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LA GUERRA SOCIALE

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< – Nelle puntate precedenti:
Le ripetute sconfitte degli eserciti romani al nord contro Cimbri e Teutoni furono per Mario un’occasione per rinnovare la sua gloria e consolidare il suo potere. I due popoli infatti ottennero, a nord dei Pirenei, una serie di vittorie contro l’esercito romano, favorito dalle rivalità all’interno dell’aristocrazia senatoria, la cui sconfitta nella battaglia di Arausio (Arancione) nel 105 ne costituisce il culmine. Queste sconfitte terrorizzarono la popolazione romana, risvegliando lo spettro dell’invasione di Roma da parte dei Galli nel IV secolo a.C.

La guerra sociale o marsica (91-89 a.C.)

Non era passato ancora il pericolo dell’invasione barbarica, prima che Roma fosse minacciata da un altro e più grande male sorto entro i suoi stessi confini. In questo periodo tutti i liberi abitanti dell’Italia erano compresi in tre categorie: cittadini romani, latini e alleati italici.

I cittadini romani comprendevano gli abitanti della capitale e delle varie colonie romane stanziate in diverse parti della penisola, oltre alla popolazione di alcuni paesi detti municipia;

i latini erano gli abitanti delle colonie appunto latine;  

gli alleati italici (socii) includevano le varie popolazioni assoggettate d’Italia. Godevano dell’autogoverno locale, ma erano vincolati da un trattato a fornire contingenti all’esercito romano in tempo di guerra.

La Guerra Sociale o Marsica (come spesso viene chiamata per il ruolo preminente svolto nell’insurrezione dai guerrieri Marsi) fu una lotta che nacque dalle richieste degli alleati italici di godere dei privilegi della cittadinanza romana, dai quali essi erano del tutto esclusi. Poiché l’autorità di Roma era stata gradualmente estesa alle varie città e stati d’Italia, solo pochi individui e comunità privilegiate erano state ammesse a partecipare ai diritti e alle tutele dei cittadini della capitale. In effetti, il mondo non è ancora arrivato a riconoscere ai vinti alcun diritto. Ma questi Italici erano della stessa stirpe, lingua e religione dei loro conquistatori. Con il loro valore e il loro sangue, Roma si era assicurata il dominio del mondo mediterraneo. Eppure, distinzioni odiose e inaccettabili li separavano dai cittadini della capitale. Un soldato romano non poteva essere flagellato; ma un italico poteva essere frustato a morte; e spesso ciò avveniva e senza che neppure vi fosse una reale colpa o senza che, in caso di torto ai suoi danni, gli fosse resa giustizia o riparazione. Naturalmente gli Italici si lamentavano amaramente di dover lottare per il mantenimento di un impero nella gestione del quale non avevano alcuna voce in capitolo e sotto le leggi del quale non trovavano protezione.

Il generale romano si rivolge alle sue truppe

I socii ora reclamavano la tutela del diritto e le immunità e i privilegi degli stessi cittadini romani. La richiesta fu ostinatamente contrastata sia dal partito aristocratico che da quello popolare di Roma. Alcuni, tuttavia, riconobbero la legittimità di queste rivendicazioni degli italici. Il tribuno Marco Livio Druso  sostenne la loro causa, ma venne assassinato da una folla infuriata. Gli italici allora presero le armi e decisero di creare un loro stato rivale. Un paese chiamato Corfinium, tra gli Appennini, fu scelto come capitale della nuova repubblica e il suo nome cambiò in Italica. Il governo del nuovo Stato fu modellato su quello di Roma. Alla testa della repubblica furono posti due consoli e si formò un senato di cinquecento membri. Così, in un solo giorno, quasi tutta l’Italia a sud del Rubicone si sottrasse al dominio di Roma. Gli Etruschi, gli Umbri, i Campani, i Latini e alcune città greche furono gli unici Stati rimasti fedeli.

La cittadinanza romana concessa ai popoli italici.

La cittadinanza romana concessa ai popoli italici.

La grandezza del pericolo suscitò tutto il coraggio e il patriottismo dell’antica Roma. Aristocratici e democratici deposero i loro dissidi; Silla e Mario dimenticarono le loro crescenti animosità e combatterono coraggiosamente fianco a fianco per la salvezza della repubblica. Un esercito di 100.000 uomini fu radunato per affrontare una forza uguale per numero e disciplina, la quale era stata raccolta e organizzata dalla nuova confederazione. La guerra durò tre anni. Finalmente Roma estese prudentemente il diritto di cittadinanza ai Latini, agli Etruschi e agli Umbri, che fino a quel momento le erano rimasti fedeli, ma che ora cominciavano a mostrare segni di incertezza nella loro lealtà. Poco dopo offrì lo stesso a tutti gli italici che avessero deposto le armi entro sessanta giorni. Questa tardiva concessione alle loro giuste pretese pose praticamente fine alla guerra. Era stato un conflitto estremamente disastroso per la repubblica. Centinaia di migliaia di vite erano andate perdute, molte città erano state spopolate e vaste zone del paese erano rimaste desolate per via delle devastazioni che non mancano mai di caratterizzare le contese civili.

Negli anni successivi, sotto l’impero, i diritti di cittadinanza romana, che gli italici avevano ormai da poco conquistato, furono estesi a tutti i cittadini liberi delle varie provincie oltre i confini dell‘Italia.

 Nel prossimo episodio – > :    La Guerra Civile Romana tra Mario e Silla o Seconda Guerra Civile della Repubblica Romana fu un conflitto politico e militare che ebbe luogo negli anni 83 – 82 aC. a Roma e in Italia. Si oppone da un lato ai partigiani della fazione populares, guidata da Cinna, Carbonio, Sertorio e Caio Mario “il giovane” e dall’altro al clan degli ottimi, guidato da Silla, circondato da Crasso, Quinto Cecilio Metello Pio , e Pompeo.  

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