DELITTI, SCHIAVITÙ DORATA, ERACLE DRAG QUEEN - VII
Reading Time: 28 minutesL’Assassinio di Ifito
Finalmente libero Eracle tornò a Tebe; e non potendo vivere felicemente con Megara per aver ucciso i suoi figli, con il suo consenso la diede in moglie a suo nipote Iolao. Eracle stesso chiese la mano di Iole, figlia di Eurito, re di Ecalia, che da ragazzo lo aveva istruito nell’uso dell’arco.
Sentendo che questo re aveva promesso di dare sua figlia a colui che avrebbe saputo superare lui stesso e i suoi tre figli nel tiro con l’arco, Eracle non perse tempo presentandosi alla sfida. Ben presto dimostrò di essere un degno allievo di Eurito, poiché sconfisse tutti i suoi avversari.
Ma sebbene il re lo trattasse con grande rispetto e onore, rifiutò tuttavia di dargli la mano di sua figlia, temendo per lei una sorte simile a quella che era capitata a Megara. Solo Ifito, figlio maggiore di Eurito, appoggiò Eracle, e tentò di indurre suo padre a dare il suo consenso al matrimonio; ma tutto fu inutile, e alla fine, punto sul vivo per questo diniego, l’eroe se ne andò offeso e arrabbiato.
Poco dopo i buoi del re furono rubati dal famigerato ladro Autolico ed Eracle fu sospettato da Eurito di aver commesso il furto. Ma Ifito difese lealmente il suo amico assente e propose di cercare invece proprio Eracle e di chiedere il suo aiuto per andare alla ricerca del bestiame scomparso. L’eroe accolse calorosamente il suo fedele giovane amico ed accettò cordialmente di aiutarlo. Partirono entrambi subito per la loro spedizione; ma la loro ricerca si rivelò del tutto infruttuosa.
Quando si avvicinarono alla città di Tirinto, montarono una torre, nella speranza così, scrutando dall’alto, di scoprire se la mandria fosse scomparsa nel paese circostante; ma mentre si trovavano sulla sommità più alta dell’edificio, Eracle fu improvvisamente preso da uno dei suoi precedenti attacchi di follia e scambiando il suo amico Ifito per un nemico, lo scagliò nella pianura sottostante e questi morì sul colpo. Eracle ora partì per un estenuante pellegrinaggio, implorando invano di essere purificato dall’assassinio di Ifito.
Fu durante queste peregrinazioni che giunse al palazzo del suo amico Admeto, la cui bella ed eroica moglie Alceste egli restituì al marito dopo aver ingaggiato una terribile lotta contro la Morte. Poco dopo Eracle fu colpito da una terribile malattia, quindi si recò al tempio di Delfi sperando di ottenere dall’oracolo indicazioni su come guarire. La sacerdotessa, tuttavia si rifiutò di rispondergli per via del fatto che aveva ucciso Ifito, quindi l’eroe infuriato afferrò il tripode sacro e lo portò via, gridando che avrebbe creato un suo proprio oracolo. Apollo, che fu testimone del sacrilegio, scese dall’Olimpo a difendere il proprio santuario e ne seguì una violenta lotta. Zeus intervenne ancora una volta lanciando i suoi fulmini tra i suoi due figli prediletti e ponendo fine al combattimento. La Pizia concesse allora finalmente una risposta alla preghiera dell’eroe e gli ordinò, ad espiazione del suo crimine, di farsi vendere da Hermes come schiavo per un periodo di tre anni, così da raccogliere il denaro da dare a Eurito come risarcimento per la perdita di suo figlio.
Eracle diventa lo schiavo di Onfale
Eracle si inchinò sottomettendosi alla volontà divina e fu condotto da Hermes presso Onfale, regina della Lidia. I tre talenti che lei pagò per l’eroe furono dati ad Eurito, il quale però rifiutò di accettare il denaro che quindi fu consegnato invece ai figli diI fito. Eracle presto riacquistò il suo antico vigore. Liberò il territorio di Onfale dai briganti che lo infestavano ed eseguì per lei vari altri servigi che richiedevano forza e coraggio.
Fu in questo periodo che prese parte alla caccia al cinghiale di Calidonio, di cui abbiamo già fornito i dettagli. Quando Onfale seppe che il suo schiavo non era altro che il famoso Eracle, gli restituì subito la sua libertà e gli offrì la sua mano e il suo regno. Nel suo palazzo Eracle si abbandonò a tutti i lussi della vita orientale e il grande eroe fu così completamente affascinato dal sex appeal che la sua amante esercitava su di lui.
Nell’intimità, mentre lei indossava per gioco la sua pelle di leone e l’elmo, lui si vestiva da donna, sedeva ai suoi piedi filando la lana ed entrambi ammazzavano il tempo coi racconti delle sue passate avventure. Ma quando alla fine, scaduto il suo termine di schiavitù, l’eroe divenne di nuovo padrone delle proprie azioni e ritrovò lo spirito virile ed energico di una volta, abbandonò il palazzo della regina del popolo dei meoni e decise di compiere la vendetta che aveva meditato così a lungo contro il traditore Laomedonte e lo sleale Augia.
Eracle si vendica di Laomedonte e di Augia
Riunendo intorno a sé alcuni dei suoi vecchi coraggiosi compagni d’armi, Eracle raccolse una flotta di navi e salpò per Troia, dove sbarcò, prese d’assalto la città e uccise Laomedonte, che così alla fine incontrò la giusta punizione che si era davvero meritato. A Telamone, uno dei suoi più valorosi seguaci, diede in sposa Esione, la figlia del re. Quando Eracle le diede il permesso di liberare uno dei prigionieri di guerra, scelse suo fratello Podarce e nel momento in cui fu informata del fatto che essedo questi già un prigioniero di guerra, sarebbe stata costretta a riscattarlo, Esione si tolse il diadema d’oro che con gioia consegnò all’eroe. Fu così che Podarce porterà d’ora in poi il nome di Priamo, che significa il “riscattato”.
Eracle quindi marciò contro Augia per vendicarsi anche di lui per via della sua condotta sleale. Prese d’assalto la città di Elide e mise a morte Augia e i suoi figli, risparmiando solo il suo valoroso avvocato e fedele difensore Fileo, al quale conferì il trono vacante di suo padre.