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TROIA: LA VERA WW I

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Rossana Podestà protagonista di “Elena di Troia” di Robert Wise, 1956

Cosa c’è di vero in tutto ciò?

La guerra di Troia ha una base storica? La domanda non ha ancora una risposta certa e definitiva. Si ritiene che i racconti di Omero siano ispirati a diverse guerre avvenute realmente tra i Greci e le zone dell’Anatolia durante periodo miceneo. Già nell’antichità si discuteva sulla storicità dell’evento: la maggior parte dei greci riteneva che la guerra di Troia fosse realmente accaduta, oppure che Omero avesse esaltato e amplificato uno dei tanti conflitti dell’epoca. Tucidide ritiene questa guerra un fatto storico, ma dubita di alcuni particolari descritti da Omero.

Il mondo scientifico generalmente oggi ritiene che la guerra di Troia possa avere una base reale, al netto però delle invenzioni poetiche di Omero.

Wilusa e gli Ittiti

Alcuni studiosi hanno ravvisato dei parallelismi tra la vicenda di Troia e i documenti degli antichi ittiti e dell’Antico Egitto, contemporanei ai fatti di Omero.

Gli ittiti, dominavano l’Anatolia nel II° millennio a.C., e alcuni documenti parlano del regno di Ahhiyawa, uno stato miceneo, situato oltre il mare Egeo, che controllava anche Millawata, forse Mileto, colonia achea.

Altri documenti riferiscono della confederazione di Assuwa: 22 città dell’area Arzawa (Anatolia Ovest), compresa la città di Wilusa, forse la Troia omerica.

Wilusa viene da molti identificata con Troia: città-stato realmente in posizione strategica per i commerci posta sullo stretto dei Dardanelli e ambita dai Micenei. I testi ittiti narrano di una guerra tra Ittiti e Ahhiyawa con Wilusa coinvolta, databile intorno al 1285-80 a. C. e quindi anche compatibile con la leggenda. Un esercito Acheo attaccò ed espugnò Wilusa.

Successivamente fu stipulato il trattato del re Alaksandu (1280 a.C.) un nome simile a quello che Omero ci fornisce di Paride (che non è chiamato così nel poema), il figlio di Priamo, cioè Alessandro.

Forse alla base della leggenda della guerra contro Troia vi sono vari conflitti avvenuti tra l’impero ittita, i re Ahhiyawa e gli regni Arzawa (Assuwa).

Questa teoria è compatibile lo sbarco in Misia, le spedizioni di Achille nel nord dell’Egeo, le guerre in Tracia e Frigia di Aiace . Risulta anche una notevole somiglianza fra i nomi dei cosiddetti Popoli del Mare descritti in documenti dell’Antico Egitto e i nomi degli alleati di Troia.

Il filologo Joachim Latacz identifica gli “Achaioi” dell’Iliade con gli abitanti di Ahhiyawa. Egli ipotizza che con ogni probabilità l’Iliade abbia conservato attraverso esametri orali, il ricordo di uno o più atti di aggressione perpetrati dagli Ahhiyawan contro Wilusa nel XIII secolo a.C.

Diomede e Atena – Incisione (1795) di Tommaso Piroli (1752-1824) su disegno (1793) di John Flaxman (1755-1826).

Altre ipotesi

Eusebio di Cesarea collocava i fatti della guerra di Troia settecento anni prima di Mosè e i successivi autori medioevali continuarono a considerare gli eventi della guerra di Troia come storici. La pseudo-genealogia di Geoffrey di Monmouth tracciava un’origine troiana per le discendenze britanniche reali nella Historia Regum Britanniae. La discendenza merovingia da un antenato troiano era stata codificata in un mito letterario stabilito per la prima volta nella cronaca di Fredegar, secondo cui i Franchi erano di stirpe troiana e adottarono il loro nome dal re Francio, che costruì una nuova Troia sulle rive del fiume Reno (l’ odierna Treves ). Tuttavia, anche prima della cosiddetta età dei lumi del XVIII secolo, questa concezione della storia medievale fu messa in dubbio da Blaise Pascal: “Omero scrisse un romanzo, poiché nessuno suppone che Troia e Agamennone siano esistiti più delle mele delle Esperidi. Non aveva intenzione di scrivere la storia, ma solo di divertirci.”  Nel corso del XIX secolo le storie di Troia furono svalutate come favole anche da George Grote.

Alcuni archeologie e storici, in particolare Moses I. Finley, hanno sostenuto che nessuno degli eventi nelle opere di Omero possa essere considerato un fatto storico. Un’unica guerra durata dieci anni sarebbe improponibile, poiché in quelle epoche le popolazioni erano piuttosto in uno stato di conflitto perenne. Egli osservò anche che sia l’episodio dell’incursione in Elide ordinata da Nestore con la conseguente razzia di bestiame (cosa che era di fatto una consuetudine in epoca micenea) sia la scena dove Elena indica a Priamo i capi achei sul campo di battaglia, siano una dimostrazione di come brani del nucleo originale della storia siano stati conservati dopo che la leggenda della guerra era stata gonfiata nelle versioni successive, fino ad arrivare ad estendere la durata del conflitto ad un decennio, in un contesto in cui i due fatti citati erano ormai diventati razionalmente incongrui.

On the Sea-Beat Shore, Where Thracians Tame Wild Horses from Alexander Pope, Homer’s Iliad. Dipinto di William Calderon, 1905 

Finley, per il quale la guerra di Troia è “un evento senza tempo che fluttua in un mondo senza tempo”, analizza la questione della storicità del poema, al di là dei dettagli narrativi inventati, enucleando cinque elementi essenziali:

  • Troia fu distrutta da una guerra.
  •  
  • I nemici di Troia erano una coalizione di eserciti della Grecia continentale.
  •  
  • Il capo della coalizione era un re di nome Agamennone.
  •  
  • La signoria di Agamennone fu riconosciuta da tutti gli altri capi.
  •  
  • Anche Troia era a capo di una coalizione militare di alleati.

Finley però non trova alcuna prova storica per nessuno di questi elementi.

A parte i dettagli narrativi, Finley ha rilevato che, a parte qualche correlazione tra toponimi omerici e siti micenei, c’è anche il fatto che gli eroi vivevano in palazzi (oikoi) sconosciuti ai tempi di Omero e che l’elenco degli errori storici nel poema, è molto lungo, come ad esempio l’uso dei carri da battaglia, non utilizzati come armi di sfondamento, come sarebbe da aspettarsi all’epoca dei fatti narrati, ma semplicemente per trasportare i guerrieri sul campo di battaglia; oppure l’usanza descritta di cremare i cadaveri, mentre i micenei costruivano piuttosto grandi tombe, la descrizione poi delle armature, non in linea con quelle dell’epoca e la descrizione di templi dedicati alle divinità, quando i micenei invece non ne costruirono mai nessuno.

Negli ultimi anni gli studiosi hanno anche supposto che i poemi di Omero possano essere una sintesi di storie greche molte antiche, di vari assedi e spedizioni dell’età del bronzo, fuse insieme nella memoria greca durante i “secoli bui” che seguirono la fine della civiltà micenea. In questa prospettiva, non sarebbe mai esistita nessuna reale città storica chiamata Troia: il nome deriva forse da un popolo chiamato Trois,  dal nome di “Trōs” (in greco antico: Τρώς, Trós) un mitico re. Quindi “Troiano” deriva dalla parola “Trōis” che significa, nipote del fondatore. Questo popolo probabilmente viveva nella Grecia centrale. L’identificazione della collina di Hissarlik come Troia è, in questa prospettiva, uno sviluppo tardivo, a seguito della colonizzazione greca dell’Asia Minore durante l’VIII secolo a.C.

Vale anche la pena confrontare i dettagli della narrazione omerica con quelli della più antica letteratura mesopotamica, in particolare l’ Epopea di Gilgamesh. I nomi, le scene e anche le parti principali della storia sono sorprendentemente simili (specie la vicenda di Achille e Patroclo). Alcuni accademici ritengono che la scrittura sia arrivata per la prima volta in Grecia dall’oriente, tramite le rotte del commercio, e che questi poemi più antichi furono usati per dimostrare le potenzialità della scrittura, influenzando così pesantemente la prima letteratura greca.

Un’altra scuola interpretativa, vele in Omero l’erede di una tradizione ininterrotta di poesia epica orale che risale a circa 500 anni prima dell’epoca micenea. Il nucleo del poema potrebbe rappresentare una campagna storica avvenuta al debutto dell’era micenea o anche prima. Molto materiale leggendario può essere stato aggiunto in seguito, ma in questa prospettiva è significativo chiedere prove archeologiche e testuali corrispondenti agli eventi menzionati nell’Iliade . Un tale sfondo storico spiegherebbe la conoscenza geografica degli Hisarlıke il territorio circostante, che in alternativa si sarebbe potuto ricavare al tempo di Omero visitando il sito. Alcuni versi dell‘Iliade sono stati discussi come antecedenti al tempo di Omero e potrebbero risalire all’era micenea. Tali versi si adattano al metro del poema solo se alcune parole sono pronunciate con un suono /w/, che era scomparso dalla maggior parte dei dialetti della Grecia nel VII secolo a.C.

La guerra di Troia non si farà, di Jean Giraudoux. Scritta nel 1935, l’anno delle leggi razziali di Hitler Ettore, reduce dall’ennesima guerra e desideroso di pace, ha convinto Paride a restituire Elena al marito Menelao per evitare lo scontro con i Greci. Ma il re Priamo e il poeta Demokos sostengono che la donna deve restare a Troia, costi quel che costi. Si cerca un nuovo casus belli. l’opera di Giraudoux termina dove comincia l’Iliade. Un enigmatico ed inquietante dono viene lasciato dai greci, destinato a diventare l’emblema dell’inganno e della fatalità che ogni guerra ha in sé.

Come accennato in precedenza, tuttavia, è molto probabile che la tradizione omerica contenga elementi di fatto storici ed elementi di finzione intrecciati tra di loro. Omero descrive un luogo, presumibilmente nell’età del bronzo, con una città. Questa città era vicino al monte Ida nel nord-ovest della Turchia. Una tale città esisteva, sul tumulo di Hissarlik.

Inoltre, il Catalogo delle navi menziona una grande varietà di città, alcune delle quali, tra cui Atene, furono abitate sia nell’età del bronzo che ancora al tempo di Omero, e altre, come Pylos , che non furono più ricostruite dopo l’età del bronzo. Ciò suggerisce che i nomi di città non più esistenti fossero il ricordo di un tempo più antico, perché altrimenti è improbabile che Omero sarebbe riuscito a nominare con successo un elenco diversificato di importanti città dell’età del bronzo che erano, ai suoi tempi, ridotte ormai solo a pochi isolati di macerie in superficie, spesso senza nemmeno avere più dei veri e propri nomi. Inoltre, le città enumerate nel Catalogo sono riportate in gruppi geografici, il che rivela una solida conoscenza della topografia egea. Alcune indizi invece sono equivoci: localizzare il palazzo dell’età del bronzo di Sparta, la casa tradizionale di Menelao, sotto la città moderna, è stata una sfida, sebbene gli archeologi abbiano scoperto almeno un sito di epoca micenea a circa 12 km da Sparta.

Allo stesso modo, nelle tavolette micenee greche in lineare B , compaiono alcuni nomi omerici, tra cui Achille (lineare B: ???? , a-ki-re-u ), un nome comune anche in epoca classica, annotato sulle tavolette sia da Cnosso che da Pilo . L’Achille della tavoletta in lineare B è un pastore, non un re o un guerriero, ma il fatto stesso che il nome sia un autentico esempio di quelli utilizzati durante dell’età del bronzo è significativo. Questi nomi nei poemi omerici presumibilmente ricordano, anche se non necessariamente, dei personaggi specifici, almeno riferiti ad un’epoca più antica, in cui i nomi delle persone non erano gli stessi di quando furono scritti i poemi omerici. Alcuni elementi della storia riportati sulle tavolette, compaiono anche nell’Iliade.

Un’altra teoria affermata, tra gli altri prima da Barry Strauss e Louis Godart, immagina invece i Troiani come genti di lingua greca, affine o identica ai micenei, anche se presumibilmente influenzata culturalmente e linguisticamente dalle vicine civiltà anatoliche. Questa teoria si basa sulla conquista, cronologicamente sincronica, di Ilio e dei siti del Peneloponneso, che in quel caso è attribuita all’arrivo degli Achei/Micenei in Grecia. Soprattutto trae origine da Omero e dalle fonti classiche, in cui non vi è una forte differenziazione linguistica, culturale, etnica o di cultura materiale tra Greci e Troiani, come essenzialmente confermato dalle ricerche archeologiche e dall’analisi dei nomi di persone comuni ritrovate nei documenti di Lineare B, dove accanto ad Achille e ad altri nomi “tipici” degli eroi greci dell’Iliade, abbiamo anche Ettore e Priamo. Ma allo stato attuale della ricerca l’origine etnica e le parentele linguistiche dei troiani non sono determinabili con certezza.

Troia, romanzo di Gisbert-Haefs, 2001. In questo libro l’autore racconta la caduta di Troia in una nuova dimensione in cui sono gli uomini, e non gli dei, a fare la storia. La proverbiale astuzia di Ulisse sconfina nel cinismo più bieco, il coraggio senza macchia di Achille è accompagnato da una dose di brutale razzismo, la debolezza di Menelao da una personalità noiosa e codarda e, per finire, il vergognoso rapimento di Elena è più una fuga volontaria di una donna in cerca di emozioni. La guerra viene presentata come un conflitto tra potenze economiche commerciali per il controllo di un’importante via di comunicazione e l’intera vicenda è vista con gli occhi di un gruppo di mercanti assiri, i veri protagonisti del romanzo.

Nel novembre 2001, i geologi John C. Kraft dell’Università del Delaware e John V. Luce del Trinity College di Dublino hanno presentato i risultati  delle indagini sulla geologia della regione iniziate nel 1977. I geologi hanno confrontato la geologia attuale con i paesaggi e le caratteristiche costiere descritte nell’Iliade e in altre fonti classiche, in particolare la Geografia di Strabone . La loro conclusione è stata che c’è una regolare coerenza tra la posizione di Troia come Hissarlik (e altre località come il campo greco), le prove geologiche e le descrizioni della topografia e i resoconti della battaglia nell’Iliade .

Omero nel Baltico

Nel 1995, l’ingegnere nucleare Felice Vinci, pubblica il saggio Omero nel Baltico; l’autore vi presenta la sua personale teoria sulla Guerra di Troia, i cui fatti sarebbero ambientati in realtà non nel Mediterraneo orientale, come da tradizione, ma nei mari dell’Europa settentrionale, cioè nel Mar Baltico e nel nord Atlantico. Il libro ha avuto vasta risonanza nei media e ha sollevato molte discussioni in ambito accademico. Ma la maggior parte degli studiosi non ritiene che ci siano basi sufficientemente concrete per accettare questa interpretazione.

(libera rielaborazione e riscrittura da “Breve corso di mitologia elementare” di Saverio Giordano, 1851; con successive aggiunte e integrazioni in particolare dalla versione inglese di Wikipedia)

 Nel prossimo episodio – > :   l’Iliade e l’Odissea sono stati ben più che dei semplici poemi epici: hanno costituito un ponte tra l’epoca preistorica di Tirinto e Micene e quella storica di Sparta e Atene. Sulla base della memoria della “Micene d’oro” fu fondata tutta la futura società e spiritualità greca.

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