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La fioritura della cultura tra la guerra del Peloponneso e le successive lotte tra le poleis greche non si arresta, ma risente fortemente degli eventi storici contemporanei e della caduta di Atene dalla sua precedente posizione di “Scuola della Grecia”. Continua anche l’intenso sviluppo della retorica, che tuttavia, anche se molto lentamente, inesorabilmente si allontana dalla viva pratica nei tribunali per divenire un insegnamento accademico e un genere letterario.
I governanti macedoni di stirpe ellenica
Statua di Filippo II di Macedonia. È interessante notare che alcuni dei comandanti militari di maggior successo nella storia fossero guerci. Oltre a Filippo II di Macedonia, che stabilì il controllo sulla Grecia nel 338 a.C., forse il più noto è Annibale e, in tempi successivi, Federico III da Montefeltro, duca di Urbino
Sebbene il potere politico e l’influenza siano ormai scomparsi dalle città greche di Sparta, Atene e Tebe, non dobbiamo pensare che l’autorità politica si sia allontanata dalla stirpe ellenica; infatti, sebbene la massa della popolazione della regione della Macedonia, che si trovava a nord della Grecia vera e propria e che ora assumerà la guida degli affari civili dei Greci, non fosse discendente dallo stesso identico ceppo da cui sono nati gli Elleni, tuttavia la classe dirigente di quel Paese era la medesima per appartenenza, lingua e religione.
I suoi re partecipavano persino ai giochi olimpici, un privilegio concesso solo agli elleni puri. I loro sforzi per diffondere l’arte e la cultura greca tra i loro sudditi, una razza di uomini rozzi ma coraggiosi e marziali, non abituati alla vita di città, avevano avuto un tale successo che il Paese si era, in un certo senso, ellenizzato.
Il periodo di supremazia macedone in cui stiamo entrando appartiene quindi alla storia della vita politica della razza greca, così come le epoche segnate dalla leadership ateniese, spartana o tebana.
Furono le istituzioni, i costumi e le maniere elleniche, la lingua e la civiltà elleniche, che i Macedoni, nelle estese conquiste che stiamo per narrare, diffusero nel mondo. È questo che rende il breve impero macedone così importante nella storia universale. Nel frattempo Filippo stava sottomettendo anche i barbari della Tracia e spingendo la sua frontiera orientale verso l’Ellesponto.
Tutta la parte occidentale della Tracia, con le sue ricche miniere d’oro, cadde rapidamente nelle sue mani. In questa zona fondò l’importante e nota città di Filippi. In un secondo momento, il suo tentativo contro Bisanzio fu sventato dagli Ateniesi, che aiutarono gli abitanti nella difesa della loro città, perché era la chiave della regione del Mar Nero, al cui commercio gli Ateniesi erano profondamente interessati, poiché da lì traevano i loro rifornimenti di grano.
Naturalmente furono piuttosto le forme esteriori che la vera vita interiore e lo spirito dell’antica civiltà greca a essere adottati dai popoli non ellenici dell’Egitto e dell’Asia occidentale. Per questo motivo alla cultura che ne derivò viene dato un nome speciale. Questa civiltà, greca nel suo carattere generale, ma che coinvolge persone non esclusivamente greche per stirpe, è propriamente chiamata Ellenismo, che significa, – non ‘essere Elleni’, o Greci, ma – ‘fare come gli Elleni’; e come l’aggettivo che risponde all’Ellade è ellenico, così l’aggettivo che risponde a ellenismo è “ellenistico”.
Filippo il ‘Macedone’
La Macedonia assunse per la prima volta importanza durante il regno di Filippo II. (359-336 a.C.), meglio conosciuto come Filippo di Macedonia. Era un uomo di abilità preminente, dotato di un’ottima capacità diplomatica e di un raro genio come organizzatore e capo militare. L’arte della guerra l’aveva appresa in gioventù come allievo-ostaggiato di Epaminonda di Tebe. Fu il creatore della “falange macedone”, un corpo tanto famoso nella storia militare della Macedonia quanto la “legione” in quella di Roma.
La falange era formata da soldati disposti in sedici file e armati di picche così lunghe che quelle dei primi cinque ranghi sporgevano oltre il fronte della colonna, opponendo così al nemico un perfetto boschetto di lance. In piano era irresistibile.
Con il suo regno stabilito e consolidato in patria, l’ambizione di Filippo lo portò a cercare di conquistare gli Stati della Grecia. Cercò di ottenere il suo scopo piuttosto con l’arte della diplomazia e dell’intrigo che con la forza. Nell’uso di queste armi avrebbe potuto essere il maestro dell’ateniese Temistocle.
Conquista di Olinto e della Tracia
Con la forza e gli intrighi Filippo estese il suo potere sulle città greche della Calcidica, alcune delle quali, sotto la guida di Olinto, formarono una lega nota come Confederazione Olintiana. Gli Ateniesi avevano interessi in questa zona, essendo soggette a loro diverse città della penisola, e, non appena furono messi al corrente dei reali disegni di Filippo grazie ai suoi infidi rapporti con loro, si misero a sventare i suoi piani.
Ma sfortunatamente agirono con assai minore energia di un tempo, e il risultato fu che Filippo fece di testa sua. Dapprima si rese amici gli Olinti e poi, come punizione per aver rinunciato all’alleanza con lui per quella con Atene, prese e distrusse Olinto e vendette gli abitanti come schiavi (348 a.C.). Distrusse anche altre trenta città della penisola. Così tutta la Calidice divenne parte della Macedonia.
Nel frattempo Filippo stava sottomettendo anche i barbari della Tracia e stava spingendo la sua frontiera orientale verso l’Ellesponto. Tutta la parte occidentale della Tracia, con le sue ricche miniere d’oro, cadde rapidamente nelle sue mani. In questa zona fondò l’importante e nota città di Filippi. In un secondo momento, il suo tentativo di attaccare Bisanzio fu sventato dagli Ateniesi, che aiutarono gli abitanti nella difesa della loro città, perché era la chiave della regione del Mar Nero, al cui commercio gli Ateniesi erano profondamente interessati, poiché da lì traevano i loro rifornimenti di grano.
Filippi fu la prima città europea in cui fu predicato il Vangelo, dall’apostolo Paolo, che passò dall’Asia obbedendo ad una visione che gli aveva mostrato un uomo della Macedonia che sembrava stare in piedi pregandolo con queste parole: “Vieni in Macedonia e aiutaci”.
La seconda guerra sacra (355-346 a.C.)
Nello stesso momento in cui Filippo estendeva il suo potere sulla Tracia e sulle città greche della Calcidica, stava acquisendo una posizione di comando negli affari degli Stati della Grecia vera e propria. I Focesi avevano destinato a un uso profano alcune delle terre che, alla fine della Prima guerra sacra, erano state consacrate ad Apollo delfico. Deprecati e pesantemente multati per questo atto dagli altri membri dell’Anfizionia delfica, i Focesi derubarono deliberatamente il tempio e utilizzarono il tesoro per il mantenimento di una grande forza di soldati mercenari.
In questo modo furono in grado di resistere a tutti i loro nemici, primi fra tutti i Tebani. Non essendo in grado di punire i Focesi per la loro empietà, gli Anfizioni furono costretti a chiedere l’aiuto di Filippo, che volentieri prestò l’assistenza richiesta.
I Focesi furono rapidamente sottomessi, le loro città furono distrutte e gli abitanti dispersi in villaggi e costretti a pagare un tributo ad Apollo delfico. Il posto che i Focesi avevano occupato nell’Anfizionia delfica fu assegnata a Filippo, al quale fu anche concesso il privilegio di presiedere ai giochi pitici. La posizione che si era assicurato era proprio quella che Filippo desiderava, per poterla usare per diventare padrone di tutta la Grecia.
Battaglia di Cheronea (338 a.C.)
Demostene, ad Atene, fu uno dei pochi che sembrò comprendere i reali disegni di Filippo. La sua ingenua, come quella di Pericle, veniva descritta come una nube che si abbatteva sulla Grecia, questa volta dal Nord. Con tutta l’energia della sua meravigliosa eloquenza, si sforzò di incitare gli Ateniesi a resistere alle invasioni del re di Macedonia. Contro di lui egli scagliò le sue famose “Filippiche”, discorsi così pieni di feroci denunce che hanno dato il nome a tutti gli scritti caratterizzati da aspre critiche o violente invettive.
Alla fine, gli Ateniesi e i Tebani, risvegliati dall’oratoria di Demostene e da alcuni nuovi sconfinamenti dei Macedoni, unirono le loro forze e incontrarono Filippo sul memorabile campo di Cheronea, in Beozia. La falange macedone travolse tutto ciò che aveva davanti. Le truppe tebane furono annientate. Il potere e l’autorità di Filippo erano ora estesi e riconosciuti in tutta la Grecia (338 a.C.).
Piano di invasione dell’Asia
Mentre gli Stati greci erano divisi tra loro, erano uniti da un odio perenne nei confronti dei Persiani. In questo periodo stavano meditando un’impresa di grandissima importanza per la storia del mondo. Si trattava di una spedizione congiunta contro la Persia.
La marcia dei Diecimila Greci attraverso il cuore dei domini del Grande Re aveva incoraggiato questa impresa nazionale e illustrato la fattibilità della conquista dell’Asia. In un grande consiglio delle città greche tenutosi a Corinto, Filippo fu scelto come capo della spedizione.
Tutta la Grecia era in fermento per i preparativi. Nel bel mezzo di tutto ciò, Filippo fu assassinato durante i festeggiamenti per il matrimonio di sua figlia e suo figlio Alessandro gli succedette al posto e al potere (336 a.C.).
(Libera traduzione da “Ancient History, Greece and Rome” di Philip Van Ness Meyers, Toronto, 1901)
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