Severo lasciò due figli, entrambi associati a sé nel governo. Appena morto, i due litigarono e il maggiore, Caracalla, uccise l'altro con le sue stesse mani in presenza della madre. Caracalla era assetato di sangue e crudele. Dopo un breve regno (211-216) fu ucciso da uno dei suoi soldati. Fece costruire le famose terme che portavano il suo nome e di cui esistono ancora ampi resti.
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Regno di Eliogabalo (218-222)
Sparsasi la voce che ad Emesa (Homs) vi fosse un figlio di Caracalla, un bellissimo ragazzo natogli da Soemi sua nipote, le milizie dislocate presso quella città, credule e corrotte con l’oro, lo proclamarono imperatore, benché non avesse che 14 anni.
Intrighi, menzogne e raggiri
Fu la nonna del ragazzo, Giulia Maesa, ad orchestrare tutto il piano. Era una donna estremamente ambiziosa e attendeva la sua rivalsa, per il fatto che Macrino l’aveva cacciata dal palazzo dopo la morte di Caracalla. Giulia sapeva che poteva essere molto influente solo per via indiretta, intrallazzando affinché almeno uno dei suoi nipoti, Eliogabalo o Severo Alessandro, riuscisse a prendere il posto di Macrino.
La voce che Caracalla fosse il vero padre di Eliogabalo, al quale il ragazzo in effetti somigliava molto, fu sparsa proprio da Maesa, perché sapeva che il ricordo dell’imperatore fatto assassinare da Macrino era ancora molto forte tra le truppe (o meglio, il ricordo dei fiumi di denaro con cui riempiva le loro tasche).
A suon di tangenti ci si compra l’Impero e tutto quello che c’è dentro
Maesa elargì dunque numerose tangenti ai soldati di Emesa, in Siria (mentre Macrino voleva invece pure tagliargli gli stipendi e i benefit), i quali dichiararono Eliogabalo imperatore nel 218. Come si vede bene la storia dello scandalo nato per la vendita dell’Impero all’asta, all’epoca di Didio Giuliano, fu tutta solo una questione di grande ipocrisia: Roma era sempre in vendita al miglior offerente.
Nascondiamoci dietro il brand di una buona famiglia! Facciamoci chiamare Antonini
Eliogabalo, salendo al trono, assunse il nome di Marco Aurelio Antonino (fu una mossa per simulare meglio la sua pretesa discendenza diretta dall’imperatore omonimo), ma generalmente, per evitare di confonderlo con l’imperatore filosofo (che tra l’altro ha già la disgrazia d essere associato al figlio Commodo) è chiamato con quello di Eliogabalo, per essere stato sacerdote siriano del Sole, ufficio ereditario nella sua famiglia.
Questa lontana parentela con Marco Aurelio e Antonino Pio, inventata di sana pianta, mette a volte in crisi gli stessi esperti di numismatica antica, perché le monete emesse sotto Caracalla e quelle invece battute da Eliogabalo, riportano nomi simili a quelli dei due imperatori della dinastia degli Antonini. Tuttavia, grazie ai ritratti sulle monete stesse, spesso molto realistici, questi denarii possono comunque essere distinti fra loro; ma quando ci imbattiamo invece nelle iscrizioni imperiali, a volte capire quale appartenga al periodo di Caracalla e quale invece a quella di Eliogabalo, diventa davvero un’impresa ardua, se non impossibile.
Ma chi comanda davvero?
I Romani erano diventati così poco romani che questo sacerdote orientale, spinto dalle legioni siriane, fu subito riconosciuto a Roma dal Senato e dal popolo come proprio imperatore.
Il quattordicenne Eliogabalo era però imperatore solo di nome: chi comandava davvero erano sua nonna Giulia Maesa e sua madre Giulia Soaemia (alla quale fu permesso di assistere alle sedute del Senato).
Venuto dunque a Roma, il ragazzo vi introdusse tutte le divinità e le superstizioni dell’Oriente, e i suoi soli quattro anni di regno non furono che un’orgia continua, superando in scandali, lusso, prodigalità, decadenza e follie, tutti quanti coloro che lo precedettero, come solo un despota asiatico poteva fare.
La nuova dinastia dei Severi orientali, dopo Settimio, a Roma iniziò con loro. In un primo tempo l’Urbe accolse bene Eliogabalo, perché, giovane e di bell’aspetto, sembrava far sperare in meglio rispetto a Macrino. Ma in realtà, sin dal primo giorno, fu chiaro che al nuovo imperatore tutto interessava, tranne che di fare seriamente l’imperatore.
Il dio di Elagabalo
Il vero nome di Eliogabalo era Vario Avito Bassiano (ma volete mettere farsi chiamare Eliogabalo? Fa più chic, no?). Era devoto al dio del sole Eliogabalo appunto (Elah-Gabal) di Emesa, da qui il suo nome. Il dio del Sole Eliogabalo era venerato particolarmente ad Emesa, in Siria, perché qui si trovava una pietra nera di forma conica, che generalmente si credeva fosse caduta dal cielo e atterrata sul posto (un meteorite quindi). Una volta diventato imperatore, Eliogabalo fece portare questa reliquia a Roma. L’unico vero obiettivo del nuovo monarca, era quello di imporre il culto del Dio Sole e proibirne qualsiasi altro oltre a quello della Grande Madre (Magna Mater), derivato da un’altra religione orientale. A tal scopo, fece costruire un tempio al Dio Sole.
Una vita scellerata…ma da imperatore
Innalzò alle somme cariche i suoi compagni di “vita scellerata”; sposò, ripudiò e risposò di nuovo quattro mogli di seguito, fra le quali una vestale; formò un senato di sole donne presiedute dalla madre e dalla nonna (questa cosa di per sè magari poteva sembrare scandalosa e ignominiosa solo per i suoi contemporanei, perché ai nostri occhi potrebbe invece non essere un motivo di biasimo; anzi, si potrebbe addirittura pensare che fosse uno che finalmente apriva le porte della politica alle “quote rosa”, anzi a “tutto rosa”) ; voleva passeggiare su polvere d’oro e d’argento; organizzò dei combattimenti navali su laghi di vino; insomma ogni eccesso immaginabile fu da lui raggiunto: altro che le rockstar anni ’70-’80!
La bisessualità di Eliogabalo
Anche l’orientamento sessuale di Eliogabalo, finì per diventare molto chiacchierato e c’era poco su cui fare pettegolezzi, perché si trattava pur sempre di fatti ben assodati; si vestiva da “Venere” quando voleva far l’amore e sebbene non disdegnasse anche le donne, i suoi gusti erano perlopiù orientati verso uomini dal fisico possente, ai quali diede incarichi di prestigio. Nominò ad esempio un barbiere, evidentemente un bel tipo, prefetto dell’approvvigionamento di grano e un mulattiere esattore dell’imposta di successione.
Trovandosi anche lui con il bilancio imperiale in deficit, Eliogabalo vendette per denaro tutte le cariche o i privilegi possibili, infatti i suoi liberti furono nominati addirittura comandanti di legioni o governatori di province. Sposò un atleta di nome Zotico (un nome che la dice lunga sulla raffinatezza del personaggio), che faceva il bello e cattivo tempo a palazzo. Se si pensa che Eliogabalo assunse anche il nome ufficiale di “Antonino Pio”, come il virtuoso imperatore vissuto quasi settant’anni prima, si capisce quanto fossero cambiate le cose a Roma.
I matrimoni di Eliogabalo
Eliogabalo è un perfetto personaggio da gossip: non solo per gli eccessi, le stravaganze, il lusso smodato, ma anche per un particolare che di solito non manca mai nelle cronache scandalistiche: i matrimoni e i divorzi.
Giulia Paola fu la sua prima moglie: era un matrimonio combinato dalla nonna Giulia Maesa. Paola era tutt’altro che innamorata di lui, anzi, lo detestava, provenendo da un’antica società aristocratica romana. L’imperatore divorziò da lei nel 220 e lei si ritirò a vita privata.
La seconda moglie, fu la sua amante, la Vergine Vestale Aquileia Severa (vergine ormai, stando con Eliogabalo, è poco credibile. Severa poi, partecipando ai suoi festini, ancor meno). Il loro matrimonio scatenò un tale scandalo, che sebbene Eliogabalo dichiarò al Senato che i figli di questa unione sarebbero stati degli esseri divini, fu costretto divorziare anche da lei (ma tranquilli, la risposerà nel 211 con il quarto matrimonio della sua vita).
La terza moglie fu Annia Faustina, una discendente di Marco Aurelio. Queste nozze furono un disperato tentativo di immagine, al fine di rimettere in piedi un minimo di consenso al suo regime, che era in caduta libera; proprio durante questo matrimonio poi, Eliogabalo andò a risiedere ad Aquileia, località da lui prediletta, e questo gesto fece ulteriormente crollare le simpatie verso di lui, che ormai erano già sottoterra.
A queste mogli poi dobbiamo aggiungere due mariti:
Ierocle, auriga biondo della Caria, che lo stesso imperatore chiamava “mio marito” (sembra di senitire Margioglio)e poi il già citato Zotico, costui sposato proprio con cerimonia ufficiale. Sei matrimoni (se si conta Aquileia Severa sposata due volte! Non male caro Eliogabalo, anche se Liz Taylor nel XX secolo ti ha battuto con due mariti di scarto!)
Eliogabalo transgender
La più volte dichiarata, o attribuitagli, volontà di praticare la castrazione, la richiesta che fece al proprio medico se potesse innestargli dei genitali femminili (per quello ci sarebbero voluti molti secoli di progresso della scienza medica, ma il ragazzo evidentemente ci vedeva lungo), l’uso massiccio di trucco sul viso e di parrucche (secondo Erodiano eccessivo, tanto da deturpargli il bell’aspetto che aveva), il desiderio di essere chiamato “l’amante, la moglie, la regina di Ierocle”, sono tutte cose che ci fanno concludere che potesse essere un transgender o un transessuale.
La fine di Eliogabalo
Eliogabalo che tutto scemo forse non doveva essere, aveva capito che suo cugino Alessandro (detto anche Alexanius, che gli succedette poi come Severo Alessandro), designato come erede al trono nel 221, essendo un giovane virtuoso e amato dai soldati (cioè tutto il contrario di lui) poteva costituire una minaccia per il suo regno, e meditò di farlo uccidere. Magari anche per aggiungere un bell’omicidio al suo campionario di scandali sessuali e sregolatezze
L’esercito si mise in mezzo e salvò Alessandro. Sua madre e sua nonna cercarono di convincere Eliogabalo a rinunciare ai suoi favoriti e alla sua vita scandalosa, per tenerlo disperatamente in piedi come imperatore.
Eliogabalo finse di riconciliarsi, ma solo per attendere un’altra occasione più propizia per uccidere il rivale. E invece fu preceduto dai pretoriani, ma questi, che alla fine non ne potevano più di questo imperatore da film porno, il 6 marzo 222, assassinarono proprio lui. Eliogabalo e sua madre Giulia Soaemia furono trucidati e i loro corpi trascinati in giro per Roma prima di essere gettati nel Tevere. Secondo altri, i loro cadaveri furono addirittura abbandonati nelle latrine. Fu subito innalzato al trono suo cugino Alessandro Severo. Giulia Paola, prima moglie da cui Eliogabalo aveva divorziato tempo prima, ebbe la fortuna di sopravvivere. Nessun imperatore, ad eccezione forse di Vitellio, ebbe una morte così ignominiosa. Ma neppure Vitellio fu abbandonato cadavere nella cloaca.
La vita inimitabile Eliogabalo
Eliogabalo dedicò tutta la sua vita al piacere, come neppure Oscar Wilde e Gabriele D’Annunzio seppero fare meglio. I suoi lussi, di cui possiamo dare solo un breve elenco, superano tutte le stranezze e i capricci delle star hollywoodiane o degli emiri arabi dei nostri giorni: la sua piscina doveva essere profumata con lo zafferano; aveva dei divani ricoperti d’argento e dei cuscini imbottiti di pelliccia di coniglio e di pernice; possedeva leoni e leopardi come animali domestici e tra le attrazioni dei suoi banchetti non mancavano eunuchi e altre curiosità.
Eliogabalo aveva letti, triclini e logge di solido argento. Ad imitazione di Apicio, i suoi piatti preferiti erano i talloni dei cammelli e le creste che venivano tolte tolte ai galli ancora vivi, le lingue dei pavoni e degli usignoli. Nella reggia del Palatino fece servire ai commensali in tavola anche numerosi piatti che erano ricchi di interiora di triglie, cervelli di tordi e di teste di pappagalli, fagiani e pavoni. Il sovrano ricoprì i suoi commensali, seduti sui triclini mobili, con una grande quantità di viole e fiori, e talvolta alcuni morivano soffocati, poiché non riuscivano più ad emergere da quella montagna di petali.
Historia Augusta
I suoi festini non dovevano essere molto diversi da quelli descritti da Martin Scorsese nel suo film “The Wolf of Wall Street” con Leonardo di Caprio nel ruolo di Jordan Belfort, il noto broker e conferenziere statunitense al centro di uno scandalo di frode finanziaria e altro.
Non meno spettacolari erano le feste pubbliche, date per divertire anche il popolo:
Un tiro a sei cavalli trasportava la divinità (El-Gabal, il meteorite nero conico che rappresentava il dio solare di Emesa), i cavalli erano enormi e di un bianco immacolato, con dispendiosi finimenti in oro e ricchi ornamenti. Nessuno teneva le redini, e nessuno era a bordo della biga; il veicolo era scortato come se il dio stesso fosse l’auriga. Eliogabalo camminava all’indietro davanti alla biga, rivolto verso il dio e reggendo le redini dei cavalli. Compiva tutto il viaggio in questo modo inverso, guardando in faccia il suo dio.
(Erodiano, Storia romana)
Come in molti altri casi, anche con Eliogabalo la storiografia contemporanea cerca di mitigare la luce troppo sinistra con cui la storia ci ha tramandato la sua vicenda. Ma con tutta onestà, qui sembra che ci sia davvero ben poco da salvare.
Si dice che la nostra principale fonte, Dione Cassio, gli sia troppo ostile perché riflette il punto di vista conservatore e bigotto del Senato, mentre Erodiano sarebbe più pacato e obiettivo nel trattarne la figura. Sarà pure vero, ma non è possibile che lo stesso Erodiano sia da prendere con le pinze, visto che aveva tutto l’interesse a non maltrattare troppo un suo connazionale?
Certamente in alcuni casi siamo ai livelli del pettegolezzo puro, di Svetoniana memoria:
Infine, riservò una stanza nel palazzo e lì commetteva le sue indecenze, standosene sempre nudo sulla porta della camera, come fanno le prostitute, e scuotendo le tende che pendevano da anelli d’oro, mentre con voce dolce e melliflua sollecitava i passanti.
(Cassio Dione, Storia romana)
Oppure quando ci vengono tramandati dettagli come la prostituzione (che avrebbe lui stesso praticato nelle taverne e nei bordelli) o il racconto delle innumerevoli orge che teneva a palazzo. Ovviamente sono tutti elementi rimarcati non tanto come invenzioni di sana pianta, ma unicamente per metterlo in cattiva luce.
Si tende oggi ad interpretare tutto come un’incomprensione profonda tra la mentalità moralista romana (che poi tanto moralista non aveva ragione di essere, perché tanto irreprensibile non era) e quella orientale, dove il sesso, l’adroginismo e la prostituzione sacra erano elementi di tipo religioso.
In realtà è un argomento un pò debole, perché se ci si reca per praticare sesso, di qualunque orientamento sia, in bordelli e taverne, lo si fa appunto per divertirsi e basta, e non certo per ragioni religiose.
La verità è una sola e diciamocela chiaramente: Eliogabalo non era assolutamente adatto a fare l’imperatore. In un’altra epoca avrebbe potuto fare la rockstar, il deejay, la drag Queen, l’influencer o perfino lo stilista di moda o chissà cos’altro, l’artista sicuramente.
Oggi lo avremmo visto come giudice di X Factor o altri talent show. E lo avremmo visto anche in prima linea a marciare per una causa sacrosanta: per i diritti dei LGBT o LGBTQIA+.
Perché purtroppo Eliogabalo visse in un’epoca che neppure si poneva lontanamente il problema dell’identità di genere e di orientamento sessuale (nell’antichità si era virtuosi o depravati, basta; e poco importa se poi si praticava di fatto la pedofilia, più che l’omosessualità: d’altronde i greci non avevano dato alla prima una dignità filosofica?). E a dire la verità la questione si fa fatica ad accettarla universalmente anche adesso.
Eliogabalo nacque nell’epoca sbagliata e fu la persona più sbagliata da far salire al trono imperiale di Roma, queste sono le sue uniche due vere colpe, se di colpe si può parlare. E al di là degli episodi di gossip divertenti e piccanti che ci ha lasciato, e che rompono la monotonia della storia degli imperatori romani che a volte sembrano già dei papi, la sua vicenda ci insegna due cose fondamentali: non si può obbligare una persona a ricoprire un ruolo per cui non è proprio tagliata e, cosa ancora più importante, ognuno deve essere lasciato libero di vivere come vuole, anche se questo stile di vita a noi può non piacere neanche un po’.
(Libero adattamento da “Ancient History, Greece and Rome” di Philip Van Ness Meyers, Toronto, 1901 e da Manuale di Storia Romana di G. Bragagliolo, 1896 con aggiunte e integrazioni)
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