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L'assedio dei Greci stava entrando nel suo decimo anno, quando Odisseo escogitò lo stratagemma che avrebbe deciso la guerra. Apparentemente abbandonando l'assedio, i Greci lasciarono un enorme cavallo di legno costruito da Epeio , nel cui ventre si nascondevano alcuni Greci al comando di Ulisse. I greci lasciarono Sinone, che convinse i Troiani dell'autenticità del dono. Sebbene la veggente Cassandra, sorella di Ettore e Paride, li avesse avvertiti, i Troiani trascinarono il cavallo fuori dalle mura della città e crearono una breccia nelle loro mura inespugnabili, poiché il cavallo era troppo alto per le porte della città. Dopo che i Troiani ebbero celebrato la loro vittoria, i Greci nascosti nel cavallo poterono aprire inosservati la porta della città e farvi entrare l'esercito greco di ritorno.
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Laocoonte, uno dei figli di Priamo, che era anche sacerdote di Apollo, gridò a gran voce: avvertendo il re e il popolo di non portare l’enorme cavallo di legno entro le mura della città di Troia. “Sei così sciocco”, esclamò rivolto al re, “da supporre che il nemico se ne sia andato? Non fidarti di questo cavallo! Qualunque cosa sia, temo i greci anche quando offrono doni”.
“Questo armamento cavo o deve racchiudere
Dentro il suo cieco recesso, i nostri nemici nascosti;
O è una macchina da guerra elevata sopra la città
Per affacciarsi sulle mura, e poi poterle buttare giù.
Come sia, è di certo ideato per la frode o per l’uso della forza:
Non fidarti dei loro doni, né accogli il cavallo in città.”Virgilio, Eneide, Libro II
Così dicendo, Laocoonte scagliò la sua lancia contro il fianco del cavallo, che emise un suono cupo come un profondo gemito: erano le armi dei soldati greci che erano al suo interno, che si scontravano l’una contro l’altra. Gli astanti quasi si convinsero della giustezza dell’opinione del sacerdote. I cuori degli uomini valorosi nascosti dentro il cavallo tremarono e si erano già dati per smarriti.
Ma gli dei avevano voluto diversamente, e per mettere il popolo contro Laocoonte, mandarono contro di lui una terribile punizione.
Infatti, dopo che Laocoonte ebbe scagliato la sua lancia contro il cavallo di legno, lui e i suoi due figli andarono a offrire sacrifici agli dei su un altare eretto sulla spiaggia. Mentre erano così impegnati, due enormi serpenti, emergendo dal mare, scivolarono fino all’altare: afferrarono dunque il sacerdote e i suoi figli e li stritolarono a morte tutti e tre nelle loro tremende spire.
Prima si avvolgono intorno ai due fanciulli, poi, con i loro denti affilati, straziano le loro membra e i loro corpi.
Il disgraziato padre, corre in loro aiuto
Con pia premura, ma vana; i serpi lo afferrano poi:
Due volte intorno alla sua vita le loro spire sinuose s’avvinghiano;
E due volte attorno alla sua gola ansimante si stringono.
Il sacerdote soffocò così doppiamente: poi i loro lacci si dividono,
Per avviluppare sulla sua testa il loro trionfo.Virgilio, Eneide, II
I Troiani terrorizzati consideravano questo terribile evento come una punizione inviata dagli dei a Laocoonte per aver insultato Atena scagliando la sua lancia contro il suo dono: tale credevano fosse ora il cavallo.
(Libera riduzione e traduzione da Michael Clarke, The Story of Troy, 1897)
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Sinone, fintosi un un disertore che odia i greci, o una vittima sacrificale sfuggita al suo destino, si presenta ai troiani e racconta loro che il cavallo è un'offerta destinata ad Atena, e afferma che la sua presenza all'interno delle mura di Troia sarebbe una garanzia di vittoria. I Troiani si fidano di lui, nonostante gli avvertimenti di Laocoonte e Cassandra, e seguono le sue istruzioni per portare il cavallo in città. Quella stessa notte, è Sinone stesso a far scattare il segnale rivolto alla flotta greca per farla tornare dall'isola di Tenedos, dove stava aspettando, per saccheggiare la città.