Quando i Greci andavano in guerra
La guerra nell’antica Grecia era un evento che coinvolgeva l’intera collettività, e in primo luogo gli uomini che erano in età per poter combattere. Il concetto moderno di esercito prevede la disposizione di forze armate che oltre ad essere pronte a intervenire in caso di conflitto, compiono anche operazioni di sorveglianza dei confini e dunque di mantenimento della pace.
Nell’antica Grecia invece, con l’eccezione di Sparta, il concetto vero e proprio di esercito professionale verrà solo successivamente. Se una città veniva attaccata, ci si doveva difendere e tutti erano chiamati a questo compito.
Per cui ogni cittadino maschio che fosse in condizioni di impugnare una spada doveva fare la sua parte. Per “essere in condizioni”, si intende innanzitutto ovviamente l’età (erano esclusi i bambini e i vecchi oltre i 60 anni) e altrettanto ovviamente, le condizioni fisiche idonee.
Il servizio militare
La mancanza di un esercito di professionisti non significa che la difesa dello Stato ateniese contro i nemici stranieri fosse affidata ad un’infficiente o improvvisata organizzazione militare. L’esercito, così come il governo, era basato su principi democratici.
Ogni giovane all’età di diciotto anni veniva arruolato e prestava giuramento di fedeltà come cittadino e soldato. Per due anni era impegnato nell’addestramento militare, quando non era impegnato a partecipare all’assemblea.
Dai venti ai cinquant’anni poteva essere chiamato a servire sul campo, ovunque e in qualsiasi momento lo Stato lo richiedesse.
Dopo i cinquanta e fino ai sessant’anni, era chiamato a servire solo in Attica e per la difesa di Atene. L’esercito, quando veniva chiamato in campo, era composto da truppe armate pesanti, truppe armate leggere e dalla cavalleria.
Milizie cittadine ed esercito regolare
Gli ufficiali, come a Sparta facevano i re, combattevano in prima linea assieme ai soldati semplici. La guerra, entro certi limiti, appianava le divisioni sociali e il valore e l’esperienza sul campo di battaglia facevano la differenza allo stesso modo, sia che si avessero i gradi o che si fosse al livello più basso dell’esercito.
Quasi tutte le poleis greche dunque, possedevano una milizia cittadina: un esercito composto da tutta la popolazione maschile idonea (schiavi e meteci compresi) e guidato da funzionari scelti dallo stato o eletti dal popolo.
Se poi si doveva difendere la proprietà privata, che fosse la casa, la fattoria o altro, i padroni dovevano provvedere da soli.
Sparta costituiva un caso particolare: l’unica polis in cui lo Stato era fondato sulla guerra e sul mantenimento di un esercito permanente tra i più temuti del mondo antico. Gli spartani non avevano altra occupazione che la guerra, di cui si occupavano a tempo pieno. A tutte le altre necessità prevedevano gli iloti, una sorta di servi della gleba la cui condizione era davvero miserabile.
I combattimenti dell’età di Omero
Oltre alla pratica delle armi esercitata generalmente in palestra assieme agli altri esercizi, i Greci si attenevano ai poemi di Omero non solo per la religione, le massime di saggezza che vi erano contenute, i principi morali che vi erano esaltati o come il poema nazionale ellenico, ma anche come un vademecum sulla guerra e le sue tecniche.
Tuttavia, ad un’analisi più attenta, alcune situazioni descritte nell’Iliade sono palesemente inverosimili e dunque inutilizzabili come esempio in una battaglia vera e propria.
Proprio come accade di vedere oggi nei film, i guerrieri greci e troiani di Omero sfoggiano spesso una forza sovrumana, non si fermano mai a riprendere fiato, sopportano un numero incalcolabile di ferite, ecc. ecc.
Nel libro ventunesimo dell’Iliade, ad esempio, Achille, furioso e addolorato per la morte di Patroclo, fa strage di nemici presso il fiume Scamandro, che si anima in persona per protestare dello scempio che l‘eroe sta facendo, inondando le sue acque col sangue dei nemici uccisi. Achille, instancabile, continua il massacro ignorando le proteste del dio.
E gli esempi potrebbero continuare, con Diomede, Agamennone e Patroclo stesso che uccidono una quantità incalcolabile di nemici quasi senza mai riprendere fiato.
È vero che si tratta in molti casi di semidei o di guerrieri assistiti da un’entità divina, ma come per noi oggi lo sono le imprese dei supereroi dei fumetti, si tratta di episodi sicuramente esaltanti ma non servono quasi a nulla come manuali di guerra.
Mancano infatti in Omero le descrizioni delle tattiche e delle strategie impiegate, e si ha quasi la sensazione che gli eserciti siano tutti un po’ anarchici, non rispettando (e in diversi casi neppure ricevendo) dei precisi ordini e che a parte i capi più conosciuti non vi sia una chiara gerarchia militare.
Mentre sulle armi e le armature l’Iliade ci dà descrizioni accurate, è un po’ carente sul resto e si incentra sulla rappresentazione degli scontri corpo a corpo, mentre nelle battaglie vere e proprie si cercava al contrario di evitarli il più possibile.
Anche i discorsi di incoraggiamento e rimprovero alle truppe, indubbiamente ci saranno stati, ma difficilmente a livello retorico-artistico così elevato, nonostante ciò che tramanderanno gli storici successivi e che probabilmente non trovava riscontro nella realtà.
Tuttavia, i poemi omerici e la mitologia in genere, erano alla base dell’educazione morale dell’Ellade (come successivamente lo saranno nel medioevo europeo le gesta del paladino Orlando o quelle di Re Artù) fornendo esempi di grande nobiltà d’animo e un modello di grandezza eroica in guerra da additare alle generazioni. Ciò non toglie che nella storia greca, gli episodi segnati dalla codardia, dal tradimento e dalla mancanza di onore, siano altrettanto numerosi di quelli più edificanti e più famosi .
Gli opliti
Le truppe armate pesanti, o opliti, che costituivano il corpo principale dell’esercito, provenivano dalle tre classi di censo superiori ed erano armate di scudo, elmo, corazza, schinieri, spada e lancia. Le truppe armate leggere provenivano dalla quarta classe o dalla classe più bassa, non avevano l’armatura difensiva completa degli opliti e talvolta combattevano con archi e frecce.
La scoperta del ferro, intorno al 1200 a.C., fu una svolta nella storia militare di tutti i tempi, pari forse a quella della dinamite. Le armi prima di allora erano fatte di bronzo, al confronto del quale il ferro è più tenace e più resistente. Una spada di ferro poteva letteralmente spezzare in due un’arma in bronzo.
Nell’VIII e VII secolo a.C., l’equipaggiamento (o panoplia) dell’oplita era abbastanza simile per tutti.
Armatura
Il soldato greco doveva essere in grado di correre velocemente ed essere il più agile possibile, quindi la sua armatura pur pesante, era ridotta al minimo essenziale. Non era neppure lontanamente paragonabile al pesantissimo armamentario indossato da un cavaliere del Medioevo.
La parte più importante dell’armatura era la corazza. Questa era una sorta di busto o corsetto che proteggeva il corpo del soldato lasciandogli le braccia libere per combattere. Era una sorta di giubbotto antiproiettile molto pesante.
La corazza veniva realizzata in due modi. Uno consisteva nel cucire insieme molti strati di tela e lino per modellare una specie di busto rigido con strisce di bronzo cucite per rinforzarla. L’altro sistema di fabbricazione, assai più costoso, consisteva nel fondere la corazza completamente in bronzo, modellata sui muscoli per adattarsi meglio alla forma del corpo.
Le gambe erano protette da degli schinieri, realizzati in bronzo e fusi in modo da adattarsi alle gambe del soldato senza bisogno di utilizzare alcun tipo di cinghie. Gli schinieri proteggevano la parte anteriore della gamba, tra il ginocchio e la caviglia e in parte anche la zona intorno ai polpacci. I soldati indossavano sandali normali senza altra protezione.
Elmo
Gli elmi erano fatti di bronzo e ne esistevano molti tipi diversi. Il più comune era il corinzio, che aveva un’apertura sul davanti con una lunga striscia di bronzo che serviva per proteggere il naso. Molti soldati indossavano una cresta di crine di cavallo sopra l’elmo, ma questo era puramente decorativa.
Il commercio delle armi
Per gli antichi greci, una panoplia, cioè l’insieme dell’armatura e delle armi, era davvero costosa. Ogni soldato doveva acquistarla privatamente con i propri mezzi e doveva prendersi cura di questa attrezzatura perché da essa sarebbe dipesa la sua sopravvivenza in battaglia.
I più ricchi avevano uno o più schiavi che si occupavano del loro equipaggiamento per conto loro, come più tardi sarà per i cavalieri medievali con la figura dello scudiero.
Tutti gli altri dovevano occuparsi da soli della propria panoplia (un po’ come ripararsi da soli la macchina oggi), e molti uomini, visto il costo elevato di quest’attrezzatura, usavano le armature e le armi che i loro padri o i loro nonni gli avevano lasciato. Dimmi che panoplia hai e ti dirò chi sei: dall’armatura che si possedeva, si poteva facilmente capire da che classe sociale si proveniva. E, proprio per l’alto valore, anche economico, che la panoplia aveva, si capisce l’usanza di spogliare il cadavere del nemico della propria armatura, quando se era ucciso uno in battaglia.
Scudo
Lo scudo era noto col nome di hoplon, da cui deriva il nome di opliti. Nel VII secolo a.C., lo scudo tipico aveva un diametro di circa un metro, di forma rotonda, di legno e rinforzato con bronzo. L’interno molto probabilmente aveva due manici. Il soldato infilava il braccio in una staffa e ne afferrava l’altra.
A volte i soldati legavano delle pelli di cuoio al fondo dei loro scudi da usare come protezione contro sassi, frecce e dardi di ogni sorta. Lo scudo doveva essere davvero pesante, probabilmente circa otto chili.
Armi
Gli opliti portavano in battaglia due armi principali:
Lance: queste erano le armi più importanti e ed piuttosto grandi e ingombranti. Erano lunghe circa 3 metri, fatte di legno e con una punta di ferro su entrambe le estremità . Date le loro dimensioni, non venivano lanciati come giavellotti, ma usati per attaccare il nemico e difendersi.
Spade: queste armi erano piuttosto piccole, con una lunghezza di circa 60 centimetri soltanto e potevano avere un peso che si aggirava intorno ad un chilo e mezzo. Erano comunque armi molto letali nello scontro a distanza ravvicinata, poiché fatte di ferro, avevo il manico di bronzo e venivano portate in foderi di legno.
Lo xiphos designava una spada dritta a doppio taglio e la machaira, una spada curva con solo un filo tagliente. Un altro tipo di spada, chiamata kopis che significa “taglio”, era più lunga, più pesante e veniva usata di solito per menar fendenti stando a cavallo.
Soldati e censo
Le truppe armate pesanti, o opliti, che costituivano il corpo principale dell’esercito, provenivano dalle tre classi di censo superiori ed erano, come abbiamo detto, armate di tutto punto di scudo, elmo, corazza, schinieri, spada e lancia. Le truppe armate leggere invece, provenivano dalla quarta classe o comunque dalla classe più bassa, non avevano l’armatura difensiva completa degli opliti e talvolta combattevano solo con archi e frecce.
La falange greca
Quando si dovevano fare degli arruolamenti per una spedizione militare, le dieci tribù locali erano chiamate a fornire le loro rispettive unità di soldati. Gli uomini così chiamati in campo venivano organizzati in “falangi”. La falange era un corpo militare del tutto peculiare dei Greci.
Era composta da duemila a quattromila uomini, disposti in un corpo solido, profondo otto file, sotto il proprio comandante. Era organizzata in una serie di divisioni e sottodivisioni, ognuna con i propri ufficiali. La falange era la base di tutte le tattiche o evoluzioni militari.
Di solito era disposta a forma di rettangolo, a volte, però, a forma di mezzaluna e a volte a forma di cuneo. I Greci hanno acquisirono una grande abilità nelle manovre, nel ruotare a destra, a sinistra e nelle retrovie, e nel passare dall’ordine di marcia all’ordine di battaglia. La falange greca fu utilizzata e perfezionata in seguito dai Macedoni e fu la più efficace delle organizzazioni militari antiche prima dell’epoca dei Romani.
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