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Al culmine della sua potenza, Pericle si circondò ad Atene dei più grandi intellettuali del suo tempo: in particolare il filosofo Protagora di Abdera, lo storico Erodoto di Alicarnasso, l’architetto Fidia, il tragico autore Sofocle; Atene, diventa un centro che attrae Euripide, i sofisti e il filosofo Socrate, ed è allora al suo apice. “Amiamo la bellezza semplice”: queste parole che lo storico Tucidide attribuisce a Pericle riassumono perfettamente l’ideale del grande statista ateniese nel campo delle arti. Questo ideale trovò immediata applicazione nella necessità di completare la ricostruzione di Atene (lasciata in rovina quando i Persiani si ritirarono nel 479 a.C.).
Cause della guerra
Durante gli ultimi anni della vita di Pericle la rivalità crescente tra Atene e Sparta esplose nella lunga lotta nota come Guerra del Peloponneso, a cui abbiamo accennato nel capitolo precedente. Pericle aveva previsto l’imminente tempesta: “Vedo la guerra”, disse, “scendere dal Peloponneso”. Vedeva chiaramente che le gelosie e gli interessi opposti dei due stati rivali li avrebbero, prima o poi, nonostante tregue e trattati, portati a un’ultima prova di forza. Tutta la sua politica successiva mirava alla preparazione di Atene per il “conflitto irrefrenabile”.
Greek Strategos, Erebus-art, Deviantart.com
La guerra è generalmente suddivisa in tre periodi, come segue:
- 1 -Dall’inizio alla Pace di Nicia (431-421 a.C.), spesso designata come Guerra dei Dieci anni, o Guerra Attica, dalle frequenti invasioni Attica dal Peloponneso
- 2- Dalla pace di Nicia alla sconfitta della spedizione siciliana – (421-413 a.C.)
- 3 – Dal disastro siciliano allo smantellamento delle difese di Atene (413-404 a.C.), detta Guerra dei Decelei, da Decelea, roccaforte dell’Attica conquistata e tenuta dagli Spartani in questa parte della lotta. Quest’ultimo periodo è talvolta chiamato anche guerra ionica, perché gran parte dei combattimenti ebbero luogo in Ionia.
Le cause immediate della guerra furono, prima, l’ingerenza di Atene, dalla parte dei Corciresi, in una contesa tra essi e la loro città madre Corinto; e in secondo luogo, il blocco degli Ateniesi di Potidea, sulla costa macedone. Questa era una colonia corinzia, ma era un membro della lega di Delo e ora veniva accusata da Atene di tentata secessione. Corinto, in quanto gelosa rivale navale di Atene, aveva tentato di prestare aiuto alla città-figlia, ma era stata sconfitta in uno scontro con gli Ateniesi.
Dopo questi fatti, Corinto, distaccatasi da Megara ed Egina, che pur avevano entrambe ragioni di contrasto contro Atene, fece appello a Sparta, come capo dell’alleanza dorica, per ottenere aiuto e giustizia.
Gli Spartani, dopo aver ascoltato i deputati di entrambe le parti, decisero che gli Ateniesi erano colpevoli di ingiustizia e dichiararono guerra. La risoluzione degli spartani fu approvata dalla confederazione del Peloponneso e apparentemente approvata anche dall‘oracolo di Delfi, il quale, in risposta a un’interrogazione degli spartani su quale sarebbe stato l’esito dell’impresa concordata, assicurò loro che “avrebbero guadagnato la vittoria, se avessero combattuto con tutte le loro forze”.
Confronto delle Risorse di Sparta e di Atene
Le risorse dell’Ellade erano, allo scoppio della guerra, divise molto equamente tra le due parti. Con Sparta c’erano tutti gli stati del Peloponneso, tranne Argo e l’Acaia, mentre oltre l’istmo i Megaresi, la Lega Beota guidata da Tebe, i Locresi e i Focesi erano i suoi principali alleati. Insieme, questi stati potevano radunare una forza di terra di sessantamila uomini, oltre a un considerevole armamento navale, essendo Corinto particolarmente forte nel settore navale.
Atene disponeva di tutte le risorse delle città assoggettate – circa trecento in numero, circa il doppio con le città minori – del suo grande impero marittimo. I suoi alleati indipendenti erano Chio, Lesbo, Corcira e altri stati. Naturalmente la forza principale di Atene risiedeva nella sua splendida marina.