veggente Calcante predisse che Troia non avrebbe potuto essere presa senza Achille, figlio di Teti. Sua madre, per proteggerlo dalla guerra, lo nascose, travestito da fanciulla, presso Licomede, re di Sciro. Ma fu confuso da uno stratagemma di Odisseo, che suscitò l' istinto guerriero del giovane e lo spinse a rivelarsi suonando le trombe di guerra alle porte della città. Tuttavia Omero dice semplicemente che Nestore e Ulisse, giunti a Ftia per reclutare truppe, furono affidati ad Achille da suo padre Peleo.