Due Artemisie, due regine: potere, astuzia e fascino nell’antica Caria
Nel panorama della storia antica, due figure femminili spiccano per il loro ingegno, la loro abilità politica e il loro coraggio: Artemisia I e Artemisia II, entrambe regine della Caria. Separate da oltre un secolo, condivisero un nome, un lignaggio nobile e un destino straordinario, governando in un’epoca dominata dagli uomini e lasciando un segno indelebile nella storia.
Artemisia I, vissuta nel VI secolo a.C., regnò su un territorio che si affacciava sul Mediterraneo orientale, dimostrando grande abilità diplomatica e doti strategiche. La sua fama è legata alla leggendaria battaglia di Salamina, dove il suo consiglio poteva evitare la disfatta persiana contro i Greci (Artemisia, sebbene greca, era un’alleata di Serse).
Artemisia II, invece, regnò nel IV secolo a.C., succedendo al marito Mausolo. Conosciuta per la sua intelligenza e il suo coraggio, si distinse come stratega navale e comandante militare, difendendo la Caria da attacchi esterni e accrescendo il suo prestigio.
Entrambe le Artemisie furono donne ambiziose e determinate, capaci di sfidare le convenzioni e imporsi in un mondo dominato dagli uomini. La loro storia ci ricorda il ruolo importante che le donne potevano giocare nell’antichità, non solo come reggenti ma anche come strateghe, diplomatici e condottiere.
Esploreremo le vite di queste due regine straordinarie, analizzando le loro imprese politiche e militari, il loro lascito culturale e la loro influenza sul corso della storia. Attraverso le loro vicende, scopriremo un mondo antico affascinante e complesso, dove il potere, l’astuzia e il fascino femminile potevano determinare le sorti di intere nazioni.
Artemisia I di Caria: Un’Eroina Coraggiosa e Astuta nella Battaglia di Salamina
Minaccia Persiana e Unione Greca Temporanea
L’incombente pericolo di un’invasione persiana impose una tregua temporanea alle dispute interne tra le città greche. Nel 480 a.C., il Gran Re Dario I guidò un esercito e una flotta colossali verso la Grecia, dichiarando guerra agli Stati (momentaneamente) uniti. Tra i sovrani tributari al suo seguito figurava Artemisia I, regina di Caria.
Artemisia e le sue Navi
Figlia di re Ligdamide, Artemisia assunse la reggenza di Alicarnasso, Coo, Nisiro e Calinda dopo la morte del marito e la minore età del figlio. Pur conducendo solo cinque navi nella guerra contro i Greci, queste erano tra le più veloci e meglio equipaggiate della flotta persiana.
Artemisia, donna ambiziosa e amante dell’avventura, decise di partecipare attivamente alla spedizione. Assunse il comando di un’importante divisione della flotta, comprendendo anche navi di isole vicine.
Nel corso della spedizione, Artemisia si distinse per le sue capacità navali, dimostrandosi una comandante abile ed efficiente. La sua perspicacia tattica e la sua esperienza le valsero il rispetto e l’ammirazione degli altri ammiragli, e il suo parere era sempre considerato con attenzione.
Un ruolo fondamentale nella battaglia di Salamina
Artemisia I di Caria giocò un ruolo cruciale nella battaglia di Salamina, come narrato in seguito. La sua conoscenza del mare e la sua abilità strategica si rivelarono determinanti per il corso dello scontro.
Verso il colpo decisivo: il consiglio di guerra di Serse
Con la flotta pronta per l’attacco finale, Serse convocò un consiglio di guerra a Falero, appena giunto sul posto. L’obiettivo era definire il momento e le modalità del colpo decisivo contro la flotta greca.
Un’adunata solenne:
La convocazione del consiglio di guerra persiano a Salamina fu un evento solenne e cerimoniale. Furono invitati i principi delle nazioni alleate, gli ufficiali di alto rango e i nobili persiani. La riunione si tenne a bordo di una delle galee principali, allestita per ospitare un simile consesso di rilievo. Un trono fu riservato al re Serse, mentre i comandanti sedevano in base al loro grado. Un posto d’onore fu assegnato ad Artemisia I di Caria, regina e abile comandante navale, già distinta nella rassegna navale descritta da Dorisco.
Mardonio, portavoce del re
Mardonio, in qualità di rappresentante del re e moderatore del dibattito, aprì i lavori del consiglio. Secondo il protocollo dell’epoca, nei consigli reali era necessaria la figura di un mediatore tra il monarca e i suoi consiglieri, data la posizione di “sublime dignità e grandezza” del sovrano.
Pareri unanimi a favore dell’attacco
Mardonio, su ordine del re, chiese a ciascun comandante di esprimere la propria opinione sull’opportunità di attaccare la flotta greca a Salamina. Tutti i presenti si schierarono a favore dell’attacco, fornendo diverse argomentazioni a sostegno del loro parere. Manifestarono un grande zelo e ardore per la causa, desiderosi di giungere al più presto allo scontro decisivo.
Un’atmosfera di fiducia e bellicosità
L’unanimità delle opinioni e l’entusiasmo dei comandanti creavano un’atmosfera di fiducia e bellicosità all’interno del consiglio. L’attacco a Salamina sembrava inevitabile e imminente. I Persiani, convinti della propria superiorità numerica e militare, erano impazienti di annientare la flotta greca e ottenere una vittoria definitiva.
Artemisia e il suo ruolo strategico
Rimaneva da scoprire quale fosse il parere di Artemisia. La sua figura, già distintasi per la sua abilità navale, assumeva un ruolo ancora più influente in questo contesto. Le sue parole e le sue strategie avrebbero potuto influenzato il corso della battaglia di Salamina in modo significativo.
Quando, tuttavia, fu il suo turno di prendere, sembrò che fosse di parere diverso rispetto agli altri. Iniziò il suo discorso con qualcosa di simile a delle scuse per aver la presunzione di dare al re il suo consiglio. Disse che, nonostante il suo sesso, ella aveva fatto la sua parte, insieme ad altri comandanti, nelle battaglie che si erano già svolte e che, forse, aveva tutto il diritto di esprimere la sua opinione in piena sincerità nelle consultazioni che si tenevano.
“Dite dunque al re”, continuò rivolgendosi a Mardonio, come avevano fatto tutti gli altri, “che il mio giudizio è che non dobbiamo attaccare la flotta greca a Salamina, ma, al contrario, che dobbiamo evitare la battaglia. Mi sembra che non abbiamo nulla da guadagnare, ma che dovremmo rischiare molto con un conflitto navale generale in questo momento. La verità è che i Greci, sempre terribili come combattenti, ora sono resi disperati dalle ristrettezze in cui sono ridotti e dalle perdite subite. I marinai della nostra flotta sono inferiori a loro in forza e coraggio come le donne agli uomini. Sono certo che sarà molto pericoloso incontrarli nel loro attuale temperamento irritato e irritabile. Qualunque cosa possano pensare gli altri, io stesso non oserei rispondere del risultato.”
“Inoltre, per come sono messi”, continuò Artemisia, “una battaglia è ciò che loro desiderano di più e, naturalmente, è contrario al nostro interesse accordargliela. Ho appurato che non hanno che poche scorte di cibo, né nella loro flotta né sull’isola di Salamina, mentre hanno, oltre alle truppe, una grande moltitudine di fuggitivi indigenti e indifesi da sfamare. Se li lasciamo semplicemente a se stessi, sotto il blocco in cui la nostra posizione li pone ora, saranno presto ridotti in grande difficoltà. Oppure, se ci ritiriamo da loro e procediamo subito verso il Peloponneso, per collaborare con l’esercito di lì, eviteremo tutti i rischi di una battaglia e sono sicura che la flotta greca non oserà mai seguirci o molestarci”.
Consigli disattesi e Battaglia di Salamina:
I vari membri del consiglio ascoltarono questo inaspettato discorso di Artemisia con grande attenzione e interesse, ma con sentimenti molto diversi. Artemisia aveva molti amici tra i consiglieri, i quali erano ansiosi e inquieti di sentirla parlare in questo modo, perché sapevano bene che il re aveva deciso di combattere e temevano che, con questa audace e strenua opposizione, Artemisia sarebbe incorsa nel dispiacere del potente monarca.
Altri erano gelosi dell’influenza di cui Artemisia godeva e invidiosi del favore con cui sapevano che Serse la considerava. Questi uomini erano segretamente compiaciuti di sentirla pronunciare sentimenti con i quali credevano che avrebbe suscitato l’ira del re e perso del tutto la sua posizione vantaggiosa. Sia le speranze che i timori, tuttavia, nutriti rispettivamente dai nemici e dagli amici della regina, si rivelarono del tutto infondati. Serse non ne fu dispiaciuto. Al contrario, applaudì l’ingegno e l’eloquenza di Artemisia nei termini più alti, pur affermando, tuttavia, che avrebbe seguito il consiglio degli altri consiglieri. Congedò l’assemblea e diede ordine di prepararsi alla battaglia.
Erodoto ci narra che Artemisia sia stata appunto l’unica tra i comandanti persiani a fornire consigli saggi al Gran Re Serse. Tuttavia, accecato dall’orgoglio, Serse non ascoltò le sue parole. Contrariamente al suo parere, decise di ingaggiare una battaglia navale a Salamina, dove i Persiani subirono una cocente sconfitta.
Coraggio in Battaglia e Ricompensa:
Nonostante la sua contrarietà alla battaglia, Artemisia si distinse per il suo coraggio durante lo scontro. Gli Ateniesi, indignati per la presenza di una donna in armi contro di loro, offrirono una taglia di diecimila dracme per la sua cattura, viva o morta.
Fuga Astuta e Inganno:
Inseguita da una nave ateniese comandata da Aminia di Pallene, fratello di Eschilo, la fuga di Artemisia sembrava impossibile. Con astuzia, issò le bandiere greche e attaccò una nave persiana, eliminando un rivale personale, Damasithymus re di Calynda. Gli inseguitori, credendola alleata, abbandonarono la caccia.
Riconoscimento da parte di Serse:
Serse, osservando la battaglia da una posizione elevata, fu testimone del coraggio di Artemisia, in contrasto con la vergognosa fuga della sua flotta.
L’episodio che lo impressionò molto, anche se fu ingannato sulla sua vera natura. Bisogna infatti ricordare che Artemisia, come abbiamo già detto, non era priva di nemici tra gli ufficiali della flotta persiana. Molti di loro erano invidiosi dell’alta distinzione di cui godeva e gelosi delle attenzioni che riceveva dal re e dell’influenza che aveva su di lui.
Questo sentimento si era manifestato in modo molto chiaro durante il Gran Consiglio, quando ella aveva fornito al re i suoi suggerimenti, insieme a quelli degli altri comandanti. Tra i suoi nemici più decisi c’era proprio questo capitano di nome Damasithymus. Artemisia aveva avuto un acceso litigio con lui mentre la flotta stava attraversando l’Ellesponto che, sebbene risolto per il momento, aveva lasciato gli animi di entrambe le parti in uno stato di grande ostilità reciproca.
Nel corso della battaglia accadde che la nave comandata personalmente da Artemisia e quella di Damasithymus fossero impegnate, insieme ad altre navi persiane, nella stessa parte della baia; e in un momento in cui l’ardore e la confusione del conflitto erano al culmine, la galea di Artemisia e alcune altre che erano in compagnia della sua si separarono dalle altre, forse per l’inseguimento troppo affannoso di un nemico, e poiché altre navi greche accorsero all’improvviso in aiuto dei loro compagni, le navi persiane si trovarono in grave pericolo e cominciarono a ritirarsi, seguite dai loro nemici.
Parliamo delle galee in ritirata come persiane, perché erano dalla parte dei Persiani nella contesa, anche se in realtà erano navi di nazioni greche, che Serse aveva corrotto o costretto al suo servizio. I Greci sapevano che erano nemiche dalla bandiera persiana che portavano.
Durante la ritirata, mentre le navi erano più o meno mescolate nella confusione, Artemisia si accorse che la galea persiana più vicina a lei era proprio quella di Damasithymus. Fece immediatamente ammainare la propria bandiera persiana e, ricorrendo ad altri artifici per far apparire la sua nave come una galea greca, cominciò a comportarsi come se fosse una degli inseguitori invece che una degli inseguiti.
Si avventò sulla nave di Damasithymus, dicendo al suo equipaggio che attaccare e affondare quella nave era l’unico modo per salvarsi la vita. Di conseguenza, l’attaccarono con la massima furia. Le navi ateniesi che si trovavano nelle vicinanze, vedendo la galea di Artemisia così impegnata, pensarono che fosse una delle loro e proseguirono, lasciando la nave di Damasithymus alla mercé di Artemisia.
Se ci si aspettava da una donna della pietà, anche da una donna che si fosse offerta di prendere il comando di una squadra di navi da guerra e di partire per una campagna attiva per combattere per la propria vita in mezzo a tigri feroci, come erano sempre i soldati greci, o se si pensava che lei avesse preso il tutto come fosse una gita di piacere, presto tutto ciò sarebbe stato smentito dai fatti.
Artemisia uccise Damasithymus e tutto il suo equipaggio, affondò la sua nave e poi, passata la crisi del pericolo, si ritirò verso le linee persiane. Probabilmente non provava particolare astio nei confronti dell’equipaggio di questo sfortunato vascello, ma ritenne più prudente non lasciare in vita nessuno che potesse raccontarlo.
“Gli uomini si sono comportati come donne, mentre le donne hanno dimostrato un coraggio da uomini”
Serse aveva osservato questa operazione dal suo posto sulla collina con estremo interesse. Vide la nave di Artemisia che si abbatteva sull’altra, la quale ultima supponeva, ovviamente, dall’attacco di Artemisia, che fosse una nave del nemico.
L’unico dubbio era se la nave attaccante fosse davvero quella della regina. Gli ufficiali che si trovavano intorno a Serse nel momento in cui avvenne l’operazione gli assicurarono che lo era. La conoscevano bene per alcune particolarità della sua costruzione.
Serse osservò quindi con il massimo interesse l’andamento dello scontro e, quando ne vide il risultato, elogiò Artemisia nei termini più alti, dicendo che gli uomini della sua flotta si comportavano come donne, mentre l’unica donna presente si comportava come un uomo.
L’impresa di Artemisia funzionò quindi come un doppio stratagemma. Sia i Greci che i Persiani furono ingannati e lei ottenne un vantaggio da entrambi gli inganni. Si salvò la vita facendo credere ai Greci che la sua galea fosse loro amica, e guadagnò grande gloria e fama tra i Persiani facendo loro credere che la nave che aveva affondato fosse quella di un nemico.
Mardonio, Artemisia e il futuro della spedizione persiana: un cambio di strategia
Mardonio tenta di rincuorare Serse
Mardonio, notando lo sconforto del re dopo la sconfitta di Salamina, cercò di rianimarlo e di ripristinare la sua fiducia. Tuttavia, il suo successo fu parziale. Serse era ancora oppresso da preoccupazione e incertezza.
Mardonio propone un piano alternativo
Mardonio suggerì che, anche se Serse desiderava tornare a Susa, la spedizione per conquistare la Grecia non dovesse essere abbandonata. Propose di lasciare una parte dell’esercito sotto il suo comando (300.000 uomini, a suo parere sufficienti) per completare l’impresa.
Serse valuta il piano e consulta Artemisia
L’idea di Mardonio sembrò interessare Serse, pronto a qualsiasi soluzione che gli permettesse di sfuggire ai pericoli in cui si trovava. Decise di consultare alcuni comandanti e, in particolare, Artemisia, il cui consiglio di non attaccare a Salamina si era rivelato saggio.
L’incontro tra Serse e Artemisia
Serse convocò Artemisia in privato e le espose il piano di Mardonio, chiedendole il suo parere. Artemisia, dopo una riflessione ponderata, concluse che sarebbe stato più saggio per il re accettare la proposta.
Le ragioni del consiglio di Artemisia
Artemisia evidenziò diversi punti a favore del piano:
- Mardonio si offriva volontariamente di rimanere e di completare la conquista della Grecia.
- Il principale obiettivo della spedizione, l’incendio di Atene, era già stato raggiunto.
- Serse poteva tornare a casa senza disonore.
- In caso di successo di Mardonio, la gloria sarebbe stata del re.
- In caso di fallimento, la responsabilità e le conseguenze ricadrebbero solo su Mardonio.
Serse accetta il piano e decide di tornare in Persia
Serse, convinto dalle argomentazioni di Artemisia, decise di tornare in Persia e di affidare a Mardonio il compito di completare la conquista della Grecia. Si sarebbe diretto via terra verso l’Ellesponto, accompagnato da una parte dell’esercito, e da lì avrebbe attraversato lo stretto per tornare in patria.
Mardonio assume il comando e prosegue la spedizione:
Mardonio, con un esercito di 300.000 uomini, rimase in Grecia per portare avanti la spedizione persiana. La sua strategia e il suo destino sarebbero stati determinanti per il futuro dell’Impero Persiano e della Grecia.
Inganni e Conquista di Latmo:
Come molti condottieri, Artemisia non era legata a scrupoli morali quando si trattava di raggiungere i suoi obiettivi. Desiderosa di impadronirsi di Latmo, una città vicino ad Alicarnasso, organizzò un inganno. Con la scusa di celebrare la festa di Cibele, attirò la popolazione in un bosco sacro, dove le sue truppe presero il controllo della città.
Amore Tragico e Morte:
La vita di Artemisia dimostra come l’amore possa accecare anche i più forti. Innamoratasi perdutamente di Dardano, un giovane di Abido, non ne ricambiò i sentimenti. Per vendicarsi del suo rifiuto, lo accecò e poi si suicidò gettandosi dal promontorio di Leucade, oggi Santa Maura.
Artemisia I: Un’Eroina in Chiaroscuro
Artemisia I di Caria rimane una figura complessa e affascinante nella storia antica. La sua intelligenza, il suo coraggio e la sua astuzia la resero una leader formidabile, capace di distinguersi in un mondo dominato dagli uomini. Tuttavia, la sua spregiudicatezza e la sua sete di potere la portarono a compiere azioni crudeli e immorali. La sua storia ci ricorda che il potere e l’ambizione possono avere un prezzo elevato, sia per chi li detiene che per coloro che ne sono vittime.
Artemisia nella cultura di massa
Nel 1962, Anne Wakefield ha interpretato Artemisia nel film L’eroe di Sparta.
Nel 2014, il ruolo di Artemisia è stato interpretato da Eva Green nel film 300: L’alba di un Impero, adattamento della graphic novel Xerxes di Frank Miller, che è anche il sequel del film 300, incentrato sulla battaglia delle Termopili .
In quest’ultima pellicola, Eva Green interpreta una “regina spietata e sexy “, “ammaliante, persuasiva e malvagia “ . Intervistata in proposito dalla rivista Entertainment Weekly, l’attrice afferma di vedere il ruolo come una sorta di incrocio tra “Lady McBeth e Cleopatra”, la cui attrazione per il suo nemico, Temistocle, verrà coinvolta nel conflitto. “In altre circostanze, avrebbe potuto nascere una storia d’amore”, rileva l’attrice.
La storia del personaggio differisce notevolmente da quella raccontata dalle fonti storiche. Nel film, Artemisia viene uccisa in un combattimento corpo a corpo da Temistocle durante la battaglia di Salamina, mentre Erodoto, come abbiamo visto, afferma che riuscì a fuggire e addirittura consiglia a Serse la linea d’azione successiva.
Artemisia appare anche nel romanzo storico di Gore Vidal del 1981 (e pubblicato nel 2002) dal titolo Creazione. Nella rappresentazione di Vidal, la donna ebbe una lunga relazione con il generale persiano Mardonio, che in alcuni periodi visse ad Alicarnasso e agì ufficiosamente come suo consorte – ma che rifiutò di sposare, deciso a preservare la propria indipendenza.
Le colonne di marmo del mercato di Sparta del II secolo a.C. erano illustrate con figure persiane, tra cui Artemisia e Mardonio, figlio di Gobria.
Artemisia II di Caria: Regina Vedova, Conquistatrice e Donna Ambiziosa
Confusione con l’omonima antenata
Artemisia II, vissuta oltre un secolo dopo la prima eroina, è spesso confusa con lei, data la condivisione del titolo di regina di Caria.
Artemisia II nacque in una famiglia nobile, figlia di Ecatomno, fondatore della dinastia degli Ecatomnidi che governava la satrapia della Caria dall’inizio del IV secolo a.C. Sposò il fratello Mausolo, che divenne satrapo alla morte del padre.
Mausolo e la sua autonomia
Mausolo sfruttò le lotte interne all’Impero Persiano per accrescere la propria autonomia. Approfittando della guerra tra Artaserse II e i Cadusi, e del disinteresse del successivo re Artaserse III verso la Caria, Mausolo conquistò città greche e strinse accordi con altre, come Cnosso, comportandosi come un vero sovrano.
Artemisia al potere
Nel 353 a.C., alla morte di Mausolo, Artemisia gli succedette. Proseguì la politica del marito nei confronti della Persia, mantenendo un atteggiamento diplomatico ma indipendente. Allo stesso tempo, continuò l’espansione in Grecia, generando tensioni con la vicina Rodi.
Sconfitta dei Rodesi
Rodi, determinata a conquistare la capitale caria, Alicarnasso, pose la città sotto assedio. Tuttavia, i Rodesi commisero un errore tattico: sottovalutarono l’astuzia di Artemisia. Dal suo palazzo sull’isola reale, la regina osservò che i nemici avevano occupato solo il porto orientale, lasciando il porto occidentale sguarnito.
Vitruvio racconta la strategia di Artemisia contro i Rodesi, indignati dal suo regno. Fingendo la resa, li attirò in trappola e catturò le loro navi, conquistando Rodi con l’esecuzione dei capi.
La riconquista di Rodi e il trionfo
Artemisia sfruttò la vittoria per riconquistare Rodi. I Rodesi, convinti che le loro navi stessero tornando a casa, non opposero resistenza allo sbarco. La capitale caria era nuovamente libera dalla minaccia rodia.
Trofeo e umiliazione
Un trofeo e due statue, una raffigurante Rodi marchiata con un ferro rovente, furono eretti come monito. I Rodesi, successivamente, per nasconderli, vi costruirono un edificio attorno.
Un regno breve ma significativo
Il regno di Artemisia, seppur breve, fu segnato da eventi memorabili. La sua abilità politica e militare, unita alla sua determinazione, le permise di difendere la Caria e di accrescere il suo prestigio.
Il dolore per Mausolo e il Mausoleo
Artemisia è conosciuta anche per il profondo dolore causato dalla morte del marito. Si dice che abbia mescolato le sue ceneri alle sue bevande quotidiane e che sia rimasta inconsolabile fino alla sua morte. In segno di amore per Mausolo, commissionò la costruzione del Mausoleo di Alicarnasso, una delle Sette Meraviglie del Mondo Antico, che divenne probabilmente anche il suo luogo di riposo finale.
Eredità e successione
Artemisia morì nel 351 a.C., lasciando il regno al fratello Idrio e alla sorella Ada, che si sposarono per mantenere il potere in famiglia. La dinastia degli Ecatomnidi continuò a governare la Caria per diversi decenni, segnando un’epoca di prosperità e indipendenza.
La morte di Artemisia coincise probabilmente con la liberazione di Rodi.
Nella cultura popolare
Una biografia completa e favorevole di Artemisia si trova nel De mulieribus claris (“Sulle donne celebri”), una raccolta di biografie di donne storiche e mitologiche di Giovanni Boccaccio, scritta nel 1374. Boccaccio omette completamente il riferimento al fatto che il marito fosse suo fratello (“… la conoscenza dei suoi genitori o della sua patria non ci è pervenuta …”), e la elogia: “ai posteri è un esempio duraturo di casta vedovanza e del più puro e raro genere di amore”.
Artemisia II è una delle 1.038 donne citate nell’opera d’arte contemporanea The Dinner Party (1979) di Judy Chicago. Il suo nome è associato a Boadicea.
Botanica e medicina
Secondo Plinio il Vecchio, il genere vegetale Artemisia prende il nome dalla regina Artemisia II di Caria, che fu anche una botanica e una ricercatrice medica. Il farmaco antimalarico Artemisinin, estratto dalla varietà vegetale Artemisia annua, deriva quindi indirettamente dal nome della regina Artemisia II di Caria.
Mulieres quoque hanc gloriam adfectavere, in quibus Artemisia uxor Mausoli adoptata herba, quae antea parthenis vocabatur.
[Anche le donne hanno avuto l’ambizione di ottenere questa distinzione, tra cui Artemisia, moglie di Mausolo, che diede il suo nome a una pianta che prima era chiamata parthenis].
– Plinio il Vecchio, Storia Naturale XXV.xxxvi.73
Artemisia I e II: Donne al potere nell’antichità
Entrambe le due donne, Artemisia I e II, seppur in contesti differenti, dimostrarono grande forza d’animo, capacità politiche e militari, affermandosi in un’epoca dominata dagli uomini.