Ganimede, il figlio più giovane di Tros o Troo, re di Troia, stava un giorno attingendo acqua da un pozzo sul monte Ida, quando fu notato da Zeus, il quale, colpito dalla sua meravigliosa bellezza, mandò la sua aquila a trasportarlo sull’Olimpo, dove fu dotato dell’immortalità e nominato coppiere degli dèi.
Ganimede è rappresentato come un giovane di squisita bellezza, con corte ciocche dorate, lineamenti delicatamente cesellati, luminosi occhi azzurri e labbra imbronciate.
Inno omerico 5 ad Afrodite 203 sgg :
“Zeus molto saggio portò via Ganimede dai capelli d’oro a causa della sua bellezza, per stare tra gli Immortali e fare da coppiere, poiché nella casa di Zeus – una meraviglia da vedere -, era onorato da tutti gli immortali mentre estraeva il nettare rosso dalla coppa d’oro… immortale e sempre giovane, proprio come gli dèi”.Pindaro, Ode Olimpica 1. 40 sgg.:
“Egli [Poseidone] ti afferrò [Pelope], col suo cuore pazzo di desiderio, e ti condusse sul suo glorioso carro nell’alta sala di Zeus che tutti gli uomini onorano, dove più tardi venne anche Ganimede, per un simile amore, a Zeus“.Pindaro, Ode olimpica 10. 102 sgg:
“Adorabile la grazia del suo corpo, quell’ora di bellezza della marea primaverile, che da tempo liberò Ganimede – così volle Kypris (di Cipro) [Afrodite] –dal potere implacabile della morte.”Platone, Fedro 255:
“La fontana di quel ruscello, che Zeus quando era innamorato di Ganimede chiamò Himeros (Desiderio).”Ovidio, Metamorfosi 10. 152 sgg :
“Ma ora ho bisogno di una lira più leggera, per cantare i ragazzi amati dagli dei e le ragazze stregate dalle brame senza freni che pagarono il prezzo della lussuria. Il re del cielo (Rex Superum ) una volta fu infiammato d’amore per Ganimede Frigio (il frigio), e sì trasformò in un essere diverso da quello che era. E di nessun uccello si sarebe degnato di prendere l’aspetto, se non di quello che ha il potere di portare i suoi fulmini. Subito le piume di cui si è adornato, fendono la brezza e ecco che trascina via l’Ilio [Ganimede di Ilio], il quale ora, mescendo il nettare, vive in cielo lassù, sebbene Giunone [Era] ne sia sempre gelosa, e porge la coppa a Giove».
(Libera rielaborazione e adattamento da E. M. Berens. “The Myths and Legends of Ancient Greece and Rome”, 1880)