< – Nelle puntate precedenti:
Abbiamo visto passare sotto i nostri occhi la storia della civiltà micenea, la prima civiltà avanzata della Grecia continentale con i suoi palazzi, l’organizzazione urbana, le opere d’arte e il suo sistema di scrittura. Tra i centri di potere sorti al suo interno, spiccano Pylos, Tirinto e Midea nel Peloponneso; Orcomeno, Tebe e Atene nella Grecia centrale; Yolco in Tessaglia e Troia (strato VI di Troia) in Anatolia. Tuttavia, la città più interessante fu Micene, situata nell’Argolide. Fu durante l’epoca micenea che scoppiò la celeberrima guerra di Troia.
Soldati francesi con artiglieria da campo sulla collina delle Muse; sullo sfondo, l’Acropoli. – Atene, Grecia, Prima Guerra Mondiale, fotografia di Robert Vaucher, luglio 1917. – La guerra di Troia doveva sembrare alle antiche popolazione dell’Ellade come il primo grande conflitto che coinvolse le principali potenze del mondo allora conoscuto. Un po’ come per noi è la Prima Guerra Mondiale combattuta tra il 1914 e il 1918.
Storicità della guerra di Troia
In tempi antichi, l’Iliade è stata considerata come un resoconto autentico di un evento storico. La data caduta di Troia, città che controllava lo stretto dei Dardanelli, è stata indicata tra il 1334 e il 1135 a.C. Si tratta forse della Prima vera Guerra Mondiale della Storia. La maggior parte della vicenda si svolge dalla fine del XIII secolo all’inizio del XII secolo a.C. Gli scavi archeologici che portarono alla luce le rovine della Troia descritta da Omero iniziarono nel 1871. La storicità della guerra di Troia, cioè la questione se essa sia effettivamente avvenuta, se il poema omerico che la narra abbia avuto almeno un nucleo storico o sia opera di narrativa puramente fittizia, è questione ancora molto controversa tra i ricercatori ed è compresa nel dibattito generale su Troia, la sua identificazione e la sua ubicazione.
La ricchezza e le mura di Troia
Troia è una città perduta sia storica che leggendaria. Secondo la leggenda, gli dei greci Poseidone e Apollo costruirono le mura insormontabili di Troia durante il regno di Laomedonte. Troia era situata all’ingresso dell’Ellesponto, non lontano dal mare Egeo in Troade, Asia Minore, ai giorni nostri Turchia, Hissarlik. L’archeologo dilettante Il tedesco Heinrich Schliemann affermava di avere scoperto le rovine di Troia nel 1887. Anche se non possiamo essere assolutamente certi che la Troia omerica sia davvero esistita, gli scavi di Schliemann hanno portato alla luce immense ricchezze delle città di questa regione. Così le espressioni omeriche sulla “città di Priamo piena d’oro e di bronzo” sembrano corrispondere alla realtà. La città di Troia era quindi una fortezza inespugnabile e una città molto ricca che la rese un bersaglio per i suoi vicini, i greci, che dopo il “rapimento” della bella Elena da parte di Paride, ebbero finalmente un pretesto per attaccarla.
Poiché questa guerra era considerata dagli antichi greci come l’ultimo evento dell’età mitica o il primo evento dell’età storica, sono state fornite molte date diverse per la caduta di Troia. Di solito gli antichi si basavano sulla genealogia dei re. Erodoto ad esempio la colloca intorno al al 1250 a.C..
La gloriosa e ricca città descritta da Omero era stata in un primo tempo individuata da molti autori del ventesimo secolo nella Troia VI, distrutta intorno al 1275 a.C., probabilmente da un terremoto. La città successiva, Troia VII, fu distrutta invece intorno al 1180 a.C.; è stata a lungo considerata una città troppo povera e non idonea ad essere considerata una possibile Troia omerica; la campagna di scavi del 1988 l’ha riproposta invece come la candidata più probabile.
12 eroi greci
Dalla parte dei greci, conosciamo 12 eroi molto popolari che hanno preso parte al decennio di battaglie di questa guerra:
- Agamennone: capo dell’esercito greco.
- Menelao: fratello di Agamennone e marito di Elena, colei che fu rapitA da Troia e che fu causa del conflitto.
- Achille: il più grande eroe di questa guerra. È stato ucciso da Paride.
- Patroclo: il migliore amico di Achille. Viene ucciso da Ettore.
- Neottolemo: figlio di Achille, che ebbe l’onore di conquistare Troia.
- Ulisse: il più astuto dei greci e ideatore del famoso cavallo di Troia.
- Diomede: migliore amico di Ulisse.
- Calcante: l’indovino della spedizione contro Troia.
- Aiace “il giovane”: violentò una principessa troiana, Cassandra.
- Aiace “il Grande”: il miglior guerriero dopo Achille, che finisce per suicidarsi.
- Filottete: custode delle armi di Eracle che furono essenziali per la presa di Troia.
- Nestore: il più saggio dei greci.
I 7 eroi troiani
- Priamo: re di Troia, ma troppo vecchio per combattere.
- Ettore: primogenito di Priamo e capo dell’esercito di Troia, fu ucciso da Achille.
- Paride: fratello minore di Ettore, ucciso da Filottete.
- Enea: figlio di Anchise e della dea Afrodite, sposo di Creusa e padre di Ascanio.
- Eleno: figlio di Priamo, è il fratello gemello di Cassandra e indovino della città di Troia.
- Cassandra: figlia di Priamo, violentata da Aiace “il giovane”.
Espressioni metaforiche relative all’Iliade:
Anche senza conoscere tutti i dettagli della guerra di Troia, la maggior parte di noi ha familiarità con espressioni relative al ciclo dell’Iliade e ai suoi significati. La più famosa è certamente quella del “cavallo di Troia”, ma anche “il pomo della discordia” e “il tallone d’Achille” sono molto note e si riferiscono a momenti rilevanti nel corso della guerra di Troia.
Il cavallo di Troia
L’origine di questa metafora deriva direttamente dalla leggenda legata a questa guerra. Per sconfiggere Troia, i greci idearono uno stratagemma con l’aiuto degli dei. Un enorme cavallo di legno in cui Odisseo (Ulisse) si nascose insieme a dei soldati, lasciando credere ai troiani che si trattasse di un dono da portare dentro le mura della città e che essi avessero dunque vinto la guerra. Dopo aver celebrato la vittoria, scesa la sera, i Troiani festeggiarono e si ubriacarono. Così durante la notte, i guerrieri greci uscirono dal cavallo e presero Troia con questo stratagemma. Il termine “cavallo di Troia” può essere utilizzato in senso figurato; l’espressione significa infiltrarsi in un gruppo per distruggerlo dall’interno. Nel contesto informatico, un virus può anche essere chiamato trojan o trojan horse quando è ad esempio nascosto nelle e-mail; una volta aperto questo messaggio, il computer è infettato e se ne può assumere il controllo o carpire da esso informazioni o i nostri dati personali.
Pomo della Discordia
L’origine di questa espressione deriva dalle leggende della mitologia greca, proprio nella parte che tratta le origini remote della guerra di Troia. La metafora del “pomo della discordia” è spesso usata per riferirsi all’ oggetto di un litigio o di una contesa o il motivo che ha scatenato questa contesa.
Il tallone d’Achille
Il “tallone d’Achille” prende il nome dall’eroe greco più famoso, che, secondo la mitologia greca, fu immerso da sua madre Teti nel fiume Stige per renderlo invulnerabile. Ma la Dea lo tenne sù per il tallone mentre lo bagnava nelle acque e per questo motivo esso restò l’unico punto debole del suo corpo. Più tardi nel corso della Guerra di Troia, Achille verrà ucciso a causa di una freccia avvelenata guidata da Apollo e che lo colpirà proprio al calcagno. Il “tallone d’Achille” è una frase usata dunque come espressione metaforica e indica l’unico punto debole di qualcuno o di qualcosa.
Le cause della guerra
La dea Discordia come Maleficent
Per quel che i poeti ne raccontano, bisogna risalire fino al Cielo, per ritrovare l’origine e la causa di questa guerra tanto famosa quanto famigerata.
Avendo voluto Zeus (Giove) dare in sposa la sua prediletta Teti a Pelèo figlio di Eaco Re della Ftiotide in Tessaglia, si celebrarono tali nozze (dalle quali sarebbe poi nato il prode Achille) allestite in pompa magna e con molti Divinità come invitati.
Eris, La dea dellla Discordia, offesa per non esservi stata invitata, gettò un pomo d’oro nella sala della festa, che recava scritto sopra un motto “alla più bella”.
Ed Ecco sorgere una disputa fra Era (Giunone), Atena (Minerva) e Afrodite (Venere) che gareggiavano in bellezza, a dirimere la quale fu eletto da Zeus, in qualità di giudice, Paride, detto anche Alessandro, per stabilire a quale delle tre Dive spettasse il pomo.
Paride e la prima Miss universo
Paride, benchè figlio di Priamo re di Troia e di Ecuba, era stato allora assegnato alla custodia dei suoi armenti sul monte Ida, confinato là dalla madre, senza che Priamo lo sapesse. Giacchè era stato predetto, mentre Ecuba ne era incinta, che il bambino sarebbe stato causa di rovina alla patria: e perciò la madre aveva ordinato ad Archelao che una volta nato il bambino, questi venisse ucciso; ma questo ufficiale di Priamo, toccato da compassione, lo consegnò invece ad alcuni pastori, che raccoltolo, lo salvarono dalla morte.
Egli dunque crebbe come un bellissimo ragazzo, tanto che il re Priamo, al quale giunse notizia di questo giovane dall’aspetto così splendido, volle vederlo. Il sovrano ne restò colpito a tal punto che, malgrado la minaccia dell’oracolo e avendo nel frattempo saputo che gli era suo figlio, ebbe il desiderio di volerlo tenere presso di sé nella reggia. Prima che ciò accadesse, Hermes (Mercurio) aveva condotto al cospetto del giovane le tre dive, per aver sentenza circa la loro bellezza da questo fortunato pastore, il quale ciascuna di esse tentò di corrompere a suo modo: chi promettendogli sommi onori come Era, chi somma sapienza come Atena, fino ad Afrodite, che gli offrì la più bella donna che vivesse allora sulla terra.
Il pomo venne aggiudicato a quest’ultima. Era e Atena giurarono vendetta per l’oltraggio ricevuto e mantennero davvero la parola. Ma anche Afrodite onorò fedelmente la sua promessa: infatti, una volta partito Paride per la Grecia, come messaggero del padre, lì ebbe occasione di vedere Elena, la più bella tra le donne di quei tempi. Il giovane se ne innamorò a prima vista e, aiutato dalla Dea dell’Amore, riuscì a far breccia nel cuore della donna; in assenza del marito Menelao, riuscì dunque a portarla con sé a Troia.
Quando il gioco si fa duro…
Agamennone, il fratello cornuto e l’ira di una dea
L’offesa fatta a Menelao mise in scompiglio tutta la Grecia, i cui principi giurarono di assecondare il desiderio di vendetta del re di Sparta. Dopo alcune inutili ambascerie, si decise quindi di portar la guerra a Troia, ed in seguito a lunghi preparativi, fu ordinata in Argo la rassegna dei combattenti.
Odisseo prova ad invocare l’infermità mentale…
Odisseo, re di Itaca, si era appena sposato con Penelope e gli era nato un figlio, Telemaco. Come tutti i sovrani greci fu convocato anche lui per partecipare alla guerra. Per evitare di partire, pose in atto la messa in scena della sua follia, cominciando a seminare sale per i campi e la sulla spiaggia e spingendo l’aratro. Palamede, re di Nauplia, fu inviato ad Itaca per verificare l’effettivo stato di salute mentale di Odisseo; quindi prese il piccolo Telemaco e lo gettò di fronte al padre che rischiò di travolgere il piccolo con l’aratro, riuscendo ad evitare la morte del bambino solo con una brusca sterzata. Questo gesto dimostrò che egli in realtà era sano di mente e dunque egli fu costretto a partire.
Cominciamo male…
L’armata greca, per via di un errore di navigazione, approda due anni dopo il rapimento di Elena, in Misia, non lontano da Elea. I greci affrontano dapprima Telefo, re di Misia appunto e figlio di Eracle, che, allarmato dallo sbarco di un esercito così imponente, inviò contro di esso le proprie truppe. Dopo aspri combattimenti, Telefo scopre chi sono i capi dell’esercito nemico e le ostilità cessano. La flotta greca tornò a casa dopo questa prima spedizione e vi si riposò per ben otto anni. Questa prima spedizione è narrata nei Cypria o Canti Ciprii, un poema epico del ciclo troiano, attribuito a Stasino e composto nel VII secolo a.C. Questo poema epico è quasi del tutto perduto, ma lo conosciamo anche attraverso un riassunto trasmessoci molto più tardi nella Crestomazia di Proclo nel II secolo d. C.
Ci riprovano, ma Artemide è di cattivo umore…
Questa bella armata, radunatasi di nuovo in Aulide incontrò un nuovo ostacolo da parte del mare, dove regnando una calma piatta, non c’erano le condizioni per varcare l‘Ellesponto.
Si fece ricorso quindi a Calcante, celebre indovino, il quale rispose a nome degli Dei, che la flotta non avrebbe avuto giammai il vento a favore, se prima non si fosse placato lo sdegno di Artemide (Diana) contro Agamennone, fratello di Menelao e capo supremo delle armate greche, il quale aveva ucciso, durante una partita di caccia, una cerva cara alla dea: questo delitto non si poteva espiare, se non col sangue di una principessa della famiglia del colpevole.
Il sacrificio di Ifigenia
Agamennone, cinico, insensibile e ambizioso (o forse solo costretto dalle circostanze), si mostrò subito pronto a sacrificare sua figlia Ifigenia alla collera della Dea (sordo alle vane suppliche della moglie e madre della fanciulla, Clitennestra, che successivamente proverà odio e desiderio di vendetta nei confronti del marito). Attirata la fanciulla con la menzogna delle celebrazione delle sue nozze con Achille, ella fu sacrificata barbaramente sull’altare sacro. Artemide, secondo un’altra versione del mito, accontentatasi cosi dell’offerta, pose sull’altare, con un divino prodigio, in luogo della fanciulla, una cerva e trasportò Ifigenia nella Tauride, destinandola ad assistere ai suoi altari. Si disse poi che questa ragazza venne successivamente liberata dal fratello Oreste.
Senza altri riti e scongiuri la guerra non si vince
I Greci fecero finalmente vela verso la città di Priamo, trovando qui i Troiani ben disposti a riceverli, tanto che per il corso di ben nove anni la fortuna delle armi arrise di volta in volta da una parte o dall’altra.
La presa di Troia, accadde nel decimo anno di quella guerra, ma non dipese soltanto dal coraggio degli aggressori, ma dall’adempimento ancora di molti eventi predisposti dal Fato.
In primo luogo doveva trovarsi nell’armata uno dei discendenti di quell’Eaco che aveva in compagnia di Apollo e di Poseidone contribuito ad edificare le mura di Troia. Achille discendeva da questo principe: ma Teti, sua madre sapendo, che il figlio sarebbe morto nell’assedio, lo camuffò con vesti femminili e, datogli il mentito nome di Pirra, lo inviò alla corte di Licomede re di Sciro, fra le damigelle di Deidamia sua figlia.
Odisseo (Ulisse) il più astuto e prudente fra i Greci, s’incarico di condurre Achille alla guerra. Si travestì durante il viaggio ed introdottosi come gioielliere nella reggia di Licomede, espose alle donne vari oggetti preziosi, fra i quali aveva intenzionalmente messo delle armi. A tal vista Achille sentì ridestarsi in sé gli spiriti della guerra e tradì egli stesso la sua identità. Odisseo allora, colta l’occasione, parlò con forza a questo giovane Eroe, rammentandogli quanto fosse preferibile la gloria ad una vita così vergognosa e inducendolo così a venir via con lui a combattere per la patria.
Un altro decreto del fato prescriveva che si cercassero le freccie lasciate da Eracle, per ottenere le quali bisognava condurre al campo Filottete, che i Greci avevano vergognosamente abbandonato ferito sull’isola di Lemno.
Filottete infatti era stato morso al piede da un serpente, nella prima spedizione verso Troia, durante una sosta in cui lui e il suo equipaggio si fermarono nell’isola Crise. La ferita diventò ben presto infetta e maleodorante. Agamennone e Ulisse lo avevano quindi abbandonato a Lemno.
Filottete sopravvisse cacciando uccelli con le frecce d’Eracle. Odisseo quindi ruscì a ricondurre anche lui a Troia.
Ma la più difficile tra le condizioni imposte dal Fato, c’era quella di portar via da Troia una statuetta di Atena chiamata Palladio , in cui era riposta la salvezza della città. Odisseo, che si prestava ad ogni ardita impresa, con la sua destrezza e con l’aiuto di Diomede, riuscì altresì a sottrarre la preziosa reliquia. Impedi nello stesso tempo che i cavalli di Reso, re della Tracia bevessero nel fiume Xanto. Trovò poi il modo di far partecipare all’assedio anche Telefo figlio di Eracle (che abbiamo incontrato già nel corso della prima spedizione) il quale poiché era stato ferito da Achille con un colpo di lancia, era divenuto un nemico dichiarato dei Greci. E poichè questi non poteva guarire, se non coll’aiuto di quella lancia stessa , il saggio re d’Itaca lo curò disinfettando la ferita dalla ruggine.
Dopo di te, prego…
L’indovino Calcante predisse che il primo greco che fosse sbarcato a Troia, sarebbe stato anche il primo a cadere, e costui fu Protesilao, re di Filache, che dopo aver ucciso diversi troiani fu abbattuto da Ettore. Achille invece scese solo in seguito scontrandosi con Cicno, figlio di Poseidone.
L’assedio di Troia da parte degli Achei andò avanti per nove anni. Le notizie su questo lungo periodo sono molto scarse, tanto da far sollevare dubbi sulla effettiva durata del conflitto, che secondo alcuni studiosi, sarebbe invece durato solo un anno.
Tucidide, storico greco,accenna ad un’ improvvisa mancanza di fondi per portare avanti la spedizione, tanto che i Greci furono costretti a dirottare temporaneamente le loro forze nel saccheggio delle città alleate di Troia e in quelle della Tracia. Troia non venne ancora assediata in tutto questo periodo, riuscendo a chiedere rinforzi ai popoli dell’Asia minore. Lo stretto dei Dardanelli era sotto il controllo greco, mentre i Troiani mantenevano Abido e Sesto, garantendosi così i contatti in Europa.
Achille Rambo
Achille conquistò molte città tra cui Lirnesso e Pedaso. L’eroe uccise anche Troilo, figlio di Priamo: una profezia diceva che se il ragazzo avesse raggiunto il ventesimo anno di età, la città non sarebbe mai stata presa.
Come bottino di guerra Achille ottenne Briseide di Lirnesso mentre Agamennone ebbe Criseide, di Tebe. Achille catturò Licaone, figlio di Priamo, facendolo vendere come schiavo, Questi venne poi riscattato e inviato di nuovo a Troia, dove trovò la morte per mano sempre di Achille. All’eroe greco più famoso sono attribuite anche la spedizione contro il regno di Cilicia, dove uccise Eezione e i suoi figli.
Aiace Terminator
Aiace, il secondo più valoroso eroe greco dopo Achille, attaccò i regni della Tracia, assediando la città di re Polimestore nel Chersoneso, quindi invase le città della Frigia, uccidendo in combattimento re Teleuto e catturandone la figlia Tecmessa come schiava. Infine disperse le greggi troiane sul monte Ida e nelle campagne.
Gli “ammazzauomini” ora ammazzano il tempo
Achille e Aiace si presero poi una pausa e decisero di giocare fra di loro una partita di petteia, un antico gioco che era qualcosa tra gli scacchi, la dama e il backgammon. I due erano talmente presi dal gioco che si scordarono di stare proprio in mezzo ad una sanguinosa battaglia. I Troiani riuscirono comunque a raggiungerli ma fu Atena in persona a dar loro una bella strigliata e quindi a salvarli.
Odisseo fa fuori Palamede
Odisseo, fu inviato in Tracia a procacciare provviste, ma la sua missione fallì. Palamede cominciò a sfotterlo pesantemente, tanto che il re di Itaca, esasperato, sbottò in un “provaci tu allora, visto che sei tanto bravo!”. Palamede disse “andata!” schioccando la lingua, puntando l’indice contro Odisseo e facendogli l’occhiolino: in poco tempo egli tornò con un’intera nave piena di grano.
Inutile dire che Odisseo si rose il fegato e tutto quello che c’è intorno, anche perché aveva diversi conti in sospeso con Palamede. Con l’aiuto di complici quindi, fece scrivere una falsa lettera di Priamo indirizzata proprio a Palamede e la nascose nella tenda dell’avversario insieme a un grosso sacco pieno d’oro. Ovviamente la lettera e l’oro furono presto scoperti e Agamennone ordinò l’immediata esecuzione di Palamede (il quale stava sulle scatole pure a lui) per alto tradimento.
Continuate a seguirmi, perché nel prossimo articolo parliamo dell’Ira di Achille, dell’Assemblea degli Dèi dell’Olimpo e del loro intervento in battaglia, di Aiace, di Patroclo, di Ettore, del Cavallo di Legno naturalmente, e di altro ancora…