L’importanza della retorica nella società greca antica: Svelare i segreti della persuasione
Nell’antica società greca, la retorica occupava una posizione di estrema importanza ed era considerata un’abilità vitale per gli individui in cerca di potere, influenza e successo. Era una forma d’arte che andava oltre la semplice comunicazione; era uno strumento per persuadere, manipolare e convincere gli altri delle proprie idee o convinzioni. I Greci riconoscevano che il potere delle parole poteva condizionare le opinioni, influenzare le emozioni e, in ultima analisi, determinare il corso degli eventi.
Celebri Sofisti
Protagora di Abdera
- Nascita: Circa 490 a.C.
- Morte: Circa 420 a.C.
- Biografia: Protagora fu un celebre sofista originario di Abdera. Viaggiò ampiamente per insegnare retorica e relativismo. La sua affermazione più nota è “L’uomo è la misura di tutte le cose”, sottolineando l’importanza della percezione individuale nell’interpretazione della realtà.
- Pensiero: Protagora è famoso per il suo relativismo, che sottolinea che ogni individuo ha la propria verità soggettiva. Questo concetto ha influenzato l’etica e la filosofia morale, innescando dibattiti sulla natura del bene e del male.
Gorgia di Leontini
- Nascita: Circa 483 a.C.
- Morte: Dopo il 380 a.C.
- Biografia: Gorgia fu un sofista e retore originario di Leontini. Viaggiò in tutta la Grecia per insegnare retorica ed eloquenza. Sebbene le sue opere siano andate perdute, il suo stile eloquente lo rese una figura di spicco nella filosofia dell’epoca.
- Pensiero: Gorgia è noto per il suo nichilismo e scetticismo filosofico. Ha discusso argomenti come il non-essere ed ha esplorato la retorica come strumento per persuadere e influenzare.
Prodico di Ceo
- Nascita: Circa 465 a.C.
- Morte: Dopo il 390 a.C.
- Biografia: Prodico era un sofista rinomato per la sua profonda comprensione delle parole e delle loro sfumature. Consigliò politici ed aristocratici e viaggiò ampiamente in Grecia.
- Pensiero: Prodico si concentrava sulla semantica e sull’importanza dell’uso accurato delle parole. I suoi insegnamenti ruotavano intorno al significato delle virtù e dei concetti morali, offrendo interpretazioni ricche.
Ippia di Elide
- Nascita: Circa 450 a.C.
- Morte: Dopo il 390 a.C.
- Biografia: Ippia era un sofista e uno dei primi polistratici, insegnanti che coprivano molte discipline. Era noto per la sua vasta conoscenza e il suo stile di vita eccentrico.
- Pensiero: Ippia era interessato a vari campi, tra cui matematica, astronomia e filosofia politica. Nonostante la mancanza di opere sopravvissute, il suo impatto sulla filosofia dell’epoca fu significativo.
Antifonte di Ramnunte
- Nascita: Circa 480 a.C.
- Morte: 411 a.C.
- Biografia: Antifonte fu un sofista e retore ateniese. Fu coinvolto nella politica e accusato di tradimento. Fu giustiziato dal regime oligarchico.
- Pensiero: Antifonte si concentrava su argomenti legali, politici ed etici. Sostenne che la legge umana derivasse dalla natura e dall’ordine universale. Fu un sostenitore dell’antropologia filosofica e affrontò questioni sulla natura dell’uomo e della società.
La retorica svolgeva un ruolo importante in politica, dove l’abilità nel parlare in pubblico era molto apprezzata. Chi possedeva l’eloquenza aveva la capacità di affascinare il pubblico e di ispirare l’azione. Nell’Atene democratica, dove le decisioni venivano prese collettivamente dai cittadini in assemblea, un’efficace capacità oratoria era essenziale per i politici per ottenere il sostegno alle loro proposte. La capacità di creare argomenti persuasivi permetteva agli individui di salire nei ranghi sociali e politici.
Inoltre, la retorica si estendeva oltre la politica ad altri settori della società greca, come i tribunali e l’istruzione. Nei procedimenti legali, gli oratori esperti potevano difendere o accusare con successo gli individui utilizzando tecniche persuasive che avrebbero influenzato giudici e giurie. Allo stesso modo, l’istruzione poneva grande enfasi sulla retorica come mezzo per formare le giovani menti all’arte della persuasione. I segreti del successo della persuasione non risiedono solo in argomentazioni intelligenti, ma anche nella comprensione della psicologia umana.
Gli antichi retori greci riconoscevano l’importanza di fare appello alle emozioni e alla ragione quando cercavano di persuadere gli altri. Utilizzavano vari espedienti retorici come il linguaggio metaforico, la ripetizione e le immagini vivide per evocare potenti risposte emotive da parte del pubblico. In definitiva, la retorica ha plasmato ogni aspetto della società greca antica – dalla politica ai tribunali e all’istruzione – consentendo agli individui dotati di capacità persuasive di esercitare un potere sui pensieri e sulle azioni degli altri.
La retorica ha avuto origine in Sicilia. Intorno al 475 a.C., il maestro Corax, allievo di Empedocle, ne propose la prima definizione in un manuale di precetti pratici da utilizzare nelle controversie. Il suo discepolo Tisias (460-400 a.C.) trasformò la retorica in un mezzo per difendere qualsiasi causa davanti alle grandi giurie popolari.
Entrambi volevano offrire al contendente in cattiva posizione un argomento in grado di fargli vincere la causa. Lo trovarono nel concetto di “verosimiglianza” (eikos), che permetteva di fare impressione sui giudici e di argomentare con uguale successo entrambe le parti in causa.
Un po’ di etimologia
La radice leg/log (ordinare, raccogliere, assemblare) ha dato origine al sostantivo greco log-os: discorso (ma anche ragione). Nelle lingue moderne, tra cui l’italiano, questo termine è alle origini delle parole dialogo, monologo, ma anche di dialettica, ecc. L’altra radice altrettanto importante, wer/wre, si trova all’origine del latino verbum, dell’inglese word e del tedesco Wort. Quindi, a parte il “verbo”, la persona che si occupa del discorso è l’oratore e il retore. La retorica è l’arte di parlare bene.
Esplorare le tecniche linguistiche degli antichi oratori greci: Uno studio sulla retorica
L’antica Grecia era una società rinomata per la sua padronanza del discorso persuasivo e della comunicazione efficace. Gli oratori dell’epoca possedevano una profonda conoscenza della retorica, l’arte di influenzare e persuadere un pubblico grazie all linguaggio. Attraverso uno studio e un’analisi accurati, possiamo scoprire i segreti dei loro potenti discorsi e approfondire le intricate tecniche linguistiche utilizzate da questi abili comunicatori.
Un aspetto cruciale dell’antica retorica greca era l’ethos, che si concentrava sulla creazione di credibilità e affidabilità. Gli oratori creavano strategicamente le loro argomentazioni in modo da allinearsi con i valori e le convinzioni del pubblico, utilizzando aneddoti personali, riferimenti al patrimonio culturale condiviso o appelli all’autorità per ottenere credibilità. Presentandosi come persone competenti e degne di fiducia, erano in grado di affascinare gli ascoltatori fin dall’inizio.
Un’altra tecnica impiegata dagli antichi oratori greci era il pathos, ovvero fare appello alle emozioni per evocare forti reazioni da parte del pubblico. Usavano immagini vivide, metafore e potenti tecniche di narrazione per creare un legame emotivo con gli ascoltatori. Facendo leva sulle loro paure, sui loro desideri o sul loro senso di giustizia, questi oratori magistrali erano in grado di influenzare le opinioni e ispirare l’azione. Infine, gli antichi oratori greci utilizzavano abilmente il logos – il ragionamento logico – per costruire argomenti persuasivi.
Ricorrevano al ragionamento deduttivo presentando una serie di premesse che portavano inevitabilmente a una conclusione. Inoltre, utilizzavano prove come statistiche o esempi storici per sostenere le loro affermazioni. Studiando le varie tecniche linguistiche utilizzate dagli oratori greci – ethos per costruire la credibilità, pathos per creare un legame emotivo, logos per il ragionamento logico – possiamo capire come riuscivano ad affascinare il pubblico secoli fa.
La loro padronanza della retorica permetteva loro non solo di persuadere, ma anche di influenzare efficacemente le masse.
Comprendere le strategie retoriche e le tecniche persuasive nell’antica Grecia
Nella società greca antica, l’arte della persuasione, o retorica, aveva una grande importanza. Era un’abilità molto apprezzata e praticata da politici, filosofi e intellettuali. La retorica svolgeva un ruolo cruciale nei discorsi in pubblico, nelle argomentazioni legali e nei dibattiti politici. La capacità di influenzare il pubblico attraverso un linguaggio persuasivo era considerata un segno di intelligenza e di influenza. Uno degli aspetti centrali delle strategie retoriche nell’antica Grecia era, come abbiamo detto l’ethos, ovvero la creazione di credibilità.
Gli oratori enfatizzavano il proprio carattere e la propria reputazione per ottenere la fiducia e il rispetto del pubblico. Ciò comportava la proiezione di un’immagine di onestà, integrità e competenza sull’argomento in questione.
- Facendo appello al proprio ethos, gli oratori miravano ad affermarsi come autorità delle cui opinioni ci si doveva fidare.
- Un’altra importante strategia retorica era il logos, che si concentrava sul ragionamento logico e sulle argomentazioni basate su prove.
Gli oratori dell’antica Grecia utilizzavano la razionalità per sostenere le loro affermazioni con fatti, statistiche, esempi storici o opinioni di esperti. Il logos mirava a convincere il pubblico attraverso un solido ragionamento piuttosto che con appelli emotivi. Tuttavia non bisogna pensare che questi tipi di ragionamento fossero condotti con puro disinteresse scientifico; le deduzioni era sempre, ad un’analisi più attenta, viziate da parzialità, omissioni, conclusioni volutamente affrettate e paralogismi, il tutto orchestrato secondo uno scopo e costruito con la parvenza di un ragionamento oggettivo. In una società fortemente influenzata dalla tragedia, come quella greca, il pathos, poi, come abbiamo visto, svolgeva un ruolo significativo nelle tecniche di persuasione. Si trattava di fare appello alle emozioni del pubblico creando empatia o evocando sentimenti forti come la paura o la rabbia.
I luoghi della retorica
La Pnice è un’area pianeggiante situata sul lato sud-ovest dell’Acropoli di Atene. Era il luogo in cui si riuniva l’Ecclesia, l’assemblea popolare ateniese. L’Ecclesia era composta da tutti i cittadini maschi liberi di Atene, e aveva il potere di prendere decisioni sulle leggi, la guerra e la pace. La Pnice era un luogo molto importante per la democrazia ateniese, e fu il luogo in cui si tennero alcuni dei discorsi più importanti della storia, come il discorso di Pericle per commemorare i caduti dopo il primo anno della Guerra del Peloponneso, e il discorso di Demostene contro Filippo II di Macedonia.
Per raggiungere il rostro erano necessari sei gradini scolpiti nella pietra. Da questo punto strategico, l’oratore aveva una vista sull’Areopago e sull’intera Acropoli. Sono ancora visibili tre file di gradinate scavate nella roccia, che dovevano essere i sedili su cui sedevano i pritani. Questa assemblea fu poi spostata nel Teatro di Dioniso.
Le assemblee popolari erano frequenti, quattro per pritania, ogni trentacinque o trentasei giorni, per un totale di quaranta assemblee regolari all’anno, senza contare quelle straordinarie.
I pritani (oi prutaneis) designavano i cinquanta delegati di ciascuna delle dieci tribù che si riunivano nella decima parte dell’anno, a turno, nel prutaneion. Era una sorta di comitato direttivo della boulé. Mangiavano insieme, a spese pubbliche, nell’apposita Rotonda. Il loro ruolo era quello di convocare il Consiglio e l’Assemblea per trattare gli affari correnti.
L’Areopago è una collina situata appena a nord dell’Acropoli. Era il luogo in cui si riuniva il Consiglio dell’Areopago, un’assemblea di ex-magistrati che aveva il potere di giudicare i reati di sangue. L’Areopago era considerato il luogo più sacro di Atene, e fqui si tennero alcuni dei primi processi della storia, come il processo a Socrate.
Aristotele, nel libro III della Politica, lo descrive come segue:
Il Consiglio dell’Areopago aveva il compito di vigilare sulle leggi, deteneva la parte più ampia e importante dell’amministrazione ed era sovrano nel punire, con sanzioni o pene corporali, tutte le infrazioni al buon ordine.
Ecco come possiamo riassumere alcuni fatti storici relativi alla Pnice e all’Areopago:
- La Pnice fu costruita nel V secolo a.C., durante l’età d’oro di Atene.
- L’Ecclesia si riuniva alla Pnice per prendere decisioni sulle leggi, la guerra e la pace.
- La Pnice fu il luogo in cui si tennero alcuni dei discorsi più importanti della storia, come quelli di Aristide, Pericle, Demostene .
- L’Areopago era il luogo in cui si riuniva il Consiglio dell’Areopago, un’assemblea di ex-magistrati che aveva il potere di giudicare i reati di sangue.
- L’Areopago era considerato il luogo più sacro di Atene, qui si tennero alcuni dei più grandi processi della storia, come il processo a Socrate.
La Pnice e l’Areopago sono due luoghi importanti della storia della Grecia antica. Sono il simbolo della democrazia ateniese e del ruolo che Atene giocò nella diffusione della cultura greca nel mondo.
La retorica abbiamo detto, è l’arte del persuadere. Essa si basa sull’uso della parola per convincere un pubblico ad adottare un certo punto di vista. Nell’antica Grecia, la retorica era un’arte molto importante, poiché era utilizzata in tutti gli ambiti della vita pubblica, dalla politica alla giustizia alla filosofia.
I Greci erano soliti dividere il discorso retorico in quattro fasi:
- Prooimion: L’introduzione, in cui l’oratore si presenta al pubblico e introduce l’argomento del discorso.
- Diegesis: La narrazione, in cui l’oratore racconta i fatti che sono alla base dell’argomento del discorso.
- Agon: La discussione, in cui l’oratore affronta le obiezioni del pubblico e sostiene la sua tesi.
- Epilogos: La conclusione, in cui l’oratore riassume i punti principali del discorso e cerca di persuadere il pubblico ad adottare il suo punto di vista.
Ma vediamo in concreto alcuni esempi di tecniche retoriche utilizzate dagli antichi Greci di cui abbiamo già parlato:
- Ethos: L’autorevolezza dell’oratore. L’oratore deve cercare di convincere il pubblico che è una persona competente e affidabile.
“Io sono un cittadino ateniese, nato e cresciuto in questa città. Ho sempre servito la mia patria con onore e devozione. Sono stato un soldato valoroso e un politico abile. Sono stato eletto al Consiglio degli Anziani e al Consiglio dei Cinquecento. Sono stato anche ambasciatore presso le altre città greche. Ho sempre lavorato per il bene di Atene e per il suo popolo.”
Questo passo di un’orazione di Pericle è un esempio di ethos. Pericle cerca di convincere il pubblico che è una persona competente e affidabile, citando il suo servizio militare, la sua carriera politica e la sua esperienza diplomatica.
- Pathos: Le emozioni del pubblico. L’oratore deve cercare di suscitare emozioni nel pubblico, come la paura, la rabbia o la compassione.
“Immaginate le donne e i bambini ateniesi, che sono stati costretti a fuggire dalla loro città a causa della guerra. Sono donne e bambini innocenti, che non hanno fatto nulla per meritare questo destino. Sono terrorizzati e soffrono. Hanno bisogno del nostro aiuto. Dobbiamo aiutarli a tornare a casa.”
Questo passo di un’orazione di Demostene è un esempio di pathos. Demostene cerca di suscitare emozioni nel pubblico, come la paura, la rabbia e la compassione, parlando delle donne e dei bambini ateniesi che sono stati costretti a fuggire dalla loro città a causa della guerra.
- Logos: L’argomentazione logica. L’oratore deve presentare argomenti logici e convincenti per sostenere la sua tesi.
“La guerra è un male, ma a volte è necessario combatterla per difendere la propria patria. La guerra contro Sparta è necessaria per proteggere Atene dalla sua aggressione. Se non combattiamo, Sparta ci conquisterà e distruggerà la nostra città.”
Questo passo di un’orazione di Pericle è un esempio di logos. Pericle cerca di convincere il pubblico che la guerra contro Sparta è necessaria, citando i motivi per cui la guerra è giusta e necessaria.
Gli oratori utilizzavano immagini vivide o tecniche di narrazione per suscitare una risposta emotiva da parte degli ascoltatori. Collegandosi emotivamente ai valori e ai desideri del pubblico, cercavano di generare simpatia per la loro causa. Inoltre, le strategie retoriche impiegavano spesso la ripetizione come tecnica persuasiva per enfatizzare e rendere memorabile il discorso. L’uso sapiente di dispositivi retorici come il parallelismo (ripetizione di strutture grammaticali), l’allitterazione (ripetizione di suoni consonantici) o l’anafora (ripetizione di parole all’inizio di clausole successive) aiutava gli oratori a rendere i loro punti più memorabili, aggiungendo ritmo e musicalità ai loro discorsi.
Riassumendo:
Ethos: L’autorevolezza dell’oratore. L’oratore deve cercare di convincere il pubblico che è una persona competente e affidabile.
Pathos: Le emozioni del pubblico. L’oratore deve cercare di suscitare emozioni nel pubblico, come la paura, la rabbia o la compassione.
Logos: L’argomentazione logica. L’oratore deve presentare argomenti logici e convincenti per sostenere la sua tesi.
La retorica antica è ancora oggi fonte di ispirazione per molti oratori e scrittori. Le tecniche retoriche utilizzate dagli antichi Greci sono infatti ancora valide e possono essere utilizzate per persuadere il pubblico ad adottare un certo punto di vista.
Scoprire gli strumenti e i modelli retorici usati dai sofisti nell’antica società greca
Nella società greca antica, la retorica svolgeva un ruolo cruciale nel formare l’opinione pubblica e nell’influenzare i processi decisionali. I sofisti, rinomati insegnanti di retorica, molto ricercati, erano assai abili nell’arte della persuasione e utilizzavano diverse tecniche e modelli retorici per influenzare il loro pubblico. Poiché ben presto l’utilizzo di queste strategie portò ad un uso spregiudicato della retorica e a una profonda crisi politica, Platone ed Aristotele, che proponevano un modello politico, etico e culturale diametralmente opposto a quello dei sofisti, esaminarono gli espedienti e i modelli dell’arte retorica, per meglio comprendere e dunque demolire le tecniche utilizzate da queste influenti figure dell’epoca.
Sarà proprio l’ethos uno dei principali bersagli polemici di molte argomentazioni di Platone e di Aristotele contro la retorica, rilevando che la credibilità e l’autorità che questo espediente mirava a stabilire era spesso fittizia e assunta in maniera indebita e acritica. I sofisti spesso enfatizzavano la propria competenza o invocavano la reputazione di persone rispettate per aumentare il loro potere persuasivo. Presentandosi come esperti o allineandosi con figure stimate, cercavano di conquistare la fiducia del pubblico. Ma tutto questo non aveva nulla a che vedere con la loro autorevolezza reale o con la loro competenza effettiva. Protagora si vanterà di essere un sofista che davanti all’uditorio sembra conoscere le diverse materie di cui parla, più degli stessi specialisti di esse, e questo perché sapeva parlarne meglio. Un’altra potente attrattiva utilizzata dai sofisti, che andava invece, secondo Platone e Aristotele smascherata, era il pathos, ovvero fare appello alle emozioni per evocare la risposta desiderata dai loro ascoltatori, inducendoli a sospendere il loro spirito critico razionale.
Lo spregiudicato utilizzo di un linguaggio vivace, di tecniche di narrazione e aneddoti emotivi per creare un legame emotivo con il pubblico, il far leva sui valori, le paure, i desideri o le aspirazioni condivise, poteva essere un modo assai pericoloso di influenzare le emozioni e modellare gli atteggiamenti verso particolari questioni, indirizzando la volontà popolare verso scelte del tutto irrazionali e lesive per la tenuta dello Stato. I sofisti poi utilizzavano sì anche il logos – il ragionamento logico – come tecnica di persuasione, cioè costruivano argomentazioni ben organizzate, supportate da prove o esempi tratti da vari campi, come la filosofia o la storia, ma lo facevano in maniera molto libera, non essendoci peraltro ancora una codifica dei ragionamenti logici che sarà il grande contributo di Aristotele. Il logos aiutava certamente i sofisti a presentare una veste razionale per sostenere la loro posizione, facendo appello alla ragione piuttosto che alle sole emozioni, ma anche qui, dato che il fine giustifica i mezzi, essi introducevano tutta una serie di paralogismi che verranno sistematicamente descritti e confutati dalla scuola aristotelica.
La retorica sofistica presentava anche alcuni schemi che ne aumentavano l’efficacia. Uno di questi schemi era noto come antitesi, ovvero la contrapposizione di idee o punti di vista opposti per ottenere un effetto drammatico. Questa tecnica permetteva ai sofisti di creare tensione all’interno delle loro argomentazioni e di sottolineare l’importanza di scegliere una parte piuttosto che un’altra.
In conclusione, la comprensione degli strumenti retorici e degli schemi utilizzati dai sofisti nell’antica società greca fornisce preziose indicazioni sul funzionamento della persuasione in quell’epoca.
Eloquenza e abilità oratorie: L’arte della persuasione nell’antica Grecia
Nell’antica società greca, l’arte della persuasione aveva un significato immenso ed era considerata un’abilità vitale per gli individui che cercavano di ottenere influenza e potere. I Greci attribuivano grande valore all’eloquenza e all’oratoria, riconoscendole come strumenti essenziali per manipolare l’uditorio, vincere i dibattiti e influenzare le masse. La capacità di parlare in modo persuasivo era molto venerata dai Greci, che ritenevano che non fosse solo un talento ma anche una forma d’arte che richiedeva una coltivazione meticolosa.
Per padroneggiare quest’arte, gli aspiranti oratori si sottoponevano a una rigorosa formazione in retorica, una disciplina incentrata sulla comunicazione efficace e sulla persuasione. La retorica comprendeva varie tecniche come l’argomentazione, il ragionamento, il richiamo emotivo e l’espressione stilistica. Figure di spicco come i pricipali sofisti, ma anche Socrate, Platone e Aristotele dedicarono la loro vita allo studio della retorica e dei suoi principi. Tuttavia questi ultimi svilupparono teorie su come strutturare argomentazioni persuasive in modo logico, lasciando in secondo piano gli appelli emotivi per catturare il pubblico.
Questi influenti pensatori hanno sottolineato l’importanza più del logos (ragionamento logico) che dell’ethos (credibilità) e meno che mai del pathos (richiamo emotivo) e nella costruzione di discorsi che oltre che convincenti dovevano essere veri. I discorsi in pubblico svolgevano un ruolo fondamentale nell’antica società greca, in quanto fornivano ai cittadini una piattaforma per affrontare questioni importanti riguardanti la politica, la giustizia, la morale, la filosofia e le questioni sociali. Gli abili oratori erano membri rispettati della società, in grado di influenzare il pubblico, di mobilitare il sostegno per le cause che sostenevano o di influenzare le decisioni politiche grazie alle loro capacità di persuasione.
Secondo Protagora, la verità nella retorica deriva da un doppio accordo tra l’oratore e il suo pubblico, sul merito della discussione e sul suo esito finale. Gorgia, da parte sua, si spinse molto in là nell’arte di sedurre e dominare l’uditorio con la forza del discorso. Utilizzò le cosiddette figure gorgiane (di cui fecero grande uso i grandi oratori successivi Cicerone, Quintiliano e Sant’Agostino). Oltre ai numerosi effetti di parallelismo e opposizione (come l’antitesi), cercò di stabilire corrispondenze tra suoni e forme.
Gorgia da Leontini (483-375 a.C.) è stato un sofista greco, considerato uno dei più importanti maestri di retorica dell’antichità. Gorgia è noto per aver elaborato una serie di figure retoriche, tra cui la Parisosi, la Paromeòsi e l’Omoteleuto.
- La Parisosi, dal greco parìsosis ‘uniformità’, a sua volta da pàrisos ‘quasi uguale’ (sottinteso skhèma ‘forma’). In retorica, si parla di parisosi quando le frasi hanno una lunghezza molto simile, misurata in sillabe. A volte è considerata equivalente all’isocolon. Un esempio famoso di Parisosi è il “Veni, vidi, vici” detto da Caio Giulio Cesare
Altri esempi di Parisosi sono:1. Isocolon:
- Venni, vidi, vinsi. (Giulio Cesare)
- Il tempo è galantuomo. (Proverbio)
- Chi fa da sé fa per tre. (Proverbio)
2. Parallelismo:
- A te la terra, a me il mare. (Virgilio)
- L’uomo è lupo per l’uomo. (Thomas Hobbes)
- Meglio tardi che mai. (Proverbio)
3. Anafora:
- Dolce stil novo. (Guido Guinizzelli)
- Cogito ergo sum. (René Descartes)
4. Epistrophe:
- Chi non risica non rosica. (Proverbio)
- A caval donato non si guarda in bocca. (Proverbio)
- L’abito non fa il monaco. (Proverbio)
5. Gradatio:
- Povero, infelice, solo, abbandonato. (Alessandro Manzoni)
- Chi va piano va sano e lontano. (Proverbio)
- Più ti conosco, più ti amo. (Proverbio)
6. Chiasmo:
- Amico mio, nemico mio.
- L’amore è cieco, l’odio è veggente.
- Meglio solo che mal accompagnato.
7. Simmetria:
- Pace all’anima sua. (Epitaffio)
- Occhio per occhio, dente per dente. (Legge del taglione)
- In principio era il Verbo. (Vangelo secondo Giovanni)
8. Antimetabole:
- Chi semina vento raccoglie tempesta.
- Chi troppo in alto sale cade rovinosamente.
- Amico in casa, nemico in piazza.
9. Ossimoro:
- Un silenzio assordante.
- Una luce fioca.
- Una dolce amarezza.
10. Paradosso:
- Meno è più.
- Più si sa, meno si sa.
- Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi.
La parisosi è una figura retorica versatile e potente che può essere utilizzata per creare diversi effetti stilistici e per sottolineare concetti importanti.
Oltre a questi esempi, la parisosi può essere utilizzata in molti altri modi, come ad esempio nelle poesie, nei discorsi e nelle canzoni.
- I Paromoia (sing. paromoion) o paromeòsi (paromoiosis «quasi uguaglianza»). In retorica, la paromoiosi o paromeòsi è un parallelismo di suono tra le parole di due frasi approssimativamente uguali. La somiglianza di suono può verificarsi all’inizio delle frasi, alla fine (dove è equivalente all’omoteleuto), nel mezzo o in tutte le frasi. È simile all’allitterazione (Un esempio di allitterazione delle lettere “r” e “g” è presente nei Sonetti di Foscolo: «”Quello spirito guerriero ch’entro mi rugge”» ). Tuttavia, a differenza dell’allitterazione, nella paromeòsi le parole provengono da aree semantiche diverse. Il paromion o paromeosi era usato sia nell’antichità greca che in quella latina. Un esempio è Πόλεμος πάντων μὲν πατήρ ἐστί (Pólemos pánton mén patír estí) – “La guerra è il padre di tutte le cose.” ( Eraclito )
- Carta canta.
- Chi non risica non rosica.
- Dalle stelle alle stalle.
- Volente o nolente.
- Senza arte né parte.
- Il troppo stroppia.
- Capire fischi per fiaschi.
- Fare la fame.
- “E non mi si partia dinanzi al volto | anzi ‘mpediva tanto il mio cammino | ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto”. (Dante Alighieri, Inferno, I canto)
- “Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono | di quei sospiri ond’io nudriva il core”. (Francesco Petrarca, Canzoniere, I)
- “Talor, mentre cammino solo al sole | e guardo coi miei occhi chiari il mondo…”. (Umberto Saba, Preludio e fughe)
- Gli omoioteleuta e l’omoiokatarkta, indicano quella figura retorica, detta in italiano Omoteleuto, che consiste nell’accostare due parole o due espressioni che terminano con lo stesso suono. Ad esempio: “Chi si loda s’imbroda”.
Esempi di figure retoriche di Paronomasia:
1. Proverbi:
2. Poesia:
1. Poesia:
- “Ma sedendo e mirando, interminati / Spazi di là da quella” (Giacomo Leopardi, L’Infinito)
2. Proverbi:
- “Chi va piano va sano e lontano”
- “L’abito non fa il monaco”
- “A caval donato non si guarda in bocca”
Altri esempi di Omoteleuto:
- “Amici, nemici, parenti, amanti”
- “Pace, guerra, amore, dolore”
- “Libertà, uguaglianza, fraternità”
L’Omoteleuto può essere utilizzato anche per creare dei calembour, ovvero dei giochi di parole basati sul suono simile di parole diverse.
Un esempio di calembour con Omoteleuto è:
- “Il cane non ha mordente, abbaia solamente”
In questo caso, la ripetizione del suono “ente” alla fine delle due parole crea un effetto di suono piacevole e rafforza il significato del messaggio.
Gorgia utilizzava queste figure retoriche per rendere i suoi discorsi più efficaci e per persuadere il pubblico ad adottare il suo punto di vista. Le figure retoriche di Gorgia sono ancora oggi utilizzate da oratori, scrittori e poeti.
In tutta la Grecia venivano organizzate regolarmente gare oratorie in cui gli oratori gareggiavano tra loro pronunciando potenti discorsi su vari argomenti. Vincere queste gare non solo portava onore, ma accresceva anche lo status sociale di un individuo. La padronanza dell’eloquenza si estendeva oltre i confini della politica, influenzando anche la vita quotidiana.
Analizzare i dispositivi retorici e i modelli per un’argomentazione persuasiva efficace nella Grecia classica
Nella retorica greca classica emersero anche modelli di persuasione. Uno di questi era l’uso di domande retoriche posizionate strategicamente all’interno di un’argomentazione. Queste domande coinvolgevano l’uditorio incoraggiandolo a riflettere criticamente sulla questione in oggetto e guidandolo verso la conclusione desiderata. Inoltre, gli oratori hanno spesso utilizzato la ripetizione per enfatizzare il discorso. Ripetere frasi o idee chiave aiutava a consolidarle nella mente degli ascoltatori e rendeva le argomentazioni più memorabili.
Analizzando questi dispositivi retorici e gli schemi utilizzati dagli oratori greci antichi, possiamo svelare alcuni dei segreti del loro potere persuasivo.
Retorica aristotelica: Un’immersione profonda nelle tecniche linguistiche della persuasione politica
Aristotele, uno dei pensatori più influenti del suo tempo, approfondì più di ogni altro lo studio dell’arte della persuasione e sviluppò un sistema completo nel suo volume intitolato “la Retorica”. Questa profonda esplorazione delle tecniche linguistiche divenne una pietra miliare per gli oratori politici che cercavano di influenzare i cuori e le menti.
Nei primi capitoli del primo libro della “Retorica”, l’autore definisce l’eloquenza come un’arte corrispondente alla dialettica, e ne dà due classificazioni tripartite. Secondo il primo, la persuasione si ottiene grazie alla personalità di chi parla (il suo ethos), allo stato emotivo di chi ascolta ( pathos ) o alla forza degli argomenti usati . D’altra parte, Aristotele distingue tre tipi di discorsi, deliberativo, giudiziario ed epidittico. La prima varietà è rivolta al futuro ed è pronunciata, ad esempio, davanti a un organo deliberativo, il suo oggetto è il beneficio o danno. La seconda riguarda eventi passati e può essere pronunciata in tribunale e ha a che fare con la giustizia. Un oratore epidittico parla di problemi attuali, lodando o condannando qualcosa, cioè considerando il problema principalmente da un punto di vista estetico . Il libro II tratta del rapporto tra chi parla e i suoi ascoltatori. L’entimema (il sillogismo che argomenta da premesse non assolutamente certe) è anche discusso in dettaglio nella sua connessione con i sillogismi dialettici. Il libro III è dedicato ai problemi pratici dell’oratoria, pronuncia e caratteristiche dell’uso di stili diversi. Questo libro, di regola, riceve poca attenzione .
Aristotele, nel suo trattato distingue tre forme principali di retorica: giudiziaria, epidittica e politica.
La retorica giudiziaria (detta anche “oratoria forense”) è quella che si usa nei tribunali per difendere o accusare qualcuno. Lo scopo della retorica giudiziaria è convincere il giudice o la giuria ad assolvere o condannare l’imputato.
La retorica epidittica (detta anche “oratoria celebrativa”) è quella che si usa per celebrare o deplorare eventi o persone. Lo scopo della retorica epidittica è suscitare emozioni nel pubblico, come la gioia, la tristezza, l’indignazione o l’ammirazione.
La retorica politica (detta anche “oratoria deliberativa”) è quella che si usa per persuadere il pubblico ad adottare un certo punto di vista su un problema politico. Lo scopo della retorica politica è convincere il pubblico a votare per un certo candidato o a sostenere una certa causa.
Scrive Aristotele:
Queste tre forme di retorica sono strettamente interconnesse. La retorica giudiziaria, ad esempio, può essere utilizzata per promuovere una causa politica, mentre la retorica politica può essere utilizzata per difendere o accusare qualcuno in tribunale. La retorica epidittica, invece, può essere utilizzata per celebrare o deplorare eventi o persone che hanno un impatto sulla vita politica.
Aristotele sosteneva che la retorica è un’arte che può essere utilizzata per il bene o per il male. Se usata correttamente, la retorica può essere un potente strumento per promuovere la giustizia, la verità e il bene comune. Tuttavia, se usata in modo improprio, la retorica può essere utilizzata per manipolare le persone e per diffondere la disinformazione.
La “Retorica” di Aristotele era poco conosciuta in Occidente nell’alto medioevo. Anche per Boezio , che si considerava un esperto di Aristotele, la principale autorità nel campo dell’eloquenza era Cicerone. Persino gli enciclopedisti Isidoro di Siviglia e Cassiodoro non prestarono attenzione alle teorie retoriche dello stagirita. Per la prima volta il trattato divenne noto ai lettori latini nella traduzione di Herman Alemann dei commenti arabi di al-Farabi (X secolo). La prima traduzione dal greco, nota come translatio vetus , fu probabilmente realizzata intorno al 1250 da un autore anonimo, probabilmente Bartolomeo da Messina . La Translatio vetus è sopravvissuta solo in tre manoscritti e non è stato praticamente utilizzato nell’educazione scolastica . La Retorica ottenne ampia popolarità grazie alla traduzione di Guglielmo di Mörbecke ( translatio Guillelmi ), commissionata da Tommaso d’Aquino . Inizialmente l’opera non fu considerata una guida pratica e, insieme all'”Etica” e alla ” Politica “, apparteneva al campo della filosofia morale.
Il ruolo dell’educazione retorica nel foggiare la cultura e il dibattito dell’antica Grecia
La retorica, l’arte di parlare e scrivere in modo persuasivo, era considerata un’abilità vitale per ogni cittadino istruito nell’antica Grecia.
Nella società greca antica, l’educazione retorica iniziava in giovane età ed era parte integrante dell’istruzione formale. I ragazzi provenienti da famiglie benestanti venivano istruiti da insegnanti rinomati, noti come sofisti. Questi insegnanti impartivano conoscenze su vari aspetti della retorica, tra cui l’uso del linguaggio, le tecniche di argomentazione e l’abilità nell’esposizione.
L’impatto dell’educazione retorica si estese oltre il regno della politica. Influenzò i dibattiti su questioni morali, la filosofia e persino le relazioni personali. La capacità di articolare efficacemente i propri pensieri divenne un segno di intelligenza e di status sociale.
La formazione retorica ebbe un impatto anche sui procedimenti legali. Nei tribunali ateniesi ci si aspettava che i cittadini presentassero i propri casi senza una rappresentanza legale. Pertanto, le abilità retoriche erano fondamentali per il successo nelle aule di tribunale. In questo periodo emersero avvocati noti come logografi, specializzati nella preparazione di discorsi persuasivi per coloro che non avevano le capacità o il tempo necessari per farlo da soli.
In conclusione, l’educazione retorica ha svolto un ruolo essenziale nella formazione della cultura e del dibattito dell’antica Grecia, influenzando vari aspetti della società come la politica, la legge, le discussioni filosofiche, le relazioni personali e la partecipazione democratica. La padronanza della retorica ha permesso a molte persone di muoversi in queste arene in modo efficace, contribuendo allo sviluppo di una sofisticata tradizione orale che continua a influenzare le moderne strategie di comunicazione.
Analisi del pubblico e manipolazione linguistica: Decodificare i segreti del successo della persuasione nell’antica Grecia
Un altro dei segreti del successo della persuasione nell’antica Grecia, consisteva nell’esaminare l’interazione tra l’analisi del pubblico e la manipolazione linguistica. Il primo elemento chiave è appunto l’analisi del pubblico.
Gli antichi retori greci riconoscevano che una persuasione efficace dipendeva dalla comprensione dei valori, delle convinzioni e delle emozioni del loro pubblico. Analizzando la composizione demografica del pubblico, compresi fattori come l’età, lo status sociale, il livello di istruzione e le affiliazioni politiche, gli oratori potevano adattare le loro argomentazioni di conseguenza. Per esempio, rivolgendosi a una folla di aristocratici che apprezzavano l’onore e la gloria sopra ogni altra cosa, un oratore avrebbe enfatizzato virtù nobili come il coraggio o la lealtà.
La manipolazione linguistica giocava un ruolo altrettanto significativo nelle tecniche di persuasione dell’antica Grecia. I retori selezionavano con cura le parole che evocavano forti reazioni emotive da parte del pubblico, mantenendo un’aria di autorità grazie a un’esposizione eloquente. Inoltre, le figure retoriche come le metafore, le similitudini e le iperboli venivano impiegate per creare immagini vivide e per rendere la narrazione accattivante.
Questi espedienti non solo coinvolgevano l’immaginazione degli ascoltatori, ma consentivano anche agli oratori di trasmettere idee complesse in modo conciso. Un’altra tecnica linguistica utilizzata dai retori dell’antica Grecia era l’antitesi, ovvero l’uso di idee o parole contrastanti per enfatizzarle. Questa tecnica mirava a evidenziare le discrepanze o le incongruenze all’interno delle argomentazioni avversarie, rafforzando al contempo la propria posizione. Inoltre, i discorsi persuasivi spesso incorporavano la ripetizione per enfasi o effetto ritmico.
L’eredità duratura della retorica classica: Lezioni dalla società greca antica
L’eredità duratura della retorica classica può essere vista nelle lezioni che impartisce dalla società greca antica. Sebbene i Greci siano vissuti migliaia di anni fa, la loro padronanza del linguaggio persuasivo continua a plasmare il nostro mondo moderno. L’influenza delle tecniche retoriche è evidente in vari campi, come la politica, la legge, la pubblicità e il discorso pubblico. Una lezione cruciale che impariamo dalla società greca è il potere di ethos, pathos e logos.
Questi tre pilastri della persuasione sono stati introdotti da Aristotele e rimangono attuali. Capire come questi elementi lavorano insieme ci permette di comunicare in modo efficace e convincente. Inoltre, i Greci ci hanno insegnato l’importanza di comprendere il nostro pubblico. Nella retorica, sapere a chi ci si rivolge è fondamentale per creare argomenti persuasivi.
Gli antichi oratori greci studiavano i valori, le convinzioni e le emozioni dei loro ascoltatori per adattare i loro discorsi di conseguenza. Questo approccio personalizzato rimane essenziale nelle strategie di persuasione contemporanee. Inoltre, la retorica classica ci insegna l’arte della persuasione attraverso la narrazione. I greci riconoscevano che le narrazioni hanno un impatto potente sulla mente e sulla memoria delle persone. Incorporando immagini vivide e aneddoti avvincenti nei loro discorsi, riuscivano a catturare il pubblico e a lasciare un’impressione duratura: una tecnica utilizzata ancora oggi dai comunicatori di successo.
Inoltre, l’antica società greca sottolineava l’importanza del ragionamento logico nella costruzione delle argomentazioni. La retorica insegnava ad analizzare criticamente questioni complesse, a considerare molteplici prospettive, a identificare le fallacie o i punti deboli di un’argomentazione e a presentare una controargomentazione ben strutturata: una competenza che rimane preziosa per una comunicazione efficace in vari ambiti. In conclusione, l’eredità duratura della retorica classica risiede nelle lezioni senza tempo della società greca: sfruttare ethos, pathos e logos, comprendere il proprio pubblico, utilizzare la narrazione e il ragionamento logico sono tutte componenti essenziali per una comunicazione persuasiva ancora oggi.