Le Esperidi, Secondo Esiodo (Teogonia, 215) erano figlie dell’Erebo e della Notte; secondo altri racconti di Atlante e di Esperide, o di Forcide e di Ceto (schol. di Apoll. Rhod. iv. 1 399; Diod. Sic. iv. 27). Di solito si suppone che fossero in numero di tre: Egle, Erytheia, Esperide, o secondo altre versioni, Esperethusa oppure Aretusa. Altre fonti parlano di quattro Esperidi o addirittura sette. Vivevano lontano, a ovest, ai confini dell’Oceano, dove il sole tramonta, nell’estremo occidente, in un’isola dalla quale derivavano il loro nome (in greco infatti Esperidi vuol dire “Figlie della sera”). Per questo il sole (secondo il poeta Mimnermo ap. Athenaeum xi. p. 470) naviga sul battello d’oro costruito da Efesto dalla dimora delle Esperidi alla terra dove risorge. Secondo altri racconti, la loro sede era tra gli Iperborei.
Furono nominate da Era per fungere da guardiane di un albero che produceva le mele d’oro e che le era stato donato da Gea in occasione del suo matrimonio con Zeus.
Le mele d’oro crescevano su un albero sorvegliato da Ladone, il drago sempre vigile. Si dice infatti che le Esperidi, non avendo resistito alla tentazione di assaporare quei frutti d’oro affidati alle loro stesse cure, furono private del loro ufficio, che da allora in poi fu delegato al terribile mostro, il quale divenne la sentinella sempre vigile di questi preziosi tesori.
Anche nelle leggende germaniche e lituane, il sole è spesso descritto come la mela appesa all’albero del cielo notturno, mentre il drago, potenza invidiosa, trattiene la luce dagli uomini finché qualche entità benefica non gliela sottrae.
Eracle, nel mito greco, è l’eroe che riporta le mele d’oro all’umanità. Come Perseo, egli si rivolge prima alle Ninfe, che lo aiutano a scoprire dove si trova il giardino delle Esperidi. Una volta arrivatovi, uccide il drago e porta le mele ad Argo; infine, altra analogia con Perseo, le dona ad Atena.
Le Esperidi sono, come le Sirene, dotate del dono di un canto delizioso. Le mele sembrano essere state il simbolo dell’amore e della fecondità e vengono introdotte in occasione dei matrimoni di Cadmo e Armonia e di Peleo e Teti. Anche le mele d’oro donate da Afrodite a Ippomene prima della sua gara di corsa con Atalanta, furono colte dal giardino delle Esperidi.
Esiodo, Teogonia 211 ff :
“E Nyx (Notte) partorì l’odiosa Moira (Destino) e la nera Ker (Morte violenta) e Thanatos (Morte), e partorì Hypnos (Sonno) e la tribù degli Oneiroi (Sogni). E ancora la torbida dea Nyx, sebbene non giacesse con nessuno, partorì Momos (Colpa) e il doloroso Oizys (Miseria), e le Esperidi che custodiscono le ricche mele d’oro e gli alberi che portano frutti oltre il glorioso Okeanos (Oceano). Anche lei ha partorito le Moirai (Parche) e gli spietati vendicatori Keres (Spiriti della Morte) . . . la mortifera Nyx partorì anche Nemesis (Invidia) per affliggere gli uomini mortali, e dopo di lei, Apate (Inganno) e Philotes (Amicizia) e l’odioso Geras (Vecchiaia) e Eris (Contesa) dal cuore duro”.Esiodo, Frag 3 (dal commentario di Servius sull’Eneide di Virgilio 4. 484) :
“Esiodo dice che queste Esperidi… figlie di Nyx (Notte), custodivano le mele d’oro oltre Okeanos (Oceano): ‘Aigle ed Erytheia e Hesperethusa dagli occhi di bue'”.Pseudo-Apollodoro, Bibliotheca 2. 114:
“Le Esperidi (la Sera) . . . di nome Aigle, Erytheis, Hesperie, e Arethousa“.Pseudo-Hyginus, :
“Da Nox (Notte) [Nyx] ed Erebus [sono nati] : Fatum (Fato), Senectus (Vecchiaia), Mors (Morte), Letum (Dissoluzione), Continentia (Moderazione), Somnus (Sonno) [Hypnos], Somnia (Sogni) [Oneiroi], Amor (Amore)-cioè Lisimele, Epifrone (Prudenza), Porphyrion, Epaphus, Discordia (Discordia), Miseria (Miseria), Petulantia (Voluttà), Nemesis (Invidia), Euphrosyne (Buonumore), Amicitia (Amicizia), Misericordia (Compassione), Styx (Odio); le tre Parcae (Parche), cioè Clotho, Lachesis e Atropos; le Esperidi Aegle, Hesperie e Aerica. “
[N.B. Aerica è un aggettivo non un nome, letteralmente “aerea”].Cicerone, De Natura Deorum 3. 17 :
“I loro [Aether ed Hemera] fratelli e sorelle, che gli antichi genealogisti chiamano Amor (Amore), Dolus (Astuzia), Metus (Paura), Labor (Fatica), Invidentia (Invidia), Fatum (Fato), Senectus (Vecchiaia), Mors (Morte), Tenebrae (Tenebra), Miseria (Miseria), Querella (Lamento), Gratia (Favore), Fraus (Frode), Pertinacia (Ostinazione), le Parcae (Destini), le Esperidi, la Somnia (Sonno, Sogni) [Hypnos e gli Oneiroi]: tutti questi sono favoleggiati come figli di Erebus (Tenebre) e Nox (Notte) [Nyx]. “
(Libera rielaborazione e adattamento da E. M. Berens. “The Myths and Legends of Ancient Greece and Rome”, 1880 e da Encyclopædia Britannica Eleventh Edition, 1910-1911)