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GEOGRAFIA ED ETNOGRAFIA DELL’ITALIA ANTICA

GEOGRAFIA ED ETNOGRAFIA DELL'ITALIA ANTICA - II

Prospetto etnografico degli antichi popoli d’Italia

L’Italia nei tempi più antichi appare abitata da molte popolazioni divise e distinte per mentalità, lingua e costumi. Di queste popolazioni molte, nonostante le differenze esteriori, è certo che avessero un’origine comune; altre invece erano di diversa discendenza. Le differenze poi andarono a poco a poco scomparendo, quando le popolazioni italiche furono riunite sotto il dominio romano, ricevendo una comune impronta romana e andando a comporre un’unità, etnografica, formando la nazione italiana.

I popoli dell’Italia antica, e più propriamente quelli che ebbero più influenza nella formazione della nazione italica, quali gli Osci, Umbri, Sabini e Latini, costituiscono un gruppo etnografico appartenente alla grande famiglia di origine Aria o Indoeuropea. In questo gruppo stanno insieme coi Latini anche i Greci. Le sedi originarie della grande famiglia Aria sono le regioni interne dell’Asia, da dove in gruppi diversi avanzarono verso il meridione, nella penisola indiana, e verso occidente, per le vie del Caucaso, e in Europa. A questa seconda parte delle emigrazioni risale il gruppo degli Italo-Greci.

Dapprima unite, le genti di questo gruppo poi si divisero, volgendo una parte di loro ad occupare la penisola ellenica ed un’altra la penisola italica; e queste popolazioni venute per prime, alle quali si succederanno altre correnti d’emigrazioni, nella nostra penisola, si presenteranno al sorgere dell’età storica, coi nomi di Osci, Umbri, Latini, Sabini, dai quali ultimi si diramarono poi le molte altre tribù sabine e sannitiche. Ma sembra che prima delle emigrazioni arie, altre genti già occupassero Italia, e sono quelle che l’antica tradizione designa col nome di Aborigeni od Autoctoni, cioè nati nel suolo stesso, a cui si assegna come sede la montuosa regione della Sabina.

Fra i primi nomi che la storia annovera ci sono quelli dei Sicani e dei Liguri. I Sicani, popolo di razza iberica, sospinti da altre popolazioni, vennero in Italia dall’occidente, scesero fin nel Lazio, dove, venendo in conflitto con gli Aborigeni delle montagne, parte furono soggiogati, parte rimasero in uno stato di lotta continua, e da questi incalzati si spinsero fino a sud e passarono nell’isola che da loro ebbe nome (Sicani, Siculi, Sicania, Sicilia). I Liguri, anche essi erano forse di origine iberica e venuti da occidente, si espansero dalle foci del Rodano alla valle del Po, e forse anche sulle pendici dell’Appennino fino a toccare il Tevere; e tennero salde radici specialmente nella regione dal Varo al Serchio piegata in un ampio raggio che circonda il mar Ligure, e s’addentrarono fino al Po ed al Ticino, dove erano stanziati i Levi, i Libui ed altre tribù simili.

Pelasgi

Vennero poi in Italia, secondo quanto narra la tradizione, anche i Pelasgi, un grande popolo che mosse dalla Grecia e attraverso l’Adriatico arrivò alle foci del Po, dove fu eretta Spina; mossero poi verso il meridione, e, si espansero su entrambi i versante dell’Appennino, dove, soggiogati i primitivi abitanti, vi fondarono molte città e vi stabilirono un forte dominio; a testimonianza della loro presenza, ancora si osservano in diversi luoghi dell’Italia centrale le grandi costruzioni di mura o i recinti sulle alture, formati di giganteschi rozzi massi sovrapposti senza opera di cemento, che sono dette appunto mura pelasgiche. Ma questo grande popolo ben presto scompare, colpito da terribili calamità, dall’ira degli Dei, dice la tradizione, e di esso più non rimane traccia. Forse questi misteriosi Pelasgi non sono veramente un popolo distinto dagli altri italici; non è illecito supporre che essi fossero parte e forse la prime parte di quelle emigrazioni delle stirpi arie, che vennero ad occupare la penisola. Gli elementi etnici che sono prevalenti e da cui si compose la nazione italica, sono appunto quelli che appartengono, e ritroviamo negli Umbri, i Sabini, i Latini, la cui appartenenza etnica comune è con piena evidenza dimostrata dallo studio comparato dei loro idiomi, cioè nella presenza nella lingua latina di residui appartenenti alle lingue di quei popoli italici.

Umbri

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Gli Umbri in una mappa dell’Italia antica centro-settentrionale, all’inizio del III secolo a.C.

Gli Umbri, venuti in Italia attraverso le Alpi, si espansero nella parte orientale della valle del Po, ed oltre il fiume sui due versanti dell’Appennino, fino alla zona prossima al corso inferiore del Tevere, arrivarono fino al promontorio del Gargano. Gli Umbri fondrono molte città; forti e valorosi guerrieri, ressero un ampio dominio, finché cedettero vinti dai Tirreni o Etruschi, e si ridussero dentro i più brevi confini fra il corso superiore del Tevere e il lido adriatico, dalle foci del Po fino intorno ad Ancona; ma in età assai più tarda le invasioni galliche cacciarono gli Umbri dalla zona adriatica, restringendoli nell’interna regione sotto l’Appennino.

Sabini

I Sabini appaiono dapprima stanziati sulle alture dell’Appennino, nella regione sottostante al monte Terminillo e al Gran Sasso, dove è il corso superiore del Velino e dell’Aterno (Pescara) e dove sorsero Rieti ed Amiterno, città simbolo della razza sabina.

Ma di qui ben presto si diffusero ampiamente nell’Italia centrale e meridionale, grazie in special modo all costume religioso e politico delle primavere sacre, per cui gente colpita da carestia o da pestilenza, credendo di essere colpita dall’ira dei numi, offriva come vittime d’espiazione per placare gli Dei inferi, tutto quanto fosse nato nella prossima primavera, animali e uomini; ma, in luogo di sacrifici cruenti , quali forse erano stati consumati alle origini, subentrò la più mite usanza di mandare via dal paese i nati durante la primavera consacrata, in cerca di nuove sedi, sotto la protezione delle divinità cui erano stati dedicati.

Sancus
Statua di Sanco o Semone 
(o Sancus, Semo Sancus, Fidius Sancus) è una divinità arcaica romana protettrice dei giuramenti, di origine Sabina

In questo modo dalle colonie dei Sabini derivarono altre popolazioni, che si dissero sabelliche e sannitiche, e tutta questa stirpe si distinse in tre gruppi, cioè: i Sabini, abitanti la regione fra Rieti ed Amiterno, da dove si estesero verso il Tevere e verso la pianura latina; i Sabelli, divisi nelle varie tribù di Vestini, Marsi, Peligni, Marrucini, Picenti, Pretuzii, Ernici; e i Sanniti, ossia le stirpi sabelliche, che si spinsero più a mezzogiorno nella regione dell’Appennino, da dove poi occuparono il fertile piano sottostante già tenuto dagli Opici od Osci, e qui diedero origine alle tribù dei Caudini, Pentri, Caraceni ed Irpini; anche i Lucani erano una derivazione sannitica. I Sabini furono un popolo montanaro, operoso, gagliardo, religiosissimo, e queste loro virtù essi le conservarono vive anche quando erano ormai decadute presso gli altri popoli italici. I Sabini entrarono come elemento importantissimo a formare la primitiva popolazione romana, e in questa portarono il carattere della loro grave e profonda religiosità.

Latini

I Latini, nella regione pianeggiante che dal Tevere e dall’Aniene (Teverone) va fino al promontorio Circeo e si allarga dall’Appennino al mare, avevano formato una confederazione di trenta città, di cui primo centro fu Albalonga. Erano un popolo dedito all’agricoltura, serio ed ordinato nelle sue attività, e dotato di quello spirito pratico che costituì poi gran parte del carattere romano.

Altre popolazioni e colonie greche

Mentre la regione centrale della penisola e parte del mezzogiorno era occupata dalle varie stirpi italiche e dagli Etruschi, nell’estreme coste meridionali venivano stanziandosi popolazioni greche, e nella regione settentrionale scendevano dalle Alpi genti provenienti dalle regioni centrali dell’Europa. In quella bellissima e fertilissima zona dove la penisola si biforca nelle due minori (Calabra e Salentina) si trovavano nella parte orientale i Messapi e gli Iapigi, che forse erano primitive popolazioni italiche arretrate per via della pressione delle migrazioni dei popoli del nord; nella zona occidentale gli Enotri, gli Ausoni (dai quali all’ Italia vennero anche i nomi di Enotria ed Ausonia) e, più a settentrione, gli Osci della Campania. Queste popolazioni andarono scomparendo per il sovrapporsi di altre, che venivano dall’interno con tutte le loro diramazioni sabelliche e sannitiche e dal di fuori, via mare, dalla Grecia. Le colonie greche vi crebbero tanto numerose, floride e potenti, dando a tutta la regione il nome di Magna Grecia. La più antica di queste colonie era Cuma sul litorale della Campania, presso il golfo di Napoli, che si diceva fondata da emigranti della Calcide d’Eubea fin dal 1050 a. C. A sua volta essa fondò altre città sulla costa, Dicearchia (Pozzuoli), Palepoli e Neapoli. Altre floride colonie furono Reggio calcidica (del 743 a.C.), Sibari e Crotone achee (del 721 e 710 a. C.); Taranto, derivata da Sparta (705 a. C.) che fu di tutte le città di Magna Grecia la più eminente, e Locri (673 a. C.). Per queste colonie industriose e commerciali l’efficacia della civiltà greca cominciò a farsi sentire nel Lazio e a Roma.

Invasioni di Celti e Galli

Nel settentrione della regione italica, già dal finire del VII sec. a. C., cominciarono a scendere dalle Alpi popolazioni di Celti e di Galli, i quali distrussero la confederazione etrusca. A queste crede seguirono i Cenomani, i Lingoni, i Boi, fino al sec. V, i quali sottomisero tutta la regione padana, che prese nome di Gallia Cisalpina, ad eccezione delle parti occidentali dove ancora prevalsero le stirpi Liguri, e delle orientali dove i popoli Euganei e i Veneti rimasero indipendenti. I Galli Senoni poi si estesero sul versante orientale della penisola, fra l’Appennino e il mare, fino al fiume Esis, cacciando gli Umbri e costringendoli entro più ristretti confini nell’interno del paese.

Riepilogo

Secondo l’aspetto etnografico, l’Italia antica può dunque essere così presentata :

Italia superiore: ad oriente c’erano i Veneti; vicini a questi, movendo verso occidente, gli Euganei, fino al Benaco (1ago di Garda); sul confine della pianura colla regione alpina stanziavano tribù Retiche, e nella regione dal Sebino (lago d’Iseo) al Lario (lago di Como) gli Orobi; oltre il Verbano, verso le Alpi, i Leponzii; e, movendo sempre più ad occidente, i Salassi (in val d’Aosta), quindi i Taurini (nella valle superiore del Po, intorno alle Alpi Cozie); e, piegando a sud-ovest, i Liguri. La parte mediana ed orientale della pianura del Po, tenuta dapprima da genti umbre e poi etrusche, divenne sede, a cominciar dal VII sec., di popolazioni celtiche e galliche, cioè: sulla sinistra del fiume, Insubri fra la Sesia e l’Olio; Cenomani fra l’Olio e il Mincio; Lingoni sulle due rive del corso inferiore del Po, fra l’Adige e la foce Spinetica (a nord di Ravenna); sulla destra gli Anani, ad ovest della Trebbia; gli Anamari fino al Taro; i Boi dal Taro alla foce Padusa, e da questo punto fino alla foce dell’Esi i Galli Senoni.

Italia centrale e meridionale: quali più antichi abitatori vi si ricordano gli Umbri nella massima parte del versante centro orientale della penisola; gli Etruschi, estesi sul versante occidentale, fra la Macra e il Tevere, fra il mare e l’Appennino, ed anche in parte della Campania; al di là del Tevere gli Aborigeni e i Siculi (dall’altipiano di Rieti alla pianura del Lazio), e nell’interno i Sabelli e gli Osci (Opici od Ausoni); continuando a sud, gli Enotri nella penisola occidentale, i Messapi e gli Iapigi nell’orientale. Ma questa condizione etnografica mutò notevolmente per via di nuove emigrazioni e specialmente per l’ampliarsi delle stirpi sabelliche. Alla fine di questi processi, vediamo parte dell’Italia centrale distinta in queste regioni: Lazio, occupato dai Latini, popolazione formatasi da genti discese dall’altipiano di Rieti (Aborigeni), mescolata con i Siculi, primitivi abitatori della pianura fra il Tevere e i colli Albani. Nel Lazio abitarono anche gli Equi, i Volsci, popoli d’origine osca, e gli Ernici, d’origine sabellica. Il Sanniooccupato dalle genti Sannitiche, d’origine sabellica. Fra la regione del Sannio e quella dei Sabini c’era il paese dei Marsi, Vestini, Peligni, Marrucini, essi pure di derivazione sabellica , come anche i Frentani (ad est del Sannio, fra l’Appennino e il mare, dall’Aterno al Tronto) e gli Irpini (nei monti meridionali del Sannio). Il Piceno, abitato dalla sabellica stirpe dei Picenti. Campania, abitata prima dagli Osci, cui si mescolarono gli Etruschi della federazione meridionale; i Sanniti scesi dalle montagne vinsero questa popolazione mista e, uniti con essa, formarono la stirpe dei Campani.

L’Italia meridionale era distinta nelle regioni di:

  • Lucania, abitata e denominata da genti sannitiche. Bruzzio, dove si stanziarono genti emigranti dalla Lucania.
  • Apuliaoccupata dagli Apuli, Dauni e Peucezi, che per la maggior parte si credono di origine osca.
  • Calabria, abitata dai Messapi e Salentini.

Già prima dell’ampliarsi delle migrazioni sabelliche, nelle regioni di Campania, Lucania e Bruzzio e sulle coste del golfo di Taranto erano stanziate colonie greche.

 Nel prossimo episodio – > :   Erodoto racconta che gli Etruschi provenivano dall’Asia Minore; su questo punto vari altri autori dell’antichità sono concordi, come anche molti moderni, raccogliendo diversi indizi favorevoli, poiché è facile trovare somiglianze tra la civiltà etrusca e le società orientali: la divinazione mediante l’esame delle viscere come a Babilonia, le camere sepolcrali sotterranee e i tumuli diffusi anche nel mondo miceneo, come anche gli evidenti punti in comune tra la lingua etrusca e alcune lingue antiche dell’Asia Minore e di Lemno, l’influenza orientale di molte opere d’arte del VII secolo. a.C.,  la libertà e l’autorità concesse alle donne nella società, come nell’antica Lidia… Nonostante tutto ciò, l’ipotesi di un’origine orientale, che conserva oggi ancora dei sostenitori, ha perso vigore: tutto ciò che negli Etruschi mostra affinità con l’Oriente può essere un caso, oppure si può spiegare con le influenze culturali o con la semplice importazione e diffusione di modelli e costumi…. 

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