La storia del’antica Roma è scandita dallo sviluppo della città di Roma, la nascita della Repubblica e poi dell’Impero Romano durante l’antichità. Roma fu in conflitto con altre potenze, ad esempio Cartagine (le guerre puniche si svolsero nell’arco di cento anni). Il grande impero romano, al suo apice (quando l’impero era alla sua massima espansione) nel II secolo, comprendeva i territori dell’intero Mar Mediterraneo. Inizialmente, Roma era solo un gruppo di pochi villaggi. La religione romana era composta molti dèi, ispirati in parte dagli dèi greci. Al tempo di Giulio Cesare, la Repubblica Romana invase la Gallia di Vercingetorige, e la sottomise definitivamente dopo l’assedio di Alesia nel 52 a.C.. L’Impero Romano, nella sua parte occidentale, crollò molto più tardi, al tempo delle invasioni germaniche, nel 476 d.C., data che segna la fine dell’Antichità e l’inizio del Medioevo. Ma la sua parte orientale sopravviverà per quasi 1000 anni nell’impero bizantino.
Geografia dell’Italia antica
Delle tre grandi penisole meridionali del continente europeo la penisola italica occupa la parte centrale del Mediterraneo. Unita al continente europeo attraverso la catena delle Alpi, si estende a mezzogiorno allungandosi verso le spiagge africane e segnando, insieme con l’isola della Sicilia, una linea che divide il Mediterraneo nei due bacini occidentale ed orientale. Quando nell’età antica il commercio marittimo si concentrava tutto nel mar Mediterraneo, la penisola italica con la lunga sua costiera, formava come un punto centrale verso cui confluivano e da cui si diramavano gli scambi commerciali con le regioni litoranee dell’occidente europeo, dell’oriente europeo ed asiatico, e del settentrione africano.
La civiltà antica si svolge nel bacino del Mediterraneo. L’Egitto prima, la Fenicia poi, la Lidia, i grandi imperi Assiro, Babilonese e quello Persiano, che toccarono le regioni litoranee dell’occidente asiatico, ed infine la Grecia e l’Italia, segnano le grandi fasi dell’antica civiltà; dunque si può dire che la storia antica altro non sia se non la storia della civiltà delle popolazioni mediterranee. In questa storia si presenta ultima, in ragione di tempo, l’Italia; ma la civiltà ricevuta dall’oriente e dalla Grecia, grazie alla stirpe latina – che primeggiò sopra tutte le popolazioni italiche – si diffuse, in nuove forme, più mature, nelle regioni centrali ed occidentali dell’Europa, in parte rifluendo sulle regioni delle civiltà orientali più antiche; cioè a dire che si estese in tutto il mondo antico, unificato dalla potenza romana.
La storia romana segna l’ultimo momento della storia della civiltà antica da cui deriva poi quella moderna. La penisola italica per la sua struttura fisica si distingue in due grandi sezioni:
la parte settentrionale, che fra la cerchia delle Alpi e la linea diagonale dell’Appennino (in una direzione che va dalla Liguria fino all’Adriatico, presso Rimini) forma il gran bacino padano, ed ha natura continentale
la parte propriamente peninsulare, che dalla diagonale dell’Appennino si estende giù fino alle estreme coste meridionali.
A questa divisione geografica risponde anche una distinzione storica, perché nella storia dell’Italia antica primeggeranno le genti del centro e del mezzogiorno, mentre seguiranno più tardi quelle del settentrione.
Il nome stesso di Italia risale nella sua estensione storica dal meridione al settentrione: nelle più antiche tradizioni, invece, esso appare usato a designare una piccola parte del mezzogiorno, e propriamente l’estrema punta compresa fra gli opposti golfi di S. Eufemia anche conosciuto come, golfo di Lamezia Terme, e quello di Squillace, in Calabria, sede degli Itali e degli Enotri. La tradizione dice che la penisola prendesse il suo nome da un certo Italo re degli Enotri ivi stanziati; ma è proprio delle leggende far derivare il nome d’una regione e d’un popolo da quello di un eroe, intorno al quale poi si forma una narrazione (eroe eponimo). Non è da Italo probabilmente che deriva il nome di Italia e degli Itali, ma questi derivano da altra fonte, forse, secondo memorie antichissime, dall’abbondanza d’armenti di cui era ricca la terra.
Il nome
In Osco, antico dialetto italico, Viteliu sembra significasse « il paese del vitello ». Vitelia fu nominata una divinità simboleggiante la forza e la fecondità, adorata anticamente in molti luoghi d’Italia. Dalla forma Viteliu (forse tramite la variante Vitalia), venne il nome Italia.
Altro nome desunto dalla fertilità del suolo era quello di Enotria, « terra del vino » (così anche in età moderna venivano chiamate le nuove terre che venivano scoperte, come Madera, cioè « l’isola dei boschi » o Groenlandia, cioé « la terra verde »). Derivato dalla posizione rispetto alla Grecia fu anche il nome di Esperia « terra occidentale » (come col nome di Far West « lontano occidente » si usava indicare le regioni occidentali dell’America del nord).
Altri nomi ancora furono quelli di Ausonia e Saturnia; ma su tutti prevalse il nome di Italia, che dalla regione meridionale si venne estendendo tanto come designazione geografica prima, che in seguito, anche come designazione politica, indicando tutta la penisola fino alle Alpi. La posizione dell’Italia geografica era molto favorevole: estesa nella zona temperata, con un buon equilibrio fra zone montuose e di pianura, con un ampio sviluppo di costiere, a cui però non corrispondeva un altrettanto abbondante disponibilità di porti e di ancoraggi.
Il paesaggio
La prospera condizione dell’Italia fu a lungo decantata dagli antichi, posta sotto il benigno sguardo del cielo, ricca di ogni sorta di prodotti e patria di nobili e fortissime genti: Le folti boscaglie e i fianchi dell’Appennino, i cui altipiani offrono ricchi pascoli e bestiame; l’abbondanza di grano della pianura del Po, della Campania e dell’Apulia; i ricchi e rigogliosi vigneti dei colli dell’Etruria, del Lazio e della Campania; le terre ricche d’ulivi dell’Umbria, della Sabina della Daunia. Nè scarseggiavano i prodotti minerali: Ilva (Elba) forniva ferro in abbondaza; l’oro si raccoglieva dalle sabbie dei fiumi alpini e dalle miniere d’Aquileia. Le regioni della Maremma e della Campagna romana, erano salubri e popolate nei tempi antichi, vuoi per abbondanza di boschi, vuoi per l’intensa coltivazione, vuoi forse anche per essere stato allora il clima generale dell’Italia più freddo di oggi, come è dato intuire dai frequenti ricordi di abbondanti nevicate e di rigidissimi inverni che rendevano il Tevere gelato e innavigabile.
I Mari
L’Italia è circondata da tre mari: l’Adriatico (mar superum), il Tirreno (mar inferum, Tuscum) e lo Jonio. La linea della costa si disegna in maniera poco uniforme; offre maggiori sporgenze ed insenature ed ha più porti sul versante occidentale che non su quello orientale. La configurazione del litorale dai tempi antichi si è venuta in alcuni luoghi modificando, sia per depositi di fiumi sia per i movimenti tellurici. Il delta del Po avanza sempre più dentro il mare per continui sedimenti; Adria, antichissimo stanziamento etrusco sulla spiaggia, ora ne dista parecchie miglia; lontana dal lido è Ravenna, già porto della flotta romana (Portus classis); ed anche Pompei era anticamente più vicina al mare.
I Monti
La catena delle Alpi (dal celtico Alp, «montagna ») era già dai geografi dell’età imperiale romana distinta in sezioni e denominazioni che valgono ancora oggi. Il passaggio delle Alpi era dagli antichi considerato come un’impresa molto ardita, e quindi la leggenda l’attribuisce per primo ad Ercole, che valicò appunto le Alpi Graie. Presto le popolazioni celtiche passarono a schiere al di qua delle Alpi e, stanziatesi nella regione sottostante, tennero continue comunicazioni con i loro connazionali transalpini; la tradizione d’una via sacra difesa dai popoli circonvicini è testimonianza di questo commercio. Annibale passò le Alpi con un esercito ordinato, con tanto di cavalleria e di elefanti. I Cimbri nel 113 a. C. tentarono i passi delle Alpi Carniche sopra Aquileia; nel 101 scesero dalle Alpi Retiche per il Brennero nella Valle dell’Adige. Da allora i passi delle Alpi divennero ai Romani sempre più conosciuti; i più frequentati erano quelli d’occidente, per la Gallia, e quello dello Spluga nelle Alpi centrali. Alle Alpi si lega la catena dell’Appennino, ch’è quella che determina in maniera peculiare la condizione orografica della penisola, e, formando con la diagonale cha va dalle coste liguri fino all’Adriatico, quasi il limite meridionale della valle del Po, dividendo la parte superiore della penisola dall’inferiore; e, piegando poi più diritto a mezzogiorno, formandone la spina o lo spartiacque. Tenendosi più vicine al versante adriatico provocano su quello opposto diverse propaggini, che prendono forma di giogaie minori parallele o solcate da lunghe valli, come quella del Tevere, o frammezzate da ampie e fertili pianure irrigate da fiumi. Le vette più alte dell’Appennino sorgono nella sua parte centrale, intorno alla regione si trova il lago Fucino, raggiungendo i 3000 m. d’altezza col Gran Sasso. Il versante occidentale dell’Appennino è di natura vulcanica, ancor attivi nella Campania e nel golfo di Napoli, dove gli antichi, per via dei crateri spenti e degli sfoghi di vapori sulfurei, ritenevano vi fosse un accesso ai regni sotterranei, nella zona che chiamarono Campi Flegrei e lago d’Averno; di qui la linea d’attività vulcanica si estende e si mantiene viva verso il meridione, nelle isole Lipari e nell’Etna in Sicilia. Verso settentrione invece, l’attività vulcanica è inattiva, ma sembra essere stata potentissima in tempi antichi nella pianura laziale e nella regione meridionale della Toscana, dove abbondano laghetti formatisi in crateri spenti.
I Fiumi
I principali fiumi scendono dalle Alpi e scaricano le loro acque nell’Adriatico, sia come affluenti di fiumi maggiori, sia come fiumi indipendenti. Il Po (Padus) più anticamente era con voce ligure detto Bodenco, e nel suo corso inferiore era chiamato alla maniera greca anche Eridano. Sfociava in mare attraverso due rami principali, Olana e Padusa, che scorrevano assai più a sud delle foci attuali. Gli altri fiumi decorrono dal doppio versante dell’Appennino, avendo più lungo corso e maggior d’acque rispetto a quelli occidentali. Il fiume storicamente più importante è il il Tevere (Tiberis) come quello che scorre attraverso le regioni occupate dai popoli italici più antichi, cioè gli Umbri, Etruschi, Sabini, e bagna Roma. Prima che Tiberis pare si chiamasse Albula; nasce nell’Appennino (monte Comero) ingrossato nel suo corso da vari affluenti, cioè Chiana (Clanis) e Cremera, sulla destra, Clitumno, Nera (Nar), Velino, Allia, Teverone (Anio) sulla sinistra, arriva al in mare attraverso due foci; l’isola racchiusa fra i due rami era sacra a Venere.
Divisone geo-politica
Il nome di Italia in senso geografico era usato a designare tutta la zona dalle Alpi al mar Jonio già dal II sec. a.C.; politicamente designava la parte propriamente peninsulare, limitata a settentrione dalla Macra e dal Rubicone, dopo che tutta la zona italica a sud di questi limiti fu assoggettata dai Romani nel 266 a. C. La regione a nord di quei confini era provincia romana, ma fu poi ascritta all’Italia nel 43 a. C.; da allora anche in senso politico l’Italia si estese fino alle Alpi. Sotto la dominazione romana l’Italia si divideva in tre regioni:
- Italia superiore o Gallia Cisalpina, che comprendeva la Gallia transpadana e la cispadana, sulle rive del Po, la Liguria ad occidente, il Veneto, la Carnia e l’Istria ad oriente.
- Italia propriamente detta o centrale, che comprendeva l’Etruria, l’Umbria, il Piceno, il Lazio, la Campania.
- Italia meridionale o Magna Grecia, (per via delle molte colonie che i Greci vi stabilirono), che comprendeva l’Apulia, la Calabria (estrema penisola di sud-est), la Lucania e il Bruzzio, l’odierna Calabria.
L’isola di Sicilia non fu ascritta a formare parte dell’Italia se non al tempo di Diocleziano imperatore.
Mappa dell'Italia del Nord antica
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