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IL MATRIMONIO NELL’ANTICA GRECIA

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Le donne nel mondo greco antico avevano pochi diritti rispetto ai cittadini maschi. Incapace di votare, possedere la terra o ereditare, il posto di una donna era nella casa e il suo scopo nella vita era l'educazione dei figli. Questa tuttavia è una descrizione generale e quando si considerano le donne greche bisogna ricordare che le nostre fonti sono incomplete e non sempre imparziali.
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Thesmophoria di Francis Davis Millet, 1894-1897.

La ragione principale per cui l’antica società greca controllava così strettamente le donne, era per non compromettere le loro possibilità di ottenere buoni matrimoni.

Le donne si sposavano in età molto giovane, di solito intorno ai 14 anni, con uomini molto più grandi di loro, probabilmente tra i 25 ei 30 anni e molto probabilmente nessuno dei due si era mai visto prima. Spesso le donne sposavano uomini anche molto più anziani, se questi erano rimasti vedovi di recente. Da quel momento in poi la ragazza passava sotto il controllo del marito.

Ecco le istruzioni impartite da un marito alla sua giovane moglie:

‘Devi rimanere in casa e fare in modo che tutti i servi il cui lavoro li porta fuori casa, escano alla stessa ora. Sei anche responsabile della supervisione di quelli che rimangono e che svolgono le loro mansioni nella casa stessa. Devi occuparti personalmente di tutti i beni che ti vengono portati in casa, facendo attenzione a non sprecare in un mese ciò che dovrebbe durare un anno intero. Quando i tuoi schiavi ti portano la lana filata, devi fare in modo che questa lana venga usata per fare vestiti per chi ne ha bisogno. Dovete tenere costantemente d’occhio il grano nel magazzino e fare in modo che rimanga buono da mangiare. Quando un servo si ammala, devi sempre assicurarti che riceva cure e attenzioni adeguate”.

Il poeta Teognide descrive i pericoli nello sposare una giovane donna, in particolare quando il marito è assai maturo:

“Una giovane moglie non è adatta per un marito anziano, perché è come una barca che non obbedisce al timone. Né le àncore bastano a tenerla ferma; e allora essa rompe i cavi d’ormeggio, spesso di notte, per andare in cerca di un altro porto”

Nozze nell'Antica Grecia

Fidanzamento e nozze

Poiché il padre era il padrone della famiglia, egli provvedeva anche al matrimonio dei suoi figli, e il fidanzamento era un accordo stipulato tra i genitori della sposa e dello sposo. Non c’era spazio per i sentimenti e non contava nulla se uno fosse innamorato o meno.

Il matrimoni erano complicati da organizzare perché tutto si basava sui trasferimenti di proprietà. La sposa, portava con sé una dote, che era di solito costituita da una grossa somma di denaro e che diventava immediatamente di proprietà del marito, con possibilità di restituizione in caso di divorzio.

Prima delle nozze c’era una specie di fidanzamento chiamato eggue che era più simile ad una “promessa di matrimonio”.

Lo sposalizio veniva annunciato pubblicamente davanti ai membri dell’anchisteia,  in modo che tutti potessero testimoniare sia l’entità della dote che il padre della sposa stava offrendo sia che la ragazza era stata dichiarata essere ancora vergine.
Il fidanzamento spesso avveniva molto presto nella vita di una ragazza, quando aveva ancora 5 o 6 anni.
La scelta di una moglie avveniva in base allo status e ai legami familiari, solitamente a seguito di intense negoziazioni all’interno dell’anchisteia condotte dai genitori. La coppia non si incontrava quasi mai prima del fidanzamento. L’intero processo era una pura e semplice transazione commerciale.

Sebbene il matrimonio fosse un contratto legale, esso era anche una cerimonia sacra e festosa.
I futuri coniugi si purificavano con l’acqua portata da una fonte sacra, e il padre della sposa della sposa offriva un sacrificio agli dei del matrimonio. La sposa faceva un bagno speciale e poi veniva vestita per la cerimonia. Al tramonto lo sposo la chiamava e la portava nella sua nuova casa. Ad accoglierla c’erano il suocero e la suocera  che porgevano i propri auguri alla coppia di sposi. Il marito prendeva poi la fanciulla per mano e la conduceva all’altare di famiglia, mentre la comitiva degli invitati recava loro in dono piccoli frutti e cereali, accompagnando la coppia nella loro futura casa spargendo fiori sul loro cammino e intonando il canto nuziale, l’imeneo, al suono dei flauti.

Il giorno dopo venivano portati agli sposi i regali di nozze. Poi la donna si dedicava alla sua vita fatta di lavori domestici e di tessitura.

Non c’era bisogno di una licenza di matrimonio perché si trattava di una transazione privata tra i due kurioi, cioé i genitori maschi dei due sposi.
La festa di nozze di solito si svolgeva dopo e talvolta durava due o tre giorni. Tutti i membri dell’ankestia partecipavano con le donne tutte riunite con la sposa negli alloggi femminili della casa. Si organizzava un banchetto che si chiudeva sempre con abbondanti libagioni.

Scene da un matrimonio

Antichi orecchini da donna greci
Le donne potevano uscire per fare acquisti, visitare le amiche o partecipare a un festival religioso, ma dovevano avere con sé qualcuno della famiglia, magari uno schiavo anziano.

Non potevano recitare. A teatro le parti delle donne erano interpretate da uomini o ragazzi. Le donne non partecipavano in alcun modo al governo della città o alla scelta del consiglio. Non potevano votare né partecipare alle riunioni dei cittadini.

Le donne si truccavano, usando della biacca per rendere la loro carne bianca ancora più bianca e un unguento rosa per ravvivare il colore delle guance.

Un uomo una volta disse alla moglie che tutti quei suoi cosmetici avrebbero potuto sedurre forse gli estranei, ma che i difetti del suo viso erano ormai tutti troppo noti al suo consorte, il quale affermava di poterli individuare anche sotto tutto quel maquillage.

Allora la donna gli domandò cosa potesse fare per rendersi davvero più bella, e lui le rispose “dovevi fare molto esercizio fisico…ad esempio spiccia un po’ i lavori di casa!”

Acconciature femminili nell'Antica Grecia

Voglio il divorzio!

Divorziare nell’antica Grecia, era abbastanza semplice: “Basta! Torno da mia madre! Cioé da mio padre” . Più o meno così. La sposa tornava a casa da suo padre, se questo era ancora vivo, o a casa del parente maschio più prossimo.
Entrambe le parti di una coppia potevano chiedere il divorzio, ma gli uomini lo facevano più spesso delle donne, accusando magari la consorte di adulterio. Gli uomini infatti erano liberi di stare con altre donne o con le prostitute, ma le mogli dovevano invece essere fedeli. L’infedeltà delle mogli veniva dichiarata pubblicamente e le donne venivano così completamente umiliate.

Si ricorreva al divorzio anche quando gli uomini avevano la possibilità di contrarre altri matrimoni socialmente e finanziariamente vantaggiosi.

Uomini e donne potevano tranquillamente contrarre nuove nozze, ma gli uomini avevano molte più possibilità effettive di risposarsi. I greci erano comunque monogami

Non sappiamo molto dei matrimoni fra le classi più povere, ma difficilmente c’erano tutti i complessi preparativi della élite e meno che mai si parlava di dote. È possibile che tra gli strati più bassi, i matrimoni per amore fossero più frequenti.

(Fonti: Ancient Greece – L. F. Hobley, The Ancient Greeks For Dummies – Stephen Batchelor, Outlines of Greek History – William C. Morey)

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Ad Atene, il padre era autorizzato a fare ciò che voleva con i suoi figli. Poteva decidere se tenere il bambino in vita o esporlo il che significava metterlo in un vaso di argilla e lasciarlo morire o a essere preso e cresciuto da qualcun altro, che avrebbe potuto allevarlo e poi venderlo come schiavo. Molti bambini, soprattutto le bambine, venivano eliminati in questo modo. I bambini giocavano, proprio come i bambini di oggi con la palla (sphairai), i cerchi, le bambole, gli yo-yo e persino carri in miniatura. All'età di sette anni, i ragazzi ragazzi andavano a scuola. Le bambine, invece, venivano istruite dalle loro a casa a tessere e in altre attività domestiche. Gli insegnanti nell'antica Grecia erano chiamati grammatistes.

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