Demetra piange per la figlia, rapita da Ade, il dio dei morti. Zeus obbliga quest’ultimo ad un accordo con la madre di Persefone: In Primavera ed Estate la ragazza vivrà con la madre sulla Terra. In Inverno e Autunno la fanciulla andrà a stare col suo sposo, nel mondo infernale. Feste e riti dedicate alla dea e a questo mito, come ad esempio i Misteri di Eleusi, erano molto diffusi in Grecia e verranno assimilati dai latini dopo la conquista romana dell’Ellade, quando le due divinità saranno ribattezzate rispettivamente Cerere (la madre) e Proserpina (la figlia). Abbiamo poi esplorato la presenza del mito nella produzione artistica di ogni tempo e di ogni nazione.
Davvero un mito per tutte le stagioni
Persefone di Arthur Hacker (1858-1919)
Mito della Primavera, che ogni anno cede il passo al rigido inverno per poi tornare e far rinascere a nuova vita la natura nel suo rigoglio; mito che simboleggia il ciclo della rinascita dalla morte alla vita; mito che forse nasconde anche la metafora della perdita della verginità e dell’innocenza, oppure versione edulcorata di un episodio di stupro con rapimento e successivo matrimonio coatto, o ancora, della morte prematura di una fanciulla.
Comunque lo si voglia intendere, il mito di Demetra e Persefone rimane uno dei più evocativi e più densi di fascino e simbolismo di tutta mitologia greca.
Sindrome di Stoccolma” e alcune somiglianze con la favola “La Bella e la Bestia”
Una scena del film Disney “La Bella e la Bestia” (“Beauty and the Beast“), remake in live action dell’omonima pellicola d’animazione del 1991; con Emma Watson nel ruolo di Belle e Dan Stevens in quello del Principe / Bestia
Persefone ad un certo punto sembra davvero presa da una sorta di “Sindrome di Stoccolma” nei confronti del suo marito e rapitore, e non possono non colpire le somiglianze che la favola de “La Bella e la Bestia” presenta con questo mito: anche lì abbiamo una fanciulla costretta a restare in un cupo e terribile castello, da una Bestia che non ha mai conosciuto né la gentilezza né l’amore; e anche lì a poco a poco la ragazza finisce per provare dei sentimenti nei confronti di detta Bestia, ma al tempo stesso ella sente sempre più nostalgia per il suo anziano padre (nel mito, come abbiamo visto, si tratta invece della madre), che intanto la cerca instancabilmente per la foresta.
E anche alla fine della fiaba, quando Belle ritorna dalla Bestia (come la ragazza aveva promesso, mentre la tenebrosa creatura temeva e dubitava) tutto il castello e perfino i servitori, cambiano aspetto e si trasformano rigenerandosi nello stato in cui erano in precedenza, così come i giardini che da cupi e aridi ridiventano fioriti e pieni di colori; il tutto non può che riportarci alla mente la vicenda della madre e della figlia più celebri della mitologia ellenica.
Altre suggestioni
Persefone/Proserpina, è forse uno dei primi e più antichi prototipi femminili più carichi di ambiguità ed ambivalenza di tutta la storia dell’umanità.
Fin dalle origini, questo suo carattere duplice – leggiadra, solare e innocente fanciulla che rinasce ogni primavera e in estate, nel fulgore della sua bellezza e della fresca giovinezza; sposa del dio dell’oltretomba in autunno e in inverno, e dunque regina delle tenebre – è stato ricordato e rappresentato più volte, fino a diventare un archetipo, un modello per rappresentare la complessità e i diversi aspetti dell’anima, e in questo caso del lato femminile dell’Inconscio (quella che lo psicoanalista Carl Jung Gustav Jung denominò Anima per contrapporla all’elemento maschile, da lui indicato con il termine Animus).
Questa duplicità dell’Eterno Femminino – secondo un’espressione coniata dal grande poeta Johann Wolfgang von Goethe ed utilizzata nel suo poema e capolavoro, il Faust (“das EwigWeibliche”) – è stata fonte d’ispirazione per storie, racconti e leggende di ogni tempo e luogo.
Ed è appunto Legend, che, ad esempio, si intitola un film fantasy diretto da Ridley Scott del 1985, interpretato da un giovanissimo Tom Cruise, Mia Sara e dal grande Tim Curry di The Rocky Horror Picture Show e della indimenticabile serie TV IT tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King .
In Legend, il Signore delle Tenebre vive nel suo regno sotterraneo e oscuro, al riparo dalla luce, che egli teme (un pò come Dracula di cui parleremo più avanti) e nutrendo odio per tutto ciò che è puro e innocente. Fin qui le analogie con Ade-Plutone, non sono poche, ma non è tutto.
La principessa Lili, interpretata dalla bella Mia Sara, si avvicina troppo ad un Unicorno, una delle sacre creature ed inviolabili che vivono in una grotta segreta e che custodiscono la purezza.
Inconsapevolmente la fanciulla ha attirato il divino animale in una trappola: un Goblin malvagio colpisce l’unicorno con un dardo avvelenato e subito si abbatte sulla terra un inverno gelido e desolato.
Come si vede ci sono degli elementi in comune con il mito di Persefone: l’unicorno fa le veci del narciso e la neve e la notte che dopo il delitto ricoprono il mondo, sono anch’essi simili alla desolazione che segue dopo il rapimento della figlia di Demetra da parte di Ade.
E infatti, manco a dirlo, anche nel film, il Principe delle Tenebre (detto anche Tenebra) rapisce la fanciulla e vuole sposarla, cercando prima di corrompere il suo animo puro.
E per un po’ di tempo ci riesce pure; perché la dolce Lili si tramuta in una dark Lady che danza al cospetto del Signore del Male.
Anche qui si ravvisa in filigrana il modello antico del doppio carattere di Persefone, innocente principessa e quasi allo stesso tempo Signora degli Inferi.
Edgar Allan Poe: Morella e Ligeia
Altre suggestioni letterarie che contengono lontani echi dell’archetipo femminile bifronte rappresentato da Persefone-Proserpina, sono rinvenibili nei due racconti dello scrittore americano Edgar Allan Poe (1809 –1849): Morella e Ligeia.
Lontane sorelle di Persefone e Proserpina?
Per quanto siano lontane eco – quasi come la voce di una fanciulla che grida dall’Oltretomba – le suggestioni che ci riportano da questi due racconti gotici al mito greco sono pur sempre molto forti.
In Morella soprattutto. Nella vicenda narrata infatti, il tema dell’immortalità è legato alla custodia di un’antica sapienza iniziatica, come appunto sono i Misteri Eleusini, ma non è tutto.
La donna avvizzisce, come la terra in inverno, chiusa nel dolore per la morte di Persefone, e allo stesso tempo rifiorisce di nuovo, in un nuovo essere, fino al raggiungimento del suo decimo anno d’età, quando ella appare del tutto identica alla madre. È rifiorita come rifiorisce la primavera al ritorno di Proserpina. Ma nulla è per sempre.
È bastato chiamarla col nome della madre e subito la fanciulla è sia tornata dalle tenebre che morta di nuovo, come anche Persefone, che torna sì sulla terra, richiamata da Demetra, ma che deve già tornare agli Inferi, cui di fatto appartiene.
In Ligeia il legame è più fine, ma comunque il filo rosso del mistero eleusino si dipana ugualmente fino anche a questo scritto.
Una perdita inconsolabile – qui di un marito, nel mito invece, di una madre – che viene malamente sopportata stordendosi con l’alcol e l’oppio (si ricordi che Zeus offre a Demetra il papavero per poter sopportare il dolore per la morte della figlia).
E poi l’agghiacciante racconto di un ritorno, il ritorno di una donna dal regno dei morti. L’Eterno Femminino che sconvolge, accende il desiderio e l’amore e, allo stesso tempo, è lontano, irraggiungibile, avvolto nel mistero della Vita e della Morte. La donna è amabile primavera che inebria il cuore e i sensi e insieme inverno chiuso, misterioso e trascendente. La donna partorisce la vita e tiene segreti e stretti legami col mondo dell’Ade.
Cambiano le forme, le epoche, le ambientazioni, perfino le vicende narrate, ma gli archetipi di fondo rimangono immutati.
Il Dracula di Bram Stoker…o forse di Francis Ford Coppola?
Che c’entra Dracula con Persefone? C’entra eccome, perché si dà il caso che l’arcinota narrazione del vampiro più famoso del mondo e della storia, possa essere vista come una sorta di versione moderna del mito di Persefone, ovviamente al netto delle debite e assai marcate differenze.
Dracula è un libro che non ha bisogno di presentazioni. Scritto da Bram Stoker nel 1897, ha dato vita ad uno dei personaggi più longevi e influenti dell’immaginario collettivo, tanto che il termine Dracula è diventato sinonimo di vampiro nel linguaggio comune.
Non si contano le innumerevoli opere letterarie, teatrali, artistiche in generale e le riduzioni cinematografiche che hanno per protagonista Dracula o che si richiamano più o meno esplicitamente alla figura del vampiro per antonomasia.
Tuttavia noi vorremmo concentrarci su una di queste opere derivate in particolare, piuttosto che al romanzo originale di Stoker; perché nella prima, piuttosto che in quest’ultimo, vi ritroveremo, nella giusta accezione, tematiche che possono rimandare al mito di Persefone.
L’opera derivata di cui stiamo parlando, è la celeberrima riduzione cinematografica, dal titolo appunto “Dracula di Bram Stoker“, realizzata dal grande regista Francis Ford Coppola nel 1992 e interpretata da Gary Oldman nel ruolo del principe Vlad Ţepeş alias conte Dracula; Winona Ryder nel ruolo di Mina Murray Harker alias Elisabeta; Anthony Hopkins nella parte del professor Abraham Van Helsing (oltre che del sacerdote Cesare nel prologo) e infine Keanu Reeves che interpreta il personaggio di Jonathan Harker.
In questa versione, come dicevamo, sono evidenziati degli aspetti pur già presenti nella redazione letteraria originale, e tuttavia non sufficientemente esplorati nelle versioni cinematografiche precedenti.
Il Principe Vlad, conte Dracula, è una sorta di angelo caduto. Antico Cavaliere romeno che, nel Medioevo, ha difeso la Transilvania dalla dilagante invasione dei Turchi, cade in disgrazia presso la Chiesa e abbraccia il Maligno e le forze del Male.
Ebbene, questo Principe Vlad potrebbe essere una moderna incarnazione di Ade o Plutone. Come infatti il Principe è dapprima un campione della cristianità che viene poi da questa tradito, fatto che spinge il Conte a legarsi al mondo delle Tenebre, così Ade ha participato alla Titanomachia contro Crono e i Titani, aiutando Zeus a rovesciare l’odioso dominio di loro padre, un tiranno che divorava i propri figli per paura di esserne spodestato (ne parleremo poi quando racconteremo il mito della guerra fra gli dèi dell’Olimpo e i Titani, la Titanomachia appunto).
Ma quando, dopo la vittoria, arriva il momento di spartirsi il dominio dell’Universo, quella che dovrebbe essere una decisione affidata alla sorte, viene invece manipolata da Zeus: Ade riceve quindi la signoria sul mondo infernale, diventando dunque anch’egli uno spirito dell’Oltretomba.
Nel film di Coppola a differenza del mito, il dolore indicibile per la perdita straziante di una persona amata, non è affidato ad una madre, ma a Vlad stesso; dolore per la sposa, morta suicida perché raggiunta dalla falsa notizia dell’uccisione in battaglia dell’amato marito.
Ma il dolore, come quello di Demetra, è ugualmente intenso, devastante, eterno. Questo “male di vivere”, o meglio di sopportare la mancanza di chi ci è caro, viene vanamente sopito da Vlad in una maniera analoga a quella dei personaggi di Poe: “Assenzio: l’afrodisiaci dell’io… La fatina verde che vive nel assenzio… vuole la vostra anima…” dice Dracula in una scena del film. E non dimentichiamo che anche Demetra viene spinta da Zeus a sopportare il dolore per la figlia morta grazie al potere obnubilante del papavero, come abbiamo già detto.
Il tema del vampirismo gioca quasi lo stesso ruolo del Narciso (anche se in quest’ultimo caso la sua portata di evocazione sessuale è assai più stemperata), il fiore del mito: coglierlo significa in quello stesso istante cominciare ad appartenere al mondo dei morti, così come il morso di un vampiro rende la vittima un non morto e, a poco a poco, un vampiro a sua volta.
Lucy, la sposa di Dracula, reincarnatasi in una dolce fanciulla nella Londra di fine Ottocento (e assolutamente ignara della sua vita precedente), è un personaggio del tutto assimilabile allo stato di verginale innocenza e ingenuità che presenta Persefone all’inizio della storia narrata nella leggenda.
Il finale del film prevede che Lucy stessa sia la Dea ex machina che risolve il nodo cruciale della storia: l’intera vicenda, infatti, precipiterebbe verso un finale ineluttabilmente tragico e senza speranza, con la sola morte definitiva del vampiro, se non intervenisse la ragazza. La fanciulla uccide sì il mostro, ma di sua mano, liberandolo dunque più che sopprimendolo, seguendo un rituale che assicurerà al dannato la redenzione definitiva e la pace eterna, in un’ideale ricongiunzione con l’amata Elisabeta, la donna di cui Lucy è la reincarnazione.
Tutti questi particolari non sono presenti ovviamente nel mito classico, ma, almeno in alcune delle versioni successive a quelle omerica, la fanciulla, restituita temporaneamente alla madre, s’affretta subito a prendere le parti dell Principe delle Tenebre, suo rapitore (per questo abbiamo parlato di “Sindrome di Stoccolma” in precedenza); come Lucy di fatto sottrae dapprima dalla mano dei suoi carnefici l’essere che ha tentato di vampirizzarla e poi lo aiuta addirittura a redimersi.
Le suggestioni e i richiami sono tanti e potrebbero essere citate analogie, fonti e rielaborazioni presenti in numerosissime opere della letteratura, del cinema, del Teatro, delle arti figurative…
A riprova del fatto che i miti greci non sono semplici storie che appartengono ad un passato remoto, ma sono invece parte non solo della nostra storia, ma anche, e – anzi soprattutto – del nostro Inconscio Collettivo.
“I’ve crossed oceans of time to find you…”. Il principe Vlad Ţepeş/conte Dracula e Mina Murray Harker/Elisabeta. Illustrazione Fan Art ispirata al film “Dracula di Bram Stoker”, regia di Francis Ford Coppola. © 2017 – 2021 Derek-Castro (https://www.deviantart.com/derek-castro/art/Bram-Stoker-s-Dracula-668735604)
La sposa cadavere: Persefone e Ade si scambiano i ruoli
La sposa cadavere è un film di animazione diretto da Tim Burton e Mike Johnson nel 2005 e ispirato alla Leggenda della Sposa Morta o della Fidanzata Morta appartenente al folklore russo-ebraico e risalente al XVI ° secolo, che racconta la sfortunata unione tra un giovane e una ragazza morta. Questa leggenda ha conosciuto diverse versioni e varianti nei paesi di tradizione ebraica, l’Europa orientale, la Germania, e gli sviluppi letterari dalla fine del XVIII° secolo hanno fuso la storia d’amore e il gusto per il fantastico.
Il film ambienta la storia nel XIX° secolo: in un piccolo villaggio olandese, Victor Van Dort, figlio di nuovi ricchi, e Victoria Everglot, figlia di nobili i cui genitori sono in rovina, si fidanzano. Il colpo di fulmine è immediato tra questi due toccanti personaggi, pieno di goffaggine lui e di gentilezza lei.
Per caso e attraverso una serie di situazioni sovrannaturali, Victor si ritrova invece sposato con il cadavere di Emily, una misteriosa sposa morta, che lo trascina con la forza nel mondo dei trapassati. Anche se la “vita” in questo mondo sembra molto più felice che in quella dei vivi, Victor non può dimenticare Victoria.
Victor durante le prove del matrimonio, nervoso e impacciato, dimentica la formula del giuramento e involontariamente dà fuoco al vestito di Lady Everglot. Fuggendo in una foresta vicina per la vergogna, Victor ripete i suoi voti nuziali davanti ad un albero e mette la sua fede nuziale su di un ramo contorto di un albero. Tuttavia, il ramo si rivela invece essere il dito di una donna morta di nome Emily, che esce dalla tomba affermando di essere ora la moglie di Victor e lo porta in spirito nella terra dei morti.
Insomma, un mito di Persefone con i ruoli invertiti, dove è la donna questa volta, la sposa cadavere Emiliy, a ricoprire il ruolo di Ade o Plutone e a trascinare quella versione maschile di Proserpina che è Victor, nell’oltretomba.
La condizione di Emily, sospesa in una specie di limbo tra la vita e la morte, è un altro elemento che ricorda molto la situazione della fanciulla nel mito greco, che passa sei mesi nel mondo dei morti, e sei in quello dei vivi.
Sebbene Victor alla fine ritorni definitivamente nel mondo dei vivi e insieme a Victoria, la sua condizione di persona contesa fra due donne, di cui una appartenente all’aldilà, richiama ancora una volta la situazione di Persefone, reclamata dal nuovo sposo, il dio dei morti, e dalla madre, Demetra, cioè la Terra.
Da notare anche che Emily è precipitata nell’Oltretomba in seguito al suo assassinio, per mano del suo precedente fidanzato, così come il passaggio di Proserpina nell’Aldilà, avviene attraverso un atto violento: un rapimento che forse cela anche uno stupro.
Una curiosità: il nome Emily viene dal latino Emilia e significa “rivale” è infatti la Sposa Cadavere è la rivale in amore di Victoria.
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