LE PRIME TRE FATICHE - III
Reading Time: 28 minutesPrima fatica: Il leone di Nemea
La sua prima missione fu portare a Euristeo la pelle del tanto temuto leone di Nemea, che devastava il territorio tra Cleone e Nemea appunto e la cui pelle era invulnerabile contro qualsiasi arma mortale. Eracle si recò nella foresta di Nemea, dove avendo scoperto la tana di questa belva feroce, tentò di trafiggerlo con le sue frecce; ma non riuscendo con queste neppure a ferirlo, lo fece cadere a terra colpendolo con la sua mazza, e prima che l’animale avesse il tempo di riprendersi dal terribile colpo, Eracle lo afferrò per il collo e con uno sforzo potente, riuscì a strangolarlo.
Con la sua pelle si fabbricò poi una cotta di maglia e un nuovo elmo, sempre con la testa dell’animale. Così vestito, terrorizzò Euristeo quando gli apparve improvvisamente davanti, tanto che il re si nascose nel suo palazzo e d’ora in poi proibì ad Eracle di entrarvi in sua presenza, ma gli comandò di ricevere i suoi ordini, per l’avvenire, attraverso il suo messaggero Copreo.
Seconda fatica: L’Idra di Lerna
Il suo secondo incarico fu quello di uccidere l’Idra, un serpente mostruoso (la progenie di Tifone ed Echidna), irto di nove teste, una delle quali era immortale. Questo mostro infestava la cittadina di Lerna, dove aveva compiuto anche grandi depredazioni tra le mandrie. Eracle, accompagnato dal nipote Iolao, partì su un carro per la palude di Lerna e nelle sue acque viscide trovò alla fine la terribile creatura.
Cominciò ad attaccarla colpendola con le sue feroci frecce per costringerla a lasciare la sua tana, da cui alla fine essa emerse fuori, cercando rifugio in un bosco su un colle vicino. Eracle allora si precipitò contro di essa e cercò di schiacciarle la testa per mezzo di colpi ben diretti della sua tremenda mazza; ma non appena una testa veniva fracassata, fu subito veniva sostituita da altre due.
Successivamente l’eroe afferrò il mostro con la sua potente presa; ma a questo punto un granchio gigante venne in aiuto dell’Idra e cominciò a mordere i piedi del suo assalitore. Eracle fece a pezzi questo nuovo avversario con la sua mazza e poi chiamò suo nipote a venire in suo aiuto. Al suo comando Iolao diede fuoco agli alberi vicini e con un ramo ardente, bruciò il collo del mostro mentre Eracle lo colpì con un taglio così in profondità da impedire la crescita di altre teste. Poi Eracle staccò l’unica testa immortale di quella creatura, che seppellì sul ciglio della strada e vi pose sopra una pesante pietra. Intinse quindi le sue frecce nel sangue velenoso del mostro, che in seguito avrebbero reso incurabili le ferite da loro inflitte.
Terza fatica: La cerva di Cerinea
La terza fatica di Eracle fu di catturare viva la cerva di Cerinea, dalle corna d’oro e dalle zampe d’argento e di bronzo, e di portarla a Micene. Questo animale era sacro ad Artemide e secondo altri autori aveva sempre corna d’oro ma zoccoli interamente di bronzo. Non volendo ferire la cerva, Eracle pazientemente la inseguì per molti paesi per un anno intero. Alla fine la raggiunse sulle rive del fiume Ladone, ma anche arrivato là fu costretto, per catturarla, a ferirla con una delle sue frecce, dopo di che la sollevò sulle spalle e la portò attraverso l’Arcadia. Durante il viaggio incontrò Artemide con suo fratello Apollo e la dea lo rimproverò con rabbia per aver ferito la sua cerva preferita; ma Eracle riuscì a placare il suo animo adirato, dopodiché Artemide gli permise di portare l’animale vivo a Micene.