< – Nelle puntate precedenti:
Pericle elevò il ruolo di Atene al rango di leader all’interno della Lega di Delo, un’alleanza navale di città-stato greche unificata per combattere i persiani. Si impose per mantenere il primato sugli altri membri della lega, prima trasferendone il tesoro ad Atene nel 454 a.C. e poi imponendo tassazioni a tutti i membri. La Lega di Delo divenne effettivamente un impero ateniese. Intorno al 449 a.C., la Lega di Delo firmò la pace di Callia, che pose fine a quasi 50 anni di combattimenti con i persiani e inaugurò due decenni di pace. Per onorare gli dei per la vittoria e glorificare Atene, Pericle propose di utilizzare il tesoro della Lega per organizzare una campagna edilizia senza precedenti.
Gli storici considerano il V e VI secolo a.C. ad Atene, come l’età aurea della scultura e dell’architettura. In questo periodo gli elementi ornamentali e la tecnica impiegata non variano rispetto al periodo precedente. Ciò che caratterizza quest’epoca è la quantità di opere e la loro raffinatezza e perfezione. La maggior parte erano edifici di natura religiosa, principalmente santuari e templi. Alcuni esempi appartenenti a questo periodo sono:
- La costruzione del Tempio di Zeus Olimpio
- La costruzione del Tempio di Apollo a Delfi, distrutto da un terremoto.
- La ricostruzione dell’Acropoli di Atene, la città del marmo per la gloria degli dei. Il sito aveva subito un incendio da parte dei persiani e rimase in rovina per più di 30 anni. Pericle ne iniziò la ricostruzione con il marmo bianco portato dalla vicina cava del Pentelico. I migliori architetti, scultori e operai si riunirono per completare l’Acropoli. La costruzione durò 20 anni. Il finanziamento giunse dai fondi della Lega Delio-Attica.
Atene nell’età classica
Scultura
Fidia è considerato il più grande scultore di quest’epoca, nacque ad Atene tra il 496 e il 488, e morì ad Olimpia intorno al 431 a.C. Era il protetto di Pericle, per il quale realizzò numerose opere ad Atene. Si unì al gruppo di scultori greci che cercavano, non senza successo, di combinare movimento, elasticità e forza. Realizzò statue colossali in marmo dorato (“statue crisoelefantine”), generalmente impiegato per il viso e le mani, molto celebrate e ammirate ai suoi tempi: Atena, situata all’interno del Partenone, il cui splendore raggiungeva i fedeli attraverso le porte aperte, e Zeus nel Santuario di Olimpia, considerata sin dalla sua epoca e in epoche successive una delle meraviglie del mondo. Agli Ateniesi fu assicurato che dopo aver contemplato questa statua era impossibile sentirsi toccati dalla sventura.
Realizzò anche il fregio del Partenone. Fu in relazione al suo lavoro sulla statua di Atena che fu accusato davanti al popolo di aver sottratto parte dell’oro destinato alla scultura della dea; probabilmente lasciò Atene dopo il processo.
Secondo la Storia naturale di Plinio il Vecchio, per conservare il marmo di queste sculture, i “brunitori”, operai della bottega dello scultore, cospargevano sulle statue, abbondanti dosi di olio di oliva, in modo da prevenire il formarsi di crepe nell’avorio, dovute al clima secco e per mantenere la lucidità e la levigatezza dei marmi stessi.
Altri grandi scultori di questo secolo furono Mirone – nato a Eleutère in Beozia, rivale di Policleto, autore del famoso Discobolo. Eccelleva anche nella riproduzione degli animali, come dimostra la Mucca consacrata originariamente sull’acropoli di Atene e oggetto di diversi epigrammi. – e Policleto, scultore e architetto greco del IV secolo a.C., nato a Sicione o Argo, autore del Diadumeno (in greco Diadúmenos, cioè “che si cinge la fronte [con la benda della vittoria]”) e del Dorìforo (“portatore di lancia”) e del saggio (perduto) intitolato “Canone” di Policleto. Col termine “Canone di Policleto” si indica la proporzione perfetta delle forme nella stauaria classica greca.
Ceramica
In quest’epoca la produzione di pezzi in ceramica fu estremamente ricca. Le anfore venivano prodotte in grandi quantità grazie ai notevoli scambi commerciali con altre città in tutto il Mediterraneo. Grandi testimonianze della produzione di anfore in quest’epoca, si possono trovare intorno a tutti i principali porti antichi e nel Mar Egeo. Durante questo periodo si nota anche un’abbondante presenza di ceramiche a fondo bianco che sono molto più delicate delle ceramiche impiegate precedentemente a fondo giallo e nero. Queste ceramiche erano spesso utilizzate per conservare profumi o per riti funebri, comprese le decorazioni sulle tombe. Sappiamo anche che vi fu un notevole sviluppo della pittura, ma tutte le opere di questi artisti sono perdute, sia affreschi che dipinti.
Teatro
Il teatro raggiunse la sua massima vetta nel V secolo a.C., Pericle promosse e favorì il teatro con una serie di misure pratiche ed economiche. Le famiglie più ricche erano obbligate a prendersi cura e sostenere i cori e gli attori. In questo modo Pericle mantenne la tradizione secondo la quale gli spettacoli teatrali servivano all’educazione morale e intellettuale del popolo. Le commedie erano fatte da uomini e di solito per gli uomini, e questo genere di intrattenimento veniva spesso utilizzato per rafforzare il patriarcato.
Atene divenne la grande città del teatro greco. Gli spettacoli teatrali duravano anche otto ore consecutive e venivano rappresentati nell’ambito di un concorso in cui una giuria proclamava poi un vincitore. Sebbene la messa in scena dei teatri provvisori fosse molto semplice, le sedi teatrali permanenti dell’antica Atene alla fine divennero sempre più sontuose ed elaborate. Indipendentemente dal luogo dello spettacolo, le commedie venivano rappresentate al massimo da tre attori, che indossavano maschere per identificarli con i personaggi che interpretavano; erano accompagnati da un coro che cantava e danzava.
I poeti drammatici di quest’epoca le cui opere sono sopravvissute fino a noi, sono:
- Eschilo, padre della tragedia greca, nato ad Eleusi, morto a Gela, in Sicilia (525-456 a.C.). Le sue tragedie: i Persiani, i Sette contro Tebe, Prometeo Incatenato, e la trilogia dell’Orestea (Agamennone, Coefore, Eumenidi) fanno di lui uno dei più grandi poeti mai vissuti. La sua potente immaginazione indagò la natura, il mito e l’uomo. Per la profondità del sentimento religioso e delle sue opinioni filosofiche, deve essere considerato un pensatore almeno quanto un grande poeta lirico.
- Sofocle, famoso tragico greco, nato a Colono (497 o 495-405 a.C.). Nel 480 guidò il coro dei giovani che celebravano la vittoria di Salamina e in seguito fu spesso vittorioso in competizioni tragiche. La sua vecchiaia fu rattristata da dolorose dispute con i suoi figli. Delle centotredici o centoventitré tragedie che compose, ne rimangono solo sette: Aiace, Antigone, Elettra, Edipo Re, le Trachinie, Filottete ed Edipo a Colono, tutte considerate dei capolavori. Sofocle introdusse grandi progressi nella tragedia, rinunciando alla tetralogia, diminuendo il ruolo del coro, cercando il principio dell’azione nella volontà umana e dando al linguaggio tragico più naturalezza, varietà e flessibilità.
- Euripide, poeta tragico greco, nato a Salamina e morto in Macedonia (480-406 o 405 a.C.). Mentre scriveva per il teatro studiò filosofia e scienze. Fu influenzato dalle idee di Anassagora e di Protagora; fu amico di Alcibiade, e fu oggetto della satira di Aristofane. Aveva la fama di essere un misogino, sebbene si fosse sposato due volte. Verso la fine della sua vita si ritirò alla corte di Archelao, re di Macedonia, e lì morì. Secondo la leggenda, fu divorato dai cani vicino ad Anfipoli, o ucciso da alcune donne. Gli dobbiamo un gran numero di opere teatrali, tra le quali ricordiamo: Alcesti, Medea, Ippolito, Andromaca, le Troiane, Elettra, Ifigenia in Tauride, Ifigenia in Aulide, le Baccanti, Ecuba, Ione, ecc. Criticato spesso per l’abuso dell’analisi psicologica, per il pathos delle situazioni del suo teatro, per l’incoerenza dell’azione drammatica, e per i lunghi discorsi dei suoi personaggi. Ma tutti sono d’accordo nel riconoscere la sua grande capacità di dipingere le passioni, di far parlare i suoi personaggi con le parole che rispettivamente si addicono a ciascuno di essi. L’armonia, l’eleganza e la disinvoltura del suo stile ci fanno spesso dimenticare la sua discontinuità, la sua audacia, lo svolgimento spesso incoerente delle sue trame e la sovrabbondanza nel suo teatro di discussioni filosofiche. Racine, grande autore di teatro del Seicento francese, lo imiterà spesso.
- Aristofane, il più famoso dei poeti comici greci, 450 – 386 a.C. Scrisse cinquantaquattro commedie, di cui solo undici sono sopravvissute: gli Acarnesi, la Pace, i Cavalieri, Le Nuvole, in cui attaccò Socrate; Gli Uccelli, Lisistrata, l’Assemblea delle donne, le Tesmoforie, le Rane (questa diretta contro Euripide), le Vespe (satira dell’organizzazione dei tribunali ateniesi), Pluto. Appartengono al genere della commedia antica. Sono satire politiche e sociali, a volte letterarie, dove il poeta difende il partito aristocratico contro la democrazia. Aristofane possiede una verve incredibile e una sorprendente fantasia poetica.
Filosofia
Questa età aurea ha stimolato anche alcuni dei più famosi filosofi occidentali di tutti i tempi. Il principale tra questi fu Socrate, le cui idee ci sono giunte principalmente grazie ad una serie di dialoghi del suo allievo Platone, che vi espose anche le sue. Anche Platone è da considerarsi un esponente di spicco di questa età, come lo sarà anche il suo allievo, Aristotele.
Socrate, era figlio dello scultore Sofronisco e della levatrice Fenarete; nato ad Alopece (Attica), visse ad Atene (468-470 o 399 aC). Fu allievo di Prodico e del geometra Teodoro di Cirene, e maestro di Alcibiade, insieme al quale combatté in guerra.
Ad Atene, dove fu attaccato come sofista da Aristofane, mentre in realtà era nemico dei sofismi e delle esagerazioni demagogiche, Socrate non professava regolarmente e non scrisse nessun libro. Lo si riconosceva dovunque andasse in mezzo alla folla: nelle assemblee del popolo, nelle feste, nei ginnasi, e tutte queste occasioni servivano a lui come pretesto per il suo insegnamento.
La sua vita fu un vero apostolato, noto dai Dialoghi di Platone, Senofonte e altri suoi allievi. La sua ironia satirica e il suo sarcasmo contro la democrazia, alla lunga gli inimicarono i suoi concittadini. Da qui l’accusa di empietà mossa contro di lui da Anito, Meleto e Licone, che fu solo un pretesto.
Davanti ai suoi giudici mantenne un atteggiamento orgoglioso, chiedendo, piuttosto che essere trascinato in giudizio, di vivere al Pritaneo a spese dello Stato. Condannato, forse un po’ anche per questo suo atteggiamento, a bere la cicuta, vuotò la coppa avvelenata e morì con semplicità veramente stoica.
Le sue ultime parole ci sono state riportate da Platone, in forma drammatica e sublime, nei suoi dialoghi Critone e Fedone. “Conosci te stesso”, è la massima che domina tutta la filosofia di Socrate. Invece di studiare il mondo fisico, come i filosofi naturalistici che lo avevano preceduto, si dedicò allo studio pratico dell’uomo e “portò la filosofia dal cielo sulla terra”. Per istruire l’uomo nella sua vera natura, bisogna prima liberarlo dagli errori che oscurano la sua intelligenza.
Socrate lo fa per mezzo di una serie di domande piene di arguzia e bonomia, dove l’interlocutore viene portato alla constatazione degli errori presenti nelle proprie convinzioni e all’assurdità di tante idee che invece consideriamo come ovvie: è l’ironia socratica. Allora bisogna far nascere direttamente dalla propria anima le verità di cui essa è depositaria, per mezzo della maieutica morale.
Una volta in possesso della verità, l’uomo diventa necessariamente virtuoso, perché nessuno è volontariamente malvagio. Ironia, maieutica, induzione che generalizza, definizione che entra nell’essenza delle cose, questi sono gli elementi del metodo o della dialettica di Socrate.
Altri importanti filosofi di questo secolo sono:
Anassagora, filosofo della scuola ionica. Invece di ridurre la natura a un ristretto numero di elementi primitivi (aria, acqua, ecc.), sostenne che ogni corpo determinato contiene tutte le cose mescolate in varie proporzioni: in origine, le parti delle cose erano confuse; il il movimento che li ha separati e distinti è l’intelligenza divina, il vero motore del mondo.
L’intelligenza (νους ), è l’unità sovrana, essa ha infatti come attributi fondamentali la conoscenza e il movimento. La sua morale sembra essere ispirata a una severa rassegnazione alle leggi naturali. Anassagora è considerato il fondatore del teismo filosofico. Aprì la prima scuola di filosofia ad Atene, dove Pericle, Euripide e persino, si dice, Socrate, seguirono le sue lezioni.
Democrito, che fu tra i primi ad interrogarsi sull’essenza della materia, pensandola come costituita da atomi indivisibili e che ammetteva l’esistenza del vuoto. Fu il predecessore morale di Epicuro. Una leggenda lo ritrae mentre ride costantemente della follia umana: e in questa veste viene spesso contrapposto a Eraclito, che invece piangeva sull’insensatezza dei popoli.
Questa leggenda deve essere vista come una tradizione popolare e una contrapposizione simbolica dei due filosofi: uno, Eraclito, che vede nelle cose solo il lato tragico; l’altro, Democrito, che cerca di raccogliere dal mondo tutto ciò che c’è di buono in esso, senza lamentarsi troppo del fatto che non sia perfetto.
Empedocle, filosofo e medico di Agrigento. Possedeva una conoscenza molto ampia della filosofia, della musica, della poesia, della medicina e della fisica, il che portò i suoi contemporanei a considerarlo versato nella magia. La sua dottrina sembra fosse basata sulla trasmissione delle anime.
Si dice che si precipitò nella bocca ardente dell’Etna, così che, non trovando alcuna traccia del suo corpo, i suoi contemporanei credettero che fosse salito in cielo. Ma il perfido vulcano, dopo aver divorato Empedocle, vomitò intatti i suoi sandali, come per rivelare l’inganno di un orgoglioso suicida.
Ippia di Elide, contemporaneo di Socrate. È considerato l’inventore dell’arte mnemonica. Due dialoghi di Platone portano il nome il suo nome; il primo che tratta della bellezza, il secondo dei sofismi.
Protagora nato ad Abdera (485-411 a.C.). Mente ingegnosa ma carattere presuntuoso, studiò tutti gli ordini del sapere e soprattutto la retorica. Insegnò a lungo ad Atene (suo era il motto “L’uomo è misura di tutte le cose”) da dove dovette fuggire con l’accusa di empietà.
Nella seconda metà del V secolo a.C. il nome di sofista (dal greco sophistês, esperto, maestro, uomo di saggezza) fu dato a quei pensatori che in cambio di compenso istruivano sui diversi rami della scienza e della conoscenza.
Gli storici
In quest’epoca, Atene era la “scuola della Grecia”. Pericle e la sua amante Aspasia ebbero l’opportunità di circondarsi non solo dei grandi pensatori ateniesi del loro tempo, ma anche di altri studiosi greci e stranieri. Tra loro c’erano l’architetto Ippodamo di Mileto, che ricostruì Pireo.
Gli storici appartenenti al periodo aureo della Grecia, furono:
Erodoto (484–425), di cui abbiamo già parlato a proposito delle guerre persiane. Nato ad Alicarnasso, fu soprannominato “il padre della storia”. Le sue Storie, molto attraenti e allo stesso tempo assai ricche di informazioni (aveva viaggiato molto e riportava, pur senza crederci, gran parte delle leggende dei popoli che aveva visitato), costituiscono una delle più preziose e monumentali testimonianze dell’antichità.
Tucidide (460–395) il più grande storico greco, autore della Storia della Guerra del Peloponneso. È l’opera di un testimone imparziale e indipendente, che ama la precisione. Composizione abile e serrata, storia veloce e piena di bei discorsi. Tucidide, inoltre, svolse un ruolo nella guerra. Stratega e comandante di una squadriglia, ma arrivò troppo tardi per salvare Anfipoli e a causa di questo fallimento dovette andare in esilio.
Senofonte (427–335), storico, filosofo e generale ateniese, nato nel demo di Erchia, fu uno degli allievi prediletti di Socrate. Dopo essersi distinto nella guerra del Peloponneso, guidò la ritirata dei Diecimila. Successivamente visse a Scillunte. Combatté a Coronea contro i suoi concittadini che lo avevano bandito e che ritirarono questa loro sentenza solo vent’anni dopo. È autore di opere come l’Anabasi, la Ciropedia, i Detti memorabili di Socrate, Le Elleniche, Agesilao, l’Economico, Il Trattato sull’equitazione, ecc. Spirito curioso e geniale, buon testimone delle cose del suo tempo, scrittore pulito, semplice, elegante e pieno di spirito.
La retorica
Atene era anche la capitale dell’eloquenza. Dalla fine del V secolo a.C., fu elevata a forma d’arte. C’erano i logografi (λογογράφος) che scrivevano discorsi su commissione o opere didattiche, creando così una nuova forma letteraria caratterizzata dalla chiarezza e purezza della lingua. L’eloquenza divenne una professione redditizia.
È noto che il logografo Lisia (460–380 aC) fece una grande fortuna grazie alla sua attività. Oratore ateniese, avversario dei Trenta Tiranni, lavorò a lungo appunto come logografo, poiché non poteva esercitare direttamente la professione di retore, data la sua situazione di meteco. La sua eloquenza, un perfetto tipo di atticismo, si distingue particolarmente per la chiarezza e l’eleganza.
Nel prossimo episodio – > : La guerra del Peloponneso fu un conflitto armato tra Atene (centro politico e di civiltà del mondo occidentale nel V secolo a.C.) e Sparta (città-stato di tradizione militaristica e costumi austeri), dal 431 al 404 a.C. La sua storia è documentata in particolare da Tucidide, nell’opera Storia della guerra del Peloponneso, e di Senofonte, nell’opera ellenica. Secondo Tucidide, la ragione fondamentale della guerra era la crescita del potere ateniese e il timore che essa suscitava tra gli Spartani. La città di Corinto fu particolarmente attiva, spingendo Sparta a dichiarare guerra ad Atene.