Atene grazie a Temistocle, inizia il suo apogeo. Il patriottismo dei suoi cittadini non aveva mai vacillato. Sparta era arrivata, infatti, a considerarsi la custode di diritto e la guida della Grecia. Ma in quel periodo l’insopportabile arroganza del generale spartano Pausania, che ostentava la grande reputazione che si era guadagnato nella battaglia di Platea, spinse gli stati che avevano stretto l’alleanza a guardare ad Atene affinché assumesse la posizione di leadership nella nuova confederazione. Aristide resse il governo della città con saggezza. Poi gli succede Cimone, figlio di Milziade, che vorrebbe portare soccorso a Sparta alle prese con la rivolta degli Iloti. Pericle riesce a farlo esiliare, spianando per sé stesso la strada per il potere.
Caratteristiche generali dell’età di Pericle
Sotto l’ispirazione di Pericle, lo stato ateniese entrava ora nel periodo più brillante della sua storia. Quest’epoca abbraccia un periodo ben più breve di una singola generazione, ma la sua influenza sulla civiltà mondiale è rimasta inestimabile. Durante questo breve lasso di tempo Atene diede alla luce un numero impressionante di uomini di valore — poeti, artisti, uomini di stato e filosofi — più di quanti il resto del mondo ne abbia mai prodotti in un periodo di uguale durata.
Tra tutti i grandi di quest’epoca, Pericle fu certo il più eminente. Tale fu l’impressione lasciata dalla sua autorità di governo, dalla sua eloquenza persuasiva e dal suo genio quasi universale, che il periodo in cui egli visse fu chiamato l’età di Pericle in suo onore. (il termine spesso applicato estensivamente all’intero periodo della supremazia ateniese.)
Tuttavia, sebbene il potere di Pericle ad Atene fosse quasi assoluto, questa autorità gli veniva giustamente riconosciuta in base semplicemente al suo talento e al suo carattere. Governava, come dice Plutarco, con l’arte della persuasione. Gli unici incarichi che ricoprì infatti, furono quelli di stratega, Sovrintendente ai lavori pubblici e Sovrintendente alle finanze
Durante il periodo di Pericle, la democrazia ateniese raggiunse il suo apice. La costituzione democratica, la cui base era stata posta da Solone e ampliata da Clistene, fu completata dalle riforme alle quali abbiamo già accennato. Ogni questione che riguardava lo stato veniva discussa e decisa dall’assemblea popolare. Mai prima d’ora, nessun popolo aveva goduto di una libertà politica così perfetta come i cittadini di Atene in quell’epoca, e mai prima d’ora nessun popolo, con una conoscenza così intima degli affari pubblici, si era mostrato in grado, in questa maniera, di dirigere le politiche dello stato. Ogni cittadino, si afferma, era abilitato a ricoprire cariche civili.
Pericle promuove la potenza navale di Atene
La politica di Cimone era stata quella di tenere unite le città greche affinché potessero opporre un’efficace resistenza al potere persiano. Lo scopo del suo rivale Pericle era quello di mantenere Atene come lo stato principale dell’Ellade e di opporsi alle pretese di Sparta. Di conseguenza incoraggiò gli Ateniesi a rafforzare il loro armamento navale e a perfezionarsi nella disciplina navale, poiché, come Temistocle, era convinto che la supremazia di Atene dovesse dipendere principalmente dalla sua flotta.
Come parte della sua politica navale, Pericle persuase gli Ateniesi a costruire quelle che erano conosciute come le Lunghe Mura (circa 457- 455 a.C.), che univano Atene ai porti del Pireo e di Falero.
Le lunghe mura si estendevano ciascuna per cinque o sei chilometri ed erano circa 18 metri. Erano difese da numerose torri, che, quando Atene si affollava, venivano usate anche come botteghe e abitazioni private. Le mura venivano utilizzate anche come “autostrade”: la sommità di esse era abbastanza larga da consentire il passaggio conveniente di due carri. La fondazione del muro settentrionale costituisce ora in parte il fondo stradale della ferrovia che va dal Pireo ad Atene.
Più tardi (445 a.C.), come doppia sicurezza, fu costruita una terza cinta muraria parallela a quella che correva lungo l’ex porto. Per mezzo di questi grandi bastioni Atene ed i suoi porti, con le terre intermedie, furono convertiti in un vasto distretto fortificato, capace in tempo di guerra di contenere l’intera popolazione dell’Attica. Con la sua comunicazione con il mare così assicurata e con una potente marina al suo comando, Atene poteva sfidare i suoi nemici per mare e per terra.
Una delle più importanti conquiste degli Ateniesi durante la guida di Pericle, in relazione alla loro supremazia marittima, fu la sottomissione dell’isola di Egina, che si trova di fronte al porto del Pireo. Questo piccolo ma potente stato, che era stato per lungo tempo un formidabile rivale di Atene via mare, era ora costretto a cedere le sue galee da guerra e a pagare tributi (456 a.C.).
Eventi che hanno portato alla tregua dei trent’anni
Nello stesso momento in cui Pericle stava rendendo più sicura la supremazia di Atene via mare, cercava anche di costruire per essa un impero terrestre nella Grecia centrale. Man mano che la sua influenza in questa zona aumentava, Sparta divenne sempre più timorosa e si sforzò di contrastarla accrescendo il potere di Tebe e prestando sostegno al partito aristocratico nelle varie città della Beozia.
La contesa tra i due rivali fu lunga e aspra. In un primo momento gli Ateniesi furono sconfitti, ma alla fine la situazione cambiò in loro favore. Tutte le città della Beozia, della Focide e della Locride caddero sotto il potere di Atene e sembrava che il sogno di Pericle di un impero terrestre e di un dominio navale stesse per realizzarsi.
Ma la fortuna ancora una volta si schierò dalla parte del partito aristocratico. L’esercito ateniese subì una schiacciante sconfitta (a Coronea, 447 a.C.) e Pericle dovette chiedere a Sparta di stipulare una pace. I negoziati si conclusero con la famosa Pace di Pericle, o Tregua dei Trent’anni (445 a.C.). I suoi termini erano che ciascuna delle rispettive città rivali venisse lasciata a capo della confederazione che aveva formato, ma nessuna delle due doveva interferire con i sudditi o alleati dell’altra, mentre quelle città dell’Ellade che non erano ancora membri di nessuna delle leghe, dovevano essere lasciate libere di aderire a una delle due, secondo le loro decisioni.
Il vero significato della Tregua era che Atene rinunciava alla sua ambizione di fondare un impero terrestre e che d’ora in poi doveva accontentarsi della supremazia sui mari. Significava inoltre che la Grecia doveva rimanere una patria divisa contro sé stessa; che l’Atene democratica doveva condividere con l’aristocratica Sparta l’egemonia o il governo delle città elleniche.
Pericle adorna Atene con edifici pubblici
Nonostante l’incapacità di Pericle di costituire per Atene un dominio terrestre, egli aveva contribuito largamente a darle un posto di orgogliosa preminenza navale sull’Ellade. Avendo Atene raggiunto una tale posizione quale quella che ora ricopriva, era idea di Pericle che gli Ateniesi dovessero adornare la loro città in modo tale che essa dovesse rappresentare un simbolo appropriato del potere e della gloria del loro impero.
Né gli fu difficile persuadere i suoi concittadini amanti dell’arte ad abbellire la loro città con quei capolavori di genio che nelle loro rovine suscitano ancora oggi l’ammirazione del mondo.
Sul sito del potere della città, l’Acropoli, fu eretto l’impareggiabile Partenone. Anche qui, come fossero una sorta di porta di accesso al recinto sacro della cittadella, furono eretti i Propilei, che sono serviti da modello per tutte le strutture simili fin dall’età di Pericle. Vari altri edifici, ricchi di sculture, furono eretti in diverse parti di Atene, finché l’intera città assunse un aspetto sorprendentemente brillante e magnifico. Il mondo intero guardava alla città attica con la stessa meraviglia e la stessa sorpresa con cui un secolo prima aveva considerato la città di Babilonia adornata dal potere e dalla ricchezza del grande Nabucodonosor.
Gli Ateniesi si assicurarono le ingenti somme di denaro necessarie al proseguimento delle loro grandi opere architettoniche, attingendo dal tesoro della confederazione di Delo. (Si ricorderà che gli Ateniesi avevano trasferito il tesoro comune da Delo alla loro stessa città.) Gli alleati naturalmente reclamarono aspramente contro questo procedimento, lamentando che Atene, con i loro soldi si stava “coprendo d’oro come una donna orgogliosa e vanitosa sfoggia i suoi gioielli”. Ma la risposta di Pericle fu che il denaro era stato versato perché le città della lega fossero protette dai Persiani e che finché gli Ateniesi tenevano a distanza il nemico, avevano il diritto di usare questi soldi a loro piacimento.
I Cittadini ricevono un sussidio dallo Stato
Era un’idea ferma di Pericle che in una democrazia non ci dovesse essere solo un’equa distribuzione dei diritti politici tra tutte le classi, ma anche un uguale accesso ai mezzi e alle opportunità per esercitare quegli stessi diritti, nonché un eguale partecipazione di tutti ai piaceri sociali e intellettuali. Una tale estensione dei privilegi e dei diletti della vita politica e sociale, avrebbe mandato in pezzi l’indebita influenza dei ricchi sui poveri e bandito l’invidia e le lotte di classe.
Nel promuovere le sue posizioni, Pericle conservò a lungo il sistema di compenso per i più comuni servizi pubblici. Così, introdusse l’usanza della paga per il servizio militare; fino a quel momento il soldato ateniese aveva servito il suo paese sul campo per una questione di onore e di dovere. Pericle previde anche il pagamento di una diaria al cittadino per aver prestato servizio come giurato, nonché per la sua partecipazione alle riunioni dell’assemblea popolare. Attraverso la sua influenza, inoltre, furono attribuiti stipendi ai vari uffici civili, la maggior parte dei quali erano stati finora incarichi non pagati.
Queste varie misure consentirono ai cittadini più poveri di godere, senza un inopportuno sacrificio, del loro diritto nell’assemblea popolare e di offrirsi per le diverse magistrature, che fino a quel momento erano state praticamente aperte solo agli uomini che disponevano di mezzi e che non erano obbligati a lavorare.
Furono gli stessi motivi che spinsero la suddetta innovazione, quelli che portarono il partito di Pericle a introdurre o ad estendere la pratica di fornire a tutti i cittadini biglietti gratuiti per il teatro e altri luoghi di divertimento e di organizzare banchetti a spese pubbliche per il popolo, nei giorni di festa.
Forza e debolezza dell’impero ateniese
Sotto Pericle Atene era diventata lo stato navale più potente del mondo. In uno dei suoi ultimi discorsi, pronunciati allo scoppio della guerra del Peloponneso, in cui racconta le risorse dell’impero ateniese, dice al suo concittadino: “Non c’è ora un re, non c’è nessuna nazione nel mondo universale, in grado di resistere a questa forza navale che in questo momento puoi lanciare contro di loro in mare”.
E questo non era un vanto vuoto. I primi imperi d’Oriente che un tempo aveva dominato su vasti paesi, erano ora sprofondati nella decadenza e la successiva potenza medo-persiana che era sorta sulle loro rovine e che all’inizio del V secolo a.C. minacciava di estendere il suo dominio sul mondo, era stata frenata nella sua insolente avanzata dal valore e dalla disciplina ellenici, così che in quest’epoca non c’era potere in Oriente che gli Ateniesi dovessero temere.
In Occidente, Roma non era ancora salita alla ribalta e Cartagine era a malapena in grado di competere in condizioni di parità con le città greche della Sicilia. Indiscutibilmente gli Elleni erano in questo momento la stirpe predominante nel mondo.
Atene, nonostante i limiti posti alla sua ambizione dai termini della Tregua dei Trent’anni, era la vera capitale dell’Ellade. Aveva esteso il suo dominio su gran parte delle città greche ed era naturale che i più ottimisti tra i suoi statisti, credessero che fosse destinata a dare leggi al mondo.
Ma la caratteristica più significativa di questo nuovo potere imperiale era la combinazione di queste vaste risorse materiali con la più imponente esibizione di risorse intellettuali a cui il mondo avesse mai assistito. Mai prima d’ora c’era stata una tale unione degli elementi materiali e intellettuali della civiltà nella sede dell’impero.
La letteratura e l’arte furono portate alla massima perfezione possibile dal genio umano. L’arte era rappresentata dalle inimitabili creazioni di Fidia e Policleto. Il dramma trovava espressione nelle incomparabili tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide e dalle commedie di Aristofane, mentre la scrittura della storia del mondo era diventata un’arte nelle meravigliose narrazioni di Erodoto.
Ma c’erano anche elementi di debolezza in questa splendida struttura imperiale. L’impero ateniese era destinato ad essere di breve durata, perché i principi su cui si basava erano in opposizione all’istinto più profondo della stirpe greca: il sentimento del patriottismo locale, che investiva ogni singola città di sovranità politica. Atene aveva ignorato questo sentimento. Lo stesso Pericle riconobbe che nelle mani degli Ateniesi la sovranità era sfociata in una sorta di tirannia.
I cosiddetti confederati erano di fatto gli schiavi di Atene: le rendevano omaggio come popoli sottomessi e i loro cittadini venivano trascinati nei tribunali ateniesi per i processi. Infatti le città soggette potevano mantenere solo le loro corti di giustizia inferiori; tutti i casi importanti furono portati ad Atene e lì decisi dai tribunali attici.
Naturalmente le città assoggettate al suo Impero consideravano Atene come la distruttrice delle libertà Elleniche e attendevano impazienti il primo momento favorevole per ribellarsi, e liberarsi dell’odioso giogo che ella aveva loro imposto. Quindi l’impero ateniese poggiava su fondamenta di sabbia.
Se Atene, invece di rendere schiavi i suoi alleati della lega di Delo, avesse saputo trovare un modo per trattenerli come alleati in un’unione paritaria, – compito grande e forse impossibile in quell’età del mondo, – come capitale della stirpe greca federata, avrebbe potuto assicurare all’Ellade la sovranità del Mediterraneo e forse la storia di Roma avrebbe potuto concludersi con il primo secolo della Repubblica.
Inoltre, vi erano elementi di debolezza all’interno della stessa democrazia ateniese. Per quanto Pericle avesse esaltato Atene e per quanto avesse esteso la sua reputazione, tuttavia con alcune sue misure aveva seminato i semi di futuri mali.
Nel suo sistema di pagamento per i più comuni servizi pubblici e nelle elargizioni pubbliche all’ingrosso così come nelle gratifiche, aveva introdotto o incoraggiato pratiche che avevano sugli Ateniesi gli stessi effetti disincentivanti che avrebbe avuto poi sul popolo la distribuzione gratuita del grano a Roma.
Questi costumi deleteri gettarono discredito sul lavoro e sulla frugalità, favorirono l’ozio e l’inoperosità, indebolendo così le virtù e la forza della democrazia ateniese.
Esempi di queste debolezze, così come della forza dell’impero ateniese, saranno forniti dalla grande lotta successiva tra Atene e Sparta nota come guerra del Peloponneso.
(Trad. dall’inglese da High school Ancient History, Greece and Rome di Philip Van Ness Myers, 1901)
Sotto Pericle, iniziarono I lavori, nel 447 a.C. per trasformare la collina rocciosa conosciuta come l’Acropoli in un complesso di templi mozzafiato. Vennero utilizzate più di 20.000 tonnellate di marmo, producendo l’iconico Partenone e l’imponente colonnato dei Propilei, la porta d’ingresso. Le arti e la filosofia fiorirono, con Socrate e i sofisti, e con i drammaturghi Sofocle, Euripide e Aristofane che produssero alcune delle loro opere più belle. La scultura raggiunse vette eccelse con Fidia e Policleto.