Nei campi di Enna…
Nei campi di Enna, nell’isola felice di Sicilia, la bella Persefone stava giocando con le ragazze che vivevano lì con lei, le Oceanine. Era la figlia di Demetra, e tutti quanti amavano sia la madre che la sua fanciulla; ella per Demetra era una creatura buona e affabile con tutti, e nessuno in effetti sapeva esserlo di più della gentile e allegra Persefone. La giovane e le sue amiche, raccoglievano fiori dai campi quel giorno, per farne corone per i loro lunghi capelli fluenti. Avevano raccolto talmente tante rose e gigli e giacinti, che quasi questi fiori parevano crescere ed affollarsi intorno a loro; quando ecco che a Persefone parve di vedere un altro splendido fiore in lontananza, forse il più splendido di tutti; allora corse subito via, veloce come solo lei sapeva fare, per poterlo cogliere.
Era un bellissimo narciso, con cento stami che spuntavano dalla sua corolla e il profumo che usciva dai suoi petali allietava fin l’ampio cielo lassù in alto, come anche la terra e il mare tutt’intorno.
Con entusiasmo, Persefone allungò la mano per afferrare questo splendido trofeo, quand’ecco la terra si aprì, e d’improvviso un carro apparve innanzi a lei trainato da quattro cavalli neri come la notte; alla guida del carro c’era un uomo dal volto scuro, severo, tenebroso, che sembrava non avesse mai saputo sorridere, come se non fosse mai stato davvero felice.
In un attimo egli scese dal carro, afferrò Persefone cingendola per i fianchi, e la posò sul sedile, a fianco a sé.
Poi schioccò la frusta, incitò i cavalli alla corsa, ed essi trascinarono il carro giù nel grande golfo, mentre la terra si richiuse dietro di loro.
Solo una delle amiche della dolce Proserpina, l’unica che era con lei in quel momento, di nome Ciane, tentò di bloccare i cavalli in corsa aggrappandosi al cocchio; ma il dio degli inferi, colmo d’ira, la colpì col suo scettro trasformandola in una fonte, che da allora in portò sempre fresche acque acque color turchino (cyanos in greco significa infatti turchino) fino a Siracusa, ed ancora oggi è nota come fonte Ciane.
Subito le altre ragazze che erano in compagnia di Persefone si precipitarono fino al luogo dove lo splendido narciso stava fiorendo, ma non riuscirono a scorgere dove la ragazza si trovasse ora.
E allora esclamarono: “Ecco, il fiore che lei corse a raccogliere, era proprio questo, e non c’è altro posto qui intorno dove ella possa nascondersi”.
Ancora per molto tempo, le fanciulle la cercarono per i campi di Enna; e quando venne la sera, andarono a casa di Demetra per dire a sua madre che non sapevano che cosa ne fosse stato di Persefone.
Il lutto non si addice alla madre di Persefone, Demetra, che continua a cercare la figlia
Il dolore di Demetra fu assai profondo quando le fu detto che la sua giovane figlia era scomparsa nel nulla.
La donna indossò allora una nera veste, prese una fiaccola ardente, e quindi andò per terra e per mare a cercare Persefone. Ma nessuno sapeva dirle dove la fanciulla fosse andata.
Passati dieci giorni, incontrò Ecate e le chiese se sapesse quale destino fosse capitato a sua figlia; Ecate rispose “Sì ho udito la voce di una ragazza, come se gridasse contro qualcuno che la stesse prendendo con la forza; ma non ho assistito a questo ratto, non l’ho visto con i miei occhi, e quindi non so dove lei sia ora.”
Allora la vecchia madre andò da Helios e gli chiese
“O Helios, dimmi di mia figlia! Tu vedi ogni cosa che succede sulla terra, seduto sul tuo trono splendente. ”
Ed Helios le rispose:”Demetra, ho pietà per te e per il tuo grande dolore, quindi ti dirò la verità. È Ade che ha rapito Persefone per unirsi a lei in nozze, nell’oscura e tenebrosa profondità che giace sotto la terra”.
Allora Demetra sentì salire in sé una rabbia più forte del profondo dolore che aveva provato; e decise che non sarebbe rimasta più nel palazzo di Zeus, sul più alto monte della Tessaglia, perché era Zeus stesso che aveva permesso ad Ade di portarsi via Persefone.
Demetra raminga fino ad Eleusi
Così ella scese dall’Olimpo, e vagò a lungo, errando per nove giorni e nove notti, fino a quando non giunse a Eleusi, proprio mentre il sole stava tramontando, immergendosi come sempre nella sua coppa d’oro, dietro le colline di colore blu scuro.
Qui Demetra si sedette presso una fontana, dove l’acqua sgorgava attraverso i verdi prati verde e si riversava in un laghetto limpido, sopra il quale si stendevano alcuni ulivi scuri coi loro rami.
Proprio allora le figlie di Celeo, il re di Eleusi, vennero alla fonte delle Vergini con brocche sulla testa per attingere l’acqua; e quando esse videro Demetra, subito capirono, dall’espressione del suo volto, che la donna doveva essere in preda ad un grande dolore; dunque le rivolsero gentili parole e le chiesero se potessero fare qualcosa per aiutarla.
Demetra allora raccontò alle fanciulle che era alla ricerca della propria figlia scomparsa.
Le ragazze risposero alla donna: “Vieni nella nostra dimora e vivi con noi: nostro padre e nostra madre ti daranno tutto ciò puoi desiderare e faranno tutto il possibile per lenire il tuo dolore”.
Così Demetra, accompagnata da quelle giovani donne, si recò a casa di Celeo dove fu accolta dal re in persona e dalla sua sposa, Metanira, e qui rimase per un anno intero.
E tuttavia, anche se le figlie di Celeo erano molto gentili con lei, ella continuava a piangere ancora per la sua Persefone.
Non sorrideva mai, e parlava poco con tutti, chiusa nel suo dolore e nella sua rabbia.
La terra non dà più frutti: l’intervento di Zeus
E anche la terra e le gli animali che vi vivevano, e tutte le piante che crescevano nel suo grembo, e ogni altra cosa pianse, per il dolore che aveva in cuore Demetra.
Gli alberi non davano più frutti, i campi non producevano più il grano e nessun fiore sbocciava più nei prati. Una tremenda carestia ormai incombeva sul mondo.
E allora Zeus guardò giù dall’Olimpo, e vide che ogni vita sulla terra si sarebbe estinta a meno che non si fosse trovato il modo di lenire il dolore e la rabbia di Demetra.
Così il Re degli dèi mandò Hermes da Ade, nel regno dell’oscurità, presso quel sovrano tetro ed oscuro, per ordinargli di inviare Persefone sulla terra a far visita a sua madre Demetra.
Ma prima di lasciarla andare, Ade diede da mangiare alla giovane un melograno, cosicché la fanciulla non potesse mai allontanarsi da lui a lungo. Il re degli Inferi sapeva infatti, che una volta assaggiato anche uno solo dei semi di quel frutto, ella sarebbe stata sua per sempre.
Ed ecco che allora fu portato il grande carro davanti alla porta del palazzo, ed Hermes incitò con la frusta i cavalli neri come la notte, ed essi galopparono via, rapidi come il vento.
Il carro corse a lungo, e ancora…e ancora, finché non giunsero in prossimità di Eleusi. Fu allora che Hermes fece scendere Persefone dal carro, e di nuovo spronò i cavalli, più neri della pece, e condusse via il carro, indietro, verso l’oscura dimora del re Ade.
La figlia ritrovata…
Il sole stava tramontando nel cielo quando Hermes aveva lasciato Persefone, e mentre ella si avvicinava alla fontana, vide qualcuno seduto lì vicino, che indossava una lunga veste nera; sapeva che doveva essere sua madre che ancora piangeva e piangeva per sua figlia.
E come Demetra udì il frusciare delle vesti della fanciulla, levò il viso, e vide quindi Persefone che le stava proprio davanti.
La gioia della vecchia madre fu immensa, mentre stringeva di nuovo la figlia al suo seno, perché ora il suo dolore era finito.
La donna continuava a tenere Persefone stretta tra le sue braccia e le chiese di raccontarle tutto quello che le era successo.
Poi Demetra disse: “Ora che sei tornata da me, io…non ti lascerò mai più andare via; Ade non costringerà mia figlia a vivere con lui nel suo squallido regno”.
“Mamma, io sono innamorata di lui!”: il patto.
Ma Persefone rispose “Madre, vorrei anche io che non fosse così, ma purtroppo io non potrò stare sempre con te, perché prima che Hermes mi portasse da te per vederti, Ade mi ha dato un frutto di melograno, e io ne ho mangiato alcuni semi; e dopo aver assaggiati, ora, quando sei mesi saranno compiuti, dovrò tornare di nuovo da lui.
E ti dirò che in verità non ho paura di tornare indietro; perché sebbene Ade non sorrida mai, e ogni cosa nel suo palazzo sia cupa ed oscura, eppure è egli molto gentile con me; e penso che sia perfino più felice da quando sono sua moglie.
Ma non essere dispiaciuta, madre mia, perché il mio Signore mi ha promesso di farmi salire qui sulla terra e stare con te per sei mesi l’anno, mentre gli altri sei li dovrò passare con lui, nell’oscurità che giace sotto il suolo”.
Consolazione e Riconciliazione
Così Demetra trovò consolazione per la separazione sua figlia Persefone, e la terra e tutte le cose che crescono in essa, fiorirono di nuovo, perché essa stessa sentiva che la rabbia e il dolore della donna erano passati.
Ora gli alberi portavano in dono di nuovo i loro frutti, e i fiori si stendevano di nuovo, dolci e odorosi, per i prati e i giardini, e il grano dorato ondeggiava ancora, come il mare sotto la dolce brezza estiva.
Così i sei mesi trascorsero felicemente, e poi Hermes tornò con il carro e i cavalli di pece, per riportare Persefone nella dimora oscura.
Ella allora disse a sua madre “Tu non piangerai ancora per molto; il tenebroso re, di cui sono moglie, è così gentile con me, che non posso dire di essere davvero infelice; ma vedrai che passati sei mesi, mi permetterà ancora di tornare di nuovo da te.”
E così fu.
Rimpianti di giovinezza perduta…
Tuttavia, ogni volta che arrivava per Persefone il momento di tornare nell’Ade, la fanciulla ripensava sempre ai giorni felici con Demetra, ai giorni lieti della sua prima giovinezza, quando era solo sua figlia, una ragazza allegra e ignara che giocava assieme alle sue compagne e raccoglieva fiori luminosi nella bella pianura ennese…
(testo liberamente riadattato e tradotto dall’inglese dal volume “Tales from Greek mythology” di George William Cox, 1827-1902 – 1863, Londra : Longman, Green, Longman, Roberts & Green)
Nel prossimo episodio – > : La simbologia legata alla dea Demetra e a sua figlia Proserpina nelle rappresentazioni religiose, nell’iconografia classica. Le celebrazioni, i riti, i sacrifici e i misteri dedicate alle due divinità e al ciclo della morte e della rinascita.