Qual è la storia del mito del Vello d’Oro? E che rapporto ha con l’estrazione dell’oro? Venite a scoprire questa antica leggenda e scoprite anche qualcosa che probabilmente non sapevate sull’oro. Il significato di questo nobile metallo nella mitologia e in molte culture antiche è evidente. Nel corso della storia, l’oro è stato un simbolo di potere e immortalità, motivo per cui i re hanno combattuto delle guerre per ottenerlo. Si poteva anche ricoprire d’oro il proprio palazzo, rifonderlo in una corona o commerciare tramite di esso per ottenere altri beni. In breve, l’oro è stato a lungo un simbolo di tutto ciò che si può desiderare in questo mondo, o almeno così dice un famoso mito greco. Signore e signori, se vi piace un po’ di storia e mitologia mescolata all’oro, ascoltate il mito di Giasone e del vello… d’oro…appunto!
Il mito di Giasone e del Vello in sintesi
Giasone è un eroe della mitologia greca che ha combattuto contro alcune dei mostri più terribili del suo tempo per una sola cosa: ottenere il Vello d’Oro. Sì, avete letto bene: si tratta di un vello d’oro, o di un tappeto di pelle di pecora dorata, se volete chiamarlo in altro modo. Lo sappiamo: sembra un po’ strano, ma aspettate! C’è una spiegazione sorprendente del perché dovesse essere proprio un vello d’oro e non, ad esempio, un forziere pieno di lingotti e monete preziose. Quindi ascoltate. Giasone era in missione per riconquistare il trono di Iolco, che era stato usurpato a suo padre dal suo prozio Pelia. Sembra che per il re Pelia non fosse un problema rinunciare al trono… a patto che Giasone gli portasse il Vello d’oro! Come avrete sicuramente capito, il Vello d’Oro non era qualcosa che ci si poteva facilmente procurare nel negozio sotto casa. Si trovava nella lontana Colchide, un’antica regione all’estremità orientale del Mar Nero.
Coraggioso e impavido, Giasone accettò la sfida e mise insieme un’impressionante squadra di eroi, noti come gli Argonauti, per andare in missione con lui a bordo della mitica nave Argo. La leggenda narra che l’intero viaggio durò circa 40 giorni e fu pieno di emozioni e di colpi di scena. Ecco in breve ciò che (presumibilmente) accadde durante la spedizione:
- La prima isola su cui approdano Giasone e gli Argonauti è Lemno, un’isola popolata solo da donne. Il piatto forte di questa impresa? Giasone e gli Argonauti riescono a ripopolare Lemno, non male come inizio, no?
- La seconda tappa è l’Ellesponto. Gli Argonauti giungono ad Arctonneso ove sono ospitati da Cizico, re dei Dolioni. Giasone e gli Argonauti combattono contro dei giganti a sei braccia figli della terra.
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Poi arrivano all’isola di Chio. Giasone e gli Argonauti vengono sedotti da alcune belle ninfe dell’acqua e finiscono per perdere Ilia, un compagno di Eracle. Eracle impazzisce, costringendo presumibilmente gli Argonauti a lasciarlo indietro.
- La tappa successiva è l’isola di Bebrico. Giasone e gli Argonauti combattono contro il re Amico, che sfida uno degli Argonauti, Polluce, per un incontro di boxe. Ovviamente, Amico non ne esce vivo, perché… non bisogna mai mettersi contro uno dei figli di Zeus!
- Ed eccoci nel Bosforo, dove Giasone e gli Argonauti salvano il re Fineo dalle Arpie, un’interessante razza di esseri metà uccelli e metà donne. Queste creature particolarmente cattive o rubavano o facevano proprio la cacca su tutto il cibo che il povero Fineo tentava di mangiare. Ma Zete e Calaide, i figli del Vento del Nord, lo soccorrono. Poi segue un passaggio attraverso le Simplegladi, un paio di rocce che si scontrano e che si infrangono ogni volta che una nave le attraversa. Fortunatamente, Fineo spiega a Gasone il trucco per superare le pietre: lasciare che un uccello le attraversi per primo. Bella Giaso’!
- Infine, da qualche parte nelle acque tempestose, verso la fine del loro viaggio, Giasone e gli Argonauti incontrano i figli di Crisso, colui che aveva portato il vello d’oro nella Colchide. Ecco come andarono le cose: Frisso possedeva un ariete d’oro alato (chi non ne ha almeno uno a casa o in giardino?) e decise di sacrificarlo a Zeus. Poi offrì il vello d’oro a Eete, re della Colchide, che lo mise in un boschetto dove rimase custodito da un brutto drago.
Quando Giasone e i suoi uomini sbarcarono finalmente sulle rive della Colchide, scoprirono di dover affrontare ben altro che il drago.
Per recuperare il vello d’oro, Giasone dovette: 1) aggiogare una coppia di tori sputafuoco. 2) arare un campo con i suddetti tori sputafuoco, 3) seminare i denti del drago (ovviamente dopo averlo ucciso), 4) uccidere degli zombi armati che spuntarono improvvisamente dai denti del drago seminati nella terra.
Si potrebbe pensare che tutto questo sia troppa roba da gestire per un solo uomo. Ma, come per incanto, l’amore era lì per salvare la situazione. A quanto pare, Medea, la principessa della Colchide, aveva un debole per Giasone e voleva davvero che egli ne uscisse vincitore. Gli diede un unguento che lo proteggeva dal fuoco dei tori e preparò degli incantesimi per far addormentare il drago che custodiva il Vello d’Oro. Ecco come andò a finire: Giasone ottenne il Vello d’Oro, reclamò con successo il trono di Iolco e sposò Medea (allerta, spoiler: in seguito Giasone la lasciò per un’altra donna). Wow, che storia lunga! Ma cosa significa veramente e cosa c’entra il Vello d’Oro? Come promesso, ecco una spiegazione.
Giasone e il vello d’oro è una storia vera?
Ecco una notizia sconvolgente: Il vello d’oro è esistito davvero, letteralmente, e si riferisce a un metodo specifico per estrarre l’oro con pelli di pecora. Ecco la vera storia dell’avventura degli Argonauti: Il ricco regno della Colchide è oggi conosciuto come Svaneti, una regione montuosa nel nord-ovest della Georgia, che pare sia molto, molto ricca d’oro. Secondo gli scienziati, gli antichi abitanti dei villaggi di Svaneti usavano le pelli di pecora per intrappolare le minuscole scaglie d’oro nei fiumi che scorrono dalle montagne del Caucaso. In Questo modo, sempre secondo gli scienziati, le pelli di pecora si impregnano di scaglie d’oro, trasformandosi in veri e propri “velli d’oro”.
I ruscelli di montagna nella regione di Svaneti, in Georgia, trasportano frammenti di oro e ghiaia mischiata sempre a polvere aurea, che vengono erosi dalle formazioni rocciose confinanti, come affermano il geologo Avtandil Okrostsvaridze della Ilia State University di Tbilisi, in Georgia, e i suoi colleghi. Gli abitanti dei villaggi locali usano pelli di pecora in questi corsi d’acqua per catturare l’oro che galleggia, una tecnica che risale a migliaia di anni fa – suggerendo che la regione sia la provincia dell’antico regno della Colchide, la destinazione degli Argonauti nella mitologia greca, come concludono i ricercatori stessi in un’intervista al Quaternary International. (trad. https://www.sciencenews.org/article/golden-fleece-myth-was-based-real-events-geologists-contend#:~:text=Jason%20and%20the%20Argonauts’%20mythic,and%20flakes%20from%20mountain%20streams.)
È quindi possibile che le avventure degli Argonauti si basino su un viaggio realmente compiuto per carpire i segreti di… questa tecnica di estrazione dell’oro. A proposito, gli scienziati, come avete già letto, sostengono che ancora oggi è possibile trovare dei veri e propri velli d’oro, poiché gli abitanti del luogo continuano a utilizzare questo metodo di estrazione del prezioso metallo. Ma se non volete avere a che fare con un drago, il modo più sicuro per ottenere dell’oro è acquistare dei lingotti da investimento online!
(liberamente tradotto dall’inglese da https://www.goldavenue.com/en/blog/newsletter-precious-metals-spotlight/the-true-story-behind-the-myth-of-jason-and-the-golden-fleece)